martedì 14 dicembre 2010

Il Canada e le sabbie bituminose: come essere il secondo paese al mondo per le riserve di petrolio avendo solo giacimenti non convenzionali

La CNN in un servizio di pochi giorni fa ha evidenziato come la richiesta mondiale di oro nero sia arrivata a vertici prima di oggi non toccati. La “colpa” è delle nuove economie (Cina ed India) che stanno “tirando” sempre di più. Non si parla però di raggiungere le vette del 2008 in quanto a prezzo del greggio, a causa di una produzione piuttosto ampia dovuta agli investimenti effettuati durante la “bolla” di quegli anni.
Oggi grazie alle ricerche offshore sempre nuovi Paesi si stanno affacciando alla ribalta, dal Brasile alla Cambogia.

Qualche tempo fa avevo parlato dei “gas shales”, come fonte di metano: stanno dando esiti molto soddisfacenti per le tasche di compagnie estrattive e proprietari di terreni sotto i quali si trovano queste rocce e anche a diversi enti locali americani grazie alle royalties. Non pare che esiti altrettanto soddisfacenti (e neanche “sub-ottimali”, termine oggi di moda) vi siano nel campo delle “conseguenze ambientali”. La produzione è tale che attualmente gli analisti sostengono per il gas un trend dei prezzi completamente diverso rispetto al petrolio: potrebbero addirittura diminuire nel corso del 2011
Oggi mi occupo di un altro tipo di giacimenti, le “oil sands” (sabbie bituminose): sono sabbie (talvolta miste ad argille) impregnate di acque e bitume che vi è contenuto in percentuali che vanno dal 10 al 15% in peso. Questi sedimenti, se molto compatti, erano usati una volta per rivestire con materiale catramoso tetti e pavimenti. Oggi sono una delle più importanti fonti di petrolio. Per ottenerlo da questi sedimenti occorre preparare il bitume a tutte le operazioni che in una raffineria lo trasformeranno alla fine in petrolio, gasolio e quant'altro.

Ci sono due modi per estrarre il bitume – e quindi il petrolio – dalle sabbie che lo contengono in base alla posizione:
- lo sfruttamento può avvenire direttamente in superficie e in maniera molto semplice, sbancando il sedimento e portandolo agli impianti di trasformazione
- se si deve andare in profondità invece la cosa è più complessa: occorre iniettare acqua calda per rendere il bitume più fluido e permettergli la risalita

In generale per poter trasportare il bitume in oleodotti fino alle raffinerie è necessario separarlo dalla sabbia, usando acqua calda e soda caustica, mentre per aumentarne la liquidità in nodo da renderlo trasportabile con oleodotti vengono aggiunti come diluenti altri idrocarburi
Giacimenti simili sono presenti in Asia e Sudamerica, ma lo stato canadese dell'Alberta è il leader indiscusso del settore. Il sito del governo di questo stato pubblicizza le “Athabaska Oil Sands” come "la seconda fonte di petrolio in termini quantitativi al mondo dopo l'Arabia Saudita”, come si vede nel grafico qui accanto. Il che non sarebbe proprio poco. Il giacimento segue il corso del fiume Athabaska il quale erodendo i sedimenti sovrastanti ne ha messo in evidenza una parte. Per rendersi conto dell'enormità di questo giacimento, si estende per 140.000 kilometri quadrati, pari a quasi metà Italia!


Sono una formazione di età mesozoica (cretaceo inferiore). Ricoprono una superficie erosa calcarea del Devoniano e hanno uno spessore compreso tra 30 e 40 metri e possono affiorare ma anche giacere ad una profondità superiore ai 500 metri. L'origine del bitume è ancora oscura: alcuni Autori pensano che si sia formato in zona, altri che sia migrato proveniendo da zone in sollevamento lungo le Montagne Rocciose.

Lo sfruttamento delle Athabaska Sands è iniziato alla fine degi anni '70 ed è una questione difficile dal punto di vista ambientale: oltre alle emissioni di CO2 (nonostante che il quantitativo per barile sia diminuito del 45% rispetto a 20 anni fa) e un consumo di acqua pari a circa 4 volte quello del bitume estratto, cavare il sedimento significa rimuover alberi, cespugli, e suolo. Per fortuna degli abitanti il Canada non è la Nigeria, dove le perdite di petrolio ammorbano l'ambiente nel menefreghismo della classe dirigente: lo Stato dell'Alberta pretende di riutilizzare quanto tolto, per ricostruire l'ambiente, una volta cessata l'attività mineraria di un certo appezzamento di terreno. Però ripulire completamente non è semplice. Alcuni gruppi ambientalisti si lamentano molto a proposito dello stato delle falde acquifere.

E questo è un problema molto grave perchè purtroppo le sabbie sono i principali sedimenti in cui possiamo trovare acque sotterranee.

D'altro canto l'acqua dell'Athabaska è preziosa per lo sfruttamento dei giacimenti, ma quella che viene usata per i processi di separazione del bitume è una vera e propria bomba ecologica a causa dei composti tossici che contiene: quindi non può assolutamente essere reimmessa nel fiume nè ci si può permettere di disperderla nell'ambiente. La soluzione attuale è lo stoccaggio in stagni artificiali dove attende di poter essere riutilizzata qualche anno più tardi. Il sistema garantisce attualmente un prelievo molto inferiore di acqua dal fiume rispetto a prima e dovrebbe prevenire lo smaltimento di queste acque all'esterno. Purtroppo tali stagni sono un pericolo per la selvaggina, in particolare per gli uccelli migratori, che quando se ne abbevera spesso ne paga gravi conseguenze.
Per il 2016 è prevista la chiusura del ciclo in modo che venga sempre sfruttata la stessa acqua e sono in corso forti investimenti per ridurre al minimo l'uso del prezioso liquido.

La forte questione ambientale deve misurarsi con alcuni problemi fondamentali per i quali non è possibile non sfruttare le Athabaska Sands:
- per l'Alberta sono una parte fondamentale dell'economia: quasi un sesto della forza lavoro è impegnata nel settore energetico.
- la presenza di un giacimento così significativo praticamente “in casa” e quindi non in un'area politicamente a rischio ha galvanizzato notevolmente i vicini Stati Uniti al punto tale che sono pronti i progetti per un oleodotto che colleghi l'Alberta con il Midwest
- gli States grazie a questa risorsa riescono a parare i problemi che incontra la ricerca di petrolio offshore dopo la catastrofe del Golfo del Messico
- anche negli USA gli analisti prevedono decine di migliaia di posti di lavoro connessi al settore

Date queste premesse è un po' difficile pensare che motivi ambientali riescano a bloccare lo sfruttamento di queste sabbie. Però è possibile che tenendo molto d'occhio l'inquinamento, l'impatto ambientale della faccenda venga attutito

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