Donald Ross Prothero annotò come i creazionisti usino 3 semplici tattiche nei loro appunti contro l'evoluzionismo e cioè
1. citare cose che non c'entrano o fuori contesto
2. citare su alcuni fatti delle ricerche vecchie
3. citare pubblicazioni che non hanno niente di scientifico o semplificano al massimo le cose.
Sul citare fuori contesto credo che l'esempio massimo sia la frase di Gould “bisogna andare oltre Darwin” che messa come l'ho vista poteva quasi far sembrare che il buon Steven J. fosse diventato un antievoluzionista....
Lasciando perdere il punto (3) mi soffermo sul punto (2)
Cito espressamente il buon Fratus, che sul suo blog così mi risponde: nel 1923 un giovane geologo, Harlen Bretz, descrisse vaste zone nel Nord America, la cui formazione si poteva spiegare solo con un’inondazione – vero e proprio diluvio – di proporzioni inimmaginabili. Fu ovviamente deriso, ma dopo 40 anni e ulteriori spedizioni sul campo, fu trovata anche la probabile fonte dell’acqua – l’antico lago Missoula. Così il “catastrofismo” ha guadagnato cittadinanza tra gli scienziati e il pubblico.
Ecco un classico esempio di una citazione vecchia, superata e anche imprecisa: da allora di acqua ne è passata sotto i ponti e le ricerche hanno dimostrato come si tratti di una serie di eventi che, sommati, danno un bello spessore di sedimenti. Inoltre la stragrande maggioranza dei geologi erano totalmente scettici sualla cosa. E una volta trovata la zona di origine delle acque fu anche chiarito che non si è trattato di un evento unico ma di una serie di eventi.
Quindi non solo non è andata come diceva Bretz, ma non è neanche vero che il catastrofismo abbia così acquisito punti e sostenitori...
Vediamo quindi come stanno realmente le cose
Fino a 14.000 anni fa il Nordamerica era occupato da una grande calotta glaciale che arrivava almeno alla latitudine di New York. Poi, con l'aumento della temperatura, il sistema andò in crisi e i ghiacci cominciarono ad arretrare, fino a quando si divisero in due, la calotta Laurentide e quella molto più piccola di Cascadia: in pratica si aprì un corridoio privo di ghiacci fra la Catena delle Cascate e le Montagne Rocciose all'altezza di Columbia Britannica e Montana.
La deglaciazione ha formato dei grandi laghi, fra i quali l'Agassiz e il Missoula, che avevano la strana caratteristica di essere bloccati da dighe di ghiaccio. Queste collassarono provocando alluvioni di ingenti dimensioni. Tempo fa parlai dello svuotamento del Lago Agassiz, innescato dall'aumentare della temperatura e delle conseguenze a livello globale di quel fenomeno.
Una cosa analoga successe dall'altra parte del continente, nella zona attualmente situata poco a sud del confine USA – Canada.
I geologi che cominciarono a studiare la costa atlantica al confine fra Usa e Canada, in particolare il già citato Harlen Bretz (1882 / 1981), si trovarono davanti a degli spessori molto forti di detriti nella valle del Columbia River, che sbocca nel Pacifico poco a sud di Seattle, come anche a forme dovute a intensa attività erosiva nei basalti della zona (l'area fu sede di un grande episodio di espandimenti basaltici tra Miocene e Pliocene).
Era evidente che la situazione attuale non permetteva di spiegare queste osservazioni. D'altra parte i dati erano incontrovertibili. Quindi Bretz spiegò il tutto con un unico evento eccezionale che chiamò “Spokane Flood”, in quanto pensò che la zona della cittadina dello stato di Washington fosse vicina alla zona di origine delle acque. Siamo nel 1924 e a quel tempo la diatriba evoluzionismo – creazionismo, come quella fra i gradualisti e i catastrofisti si erano ormai sopite. Logico che questa scoperta, soprattutto con l'interpretazione di Bretz, non era in regola con il gradualismo e che quindi venisse guardata quantomeno con sospetto se non con ostilità. Oltretutto Bretz era in difficoltà nel trovare l'origine delle acque: un improvviso scioglimento dei ghiacci sembrava poco plausibile.
L'origine delle acque rimase a lungo un mistero. Solo negli anni 50 fu evidente che provenivano dal bacino di Missoula, una fossa stretta ed allungata nel Montana Occidentale, tra la Catena delle Cascate e le Montagne Rocciose. La sua posizione era praticamente perfetta: posto al limite della calotta laurenziana, forniva una ideale vasca di raccolta per le acque originate dallo scioglimento dei ghiacci. In più ha un'altra caratteristica importante: è rivolto verso nord e quindi la sua parte topograficamente più bassa verso cui si indirizzavano le acque era ancora all'interno della calotta. Quindi come nel caso del lago Agassiz, anche qui si era formata unauna diga di ghiaccio.
Le dimensioni del lago erano imponenti: nella sua massima estensione era profondo almeno 600 metri e lungo oltre 300 kilometri. Un vero e proprio mare interno, come gli attuali Grandi Laghi. Per paragone con questi, era grande circa quanto l'Ontario e l'Erie messi assieme.
Quanto ai sedimenti lungo il Columbia River, è stato notato che in realtà si tratta di una serie di eventi sovrapposti l'uno all'altro: non solo è facile trovare dei sedimenti diversi intercalati fra le mandate alluvionali, ma la provvidenziale vicinanza dei vulcani della Catena delle Cascate ha provocato l'intercalazione fra le alluvioni di livelli di tufi che sono anche in parte stati datati. Alla fine si contano circa 40 alluvioni che si sono susseguite ad una cinquantina di anni di distanza l'una dall'altra. Qusti fenomeni sono denominati con un termine islandese jokulhlaups (jökull = ghiacciaio, hlaup = alluvione).
La stessa storia è fornita dai sedimenti del lago, che mostrano anch'essi una cicilicità in cui la profondità dell'acqua aumentava gradatamente per poi diminuire molto bruscamente e dalla situazione osservata nei sedimenti oceanici nelle vicinanze della foce del Columbia River.
Per il meccanismo di rottura della diga è stato ipotizzato che il ghiaccio cominciasse a rompersi in basso su sollecitazione della pressione idraulica. Poi, svuotato il lago, le zone sovrastanti rifornivano di ghiaccio la valle,ripristinando la diga.
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