Dovunque alla comparsa della prima rudimentale tecnologia, o, in tempi più recenti, alla comparsa in una nuova area della specie umana ha corrisposto l'estinzione di molte specie animali. Vediamo la differenza fra Europa e Nordamerica continentale. In Europa sono praticamente scomparsi tutti i carnivori, anche di taglia medio - piccola e non ci sono più erbivori di grossa taglia. Eppure l’Europa aveva una fauna molto ricca in un passato non molto recente: non lo dicono soltanto i fossili ma anche le centinaia di pitture rupestri (più di 150 grotte nella sola Francia!) dove sono riprodotti mammuth, rinoceronti, uri, renne, leoni, leopardi, iene, pinguini, foche e via discorrendo, in perfetto accordo con i dati paleontologici. Queste testimonianze sono estremamente utili, perchè in un certo modo fotografano delle specie animali che non ci sono più.
In Nordamerica fino a 100 anni fa la popolazione era scarsa e composta soprattutto da cacciatori – raccoglitori più che da agricoltori. Qui molte specie erano riusciti a sopravvivere, pur contando numerose perdite, soprattutto fra gli animali di grossa taglia come elefanti e tigri dai denti a sciabola. Però sono rimasti bisonti, puma, caribù, alci etc etc.
Anche in sudamerica la comparsa dell’uomo ha provocato la fine di numerose creature, dai bradipi giganti ai gliptodonti, armadilli di imponenti dimensioni. Stesso problema in Australia 40.000 anni fa, mentre in Nuova Zelanda l'arrivo dei Maori ha provocato l'estinzione di Moa, enormi uccelli non volatori endemici dell'arcipelago.
Pinnipedi (foche, otarie etc), e pinguini, animali adattati alla vita marina ma costretti a venire sulla terraferma, sono stati in gran parte sterminati: la loro andatura molto goffa ne rende la cattura facile anche per uomini dotati di tecnologie molto semplici. Noi li associamo quasi sempre ad ambienti polari, ma nel passato non era così. Di fatto le coste europee, mediterranee ed atlantiche, sono le meno ricche di pinnipedi in senso assoluto. Per quanto concerne i pinguini europei, sono sopravvissuti nell'estremo nord fino al loro sterminio nel XVII secolo. Sopravvivono soltanto quelli che nidificano in zone inabitabili come l’Antartide o scarsamente popolate come Australia e Patagonia.
Ma perchè l’uomo li ha distrutti? Gli erbivori di grossa taglia come elefanti, rinoceronti ed ippopotami non hanno grossi nemici naturali perchè la loro massa scoraggia i predatori. Nello stesso tempo per non distruggere le risorse a loro disposizione l’evoluzione li ha dotati di una bassa natalità. Quindi hanno potuto sopravvivere incontrastati fino a quando un nuovo nemico ha cominciato a cacciarli (erano un buon bersaglio perchè fornivano una bella riserva di carne) usando l’intelligenza e un minimo di tecnologia. A questo punto il loro basso tasso di riproduzione li ha condannati, non essendo stati in grado di compensare le perdite con nuovi nati.
Quello che non fecero i cacciatori raccoglitori fecero poi gli agricoltori, che sottrassero anche ad animali più piccoli spazio vttale, mente l’allevamento del bestiame ha segnato la fine dei grossi bovini come gli Uri. Diverso è il discorso sui carnivori, che con l’uomo, in aggiunta ai precedenti, hanno due conflitti di interesse in più: (1) l’uomo ne era preda potenziale e (2) predavano animali che lo interessano per la caccia o che allevava. Quindi la loro distruzione è avvenuta non per motivi di predazione ma per una “guerra”.
Di fatto è possibile che molti animali mitologici quali l'uccello del tuono nordamericano e i dragoni cinesi non siano altro che il ricordo di nemici ancestrali del genere umano. Sto studiando la cosa e non è detto che non esca presto un post al riguardo.
Una terza motivazione per l’estinzione di tante specie in epoca più recente ma sempre pre-industriale è stata la modificazione dell’ambiente: quasi tutte le zone umide, paludi o lagune, sono state bonificate. Se da un lato sono ambienti malsani per l'uomo a causa della malaria, dall’altro rappresentano quanto di più produttivo esista in senso biologico: la quantità di specie animali e vegetali che le popolano o che vi transitano è enorme. Le uniche lagune che ancora esistono in Italia sono quella di Orbetello e quella Veneta. Quest'ultima non è scomparsa solo perchè i veneziani la vollero mantenere per motivi strategici (difesa dai nemici trerrestri). Nel passato invece tutte le coste basse (anche molto strette come la Versiia) avevano le lagune e tutte le pianure paludi.
La pratica dell'agricoltura ha provocato altri danni collaterali: le coltivazioni non sono in grado di trattenere l'humus come invece fanno foreste e macchia mediterranea. Pertanto il disboscamento totale delle coste per favorire l'agricoltura ha causato (e continua a causare) la desertificazione di intere regioni. Pensare che la Libia era il granaio dell'impero romano!
Chiaramente la scomparsa di un ecosistema costringe alla scomparsa anche le sue specie animali e vegetali caratteristiche.
Il disboscamento di massa è tuttora praticato in molte parti del mondo ed è stato ipotizzato anche come causa della scomparsa di civiltà del passato in zone attualmente desertiche, come la civiltà sahariana e quella degli anasazi degli Stati Uniti sudoccidentali. Forse si esagera, ma resta il fatto che regioni un tempo fertili e ricche di vita sono diventate deserte dopo aver ospitato delle civiltà. Bisognerebbe imparare questa lezione prima possibile.
Nessun commento:
Posta un commento