Dal 21 al 25 giugno si svolgerà ad Agadir il 62esimo meeting dell'IWC, la International Whaling Commission, meeting che come al solito sarà preceduto da una serie di incontri preparatori, sperando che non sia fallimetare come il precedente.
I problemi sul tappeto continuano ad essere i soliti (quello che ho scritto l'anno scorso è tuttora valido) tra le 3 nazioni che praticano la pesca delle balene (Giappone, Islanda e Norvegia) e i protezionisti, capitanati dall'Australia e dalla nuova Zelanda. Fino ad oggi risultano catturati 30.000 esemplari circa da quando nel 1986 è ripresa la caccia.
Durante la stagione di pesca nell'estate antartica 2009 / 2010 il quantitativo non è stato eccezionale. Anzi, sembra che sia stata la peggiore campagna dal 1986: 507 esemplari contro i 680 della campagna precedente e gli 850 indicati come obbiettivo. Solo nel 2006 andò peggio, ma lì ci furono dei problemi tecnici. Questa volta sembra invece che la colpa sia stata dei militanti anti-whaling della Sea-Shepherd che con le loro imbarcazioni hanno ostacolato per ben 31 giorni le attività della flotta baleniera nei mari dell'antartico, in una zona in cui è stato istituito un “santuario delle balene” in cui tutto questo in teoria non sarebbe permesso.
Diciamo che è l'unica questione su cui governo giapponese e ONG contrarie concordano, solo che gli uni protestano per questo, le altre sono orgogliose del risultato...
Nella lunga battaglia sono stati impiegati cannoni ad acqua e altre “armi” e ci sono stati dei brutti episodi. Il 5 gennaio una nave giapponese ha speronato la Sea Shepherd's Ady Gil, una avveniristica imbarcazione che disturbava la flotta baleniera. Il resoconto lo trovate qui. Peter Bethune, il neozelandese capitano della Ady Gil, è poi sbarcato sulla Shonana Maru II, la nave speronatrice, per “arrestarne” il capitano Hiroyuki Komiya con l'accusa del tentato omicidio dei 6 marinai della Ady Gil che erano finiti in mare durante l'”incidente” (che, probabilmente, più che un incidente è stato un voluto speronamento). Arrestato a sua volta, Bethune è stato sbarcato a Tokyo il 13 marzo e mi risulta che sia ancora nelle carceri giapponesi. Rischia una lunga condanna. C'è anche, (e non poteva mancare!) un gruppo facebook sull'argomento.
Ribadisco che se Islanda e Norvegia praticano la caccia commerciale, in teoria il Giappone lo fa per scopi scientifici, cioè per monitorarne la salute e il numero. L'Australia che è il capofila dei contrari perchè il whale-watching sta diventando una attività economicamente molto interessante, ha comunque dimostrato che per una simile ricerca non occorrerebbe uccidere i cetacei, ma solo prenderne qualche campione di pelle.
Resta comunque un dubbio sul perchè il Sol Levante debba investire risorse per mantenere in vita questa attività, che credo proprio sia una perdita, economicamente parlando: teoricamente le carni non possono essere vendute. In realtà lo sono: carne di animali pescati a “scopi scientifici” è stata ritrovata in qualche ristorante o negozio giapponese.
C'è da considerare che in Giappone la caccia alle balene è propagandata soprattutto dai gruppi nazionalistici e questa probabilmente può essere una chiave di lettura,
Mi domando poi cosa ci sia di “tradizionale” in una caccia così tecnologica....
In febbraio è stato nuovamente proposto ai giapponesi di chiudere con la farsa degli “scopi scientifici” a patto di diminuire il numero delle catture e consentendone anche nei mari vicini a casa loro,
Proposta respinta sia dai giapponesi per la riduzione degli stock, sia dalle ONG che vedono nella legalizzazione un precedente pericoloso, soprattutto perchè verrebbe sancita l'attività commerciale nel Santuario Antartico.
In questi giorni è uscita ufficialmente la proposta di una regolamentazione ufficiale della caccia per i prossimi 10 anni ad opera di Cristian Maquieira e Anthony Liverpool, presidente e vicepresidente dell'IWC. Il piano, che porterebbe tutte le attività baleniere direttamente sotto il controllo dell'IWC stesso, "non può non essere un compromesso" a causa "del largo spettro nelle opinioni dei Paesi membri"; sicuramente cambiare o revisionare alcuni articoli della convenzione in senso restrittivo non è attualmente una opzione realistica
Secondo il piano, nessun altra nazione potrà iniziare questa attività. Invece i 3 paesi balenieri dovranno concordare con l'IWC il numero e il tipo delle catture anziché fissare autonomamente i propri obbiettivi. Le catture saranno un po' (se non molto) al di sotto di quello che è il livello considerato sostenibile per i vari stock. Da notare che nel documento si indica esplicitamente come tali livelli siano stati fissati da un gruppo di scienziati di cui facevano parte sia nazioni favorevoli che contrarie alla caccia e quindi non possono essere accusati di essere di parte.
Inoltre nelle navi baleniere e nelle basi a terra personale dell'IWC controllerà strettamente le operazioni, compresa la determinazione del DNA degli animali uccisi, onde evitare che sul mercato possa essere immessa carne ottenuta da abbattimenti non ufficiali
Di questo e di tanto altro si discuterà ad Agadir, in Marocco. Sarà sufficiente questo piano per evitare una ingloriosa fine dell'IWC?
Nessun commento:
Posta un commento