martedì 18 dicembre 2007

geofisici come avvoltoi appollaiati su una faglia che dovrebbe muoversi (e in California toccano ferro)



Charles Richter, ideatore della scala che prima si chiamava Richter, ora semplicemente detta la Magnitudo, nel suo classico e fondamentale libro “Elementary Seismology” aveva dedicato un capitolo intero ai terremoti della California, per cui chiunque all'epoca studiasse Fisica Terrestre usciva dall'esame che conosceva questo Stato come adesso non si riesce usando GoogleEarth...

Non stupisce che la California sia la patria della ricerca sismica: in molti campi della scienza gli USA sono avanti alle altre nazioni (anche grazie ai cervelli che noi formiamo e poi se ne vanno, ma questa è un'altra storia). La California, in più, è una vera palestra naturale per questa disciplina: la maggior parte delle faglie (e ce n'è una quantità industriale) è attiva e splendidamente riconoscibile da foto aerea o semplicemente da terra.

La situazione italiana è molto diversa: l'individuazione delle faglie attive è molto difficile anche perchè la maggior parte non arriva in superficie. Qualcuna è stata trovata e studiata, ma per esempio la grande faglia del terremoto del 1908 a Messina la stiamo ancora cercando, sepolta chissà dove dai sedimenti sotto il mare Jonio.

Il fatto che le faglie affiorano in superficie è quindi molto comodo per la ricerca geofisica: è facile controllare movimenti asismici e piccoli sismi indici di movimenti improvvisi, variazioni di inclinazione, deformazioni, portata delle sorgenti ed altre varie amenità delgenere. Però è dannatamente scomodo per la popolazione e le costruzioni: ad esempio la settimana scorsa ci sono stati, completamente ignorati dai media, un terremoto di proporzioni gigantesche alle Isole Fiji e uno di discreta potenza in Cile. Ma erano molto profondi e quindi il primo non ha neanche provocato un allarme tsunami, il secondo ha avuto effetti tutto sommato deboli. Terremoti di potenza comparabile, ma alle profondità tipiche degli ipocentri californiani, avrebbero avuto drammatiche conseguenze

La ricerca sta facendo dei buoni progressi, ma è ancora impossibile prevedere quando ci sarà un terremoto. Si può però dare un valore di probabilità che un dato evento avvenga in un certo tempo. Facendo una similitudine con l'atmosfera terrestre, la climatologia ci dice più o meno per una zona quali saranno le temperature in un determinato periodo, qual'è la stagione in cui piove di più ed altre caratteristiche climatiche. La meteorologia invece cerca di sapere che tempo farà domani.

In geofisica siamo ancora alla climatologia.

Il criterio fondamentale è la ripetitività degli eventi sismici: si è visto che una faglia tende a scatenare terremoti simili a intervalli piuttosto regolari. Ci sono diverse possibilità di sapere come e quando una faglia si è mossa provocando un terremoto: l'esame dei sedimenti e di altre caratteristiche morfologiche quali frane, deviazioni di fiumi e torrenti, età degli alberi, e, per quanto riguarda markers umani, archivi storici, crolli di edifici, abbandoni di siti o declino di civiltà. Le faglie che affiorano in superficie possono essere studiate attentamente scavando trincee parallele o perpendicolari al piano di faglia. Questo metodo, nato in California, comincia ad essere usato anche in Italia, ovviamente dove le faglie arrivano in superficie o provocano alterazioni topografiche.

In California c'è la “madre di tutte le faglie”, la Faglia di San Andreas, quella più conosciuta dal grande pubblico. Ma oltre a questa ce ne sono nella zona di San Francisco almeno altre 5 capaci di fare grossi danni. Quella che sta creando le più forti preoccupazioni è la faglia di Hayward.

Questa struttura corre parallelamente alla costa un po' all'interno rispetto alla San Andreas, e attraversa centri importanti come Hayward e Berkeley. Esaminando le trincee, è stato notato che la periodicità degli eventi è di circa 170 anni, ma negli ultimi 5 terremoti l'intervallo è calato a 140 anni. L'ultima volta che si è mossa è stato nel 1868, quando si mosse di quasi due metri in un segmento lungo oltre 50 kilometri. Questo terremoto provocò grossi danni e fu chiamato “il grande terremoto di San Francisco”. Il titolo gli fu tolto dal tragico terremoto del 1906 lungo la Faglia di San Andreas (che, nell'occasione, si mosse di ben 6 metri).

Facendo il conto, dal 1868 sono giusto passati quasi 140 anni e questo fa pensare che ci siano 80 probabilità su 100 che il terremoto si scateni entro i prossimi 30 anni.

La faglia di Hayward mostra evidenti segni di attività: c'è un continuo sottofondo sismico, ma soprattutto c'è un notevole scorrimento asismico, testimoniato dall'asfalto deformato e dai marciapiedi rotti nelle strade che attraversano la faglia e da edifici posti sulla sua linea che sono stati abbandonati, come il vecchio municipio di Hayward o mostrano danni anche ingenti. Fra questi annoveriamo persino lo stadio di Berkeley (certo, qualche dubbio sulla legislazione californiana in materia di costruzioni antisismiche viene per forza...). C'e una bellissima serie di fotografie disponibili in rete, nell'”Hayward Fault Virtual Tour”: http://www.mcs.csuhayward.edu/~shirschf/tour-1.html

La zona di faglia è attentamente studiata in tutte le sue sfumature e questi studi potranno essere le linee – guida per il futuro anche in altre situazioni: la speranza è quella di vedere finalmente cosa succede immediatamente prima di un terremoto che, secondo le attese degli scienziati (ma non secondo le speranze della numerosa popolazione che vive lungo la faglia...) dovrebbe avere una magnitudo di circa 7 e corrispondere, almeno localmente, a una intensità del X grado della scala Mercalli.

So che può sembrare non bello stare appollaiati come avvoltoi su una faglia sperando che si muova disastrosamente per capire quello che succede e confermare che l'avevamo detta giusta... Ma sta avvenendo proprio questo. Comunque, per eventuali superstiziosi che leggono, non è questione di portare sfiga, ma di tettonica a placche....

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao,sono una studentessa di lettere,mi sono imbattuta per caso in questo blog cercando notizie sulle faglie in california,spt in san francisco.ho trovato molto interessante il tuo post,volevo sapere se ti va di scriverne di piu,visto che su internet le notizie che ho cercato non sono molto esaustive o magari se conosci qualche sito o libro che potrei consultare te ne sarei molto grata,attendo una tua risposta sul tuo blog o se ti va e non hai impegni sulla mia mail doramazzoni@yahoo.it
grazie ancora e complimenti per il tuo blog!

Aldo Piombino ha detto...

Innanzitutto grazie per averletto il blog e per il tuo giudizio. Le faglie della California le studiai a suo tempo su "elementary seismology" del mitico Charles F. Richter (sì, quello della scala,ora chiamata magnitudo) quindi non ho mai cercato una descrizione generale. Lo U.S. Geology survey ha una sezione dedicata ai terremoti in California (http://quake.usgs.gov/.).
Purtroppo la letteratura scientifica in materia ha qualche difficoltà per i "non iniziati". Mi riservo di trovare qualcosa e se lo trovo ti ivio una e-mail.
Saluti