mercoledì 16 giugno 2010

Come il neoplatonismo ritardò la scoperta dell'evoluzione

I fattori che hanno impedito l'affermazione dell'evoluzionismo prima del XIX secolo sono diversi. Fra essi cito:

- l'impronta religiosa, attraverso il concetto di creazione e del racconto bibilico
- il dominio culturale del neoplatonismo prima e dell'idealismo poi
- la mancanza della nozione del tempo profondo e quindi l'inconsapevolezza della vera età della Terra
- l'estrema lentezza dei processi evolutivi, che solo oggi sono talvolta visibili o per esperimenti su microorganismi o pesci in casi eccezionali come le lucertole di Pod Mrcau
- la discontinuità della mente umana, che deve per forza classificare e mettere limiti
- la debolezza della scienza, che era subordinata alla filosofia

Di fatto, fino a quando non è stata chiara l'origine dei fossili e non si è visto come la maggior parte di essi è diversa dagli organismi attualmente viventi, è stato semplicemente impossibile giungere alle esatte conclusioni.
 
Abbracciato molto presto dalla Chiesa, il platonismo ha la caratteristica di essere un "sistema" completo dalla religione, alla filosofia alla scienza.

Il problema fondamentale di questa filosofia nei confronti dell'evoluzionismo è la rigidità del pensiero platoniano, in cui le “idee” sono concetti assoluti. È evidente che anche termini molto complessi come l'idea di “cavallo” che abbraccia tanti tipi diversi di cavalli (o ancora meglio quella di “cane”, vista la straordinaria differenziazione delle forme del miglior amico dell'uomo) non possano arrivare a comprendere animali molto diversi da quelli attuali e soprattutto non si può, risalendo la catena degli antenati, arrivare ad un essere molto diverso da quello attualmente vivente.
 
Secondo il neoplatonismo, c'erano delle “forze creatrici” simili nei tre regni in cui era divisa la Natura (animale, vegetale e minerale), fra i quali esistevano relazioni formali. Pertanto la somiglianza fra un fossile e un essere vivente non era casuale perchè forze simili riuscivano a plasmare forme simili nei rispettivi regni.
Queste forme creatrici creavano delle corrispondenze fra oggetti della stessa forma, qualsiasi essi fossero, e che proprio per avere la stessa forma, avevano le stesse proprietà essenziali.
La stessa concezione entrava anche nella medicina per cui identificare le controparti nel regno minerale di alcune parti anatomiche umane significava curarle.

Il fatto che secondo questa filosofia queste forme rivelassero una armonia e una sapienza superiore fa capire come questo sistema di pensiero fosse assolutamente in linea con la presenza ingombrante della teologia cattolica.

In sostanza con il neoplatonismo (come in molte concezioni filosofiche e religiose) non c'era una precedenza dei “fatti” rispetto ai “principi”: era il fatto che doveva essere spiegato in base al principio e non viceversa.
In un momento in cui c'erano forti opposizioni al sistema copernicano era francamente impossibile arrivare all'evoluzionismo.

Per questo alla verità sul significato dei fossili erano arrivati più vicini gli antichi che gli studiosi rinascimentali.
Nell'antichità gli Egizi avevano correttamente indicato il significato delle ammoniti fossili. Anche Plinio il vecchio attribuì alle conchiglie fossili il loro vero significato nella Naturalis Historia.
Questi due esempi non sono altro che la punta dell'iceberg sulla concezione che nel mondo antico c'era sui fossili, ma purtroppo nel rinascimento il neoplatonismo ha fatto da pesante zavorra dal XVI secolo fino ad oltre metà del XVIII secolo e così sulla vera origine dei fossili si aprì un lungo dibattito.

Sostanzialmente a metà del '500 c'erano due teorie sull'origine dei fossili:
- la teoria organica secondo la quale i fossili sono resti di organismi viventi
- la teoria inorganica secondo la quale i fossili possono essere generati inorganicamente a causa di forze plasmanti insite nella materia. Federico Cesa creò per questa categoria il Regno dei Metallofiti, a metà fra quello dei minerali e quello delle piante. Le concrezioni hanno molto contribuito in questo, con le loro forme strane in cui si può vedere di tutto
In seguito sempre nel filone “inorganicista” è venuta la corrente dei sostenitori dei fossili come “scherzi di madre natura”

Tra le similitudini fra mondi diversi vanno citate soprattutto:

- il peduncolo dei crinoidi: trochites – dal greco trokos (ruota)
- i calchi interni di moluuschi bivalvi: bucardites (cuori di bue)
- i noduli di minerali: enorchiti – dal greco orchis (testicolo)
- i ricci di mare: brontium – dal greco Brontè (tuono)
- i calchi interni di brachiopodi: isteroliti (pietre – vagina)
- i denti di squali: glossopetre – dal greco glossa (lingua),

A metà del 500 vengono stampati due libri molto importanti:

- il de natura fossilium di Georgius Agricola (1490 -1455). Più noto per i suoi libri su metalli e metallurgia, in questo libro, modificato a più riprese tra il 1546 e il 1558, Georg Bauer compilò una classificazione di pietre e minerali.
- Il De omni rerum fossilium, lapidum et gemmarum maxime, figuris et similitudinibus liber (1565) di Conrad Gesner (1516 - 1555), in cui c'è una classificazione rigidamente morfologica con una suddivisione in classi, la prima comprendente forme geometriche, l'ultima con forme simili a insetti e serpenti. Gesner è stato un teologo che ha affiancato questa attività a quella dello scienziato: pioniere non solo della paleontologia, ma anche della linguistica, scrisse una settantina di libri, fra i quali apprezzati trattati di zoologia e botanica.

Nello studio di questi testi emergono due problemi di fondo:
1. la prevalenza delle forme sulla sostanza rende spesso difficile capire vecchi lavori: mentre noi utilizziamo una classificazione genetica, in quel periodo spesso veniva usata una classificazione morfologica (lapides idiomorphi) per cui un isterolita e un geoide con una fessura in mezzo sono considerati nella stessa classe, come si vede nella foto qui a fianco
2. con fossile veniva indicata qualsiasi cosa venisse trovata scavando, prova ne sia il titolo del lavoro di Agricola.

Già da queste difficoltà si capisce lo stato confusionale in cui versavano grazie alla filosofia le scienze naturali.

Nella prima metà del 600, trascinato dalle scoperte di Galileo e dal nuovo metodo di studio sui “fatti”, per cui la scienza si stava differenziando dalla filosofia, l'entusiasmo fra gli scienziati era grande, nonostante le difficoltà oggettive di un periodo in cui la Chiesa combatteva qualsiasi cosa fosse in contrasto (o credeva fosse in contrasto) con la sua dottrina, all'epoca predominante in ogni aspetto della vita

Il riconoscimento del vero significato dei fossili è stato lungo e difficile e non privo di forti resistenze. Bisogna rendere grazie a Galileo prima e poi a Bacone e all'empirismo inglese di John Locke e David Hume che guidarono la rivoluzione scientifica messa in moto da Newton,

Francesco Stelluti (1577 – 1646), uno dei primi Lincei, è un esempio classico del platonismo applicato ai fossili. Scrisse nel 1637 il “trattato del legno fossile minerale”, in cui relaziona sugli studi suoi e del Principe Federico Cesi (1585 – 1630). Cesi. Il fondatore dell'Accademia dei Lincei, aveva trovato presso Acquasparta (nelle cui vicinanze c'è la famosa foresta pietrificata di Dunarobbia), dei legni pietrificati. 

Il principe (e Stelluti stesso) erano convinti della trasformazione della pietra in oggetti simili a piante. Stelluti in più annota persino di poter vedere diversi stadi del processo di generazione dei legni. La cosa che lo convince di più a perseguire questa ipotesi è la presenza di soli tronchi e non anche di foglie. È possibile che Cesi e Stelluti siano stati ingannati dalla presenza di tronchi dal processo di pietrificazione incompleto e – quindi – dalla esistenza di una vasta gamma di livelli di pietrificazione.

Come esempio dei rapporti fra oggetti di una certa forma e parti del corpo umano un ottimo esempio lo dà nel 1655 Ole Worms (1588 – 1655). E' stato sicuramente un importante medico e naturalista danese: noto per le sue collezioni naturali e per aver dimostrato che i lemming sono roditori e non nascono spontaneamente dall'aria, pubblica un lavoro sugli isteroliti, giungendo a magnificarne le loro doti medicinali afrodisiache se venivano tenuti appesi al collo.

Ma i tempi erano ormai maturi, così, nel 1664 abbiamo l'ultima strenua difesa della teoria inorganica da parte del gesuita Athanasius Kirchner (1602 – 1680), nel Mundus Subterraneus

Nel 1669 Stenone (1638 – 1686) pubblica il De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus in cui stabilisce il sano principio che se una sostanza solida è simile sotto ogni aspetto a un'altra sostanza solida, non solo per le condizioni della sua superficie ma anche per la disposizione interna delle sue parti e particelle, essa sarà simile anche per modo e luogo della sua produzione e anche quello di capire in caso di coesistenza di due aspetti diversi quale sia il più antico. Sono passati appena 30 anni dalla pubblicazione di Stelluti e finalmente qualcuno (per di più un religioso!) riesce a dare il vero significato ai fossili (in particolare alle Glossopetre)

Quindi la natura organica dei fossili diventa sempre più chiara, ma ci sono alcune resistenze in zone forse meno “attive” culturalmente, culminate nella famosa “beffa di Wurzburg”, operata nel 1726 ai danni di Johan Bartholomew Beringer (1667 – 1740), citata in seguito a fini morali, in realtà probabilmente fatta solo per burla da parte di due nemici del pedante medico della cittadina tedesca.
Notare che Beringer, sostenitore dell'ipotesi dei fossili come "Scherzi di madre natura" considerò le “sculture” come cose naturali, ma non necessariamente di origine organica.
Ancora ai tempi di Beringer, come nota lo stesso medico tedesco, c'era chi pensava di risolvere questioni come quella dei fossili non con osservazioni sul campo, ma ragionando su una scrivania. Per fortuna gli uomini di scienza hanno cambiato idea, ma purtroppo ci sono, specialmente in campo evolutivo, diversi “pensatori da scrivania” che contestano le affermazioni scientifiche.
Purtroppo mi sembra che anche ai nostri tempi abbondino personaggi del genere (De Mattei, Piattelli Palmarini e filosofi vari)
L'ultimissima difesa dell'origine inorganica viene dalla Boemia, dove nel 1737 il medico Johan Christian Kundmann (1684 – 1751) difende l'origine inorganica dei fossili, pur aprendo in alcuni casi alla teoria organica ma escludendola per degli esemplari di isteroliti in suo possesso.

Ma ormai l'origine dei fossili era accertata e i nuovi, continui ritrovamenti hanno prima accertato che molto spesso la vita del passato era diversa da quella del presente, preparando così la via alla comprensione della storia della vita sulla Terra, attraverso il romanzo dell'evoluzione.

2 commenti:

Max ha detto...

Posso?
Solo un lieve appunto.

Sará per il fatto che i neoplatonici mi sono sempre stati simpatici (in particolare Plotino), ma credo che il titolo del post non rifletta appieno la realtá dei fatti.

Non é stato il neoplatonismo a bloccare la Scienza, é stato l'uso che del neopltonismo ha fatto la Chiesa che ha ritardato i progressi scientifici.

Non desidero entrare nell'annosa diatriba fra Chiesa e Scienza, tuttavia non possiamo nascondere il fatto che Roma intuí le potenzialitá della corrente filosofica quale chiave di volta per ottenere quei riscontri "scientifici" che giustificassero i dogmi religiosi.

Il che, non ho dubbi, avrá fatto rivoltare Plotino nella tomba.

Detto questo (come anticipato, é solo un'inezia), complimenti per il blog!

Massimo

Aldo Piombino ha detto...

grazie per l'intervento! Non sono molto d'accordo con la tua affermazione: la mia posizione è anche quella di Gould, Dawkins, Eldredge e altri storici della scienza (OK, sono tutti scienziati e non filosofi...).
Personalmente in filosofia ho avuto sempre voti molto bassi perchè ho sempre preferito ragionare sui fatti e non su discussioni astratte.
Il problema è che anche se la Chiesa fosse stata neutra, ragionando come
i neoplatonici,i fatti erano da interpretare a monte con la teoria e non viceversa.
Tanto è vero che i progressi sono iniziati grazie all'empirismo che - mi pare - si contrapponeva diametralmente al platonismo.
E il problema continua perchè sono i filosofi a contestare i dati scientifici ancora al giorno d'oggi (di solito parlando dimostrando una estrema ignoranza in materia....).
prossimamente spero di parlare dello stesso problema applicandolo all'idealismo.

saluti