venerdì 7 ottobre 2016

Firenze 2016: i 50 anni dall'alluvione del 1966


Il 4 novembre saranno 50 anni esatti dal disastro del 1966. In questo post, che segna l'inizio di una serie che dedico all'evento, parlerò del sito "istituzionale" di Firenze 2016, che si occupa di fissare in un quadro organico il ricordo di quanto è successo prima, durante e dopo e coordinare tutte le attività che lo riguardano. un'alluvione si porta sempre dietro un seguito di drammi sociali ed economici ma il 4 novembre 1966 non significa solo "Toscana e nordest sotto la furia delle acque", ma anche l'embrione di un sistema di Protezione civile, gli aiuti internazionali, il restauro delle opere d'arte e, in generale, quello che non si è fatto, quello che si è fatto e quello che è in progetto sul problema del rischio alluvioni in Italia. Riunire tutto in un contenitore comune è dunque importante, perché su una cosa del genere non ci devono essere compartimenti stagni che non comunicano fra loro.

Quest'anno ricorre il 50esimo anniversario della grande alluvione del 1966, nota come “alluvione di Firenze” ma che in realtà ha colpito tutta la Toscana e buona parte del nordest (in particolare Venezia) con precipitazioni intense, acqua alta in laguna e tutto il corollario di lutti e di danni.
Qualche anno fa durante le operazioni per capire come proteggere meglio in caso di problemi il “simbolo dei simboli” dell'alluvione, il Cristo di Cimabue a Santa Croce, in particolare del sistema che consente di tirarlo più su del possibile livello delle acque, qualcuno notò che si stava approssimando il 50esimo del disastro e quindi nacque il "progetto Firenze 2016”, retto da un comitato in cui figurano enti locali e varie altre strutture dello stato.
Ne era nato anche un sito (firenze2016.it) che ha recentemente cambiato nome e si trova ora all'indirizzo www.toscana.firenze2016.it. Sarà visibile anche nei prossimi anni.


Il cambio di indirizzo è molto importante, perché se Firenze è il simbolo di questo disastro a causa della sua fama mondiale, tutta la Regione ha sofferto tantissimo. I numeri sono pazzeschi: 112 morti (32 a Firenze), 10.000 abitazioni nelle città e 12.000 fattorie e case nelle campagne danneggiate, molti ponti divelti, 50,000 animali morti o soppressi, 16,000 macchine agricole distrutte, come lo sono state gran parte delle vigne e delle altre coltivazioni.  

Insomma, numeri epocali per un disastro epocale.
L’obiettivo del progetto Firenze 2016 è promuovere per il 50esimo dell’alluvione del 1966 raccolta di materiali, attività di ricerca, progetti-intervento, iniziative imprenditoriali ed eventi che consentano di ricavare dall’esperienza dell’alluvione del ’66 concreti risultati per la prevenzione di futuri eventi calamitosi, migliori prassi per la protezione delle persone, dei beni culturali, economici e ambientali.

Il comitato organizzatore è formato da enti locali ed altre istituzioni pubbliche. Il comitato scientifico internazionale ha prodotto vari rapporti sulla situazione.

Una delle principali attività del progetto è la raccolta organica della documentazione in materia, in tutti i suoi multiformi aspetti. Per cui chi ha immagini, documenti o semplicemente ricordi propri o di cui è a conoscenza, è invitato a fornirli al comitato attraverso il sito. 
La questione dei ricordi è molto importante perché sono passati 50 anni e io, che ne ho 56, sono fra i più giovani di coloro che si ricordano qualcosa. Molti dei protagonisti dell’epoca (anzi, direi la maggior parte...) infatti non ci sono più, semplicemente per ovvi per motivi anagrafici... e quindi fissare in un quadro organico tutta questa storia è importante.
L'alluvione del 1966 verrà sviscerata in tutti gli aspetti, da quello geologico – idraulico a quello sociale, passando per la storia del restauro di beni artistici e documenti, che afferiscono a 9 aree principali. Questo avverrà anche nei vari territori che sono stati interessati, e ad ogni territorio nel sito è stata dedicata una sezione apposita.

il sito comprende una sezione sulle notizie e una sugli eventi: chiunque quindi può trovare notizie ed eventi che riguardano gli aspetti a cui è interessato, perché, ripeto, quello del 1966 è stato un disastro fra quelli più significativi del XX secolo per tutti gli aspetti che lo hanno accompagnato e seguito: ovviamente c’è la parte geologia ed idraulica, con la storia delle alluvioni in generale, quella del novembre 66 in particolare, quello che è stato fatto che non doveva essere fatto prima (diciamo dalle bonifiche medicee in poi), quello che è stato fatto dopo e quello che è programmato in futuro. Inoltre è assolutamente necessario che la popolazione prenda consapevolezza del rischio che corre. 
C’è l’aspetto umano, con quelli che sono morti e quelli che hanno perso tutto quello che avevano, l’aspetto sociale con l’ondata di solidarietà mondiale che con gli “angeli del fango” venne a Firenze per dare una mano a recuperare i tesori artistici sepolti dal fango e, da questo, l’alba della Protezione Civile, che  ha in Italia le sue basi proprio a Firenze e, 10 anni dopo, nel Friuli colpito dal terremoto.
C’è l’aspetto economico, con le perdite annesse 
C’è l’aspetto del restauro dei beni culturali e artistici, da quello delle pitture a quello dei volumi conservati alla Biblioteca Nazionale. Carla Bonanni, che in seguito della Biblioteca Nazionale è stata anche direttrice (uno dei tanti che non ci sono più), mi ha raccontato spesso che per riuscire a ripristinare i volumi sono andati per tentativi in quanto non esisteva nessuna esperienza significativa in materia.
Per quanto riguarda i beni artistici, l’alluvione del ‘66 ha determinato un progresso deciso delle tecniche di restauro, ma soprattutto chi si è occupato del problema ha dovuto scontrarsi con una cosa mai vista prima: la nafta, all’epoca abbondantemente usata per il riscaldamento e molto più pesante di quella che viene usata oggi e nota come gasolio. Io mi ricordo benissimo i muri del dopo – quattro novembre: ne sono rimasti tanti anche negli anni successivi. I vari livelli a cui si era fermata l’acqua nel progredire della piena – ma, soprattutto, quando è scesa – sono stati contrassegnati da un livello scuro che corrisponde alla nafta, che essendo più leggera dell’acqua, vi galleggiava sopra. 
La nafta ha conferito al fango un odore particolare, ma, soprattutto, ha costituito un problema in più per il restauro.

Nel sito vengono inserite le varie mostre che in vari luoghi della Toscana sono state organizzate e c'è anche un calendario degli eventi. Fra questi ce ne sono due che coinvolgono personalmente il sottoscritto:
- il 26 ottobre presso la Santa Reparata International School of Art una conferenza dal titolo “Florence and its River”, in cui fra i vari interventi io parlerò del perché in Italia ci sono così tanti eventi franosi ed alluvionali e descriverò quello che è successo nel 1966 dal punto di vista geologico e idraulico

- la sera del 3 novembre, alla vigilia della ricorrenza modererò nell'aula magna del Rettorato dell'Università di Firenze il Caffè – Scienza “Le alluvioni del passato – il futuro delle alluvioni”, con Nicola Casagli, professore di Geologia Applicata dell'università di Firenze e Mauro Grassi, capo di #Italiasicura, la task force della presidenza del consiglio dei ministri  sul dissesto idrogeologico. 

2 commenti:

Paolo el panza ha detto...

Cosa succederebbe se l'evento meteorologico si ripetesse oggi?
L'attuale condizione idrogeologica della zona lo renderebbe più gestibile o più disastroso?

Aldo Piombino ha detto...

nei prossimi post parlerò di questo...
"stay tuned"!!