martedì 14 dicembre 2010

Roberto Verolini risponde agli anti-evoluzionisti 1

Ho ospitato volentieri l'amico Verolini su Scienzeedintorni e devo dire che a questa maniera stiamo un pò proseguendo il dibattito romano del 22 ottobre. Ai suoi post sono seguite delle risposte da parte di Bertolini, Catalano e Fratus  a cui Roberto vuole a sua volta rispondere. Pertanto con vivissimo piacere lo ospito ancora una volta.

A seguito dell’incontro AISO di Roma del 22-10-2010 ho avuto la possibilità di pubblicare una serie di articoli sul Blog Scienzeedintorni curato da Aldo Piombino, in cui ho sintetizzato il mio intervento. In sintesi, se si vuol davvero impostare un confronto serio e equipollente sull’evoluzionismo si devono trattare tutte le ipotesi alternative eventualmente in lizza sullo stesso status epistemologico.
Ciò comporta inevitabilmente, ai fini di un corretto confronto, che le ipotesi alternative – qualora vengano proposte – debbano essere sviscerate, criticate e valutate ricorrendo a un comune denominatore: essere o meno, ai sensi dell’odierna epistemologia, di status scientifico. Denominatore che, necessariamente, deve anche prevedere una valutazione dialettica, logico filosofica – qualora non si possa ricorrere a evidenze eminentemente scientifiche – ma non ideologico dogmatica!
Ma questo comporta che anche le congetture inerenti a ipotesi metafisiche di creazione possano sottostare ad analoghe critiche, e non accettate fideisticamente per mera congiuntura confessionale. 

Dunque ho eccepito che, a prescindere dall’enorme tasso di intrinseca incoerenza delle ipotesi solitamente avanzate dagli creazionisti/anti evoluzionisti (origine dell’uomo e spiegazioni inerenti le dinamiche naturali etc.), desunte più dalla tradizione esegetica cattolica – palesemente contingente e problematica – che da oggettivi riscontri, tali tesi non possono essere affatto poste quali canone del pensiero teista, prototipo par excellence per il confronto filosofico con le posizioni laiciste

Come si vede non ho minimamente invocato l’evoluzionismo a sostegno o meno delle mie soggettive posizioni filosofiche, di fatto agnostiche, (che, tra l’altro, mi guardo bene dal mettere in campo, ai sensi sia del rispetto della distinzione tra soggettività e ricerca di oggettività!). Ciò ai sensi del riconoscimento dell’autonomia e terzietà della sfera dell’indagine scientifica vera e propria, dalla quale cerco di trarre, onestamente, senza alcun malcelato e strumentale intento revisionista o sincretista, tutte le implicazioni procedenti dal paradigma neodarwiniano canonico (o evoluzionista) – e non solo quelle eventualmente adattabili ai miei personali valori metafisici. In altri termini: sono nella condizione di valutare l’evoluzionismo essenzialmente per i suoi contenuti, e non in funzione dell’essere ateo o credente. Per questo e solo per questo riconosco all’evoluzionismo lo status di unica teoria scientificamente proponibile ad oggi disponibile. Di conseguenza la accetto in toto.

Confidare o meno nella teoria darwiniana non è dunque legato alle mie (personalissime) idee in merito a questo punto, ma risulta mera (e serena) valutazione epistemologica, assolutamente non viziata da esigenze ideologiche. Ebbene, mi compiaccio di poter esibire questa assoluta assenza di tali istanze soggettive nelle mie tesi, che concordo possano risultare originali.

In risposta ai miei articoletti gentilmente ospitati su Scienzeedintorni sono dunque comparsi sul sito dell’AISO tre repliche dei sig. Fratus, Catalano e Bertolini.
Essendo queste repliche citate in commenti del blog di Aldo, mi permetto di rispondere da questo sito.
A tali risposte desidero replicare, senza imbarcarmi in defatiganti infruttuosi contenziosi che, in considerazione di quel che si intuisce dal tenore di certe repliche, si prospettano decisamente infruttuosi

Prima di tutto, una considerazione personale: recita un famoso motto: “Molti nemici (in questo caso interlocutori) molto onore!”. Per l’appunto, sono onorato di aver suscitato le repliche di ben tre interlocutori! Un’ultima considerazione ‘personale’: diverso è stato il tono delle tre risposte: a mio parere, mi è sembrata assai esacerbata – e francamente sgradevole – quella di Maurizio Fratus. Risponderò lasciando in secondo piano riferimenti a questo aspetto – che non interessano il lettore.
Replicherò solo ai temi più salienti; non è possibile riportare in un solo post l’oceanica mole di eccezioni che possono derivare dalle affermazione dei tre autori. Sarà sufficiente, in questo rapido scambio di battute, indicare il senso generale delle critiche. Per chi voglia approfondire gli argomenti… ci sono traboccanti bibliografie internazionali scientifiche e forensi (e non solo… qualche scaffale di libreria!)


 1. RISPOSTA ALL'INGEGNER BERTOLINI
L’ing. Bertolini parla della mia "non comprensione" del meccanismo evolutivo proposto dai creazionisti. Strano! Ho chiesto di conoscere il meccanismo creazionistico/evolutivo da contrapporre a quello proposto da Darwin. Ebbene: sono (siamo, dato che mi colloco a fianco degli scienziati evoluzionisti) in attesa dell’illustrazione di tale alternativa, che deve ovviamente prevedere uno strumento di emersione delle strutture genetiche, di trasmissione e quant’altro occorre per collocarsi sullo stesso piano epistemologico dell’evoluzionismo. Ricordo che meccanismi e dinamiche – per essere annoverate tra le teorie ‘scientifiche’ debbono prevedere (e siamo a monte della fase di verifica sperimentale) enti e dinamiche – attenzione qui! – perfettamente e esclusivamente IM-MA-NEN-TI! Ebbene: quale sarebbe questa proposta? Chi l’avrebbe formulata? Dov’è? Signori, non ce n’è punto… Ora: allorquando i creazionisti produrranno suddetta alternativa potranno essere presi in considerazione in ambito epistemologico scientifico.
Malgrado l’assenza di questo contenuto la discussione potrà essere condotta sul piano filosofico e congetturale – sempre lecito ma tale! – da cui, come si può verificare, non mi sottraggo minimamente. Ora, in questa eventualità, si sappia che le possibili osservazioni e critiche al creazionismo sono ben maggiori di quelle provenienti dal versante scientifico epistemologico. Per quanto mi riguarda ho fatto la mia proposta – nota al Bertolini. Ma non emerge a tutt’oggi alcuna valutazione o eccezione. Passiamo oltre.

Alla mia richiesta "perché Homo erectus e H. habilis", volta a significare l’assurdità non tanto scientifica quanto ‘teologica’ (tout court) della sedicente ‘creazione direttanon di singole specie ma di “famiglie e generi da parte del Creatore", Bertolini replica che 'l’H. habilis non è più considerato un taxon valido’. Poi esprime considerazioni sull’altra mia provocazione – ma non si intuiva la chiave ironica? – inerente alle indignitose razzie nelle gonadi di obnubilati primati che il creatore sembrerebbe chiamato a fare nelle proposte creazionistiche di eventi creativi a livelli tassonomici metaspecifici.
Per quanto riguarda l’inesistenza degli ominidi di cui sopra, ciò è tutto da provare, visto che oltre i due autori bibliografati dal Bertolini esistono centinaia di paleontologi (altrettanto evoluzionisti… o forse più?) che sostengono elementi… diciamo (con un eufemismo) in leggera controtendenza! Ma non è questo il problema: il fatto è che la risposta verte solo su elementi semantici, essendo riferita a concetti che risultano esser solo artificiose categorie cognitive.

Il genere Homo ha una pletora di forme progressivamente e liberamente distinte che sono solo indicate dalle nomenclature binomie per meri fini cladistico/tassonomici. Da tempo è acclarato che il classico concetto di "specie" è invocato solo per comprensibilissime esigenze classificatorie; in altre parole, le sequenze di autentiche forme naturali sono costrette in classi discrete, stante il ricorso a una categoria aristotelica che in realtà non ha necessario riscontro in natura nella sua assolutistica accezione logica! (Esempio: le "specie anello"). Il dicotomico, aristotelico concetto di specie è intrinsecamente contraddittorio e deve assumere un’accezione sfumata quando lo si applica alle autentiche forme naturali – e si noti bene che quest’ultimo aspetto è un fatto empirico, non un contenuto teorico dell’evoluzionismo!

Questa intrinseca contraddizione logico semantica è stata brillantemente spiegata da autori come Dennett… e oramai pacificamente acquisita – sotto il profilo epistemologico – da ogni studioso… del ramo. In altre parole: possiamo sì indicare l’"Ultimo re di Roma" o il "primo uomo sulla Luna"… ma non possiamo parlare allo stesso modo del “primo uomo" o dell' “ultimo ominide”! (N.B. Fatto debitamente illustrato nel 2009)
Non si gradisce dunque Homo erectus, o Homo habilis? Bene. Cosa si vuol scegliere? Abbiamo Homo antecessor, Homo ergaster, Homo floresiensis, Homo heidelbergensis, Homo neanderthalensis, Homo rudolfensis. Cui prodest dunque questa allegra compagnia di Homo sapiens sapiens? Come si vede il problema – ripeto: anche e soprattutto teologico – permane in tutto il suo risalto!

Aggiunge poi Bertolini: “Tutti i fossili dei cosiddetti ominidi (una descrizione molto vaga) si possono considerare: varie specie di scimmie o altrimenti pienamente umani. Non esistono diverse specie d’uomo, ma esiste unicamente la razza umana". A parte il fatto che esiste al più la specie umana, le razze umane non esistono, tale affermazione deve essere dimostrata, grazie. E a tutt’oggi questo non è dato. Anzi, tutto concorre a delineare (scientificamente) qualcosa di molto più articolato e differente. È un’opinione lecita, nulla da eccepire, ma che risente clamorosamente di precise influenze fideistiche. Ma… è soltanto ‘un’opinione’, tra le tante, che, in particolare, si palesa del tutto anacronistica, ridondante, contingente e superflua, in relazione ai contenuti di concezione alternative – N.B. non materialistiche! – quale quella del sottoscritto assolutamente non gravata da tali risibili esigenze formali.

Un secondo punto della replica del Bertolini è quello sull’interpretazione dei dati molecolari in ottica evolutiva, che si etichetta come "favola" a cui io avrei… abboccato. Beh… l’analisi dei suddetti dati molecolari esprime oggettivi e coerenti fenomeni di coalescenza molecolare che a tutt’oggi sono spiegati solo ed esclusivamente dalla teoria evoluzionistica. Ora, ai sensi del sano metodo scientifico è a carico della controparte il proporre un altro meccanismo interpretativo e confutare quelle implicazioni. Scienza esige scienza. Il fatto poi che si voglia attendere – a confutazione dell’evoluzionismo – la necessità di una stretta analogia tra differenziamento anatomico e molecolare deriva dal disconoscere il vero significato esplicativo dell’analisi molecolare interspecifica: ad esempio, l’ambiente interno in cui agiscono le dinamiche evo/devo non corrisponde affatto alle condizioni macroscopico fenotipiche ed ecologiche a cui gli organismi, nel loro complesso anatomico ed etologico, debbono far fronte.

Ultima osservazione. In merito alla mia obiezione – da smentire in modo filosofico/scientifico oggettivo, e non con asserti fideistici – in relazione ai "difetti strutturali di organi e reti metaboliche” Bertolini replica che “i creazionisti sostengono che Dio creò l’uomo e gli altri animali perfetti”. E che il sottoscritto avrebbe dovuto “…opportunamente svolgere una rapida e semplice lettura della Genesi scoprendo che l’imperfezione subentrò nel creato (dopo la disobbedienza dell’uomo, chiamato peccato), ecco allora svilupparsi la degenerazione del genoma, l’incremento delle mutazioni (che risultano in una perdita d’informazione genetica) e cosi le gravi patologie dei esseri viventi". 
 Davanti a queste affermazioni – a cui replico en passant – e visto quanto scritto da Fratus devo concludere che siano quanto meno singolari le accuse al sottoscritto di non tener conto delle opinioni dei creazionisti, quando entrambi hanno replicato senza minimamente tenere in conto le mie tesi e, ancor più le produzioni che entrambi hanno avuto da tempo in dono (a questo punto spero siano state accolte come tali!).

L’imperfezione subentrata a causa del peccato originale è innanzi tutto un mero e con-tin-gen-te asserto fideistico – tra parentesi, fortemente dibattuto in teologia. Prescindendo che questa concezione è – of course – totalmente aliena a qualsiasi riferimento immanente e ancor più scientifico e storico (come, dove, quando sarebbe occorso tale fatto, in cosa sarebbe consistito, come si sarebbe diffuso nell’ecumene umana, come avrebbe potuto alterare aspetti termodinamici, genetici, biologici etc.) e evidenzia clamorosamente il fatto che si siano quanto meno ignorate le mie tesi incentrate proprio su questo punto!

Ora, ai sensi di un garbato e corretto dialogo, dove si dovrebbe obiettare all’interlocutore solo per le sue affermazioni e non per generiche e sedicenti attribuzioni ad asserti di terzi, giro all’ing. Bertolini la frase conclusiva del suo stesso intervento, con due sole sostituzioni: "Bertolini" per "Verolini" e "creazionisti" per "evoluzionisti": “Mi auguro che Bertolini possa prendersi l’impegno di studiare e approfondire quello che veramente viene sostenuto da Verolini senza ricorrere ai soliti avversari di comodo che vengono inventati opportunamente. Sarebbe positivo se i creazionisti studiassero anche la loro ipotesi con gli occhi aperti cercando di liberarsi da pregiudizi, riuscendo, forse, a vedere tutti gli errori della loro ipotesi".

1 commento:

Anonimo ha detto...

che tristezza leggere di un ingegnere che avanza simili castronerie come verità. Alla faccia della forma mentis