lunedì 5 luglio 2010

Nuove scoperte sull'acqua marziana

Genericamente si può dire che Marte presenti due emisferi molto diversi: più ricco di pianure e con una bassa altitudine quello settentrionale, molto più complesso ed elevato quello meridionale. In questo momento la teoria più accettata per spiegare il fenomeno è quella di un impatto massiccio ad opera di un oggetto molto grande: in pratica l'emisfero settentrionale conserverebbe le tracce di un immenso cratere da impatto.

Fondamentalmente la presenza di acqua su Marte si può dedurre da diversi aspetti geologici e geochimici, che cito in un ordine assolutamente casuale, non essendoci fra loro un aspetto più importante dell'altro ma essendo tutti fenomeni che, analizzati, portano allo stesso risultato:

- sia i satelliti che i rover hanno fotografato forme tipicamente dovute ad erosione. Potrebbero essere dovute al vento? Non sempre: alle volte la presenza di acqua è l'unica spiegazione possibile. Anche sulla terra in zone desertiche il principale agente erosivo continua ad essere l'acqua, durante le occasionali piogge
- In alcune situazioni sembra di vedere bene una linea di costa attorno ad alcuni laghi e, soprattutto, delle formazioni deltizie
- I rover hanno poi attentamente esaminato rocce sedimentarie stratificate e la loro presenza è un altro indizio importante
- da ultimo, è stata notata la presenza di minerali di alterazione di altri minerali preesistenti, la cui formazione non solo è incompatibile con l'attuale chimismo dell'atmosfera marziana, ma che possono solo formarsi in ambiente umido.

A questo aggiungiamo che la presenza anche attuale di una certa quantità d'acqua su Marte è nota.

Gli indizi della presenza molto più abbondante in un lontano passato di questa sostanza sono ormai molti e difficilmente discutibili. Sempre parlando delle differenza fra i due emisferi, anche la distribuzione dei minerali idrati sembrava limitata a quello meridionale. Ma la notizia del giorno è che finalmente è diventato evidente come ci siano tracce delle stesse condizioni anche nell'emisfero settentrionale. La cosa appare abbastanza logica visto che personalmente mi lasciava perplessa la presenza di minerali idrati solo nelle zone topograficamente elevate della parte meridionale del pianeta.
La notizia è appena acomparsa in un lavoro su Science. Sia la sonda europea Mars Express che quella americana Mars Reconnaissance Orbiter hanno rilevato la presenza di silicati idrati nell'emisfero settentrionale. Gli scienziati erano convinti che le spesse coltri laviche di quest'area siano più recenti del periodo “umido” e quindi semplicemente coprono le vestigia di quel periodo. Marte, come ogni corpo tettonicamente inattivo però ha un buon sistema per tentare di rilevare cosa ci sia sotto la superficie: i materiali crustali scagliati fuori dagli impatti meteoritici, i cosiddetti “ejecta” che circondano i crateri da impatto.
Per questo sono state scelte oltre 90 strutture del genere e in 9 di queste fra gli “ejecta”sono stati osservati silicati idrati ,
I minerali in questione si sono sicuramente formati in un ambiente superficiale o a leggera profondità entro il terreno, contraddistinto da forte umidità. Il chimismo è lo stesso di quelli rilevati nell'emisfero sud e pertanto le condizioni erano le stesse.

Quindi, come dice John Carter, della Università di Parigi, che è il primo autore dell'articolo di Science, “ormai possiamo affermare che più di 4 miliardi di anni fa su Marte erano ben diffusi meccanismi di alterazione delle rocce messi in atto da acqua allo stato liquido”.
Qui ci sono due ipotesi diverse: Carter sostiene che con ogni probabilità non esistevano oceani di tipo terrestre, ma solo dei bacini poco profondi, forse collegati fra loro. Secondo invece un articolo pubblicato su Nature Geosciences (anche questo pochi giorni fa!) D'Achille e Hynek, analizzando latopografia dei depositi deltizi sostengono la presenza nell'emisfero settentrionale marziano di un vasto e profondo bacino oceanico.
Faccio una annotazione: la definizione di oceani sulla Terra prevede che si possano definire così solo i mari il cui fondo è costituito da crosta oceanica non disturbata, composta da serpentiniti, gabbri e basalti. In altre parole, l'Atlantico è un oceano, come il Tirreno, mentre il mare del Nord o l'Adriatico sono dei “mari” e non degli oceani. Oggettivamente, non so quanto tale definizione si confaccia a proposito del pianeta rosso.

Tornando a noi, vera l'una o l'altra a scelta, la situazione “umida” è perdurata al massimo per poche centinaia di milioni di anni (e infatti le colate laviche soprastanti non sono alterate, anche se c'è chi sostiene che pure esse sarebbero state coperte per un po' di tempo da un mare non molto profondo): circa 3 miliardi e mezzo di anni fa per un motivo sconosciuto Marte ha perso acqua e atmosfera. Pertanto l'acqua o è evaporata o è rimasta intrappolata dentro il suolo, dove ne esistono ingenti quantità.
Nell'emisfero meridionale in particolare possiamo vedere ancora oggi tutto questo perchè, a differenza della Terra, sul pianeta rosso i processi tettonici si sono disattivati molto presto e quindi la situazione si è congelata (per confronto, sono estremamente rare sulla Terra rocce di età superiore al miliardo di anni, un'età che è un quarto di quella stimata per questi minerali di alterazione).

Questa scoperta potrà avere nei prossimi decenni dei risvolti pratici importanti: i siti dove sono presenti i silicati idrati sono quelli più idonei a trovare tracce di vita passata e soprattutto questa scoperta allarga il campo di dove è possibile trovarne le tracce, che prima era teoricamente limitata all'emisfero meridionale.

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