Agli occhi di molta gente l'edilizia è un settore “povero” e poco tecnologico. In realtà proprio sugli immobili si sta giocando una partita fondamentale per il miglioramento o no dell'ambiente: un edificio d'inverno disperde all'esterno una parte del calore prodotto dall'impianto di riscaldamento, mentre d'estate il calore esterno si propaga al suo interno. L’energia consumata nell’edilizia residenziale per riscaldare e condizionare gli ambienti e per l’acqua calda sanitaria rappresenta circa il 30% dei consumi energetici nazionali, e il 25% delle emissioni totali nazionali di anidride carbonica.
Per cui case meno impattanti da un punto di vista energetico, cioè isolate meglio termicamente, consentirebbero di contenere questi numeri a valori molto inferiori: mediamente sul 100% di energia finale consumato in casa, soltanto il 2% serve all'illuminazione, il 5% per cucina e elettrodomestici, mentre ben il 15% viene impiegato per il rifornimento di acqua calda e il 78% per il riscaldamento; se poi nell'immobile esiste un impianto di raffrescamento/condizionamento estivo, questo aggiunge il 25% in più di consumi energetici.
Questi numeri dimostrano come edifici più termicamente performanti migliorino l'ambiente e la situazione finanziaria delle famiglie, come pure la bilancia commerciale del nostro Paese, vista la pochezza di energia prodotta con fonti rinnovabili e la nostra cronica dipendenza energetica dall'estero. E' noto come i picchi dei consumi di elettricità assumono valori allarmanti durante le ondate di caldo estive ed è quindi proprio il settore abitativo a tirare la corda.
Mediamente un edificio in Italia ha un consumo energetico annuo di 300 Kw al metro quadro. E' possibile quasi dimezzare questo valore sull'esistente, mentre esistono nuove costruzioni che hanno valori di un decimo rispetto alla media. Altre nazioni europee sono molto più avanti. Addirittura in Svezia, notoriamente molto più fredda di noi, il valore medio è di 60 Kw/Mq/anno.... Quindi migliorare si può.
Come migliorare lo status energetico delle costruzioni? Basta approfittare del fatto che i palazzi devono ogni tanto essere “rinfrescati”: la manutenzione straordinaria può essere l'occasione per migliorarne le caratteristiche termiche: coibentazioni di facciate (con intonaci isolanti) e tetti, sostituzione dei vecchi infissi con i nuovi che consentono un isolamento termico maggiore, adozione di pannelli solari per la produzione di acqua calda, nuove caldaie per il riscaldamento etc etc.
Ci sono però delle resistenze grosse in materia.
Per prima cosa il costo degli interventi è maggiore, anche se in un certo periodo di tempo, valutabile caso per caso, l'investimento consente alla fine un risparmio. Bene ha fatto comunque lo Stato a consentire un consistente bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie (restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione vera e propria, manutenzione ordinaria) finalizzate ad una riqualificazione energetica. Purtroppo questa norma viene rinnovata di anno in anno e ciò, nella impossibilità di essere sicuri della sua prosecuzione, rende impossibile la programmazione a lungo termine degli interventi. Sarebbe opportuno renderla permanente.
Da notare che una parte di questi lavori possono essere compiuti persino in edifici storici.
C'è poi una resistenza “culturale” da parte degli operatori. In primis molte piccole aziende del settore (edilizie ed impiantistiche) preferiscono lavorare, almeno in parte, “in nero”, cosa che ovviamente sarebbe impedita da chi ha bisogno della fattura per la detrazione. Oltre a questo, spesso mancano le capacità tecniche per lavorare in maniera più moderna. Per cui è proprio il cosiddetto ”idraulico di fiducia” (ma anche muratore, elettricista etc etc) a sconsigliare i condomini a procedere con interventi del genere rispetto a quelli nuovi perchè non ha voglia di affrontare nuove sfide.
Nelle categorie “progettuali” (geometri e architetti) si annidano consistenti sacche di professionisti poco aggiornati e persino molti amministratori condominiali preferiscono il “quieto vivere”, specialmente se si servono per i loro amministrati di ditte poco qualificate.
Basso livello di preparazione tecnica, evasione fiscale e “furbetti” vari quindi sono una zavorra che spesso impedisce di realizzare ristrutturazioni energeticamente significative. Per questo sarebbe molto importante che si attivino in materia gli enti locali, iniziando loro le buone pratiche e facendo in modo da far nascere in ogni zona una filiera di aziende valide il cui know-how possa ricadere in breve tempo anche sui privati.
Ma per fare questo occorre innanzitutto prolungare per un numero adeguato di anni gli incentivi fiscali in modo che aziende e professionisti possano avere la certezza che gli investimenti su materiali e formazione del personale siano ripagati da una “onda lunga” di ristrutturazioni / riqualificazioni edilizie.
Sarebbe opportuno anche spingere politicamente sul tasto della certificazione energetica degli edifici.
Per quanto riguarda il “nuovo”, in molte regioni ci sono degli obblighi non indifferenti, che obbligano i costruttori ad usare materiali e sistemi di coibentazione tali da ridurre i consumi energetici per riscaldamento e condizionamento al 20% rispetto ad edifici costruiti anche solo 40 anni fa, come di installare sistemi per la produzione di energia con fonti rinnovabili (soprattutto pannelli solari per la produzione di acqua calda).
Cominciano anche a uscire edifici che non necessitano di impianti di riscaldamento e condizionamento. Recentemente ne è stato costruito uno a Bolzano, zona notoriamente non proprio calda. Anche a Firenze, quindi più sotto il mio “controllo” (!) ci sono esperienze significative in nuove costruzioni. In una nuova palazzina vicina alla Stazione di Santa Maria Novella l'efficienza energetica è tale che una caldaia normalmente usata per un appartamento singolo è sufficiente per servire tutti e 17 gli appartamenti! Il valore del consumo energetico di questo edificio, condizionamento estivo compreso, sarà inferiore ai 30 Kw/mq/anno, un decimo del valore medio nazionale.
Probabilmente se riuscirà a ritornare alla ribalta il legno come materiale per gli edifici la situazione migliorerà ancora di più, in quanto le sue caratteristiche termiche sono eccellenti e anche la costruzione necessita di meno energia, acqua e risorse naturali rispetto a una casa in muratura. Però anche in questo caso, accanto alla necessità di allestire una nuova filiera rispetto a quella attuale dell'edilizia, ci sono problemi “culturali”, sia di accettazione del manufatto da parte della clientela (ma qui, al solito, basterebbe cominciare con l'edilizia pubblica) sia soprattutto per la mancanza di manodopera specializzata: lavorare sul legno è molto diverso che lavorare sul mattone.
In buona sostanza anche per l'edilizia occorre “alzare l'asticella” del Paese: non solo occorre smetterla di accontentarsi dell'esistente, ma soprattutto stato e enti locali devono farsi interpreti di queste esigenze, a favore non solo dell'ambiente, ma anche delle famiglie stesse. Sarà possibile tutto questo nell'Italia del quieto vivere, del basso livello di consapevolezza nella tecnologia e del voler spendere poco oggi senza guardare al risparmio del domani?
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