Ormai da mesi tutto il mondo sta guardando al Golfo del Messico per l'incidente della Deepwater Horizon. Volevo anche io scrivere qualche post in proposito ma non l'ho ancora fatto e oggi preferisco scrivere una notizia un po' alternativa a questo, anche se molto correlata
Non nego le drammatiche conseguenze ambientali di questo incidente, ma come è successo per l'uragano Kathrina (di cui si parla dal 2005), questi disastri avvenuti negli USA oscurano a livello mediatico altre situazioni simili: a proposito degli uragani, dal 2005 ad oggi i Caraibi sono stati investiti da tempeste che hanno arrecato gravissime distruzioni e migliaia di morti; a proposito degli incidenti dovuti a sversamenti da parte di petroliere conosciamo benissimo i disastri come ad esempio quello della Exxon Valdez in Alaska del 1989 (e, a proposito di piattaforme petrolifere, sempre nel Golfo del Messico quello della piattaforma Ixtok – 1 del 1979).
Ma probabilmente solo pochi addetti ai lavori conoscono la situazione drammatica che vive il delta del Niger.
Della Nigeria sentiamo parlare spesso per i rapimenti di operatori che lavorano nell'estrazione del petrolio e per le dure lotte fra musulmani e cristiani. Talvolta in ennesima pagina dei giornali c'è la notizia di qualche esplosione di oleodotti (per lo più a causa di persone che cercano di rubare del greggio, come a Abule Egba, un quartiere di Lagos, dove nel 2006 morirono almeno 269 persone).L'allarme di cui vi voglio parlare riguarda proprio il livello preoccupante di greggio che si riversa nel delta del Niger ogni anno.
Oltre ad essere presidente della sezione nigeriana di “Friends of the Earth International”, gli “Amici della Terra”, l'unica ONG ambientalista con cui vado sostanzialmente d'accordo e a cui sono molto legato, Nnimmo Bassey è uno dei 30 “eroi dell'ambiente” della rivista Time per il 2009. <
Sono decine di anni che i Nigeriani convivono sistematicamente con gli stessi problemi che ora affliggono le coste della Louisiana: il greggio scorre più o meno indisturbato fra campi, foreste e lagune del delta del Niger, dove le compagnie occidentali ricavano petrolio probabilmente senza usare le accortezze che userebbero a casa loro.
Nel 2006 Friends of the Earth International e governo nigeriano hanno prodotto un rapporto della situazione in cui si stima che dal 1958, quando iniziarono le prime estrazioni, ogni anno nel delta si riversa una quantità di petrolio pari a quella fuoriuscita dalla Exxon Valdez, circa 275.000 barili, più o meno sono il quantitativo mensile che esce dalla perforazione della Deepwater Horizon. Solo fra 1970 e 2000 ci sarebbero stati 7.000 (!) incidenti per un totale di 9 milioni di barili di petrolio. Notiamo inoltre come l'area sia abitata da milioni di persone
E così, mentre l'opinione pubblica occidentale tutti i giorni viene (giustamente!) bombardata di notizie sulla situazione del Golfo del Messico, nessuno conosce i guai che l'estrazione del greggio provoca in Nigeria, uno dei primi 10 produttori di petrolio del mondo.
Nnimmo Bassey dichiara al noto giornale inglese “The Observer” che “in Nigeria le compagnie petrolifere ignorano completamente i loro sversamenti, distruggendo l'ambiente e arrecando gravi danni alla salute degli abitanti. L'incidente del golfo è una metafora di quello che succede quotidianamente nei campi petroliferi della Nigeria e di altre zone dell'Africa”.
Tutti questi misfatti vengono arrecati da compagnie note come BP, Shell and Exxon Mobile, accusate di di operare con attrezzature vecchie e poco sicure. Le organizzazioni ambientaliste parlano di almeno 2000 siti da bonificare (per non parlare della situazione delle acque) in un'area in cui vivono oltre 20 milioni di persone che, a dispetto dei profitti fatti in tutti questi anni dalle compagnie e dai vari governi che si sono succeduti, in tutta quella ricchezza vivono con in media meno di un dollaro al giorno
La difesa delle compagnie petrolifere fornisce una realtà del tutto diversa, ascrivendo le fuoriuscite ad atti di vandalismo o di terrorismo e precisando che sono trattati in modo molto tempestivo.
Per esempio la Shell dichiara, sempre a “The Observer” che solo nel 2009 ha sostituito oltre 300 km di oleodotti e che hanno un team specializzato che interviene efficacemente, “usando tutti i sistemi conosciuti per il disinquinamento, compresi quelli batterici” e senza porsi il problema della causa dello sversamento.
Però in questo periodo, proprio a causa della situazione nel Golfo del Messico, l'immagine delle compagnie petrolifere in generale è un po' appannata e molti non credono a queste parole, specialmente se si riferiscono a Paesi poveri e dai governi solitamente proni alle multinazionali.
Al proposito sentite quello che dichiara allo stesso giornale Judith Kimerling, professoressa di scienze politiche alla City University of New York: “sversamenti, perdite e fuoriuscite volontarie avvengono nei campi petroliferi di tutto il mondo e sembra che la cosa non importi a nessuno. L'incidente del Golfo del Messico dimostra che le compagnie petrolifere sono fuori da ogni controllo e, anzi, influenzano su questo la politica in USA e altrove, bloccando qualsiasi strumento in materia. In Nigeria hanno sempre vissuto al di sopra della legge e ora sono chiaramente un pericolo per il pianeta”.
E' chiaro che qui ci sono due versioni molto divergenti sullo stesso problema. Le ho riportate entrambe e ciascuno potrà trarre le conclusioni che vuole.
4 commenti:
Purtroppo la tragedia del Golfo del Messico è solo la più allarmante e "vistosa" manifestazione dello sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e del venir meno di qualsiasi tipo di rispetto per il nostro ecosistema!
L'Eni non è citata nell'articolo in quanto innocente?
nelle pubblicazioni a cui ho fatto riferimento non risulta da nessuna parte il nome dell'ENI, forse perchè all'Italia arriva meno del 3% del greggio esportato dal paese africano. Quindi, vista la mannaia sui blogger in via di approvazione, ho preferito evitare citazioni e argomento
:-) approvo la tua cautela...mala tempora currunt.
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