martedì 20 luglio 2010

Come Darwin non scrisse a Marx: un errore storico in cui alcuni persistono


Spesso i creazionisti attribuiscono a Charles Darwin (1809 – 1882) ogni sorta di tragedie e gli danno la colpa di aver spianato la strada all'ateismo, al “darwinismo sociale”, alla eugenetica, al nazismo e al comunismo. Insomma, secondo loro le idee darwiniane, anziché portare in un certo qual modo al riconoscimento che tutti gli uomini sono fratelli (o, meglio, cugini), hanno contribuito alle peggiori disgrazie del XX secolo. Annoto che un simile pensiero, come quello di attribuire direttamente a Marx (1818 - 1883) le stragi di Stalin e Pol-Pot, la “rivoluzione culturale” cinese con tutte le sue epurazioni e le infamie del regime di Ceausescu mi sembra un po' eccessivo.

Inoltre da questo punto di vista i fondamentalisti cristiani potrebbero essere abbondantemente colpiti dalla stessa arma, viste le varie guerre di religione e altre “non proprio esaltanti” imprese della Chiesa, come la santa inquisizione, il razzismo, la distruzione dei popoli dell'America Latina e l'alleanza con le classi dominanti operate in nome di Cristo, al quale nessuna persona dotata di una normale intelligenza si sognerebbe di ascriverle.

Adesso molto semplicemente voglio chiarire il punto su Darwin ed il marxismo, in particolare la questione della tanto strombazzata richiesta da parte di Marx di poter dedicare allo scienziato inglese “Il Capitale” (quantomeno la seconda parte). Ne aveva già parlato Telmo Pievani su Micromega pochi mesi fa.

Veniamo ai fatti: ad Amsterdam sono conservate una serie di carte relative all'archivio di Karl Marx. Fra esse una lettera di Darwin di cui cito due passaggi che sono riportati da Steven Jay Gould in uno dei suoi ultimi saggi, scritto nel 2002 e finalmente pubblicato assieme ad altri in “I have landed” nella collana “La biblioteca delle Scienze”.

La lettera è datata 13 ottobre 1880. Vi si legge “preferirei che la parte o il volume non fosse dedicato a me (sebbene vi ringrazi per l'onore che intendevate farmi) in quanto ciò implicherebbe, in una certa misura, la mia approvazione dell'opera nel suo complesso, della quale non so nulla”.
E ancora “mi pare (a torto o a ragione) che le argomentazioni dirette contro la cristianità e il teismo non producano sul pubblico quasi effetto alcuno e che la libertà di pensiero sia promossa nel modo migliore dalla graduale illuminazione delle menti umane che fa seguito al progresso della scienza. È stata pertanto sempre mia cura evitare di scrivere sulla religione e mi sono limitato alla scienza".

Fra parentesi quelle della seconda parte sono parole che mi sentirei di condividere in pieno, anche se ogni tanto, purtroppo, su scienzeedintorni sono alle prese con la religione o, meglio, con la parte più retriva e conservatrice che ignora deliberatamente i fatti dimostrati dalla scienza. È comunque possibile che Darwin non abbia toccato le questioni religiose anche solo per rispetto della sua religiosissima moglie.

La data della missiva non appare molto congrua: il primo volume de Il Capitale è del 1867, mentre dal secondo in poi furono pubblicati postumi. Ora che l'ultima parte della vita di Marx non sia stata “particolarmente felice” è un conto, ma che 3 anni prima di morire avesse chiesto a Darwin di potergli dedicare il secondo volume (che sarebbe uscito postumo ben 6 anni dopo) è circostanza abbastanza sospetta.
Non che i due non si conoscessero: Darwin con l'evoluzione per selezione naturale aveva fornito la “pistola fumante” per capire i fossili e le forme di vita attuali senza dover passare per forza da una creazione, anche se mancavano, come adesso, certezze su come si sia svolto questo processo nella fase iniziale

È noto che Marx abbia regalato a Darwin una copia autografata della prima edizione de Il Capitale. Non ci sono però prove certe che l'inglese lo abbia letto o, meglio, si può quantomeno escludere che l'abbia finito di leggere perchè risultano aperte le prime 105 pagine sulle 822 del libro e per di più senza un minimo appunto scritto sopra, come sarebbe stato normale per lo scienziato., solito scrivere appunti direttamente sui libri che leggeva Nell'ipotesi che le pagine siano state realmente sfogliate da Darwin stesso si nota quindi un tremendo disinteresse culminato nell'abbandono definitivo della lettura a circa 1/8 dall'inizio.
In seguito Marx si distaccò da Darwin anche a causa di alcuni suoi pensieri. Più fedele al darwinismo rimase Engels

Ma allora a chi aveva scritto Darwin nel 1880? lo hanno scoperto in tre studi diversi ma sostanzialmente contemporanei Levis S. Feuer (is the Darwin – Marx corrispondence authentic? - annals of sciences – 1975) e 3 anni più tardi Margaret A. Fay (Did Marx offer to dedicate Capital to Charles Darwin journal of history of ideas 1978) e, per finire, Ralph Colp Jr. ha ribadito il tutto in “The myth of the Darwin-Marx letter”, del 1982 (in History of Political Economy)

Marx aveva due figlie, una delle quali, Eleanor (1855 – 1898), era la compagna di Edward Ameling (1815 – 1884). Questi era un energico attivista ateo (e poi socialista), che scrisse parecchi lavori in materia, fra i quali un posto di spicco lo ha The student's Darwin, in cui cercava di rendere nota la teoria di Darwin usandola in chiave ateistica. Amering è stato quindi probabilmente il capostipite dei tanti scienziati ed intellettuali che usano l'evoluzionismo come arma contro la religione.
Ebbene era ad Avering, la cui attività era probabilmente a lui ben nota, che Darwin rispondeva. Per qualche motivo questa lettera è finita poi nel corpus marxiano che Eleanor conservava. Da qui è nato l'equivoco.

La cosa quindi, come fa notare Telmo Pievani, è risaputa da un bel po', ma ciononostante qualcuno continua imperterrito a riprendere la stessa questione, una causa persa e sbagliata come tutte quelle in cui i creazionisti si avventurano. Fino a quando non la riporranno fra gli argomenti da non usare nelle loro FAQ.

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