
Altra caratteristica importante è la sua superficie, che a giudicare dalla diversa densità di crateri fra varie zone non ha tutta la stessa età. Vi troviamo crateri, pianure lisce, catene montuose ed estese fessure lineari. Per cui si stima che possa avere, al massimo, 100 milioni di anni. Addirittura pare che siano deformati persino dei crateri. Insomma, Encelado è stato geologicamente attivo anche in un recente passato. C'è quindi la necessità di capire qual'è il meccanismo che ha portato a questo.
Innanzitutto si deve scartare il calore interno: è troppo piccolo per poter avere ancora un nucleo riscaldato dalla radioattività. Potrebbe esserci al suo interno un composto che fonde a temperature inferiori a quella dell'acqua? Ipotesi teoricamente valida, ma gli spettrometri di Cassini non l'hanno rilevata e questo ovviamente è un grosso ostacolo. Oppure come intorno a Giove per i vulcani di Io, si può ipotizzare un riscaldamento innescato dalla forza delle maree?
Per questi motivi Encelado merita particolare attenzione. Determinarne le caratteristiche e la storia, definire i vari processi fisici che ne hanno creato e modellato la superficie, capire composizione e distribuzione delle poche parti di materia organica scura, come i rapporti con l'anello E in cui è immerso sono fra gli obbiettivi più importanti per la missione Cassini.

E' probabile che queste temperature così elevate siano dovute al riscaldamento dei fianchi delle fratture provocate dal vapore d'acqua in risalita. Secondo gli scienziati questa dovrebbe essere la causa dei getti di particelle visti dalle fotocamere di Cassini. Per avere una conferma occorrerà analizzare se ci sono relazioni fra la posizione dei punti caldi e quelle dei getti.
Attendiamo con entusiasmo il prossimo fly-by, programmato per il 28 aprile, quando Cassini arriverà a 103 km dalla sua superficie (per confronto le immagini del Baghdad Sulcus” sono state riprese da un'altezza di 1600 metri) , mentre tra novembre e dicembre ci saranno due passaggi ad appena 50 km di altezza.
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