martedì 15 dicembre 2009

La riduzione della deforestazione in Brasile: una buona notizia in margine a Copenhagen


Avevo deciso di non parlare di clima in questi giorni, visto che ne parlano tutti i giornali, spesso con rara (in)competenza e occupandosi più di incidenti e persone che di fatti scientifici.

Ma mentre grandi e meno grandi uomini e donne di governo parlano di qualcosa che purtroppo temo resterà utopia (e gli abitanti di alcune isole del Pacifico si preparano a una nuova vita in altri luoghi), persino Benedetto XVI accosta a terrorismo e guerre i danni perpretrati all'ambiente dall'uomo, scrivendo che “l'abuso del pianeta e dell'ambiente da parte di politiche nazionali e internazionali minaccia l'umanità e il suo futuro quanto le guerre e il terrorismo, ed è "irresponsabile" rimanere indifferenti di fronte a questa emergenza” . Manderemo gli inquinatori e i loro lacchè politici a Guantanamo? Speriamo, ma la vedo dura....


Intanto su “Le Scienze”, che sicuramente in questi argomenti è più autorevole del vicepresidente del CNR laureato in storia, compare un articolo in cui due ricercatori, Mark Z. Jacobson della Standford University (dove dirige l'Atmosphere / energy program”) e Mark A. Delucchi della Università della
California ci informano della possibilità di arrivare entro il 2030 ad ottenere tutta l'energia elettrica da fonti rinnovabili (e ci prospettano come). Visto l'importanza delle istituzioni a cui appartengono immagino che siano persone da prendere in considerazione. Come ostacolo principale indicano soprattutto le
lobby energetiche attuali, almeno finchè ci sarà petrolio. Si sono dimenticati che in Italia abbiamo Sgarbi e Italia Nostra che si oppongono all'eolico (e assieme a Bondi anche al tram di Firenze, ma lì sono giustificabili: non devono attraversare la città per andare e tornare dal lavoro come un qualsiasi bischero come me...).

Noto anche che mai come in questo giorni abbondino articoli ed informazioni sul cosiddetto “terzo polo” che, guarda caso, è più o meno al centro come Casini & c.: ma siccome le notizie parlano del suo scioglimento molti apprendono che non è la nota forza politica italiana ma quella zona attorno all'Himalaya carica di nevi e ghiacci perenni.

E mentre in Australia sono in allarme per un enorme iceberg che si sta dirigendo contro il continente – isola, una buona notizia arriva dal Brasile: la fine della deforestazione è vicina?

E' noto a tutti che la deforestazione nelle zone equatoriali sta procedendo a ritmi serratissimi (ma nessuno pensa di riforestare in Europa dove lo abbiamo fatto massicciamente nell'ultimo millennio?). Inoltre, dopo legno, caffè, tè, ananas, cacao e quant'altro, olio di palma e biocarburanti sono gli ultimi ritrovati delle multinazionali per affamare e distruggere i paesi poveri per dare materia prima a basso costo a quelli ricchi.


In Brasile abbiamo invece una eccezionale inversione di tendenza: il tasso di deforestazione è sceso del 64 % !!! un risultato a dir poco sorprendente, visto le tendenze attuali nel resto della fascia equatoriale. Come è stato possibile tutto ciò? Daniel Nepstad del Woods Hole Research Center ci informa di questo su Science. Innanzitutto c'è stata la volontà politica di fare questo, con l'obbiettivo di conservare l'80% (!) della foresta amazzonica originaria. Per cui, escludendo dal mercato la soia e la carne provenienti da zone deforestate e sorvegliando attentamente per evitare deforestazioni illegali, la nazione sudamericana è riuscita ad arrivare a questo livello, con l'obbiettivo di raggiungere entro il 2020 la fine delle operazioni di deforestazione.

Certo, non è una cosa indolore: si calcola che tra oggi e il 2020 ci vorranno dai 6 ai 18 miliardi di dollari per questo progetto: aiuti per i popoli della foresta (che fino ad oggi dalla civiltà hanno ricevuto più guai che altro), identificazione dei ranch abusivi, migliorare il corpus legale sull'ambiente, istituire e governare aree protette.

Il risultato sarà importante, anche come riduzione delle emissioni di CO2 e soprattutto costituisce un modello (e un precedente) interessante. Purtroppo la situazione politica di molte nazioni equatoriali, più o meno in mano a varie compagnie interessate allo sfruttamento indiscriminato delle risorse, non permette ancora di fare così.

Una notizia del genere, nella coda della conferenza di Copenhagen mi mette sostanzialmente di buon umore e mi dà una speranza che non tutto sia perduto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un'ottima notizia! Si parla anche di riforestazione?

Saluti!
Simone (Ir 2265)