mercoledì 14 ottobre 2009

Le certezze sulla geodinamica italiana degli ultimi milioni di anni e una nuova visione totale del problema



Fino ai primi anni' 80 i ricercatori erano riusciti a capire molte cose sulla storia geologica italiana e del Mediterraneo occidentale, ma all'interno di settori ristretti: l'Appennino Settentrionale, l'Appennino meridionale, le Alpi, la Cordigliera Betica, l'arco Siculo – Maghrebide etc etc. Al di là di alcuni tentativi da parte della scuola fiorentina con Mario Boccaletti prima e Benedetta Treves poi, mancava una visione unitaria che a poco a poco si sta facendo largo nonostante la permanenza di alcune incertezze, principalmente all'altezza dell'Appennino Settentrionale per il terziario inferiore (una o due subduzioni distinte nel tempo?), della Calabria (vedi post) e delle Alpi Lombarde, dove i ricercatori sono divisi fra chi sostiene che si sta assistendo agli inizi di una nuova fase compressiva di senso inverso rispetto a quella alpina e chi invece sostiene per le strutture attorno al lago di Como un'altra motivazione.

Nel contempo abbiamo anche una serie di certezze. In particolare nella storia recente dell'Italia ci sono due momenti cruciali, uno verso la fine del Messiniano (6 milioni di anni fa) e uno molto più recente (a metà del pleistocene, 700.000 anni fa).

La vicenda comincia alla fine del Messiniano, quando la placca adriatica forma ancora una appendice superiore dell'Africa.
L'Europa preme sia a ovest, lungo la catena alpina che a est, con il settore ellenico – anatolico. Nel Miocene superiore finisce di consumarsi l'oceano che si era aperto nel Giurassico situato fra la placca adriatica ed il settore ellenico di quella europea.
Ma questo non ferma il campo di sforzi: la Grecia preme e più a sud – ovest lo fa pure l'Africa. Quindi la zona adriatica per assorbire tutti questi sforzi si spacca: a nord il settore adriatico si separa da quello padano lungo il fascio di faglie trascorrenti Schio – Vicenza mentre a sud nella zona del Canale di Sicilia si separa dall'Africa stessa. Il movimento di per se sarebbe una trascorrente ma siccome l'Africa spinge piuttosto forte, strizza assieme alla placca adriatica l'Appennino in una morsa, costringendolo a ruotare. Quindi nel Canale di Sicilia si realizza anche una componente estensionale che forma dei piccoli bacini.

Intanto la subduzione della zolla adriatica, e per precisione della sezione di oceano giurassico rimasta fra Adria ed Europa (o fra Adria e Al.Ka.Pe.Ka.) continua e la fase tettonica rimane molto acuta. Questa situazione però non dura a lungo: all'inizio del Pleistocene, poco più di 2 milioni di anni fa, la crosta “europea” dell'Appennino collide con il nucleo più duro di Adria, della quale attualmente emergono dal mare il Gargano e le Murge. Da nord fino alla Basilicata l'orogenesi complessivamente si blocca (o quantomeno rallenta vistosamente). il blocco determina la cessazione della apertura del bacino del Vavilov.
Però c'è ancora da consumare la crosta oceanica dello Jonio e difatti l'unica zona di vera subduzione che continua a funzionare è quella attuale a E della Calabria. Dove cessa la resistenza della piattaforma adriatica, all'altezza del confine Basilicata – Calabria si crea una trascorrente sinistra che allarga il Tirreno a sud – est,: nasce il bacino del Marsili. Lo sviluppo della Linea del Pollino provoca in Basilicata la formazione di una serie di faglie trascorrenti orientate NE-SW.


Circa 700.000 anni fa le cose sono cambiate di nuovo. Il campo di sforzi si ridistribuisce perchè dopo la collisione fra il blocco apulo e l'Appennino la placca adriatica si è fermata ad ovest ma ricomincia a subdurre verso est sotto l'Europa nel settore balcanico – egeo. Rimane attiva la subduzione della zolla adriatica sotto la Calabria, con lo Jonio che continua a chiudersi.

Direi che in linea generale questa è un'ottima sceneggiatura, alla quale mancano ancora alcuni particolari. Come ho detto in apertura il pregio fondamentale è che i meccanismi invocati sono piuttosto semplici e applicabili a tutta l'area senza bisogno di complicazioni varie, quali cunei astenosferici e quant'altro.

5 commenti:

punteruolorosso ha detto...

salve dott. piombino,
dunque l'orogenesi appenninica si è fermata?
la rotazione in senso orario di adria determina regimi compressivi sul settore balcanico. e come si spiegano i regimi compressivi nel settore orientale di tutto l'appennino?
è possibile attribuire il regime distensivo dell'appennino centro-meridionale allo "sfilamento" di adria al di sotto della catena? le sarei molto grato se potesse rispondermi
distinti saluti

Aldo Piombino ha detto...

la mia sensazione è questa ma altri docono di no... sto scrivendo un lavoro sulla cosa... work in progress

punteruolorosso ha detto...

il prisma di accrezione dell'appennino (costituito da adria) si è interamente consumato?
è possibile ipotizzare una futura subduzione del blocco apulo?
cos'ha determinato, ca. un milione di anni fa, fa il cambio di regime da compressivo a distensivo lungo l'appennino centro-meridionale?

Aldo Piombino ha detto...

probabilmente il tutto si è fermato per un riorientmento del campo di sforzo e dei movimenti.
comunque il regime distensivo non è nelle zone in cui c'è stata finora la compressione, ma ben più all'interno della catena
Il blocco apulo in parte è già subotto... ad esempio il petrolio in basilicata viene preso dal blocco adriatico subdotto al di sotto delle altre falde appenniniche

punteruolorosso ha detto...

ci sarebbe questo interessante studio di mantovani sulla migrazione dei terremoti. lei cosa ne pensa?

http://www.dsfta.unisi.it/sites/st01/files/allegatiparagrafo/05-07-2016/tentativo_di_identificazione.pdf