domenica 11 luglio 2010

Il dibattito sul clima: i fatti e le ideologie


Torno a dire la mia sulla questione dei cambiamenti climatici. Comincio con il far notare alcune cose.

1. poco meno di un anno fa ho riassunto la storia del clima negli ultimi 20.000 anni. È facile, studiando la questione e andando molto più a ritroso, capire che nell'ultimo milione di anni l'unica cosa costante da un punto di vista climatico è stata.... la variabilità dello stesso, con ritmi e direzioni piuttosto irregolari
2. da questo consegue semplicemente l'ineluttabilità di tali cambiamenti, anche senza intervento umano
3. dire però che la situazione a cui stiamo assistendo in questo momento sia completamente naturale è ben diverso. Partendo da quanto ha scritto Gianni Comoretto nel commento a questo mio post si vede come i cicli solari in qualche modo influenzino la questione
4. d'altro canto è provata una relazione stretta fra quantità di metano e CO2 in atmosfera da una parte e temperatura globale dall'altra. Per l'appunto questi sono fra i gas che in maggior quantità le attività umane immettono in atmosfera (e questa secondo me è la migliore prova dell'influenza antropica sul fenomeno). nella foigura vediamomi dati ricavati dalla celebre "carota Vostok" perforata in Antartide.
5. a questo punto di vista siamo sfortunati perchè le attività umane hanno iniziato a immettere tali gas in uno dei periodi della storia del nostro pianeta in cui la loro concentrazione naturale è straordinariamente bassa: se la stessa quantità fosse stata immessa nel pliocene, con valori di CO2 quadrupli di quelli di adesso l'incidenza delle attività umane sarebbe stata inferiore: la differenza di peso in un cestino aggiungendo 5 pere ad un cestino che ne contiene 10 è nettamente più avvertibile rispetto alla stessa aggiunta in un cestino che ne contiene 30

ESPLORARE LE VARIAZIONI CLIMATICHE

Partendo da queste considerazioni come si possono capire le tendenze climatiche attuali? Vediamo quali indicatori si possono esaminare.

Sicuramente non le temperature cittadine: confrontare i dati di oggi con quelli di un secolo fa così come sono lascia quantomeno perplessi: le città odierne sono sempre più calde rispetto alle zone circostanti, non solo d'inverno, un po' per l'asfalto nero, un po' per le varie attività umane che generano calore: tutte situazioni non esistenti nel passato, anche prossimo. Inoltre la eventuale distruzione di boschi nelle vicinanze aumenta inevitabilmente la temperatura del suolo

Molto migliori sono le indicazioni ricavate dai ghiacciai, che in tutto il mondo, tranne un paio di eccezioni, sono in ritirata. Se continua così non solo entro la fine del secolo non ci saranno ghiacci permanenti al nord ma spariranno diversi ghiacciai, come quelli equatoriali in Africa (Kilimangiaro) e Indonesia (Nuova Guinea) e, con possibili gravi conseguenze per il subcontinente indiano, quelli himalayani.
Anche per quanto riguarda l'Antartide i dati sono veramente allarmanti, basti vedere come la penisola antartica abbia perso una buona parte del manto bianco.

E qui si innesta un altro discorso: essendo bianchi, ghiaccio e neve hanno una albedo fortissima (cioè respingono via una buona parte della radiazione solare). Invece il terreno è spesso molto scuro, per cui al contrario assorbe radiazione solare (provate a mettere due automobili delo stesso modello una bianca e una nera al sole per un paio d'ore e poi guardate la differenza di temperatura interna). Quindi la perdita di ghiaccio consente alla crosta di assorbire più calore, aumentando ulteriormente il riscaldamento.
Vero che un ghiacciaio possa essere in crisi anche a causa di una diminuzione della piovosità, ma non sembra questa la causa (e di sicuro non lo è in Indonesia, dove sul ghiacciaio di Punkak Jaya piove continuamente).

Molto più sicura, anzi la chiamerei la testimonianza più evidente del riscaldamento in atto pr la completa mancanza di spiegazioni alternative (e difficilmente smentibile) è lo spostamento delle fasce climatiche verso nord. Questo è definitivamente acclarato in Nordamerica, dove, come si legge sul numero di luglio di Le Scienze Mattew Sturm ha potuto confrontare lo stato della vegetazione attuale con quello del 1944. Non solo, ma se al nord la foresta boreale è in avanzamento, nella zona meridionale della fascia gli alberi hanno troppo caldo e poca acqua a disposizione per cui Sturm ipotizza che pure la prateria stua avanzando verso nord.

Pertanto tutti gli indicatori climatici sono concordi nell'indicare un trend di forte riscaldamento in atto.
Per questo trovo assolutamente fuori luogo tutti quei (pochi) personaggi che parlano di Terra in raffreddamento come questo.


LE CONSEGUENZE SUL PIANETA E SULLE ATTIVITÀ UMANE

Viviamo un ambiente già profondamente modificato dall'Uomo e che ha visto alterare praticamente tutti i sistemi ecologici, prima solo con armi naturali (caccia, trasformazione del territorio) e poi anche artificiali (con la chimica e la combustione dei combustibili fossili). Secondo alcuni autori già 20.000 anni fa l'Uomo ha provocato delle variazioni climatiche e secondo altri lo ha fatto pesantemente all'introdizione dell'agricoltura.
Fra le conseguenze principali ne scelgo un paio:

1. la modifica delle zone climatiche (e segnatamente di temperature, precipitazioni e umidità) influenzerà pesantemente l'agricoltura, che rimane la principale e insostituibile fonte di sostentamento per una buona parte della popolazione mondiale con l'eccezione di chi vive di pesca (anche chi mangia solo carne alla fine mangia la trasformazione di erbe e quant'altro in muscoli e grassi animali)

2.  l'innalzamento del livello marino provocato dallo scioglimento dei ghiacci: molte delle principali città (quasi tutte quelle portuali, in particolare quelle costruite su coste basse) rischiano di finire sotto il livello del mare. Notare che l'aumento del livello marino amplifica il fenomeno della aubsidenza dei litorali, che oltre a una componente naturale ne ha una artificiale provocata dagli emungimenti delle falde acquifere


LE IDEOLOGIE INFLUENZANO PESANTEMENTE IL DIBATTITO SUL CLIMA

Stabilito che la Terra è “naturalmente” preda di cambiamenti climatici anche repentini e che, con buona pace di Roberto Madrigali (autore dell'articolo linkato), il trend attuale è quello di un forte riscaldamento, resta da vedere quanto di questo fenomeno sia dovuto a cause naturali e quanto a cause antropiche e quali possano essere le sue conseguenze.
Qui le cose si complicano e subentra nei dibattiti una delle cose più deleterie per la Scienza, l'ideologia. Quando l'ideologia pretende di influenzare la Scienza non viene mai nulla di buono e se c'è un dibattito ideologizzato è quello sul clima.

Cominciamo dalle conseguenze: al proposito ci sono due ideologie: 
- la prima è che l'uomo deve rispettare la Terra e la Natura
- la seconda che Dio ha dato la Terra all'uomo per farne quello che vuole.

Per i primi i cambiamenti climatici sono una sciagura, per i secondi una opportunità. Al proposito posso chiaramente capire Sarah Palin e gli abitanti dell'Alaska, dove il clima non è propriamente “caldo e afoso”: il riscaldamento globale faciliterà loro la vita e, in un'ottica di Dio che ha regalato la Terra all'uomo per sfruttarne le risorse, consentirebbe loro di estrarre meglio il petrolio dalle viscere della Terra.

Veniamo alle motivazioni.

Se io sono una persona di cultura ambientalista grido per struttura mentale al mondo industriale bieco, cinico e baro che avvelena la Terra e ne modifica il clima. Ignoro però che le variazioni climatiche naturali esistono o, al limite, le riduco a una percentuale trascurabile della situazione attuale, per me catastrofica

Se io sono una persona di cultura industrialista ecco che rimarco abbondantemente la complessità e le continue variazioni nei trend climatici del passato, negando la validità dell'influenza antropica sul clima.

Quindi un ambientalista è portato a minimizzare per esempio l'effetto climatico delle variazioni di energia che emette il Sole. Mentre un industrialista tende ad esaltarle.

In mezzo c'è la Scienza....

Da ultimo una postilla: come fece vedere Marco F. su Leucophaea, ci sono delle curiose relazioni  fra i negazionisti delle cause antropiche delle variazioni climatiche e i negazionisti dell'evoluzione

2 commenti:

Gianni Comoretto ha detto...

Parto dalla conclusione. In mezzo c'è la scienza.

Ovviamente anche gli scienziati sono persone come le altre, e hanno le loro ideologie. Non ci sono solo i due blocchi (industrialisti/ambientalisti) citati qui per doverosa semplificazione, ci sono gli industrialisti che vedono soluzioni ipertecnologiche ai cambiamenti climatici (penso a Teller), gli ambientalisti che parlano di raffreddamento, o che enfatizzano il contributo delle piante, e infinite altre sottoclassi. Gli scienziati sono abbastanza distribuiti tra tutte queste categorie, ma se si va a vedere quel che pensano sul clima, nella stragrande maggioranza (diciamo tra il 95 e il 98%) sono convinti che il riscaldamento sia reale e che sia in gran parte imputabile alle emissioni di CO2.

Quindi direi che ci si può fidare di "quel che dice la scienza", nonostante i numerosi tentativi di screditarla. Se si vuol sapere che dice sul clima consiglio l'ottimo sito Skeptical Science.

Poi un paio di commenti al volo. Ci sono altri indicatori del riscaldamento in atto (che sta continuando, nonostante questo inverno LOCALMENTE freddo). I ghiacci artici stano perdendo volume ad un ritmo costante, forse accelerato, e i mari stanno accumulando energia (se si misura la loro temperatura fino a 3000 metri di profondità).

I livelli di CO2 in atmosfera erano molto più alti nel Pliocene, ma la luminosità solare era parecchio minore, e quelle concentrazioni sono state molto utili a mantenere la Terra a temperature abitabili. Non influenza l'argomento di Aldo (se fossimo vissuti allora ci si sarebbe potuti permettere emissioni maggiori) ma va detto perché la cosa viene usata per dire che la Terra può sopportare concentrazioni di CO2 altissime. Be', forse la Terra sì, noi no.

Aldo Piombino ha detto...

ringrazio Gianni per le considerazioni e le precisazioni.