mercoledì 9 dicembre 2009

Il traffico a Firenze: esame e possibili rimedi


La mattina di venerdì 4 dicembre 2009 è stata veramente “terribile” per Firenze, a causa di uno dei più colossali ingorghi che ci siano stati nella città. Un po' di pioggia e tutti a prendere l'auto anziché motorini e biciclette (ma in Danimarca come fanno ad andare in bicicletta tutto l'anno?). Personalmente per andare a lavorare devo attraversare tutta la città. e di solito passo dal centro in bicicletta.  Mi fa una fatica terribile prendere la macchina: odio dover parcheggiare, le code, fermarmi ogni mezzo minuto ai semafori etc etc. Inoltre in macchina come ogni italiano medio divento nervoso. Quel giorno, complice l'ora e la pioggia ho preso l'autobus anzichè la bicicletta (la macchina neanche a parlarne) e alle 7.30, piuttosto tranquillamente, ero a lavorare, quindi non ho fatto in tempo a vedere il macello. Me lo hanno raccontato. Ho scritto in proposito un articolo su “Nove da Firenze” che riporto integralmente.

Qualche tempo fa su una televisione locale lombarda ci fu un interessante scambio di vedute e punzecchiate tra un politico svizzero e uno italiano. L'elvetico ha detto che in Ticino e a Berna sono molto preoccupati perchè in Italia non si fa niente per le ferrovie di valico, se non parlare, Il politico italico ha risposto che in Lombardia sono in corso le costruzioni di alcune nuove importanti arterie stradali come la nuova Brescia – Bergamo – Milano, la Tangenziale Esterna di Milano e la Pedemontana, però a proposito di valichi transfrontalieri è impossibile fare la tangenziale di Varese fino al confine di Stato (a cui Varese è molto vicina) perchè gli svizzeri non hanno deciso di fare l'autostrada di la del confine.
Al che il confederato ha ribattuto che forse il collega non sapeva che sia la Svizzera che l'Unione Europea hanno una politica dei trasporti, a differenza dell'Italia, ed hanno scelto di favorire il ferro; quindi si scordi per ora e per sempre altre autostrade verso l'Italia.

Questo è fondamentalmente il problema dell'Italia. Si è sempre privilegiato la mobilità privata su automobile al posto di quella pubblica, su gomma o su ferro. E caratterialmente l'automobile si confà meglio all'individualismo dell'italiano medio.

La verità del famoso ingorgo di venerdì 4 dicembre sta in parte anche in questo: se tutti i fiorentini usano la propria automobile per girare per la città, specialmente in ora di punta, non è possible che tutto fili liscio, considerando pure che ai residenti nel comune sommiamo le persone che a Firenze entrano la mattina (basta vedere cosa sono la zona del Galluzzo e il tratto terminale della A11 per rendersi conto di quanti siano).



Occorrono però alcune considerazioni.

1. La soluzione però non può essere quella di costringere la gente a lasciare la macchina a casa: oltre a ledere degli inalienabili diritti della persona bisogna considerare che per alcuni è necessario andare in macchina: c'è chi non ha alternative perchè deve andare in una zona non coperta da servizio pubblico o per l'orario o per il luogo, c'è chi deve trasportare cose pesanti o ingombranti (a cominciare dalla spesa) o persone con difficoltà di movimento etc etc.

2. Ma d'altro canto la soluzione non può essere quella adottata da molte persone che “prendono l'auto anche per andare in bagno: fino a quando c'è gente che solo per andare a lavorare o a guardare i nipoti prende la macchina per fare San Frediano – Piazza Libertà o il Barco – Sant'Jacopino andremo poco lontano (e lo faremo molto piano per giunta...)

3. Poco tempo prima della contestata chiusura di Piazza Duomo ero sul posto assieme a un tedesco, il quale mi ha fatto notare come in Germania, Austria e Svizzera una zona come quella sarebbe già stata chiusa da un pezzo al traffico privato e ci si sarebbe arrivati in tram.

Quando gli ho spiegato che le tramvie sono avversate da una parte della popolazione (e della politica) mi ha guardato come se appartenessimo ad un altro continente, se non pianeta.

4. Il trasporto pubblico è già una soluzione economica per l'utente, ma ha poco fascino essenzialmente per le lunghe attese alle fermate, i ritardi, il tempo impiegato per attraversare la città e l'elevato affollamento dei mezzi.

Non sarebbe poi così difficile migliorare il servizio pubblico: non so se vi è mai capitato di prendere un autobus la mattina prima delle 7. La puntualità è vicina alla perfezione. Anzi, è bene arrivare alla fermata un paio di minuti prima dell'orario previsto. Il segreto? In città non c'è ancora traffico.

Allora, se si vuole evitare la ripetizione degli ingorghi come quello dell'altro giorno la ricetta è una sola: privilegiare il trasporto pubblico (su gomma e su ferro) e limitare volontariamente l'uso del mezzo privato ai soli casi realmente necessari: il momento che l'utente ha a disposizione un'alternativa comoda, veloce e anche più economica è più facile che lasci la sua automobile dov'è.



 Come fare?

1. Occorre isituire Innanzitutto corsie preferenziali per gli autobus, ma non “a pioggia”: occorre vedere linea per linea quali siano i punti più critici e cercare soluzioni ai problemi.

2. Occorre capire se hanno senso le cosiddette “linee forti” che attraversano la città da un lato all'altro quando, prendendo ad esempio la linea 23, nella quale le conseguenze di un ingorgo al Ponte di Mezzo (o di quello dell'uscita dal Nuovo Pignone) si riflettono sulla puntualità del servizio fino a Gavinana, Sorgane e Nave a Rovezzano.

3. Occorre razionalizzare il servizio di raccolta dei rifiuti per non arrecare grossi disturbi alla corcolazione degli autobus.

4. Occorre, ebbene sì, come in altre centinaia di centri urbani dell'Europa più civile (Germania, Austria, Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Danimarca) la costruzione delle tramvie, che sono un sistema capace di trasportare comodamente e velocemente un numero di persone che il traffico privato e quello degli autobus non si sognano nemmeno da lontano.

5. Occorre sistemare i flussi della viabilità: è inutile avere strade che si allargano e poi si stringono: la strettoia porterà sempre un ingorgo, come può spiegare facilmente un matematico che conosce la “teoria delle code”

6. Occorre una vera rete di piste ed itinerari ciclabili seri, non piste ciclabili spot sui marciapiedi

Poi ci saranno sempre quelli che, magari persino con solide “radici cristiane”, mi dà noia stare su un autobus o un tram fianco a fianco con degli extracomunitari, quelli che il bambino lo porto a scuola con il proprio SUV anzichè con un (eventuale) servizio di scuolabus o quelli che prendo la macchina perchè devo andare a comprare il giornale. Ma questa è un'altra storia. Di mancanza di senso civico.

2 commenti:

Gianni Comoretto ha detto...

Temo che chiedere al senso civico un cambiamento così radicale come l'abbandono del mezzo privato sia un po' utopico.

Io mi muovo da sempre usando mezzi "leggeri":
- bici. Una buona bici, da 200 euro, ti permette di affrontare pure le salite, basta accettare di andare a passo d'uomo per quel breve tratto, farlo non sporadicamente così ci si allena, e poi in piano, allenati, si fa i 20 di media. Più veloce dell'auto
- piedi. In un'ora sono in stazione, prima che con il bus o l'auto. Tragitti fino a 1 km sono senz'altro più veloci a piedi che in auto.
- motorino elettrico
- car sharing. A Firenze il servizio è ottimo, unico problema gli automobilisti incivili che ti occupano i parcheggi riservati
- mezzi pubblici, ma devi portarti dietro un bel libro. Lungo.
- taxi, un paio di volte l'anno.

L'auto l'ho abbandonata definitivamente quando con le norme antiinquinamento la mia euro zero è diventata illegale. La usavo solo la sera, per gite "fuori porta" nel week end, o per emergenze.

Ma mi sembra di essere un marziano.

Aldo Piombino ha detto...

di marziani ce ne sono almeno due...

comunque è vero che la partita si gioca sui mezzi pibblici, da rendere più veloci.

speriamo....