Nel 2003, durante un rilevamento della NOAA (national oceanic and atmospheric administration), attorno alle Isole Marianne fu scoperto sul fondo dell'Oceano Pacifico un vulcano la cui cima si eleva fino a circa 500 metri dalla superficie marina, e lo hanno chiamato NW Rota-1. La struttura si trova a circa 100 kilometri a nord di Guam, nelle isole Marianne
Le isole Marianne sono un tipico esempio di arco vulcanico insulare dovuto alla subduzione di una zolla oceanica (in questo caso la zolla pacifica subduce sotto un'altra zolla a crosta oceanica, quella delle Filippine). L'arco delle marianne è bordeggiato ad Est dalla fossa omonima, dove si raggiungono le maggiori profondità marine della Terra: 11.600 metri è il punto più basso della superficie terrestre. Nella carta prodotta dalla NOAA sono evidenziate in blu la fossa oceanica e in rosso i vulcani.
In più nell link della NOAA potete trovare una sintetica ma precisa descrizione geologica dell'arcipelago.
Ritornando a 5 anni di distanza, i ricercatori hanno sorprendentemente trovato le cose molto cambiate. Le lave di NW Rota-1 hanno una composizione andesitico-basaltica, il che è assolutamente normale, visto il contesto tettonico. Ma c'è una particolarità molto interessante: il vulcano risulta essere in attività permanente, cosa questa molto poco frequente (anche se per noi italiani, fra Stromboli – sempre attivo - ed Etna – molto spesso attivo – potrebbe sembrare il contrario).
E soprattutto dall'epoca del primo rilevamento, è nato nei pressi della cima un nuovo cono alto come un palazzo di 10 piani e ampio come un isolato laddove, nel 2004, era stata notata una certa attività idrotermale con la presenza di una grossa frattura sul fianco della montagna. E il punto indicato con la freccia nella figura qui accanto.
Insomma, NW Rota-1 è un'ottimo laboratorio naturale per osservare l'evoluzione e le caratteristiche di un vulcano sottomarino.
Un'altra caratteristica strana di NW Rota-1 è l'ecosistema che lo circonda. Un ambiente del genere potrebbe essere considerato difficile per la fauna marina, tra frane di rocce, lave, ceneri, immissione di gas contenti sostanze poco salutari per la vita e a temperature piuttosto elevate. Invece i suoi fianchi offrono una eccellente biodiversità.
Potrà sembrare strano ma la densità di popolazione risulta maggiore rispetto a 6 anni fa, sia a livello microbico sia a livello di specie animali; addirittura sono presenti organismi che non si trovano altrove. E' evidente che il particolare microclima attorno alla cima del vulcano consente degli adattamenti particolari.
Quanto rapidi possono essere questi adattamenti non è dato sapere, ma in precedenza mi ero occupato di un caso simile in Indonesia. Situazioni del genere sono molto comuni nelle acque dolci: la questione degli spinarelli nei grandi laghi americani o dei pesci ciclidi dei laghi della rift valley africana sono esempi “classici” dell'argomento.
La nuova spedizione al NW Rota-1 si è dotata di un ottimo modello di comunicazione: un blog, anch'esso ospitato in "blogger.com".
Per gli amanti del genere “vulcanismo sottomarino” i filmati contenuti nel sito, come questi, sono un must.
Il sito fornisce una ampia documentazione della spedizione, in tutti i suoi aspetti, dalla vulcanologia, alla biologia, alla composizione delle acque, corredato con diagrammi e cartine.
Una riflessione amara: anche noi abbiamo nel Tirreno il nostro NW Rota-1, il Monte Marsili. Purtroppo conoscendone da decenni l'esistenza, siamo solo riusciti a mettere qualche sensore sulla cima che ha trasmesso qualche dato per un po' di tempo. E basta.
E soprattutto dall'epoca del primo rilevamento, è nato nei pressi della cima un nuovo cono alto come un palazzo di 10 piani e ampio come un isolato laddove, nel 2004, era stata notata una certa attività idrotermale con la presenza di una grossa frattura sul fianco della montagna. E il punto indicato con la freccia nella figura qui accanto.
Insomma, NW Rota-1 è un'ottimo laboratorio naturale per osservare l'evoluzione e le caratteristiche di un vulcano sottomarino.
Un'altra caratteristica strana di NW Rota-1 è l'ecosistema che lo circonda. Un ambiente del genere potrebbe essere considerato difficile per la fauna marina, tra frane di rocce, lave, ceneri, immissione di gas contenti sostanze poco salutari per la vita e a temperature piuttosto elevate. Invece i suoi fianchi offrono una eccellente biodiversità.
Potrà sembrare strano ma la densità di popolazione risulta maggiore rispetto a 6 anni fa, sia a livello microbico sia a livello di specie animali; addirittura sono presenti organismi che non si trovano altrove. E' evidente che il particolare microclima attorno alla cima del vulcano consente degli adattamenti particolari.
Quanto rapidi possono essere questi adattamenti non è dato sapere, ma in precedenza mi ero occupato di un caso simile in Indonesia. Situazioni del genere sono molto comuni nelle acque dolci: la questione degli spinarelli nei grandi laghi americani o dei pesci ciclidi dei laghi della rift valley africana sono esempi “classici” dell'argomento.
La nuova spedizione al NW Rota-1 si è dotata di un ottimo modello di comunicazione: un blog, anch'esso ospitato in "blogger.com".
Per gli amanti del genere “vulcanismo sottomarino” i filmati contenuti nel sito, come questi, sono un must.
Il sito fornisce una ampia documentazione della spedizione, in tutti i suoi aspetti, dalla vulcanologia, alla biologia, alla composizione delle acque, corredato con diagrammi e cartine.
Una riflessione amara: anche noi abbiamo nel Tirreno il nostro NW Rota-1, il Monte Marsili. Purtroppo conoscendone da decenni l'esistenza, siamo solo riusciti a mettere qualche sensore sulla cima che ha trasmesso qualche dato per un po' di tempo. E basta.
2 commenti:
Bel post, veramente. Nonostante sostieni di non fare il geologo sei veramente informato.
Come penso saprai, nel Mediterraneo non abbiamo solo il Marsili ma tanti altri bei vulcanetti sottomarini. Avendo i soldi io per primo mi proporrei per piazzarci strumentazioni. Non avendone, mi devo limitare alle esalazioni sottomarine a Panarea (ma anche nelle altre isole Eolie) dove almeno posso andarci personalmente invece di mandarci un robot.
Da quello che leggo però neanche questi della Oregon State University hanno nulla di permanente sul luogo.
Come mai tu, fiorentino, hai tra i tuoi links uno su Catania, la mia città natale?
il Marsili soprattutto, anche solo perchè è un gigante, meriterebbe uno studio. Ma anche gli altri. a proposito: potrebbe anche essercene qualcuno ancora sconosciuto...
Panarea non è spento, ma dormiente come i Colli Albani. Nella crisi del 2003 stava per fare qualcosa anch'esso.
Il "problema" è che a memoria d'uomo l'attività di questi vulcani non ha avuto effetti sulle coste (tsunami). Vedrai che se per caso ne succede uno si muoveranno di corsa...
Vero che anche quelli dell'OSU non hanno (ancora) messo niente. Ma mi sa che in quell'area di vulcani sottomarini ce ne siano altri.
Quanto a Catania, a parte che la foto sul blog è stata scattata dalle tue parti (indovina dove.....) ammetto di avere parecchi amici e lettori da quelle parti, compreso Ignazio Burgio di Catania Cultura (che aspetta ancora - mea grandissima culpa - quell' articolo che lui sa.. forse perchè mi sono occupato più volte della Sicilia, e ne parlerò ancora: ho 2 argomenti "caldi" (uno è il caso proprio di dirlo, vero Ignazio?....)
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