venerdì 6 marzo 2009

Alla ricerca di megaterremoti del passato: 3. il grande terremoto di Alessandria del 365 DC

Dopo aver parlato qualche tempo fa di paleoterremoti avvenuti lungo il margine pacifico del continente americano, ora mi occuperò di alcuni terremoti particolarmente importanti che hanno avuto luogo nel Mediterraneo in epoca storica. Essendo avvenuti nell'antichità classica sono ben databili ma ovviamente privi dei riscontri strumentali e della completezza delle informazioni che caratterizza gli eventi sismici di oggi.
Il 21 Luglio 365 fu “il giorno dell'orrore”, come lo chiamarono da allora i sopravvissuti: Alessandria fu colpita da uno tsunami. Un evento spaventoso, che seminò panico, morte e distruzione in Libia, Egitto, Medio Oriente, Grecia e Cipro (dove negli anni '80 una campagna di scavi trovò 3 scheletri abbracciati in una casa presumibilmente distrutta dall'onda). Le onde arrivarono persino in Croazia, dove ci furono dei morti a Ragusa.
Lo storico Ammiano Marcellino era ad Alessandria proprio quando ci fu la tragedia e, oltre a salvarsi, ne ha dato una splendida descrizione, grazie alla quale non ci sono dubbi sull'origine e sulle caratteristiche del fenomeno. Per dare un'idea della forza e delll'altezza dell'onda, alcune navi furono trascinate per 2 kilometri nell'entroterra.

Il sisma del 365 è stato probabilmente il più forte nel Mediterraneo in epoca storica e per questo merita di essere ben compreso. Provocò danni un po' dovunque, fino alla Libia, alla Sicilia e alla Grecia. Nella zona più vicina all'epicentro, Creta, la distruzione fu praticamente totale: oltre 100 tra grossi e piccoli centri abitati furono annientati. A Kissamos l'intensità fu oltre il XI grado della Scala Mercalli e il sollevamento cosismico ha fatto emergere il fondo del porto romano, da allora non più utilizzabile. La fortuna per i geologi è stata, come dice il professor Philip England dell'Università di Oxford, che questo è l'unico terremoto importante dell'area associabile a movimenti sulla terraferma. Ho trovato delle vecchie foto in cui si vede bene ma temo che lo sviluppo turistico abbia modificato pesantemente l'area.
Annoto che non tutti gli Autori attribuiscono a questo evento tutte le registrazioni di danni da terremoti nel periodo: è possibile che ci siano state delle commistioni fra questo ed altri terremoti avvenuti più o meno in quegli anni non solo in Sicilia o Dalmazia (che comunque soffrirono sicuramente del maremoto), ma addirittura ci sono notizie di uno tsunami nella stessa data a Malaga. C'è persino chi ha dubbi sulla data del terremoto che distrusse Kissamos, ponendolo qualche anno prima. Questa città e i suoi dintorni portano sicuramente i segni, geologici e archeologici, di altre due scosse, avvenute rispettivamente intorno al 50 e al 270 DC. Una soluzione ci sarebbe: il terremoto di Creta potrebbe aver talmente ridistribuito il campo di sforzi nel Mediterraneo da innescare scosse un pò in tutta la regione. Per un sisma così forte è abbastanza normale che avvenga.

Nel Mediterraneo orientale la crosta africana scorre sotto quella europea. L'arco ellenico ne è la conseguenza visibile sulla superficie terrestre, ed è per questo che Grecia e mari adiacenti sono frequentemente e pesantemente battuta da terremoti. Rispetto ad altre aree tettonicamente simili, il vulcanismo è raro ma è stato molto importante per la storia umana, basta pensare all'esplosione di Santorini e alla fine della civiltà minoica (che nel corso della sua storia ha comunque subito dei forti terremoti, evidenziati da chi ha studiato la città di Cnosso). Ho notizie anche di un'altra eruzione di questo vulcano, ma di migliaia di anni precedente, che avrebbe provocato delle gravi conseguenze a livello planetario.
Molti dati storici ed archeologici evidenziano che tra il IV e il VI secolo DC nel Mediterraneo orientale ci fu un periodo di elevata sismicità, una crisi nota in letteratura come il “parossismo tettonico dell'inizio dell'età bizantina” (Early Byzantine Tectonic Paroxsym), in cui si mossero, oltre all'area della subduzione, anche le faglie dell'Anatolia, del Mar Morto e di tutto l'arco ellenico (beh, non è che le faglie anatoliche si siano mosse solo in quel periodo...).

In origine si pensava che il sisma del 365 si fosse scatenato in mare, nella zona in cui si scontrano le due zolle, a cui corrisponde una zona rilevata, la “dorsale mediterranea”, una catena montuosa in formazione che presto (geologicamente parlando....) emergerà se l'Africa continuerà a premere sull'Europa. Altri parlano di un epicentro a nord di Creta, nei dintorni dell'isola di Kithera,
Secondo gli ultimi studi il terremoto si è originato a sud di Creta. Una equipe diretta dalla inglese Beth Shaw ne ha trovato evidenti tracce nella costa meridionale della grande isola egea. Come per gli studi paleosismologici sull'Indonesia sono stati fondamentali i coralli, di cui i geologi hanno trovato esemplari 10 metri sopra il livello del mare. Il loro aspetto molto recente è stato confermato dalla datazione radiometrica, che cade esattamente nel periodo giusto per attribuirlo agli effetti del terremoto del 365. Questa coincidenza temporale è troppo precisa per essere casuale.
Sommando alla posizione dei coralli altre caratteristiche geologiche riprese su tutta Creta e i dati teorici sul movimento del suolo durante un terremoto, Beth Shaw e la sua equipe hanno potuto stabilire che il movimento è avvenuto lungo una faglia inversa con un angolo di circa 30 gradi, quindi molto più orizzontale che verticale, un classico “thrust”. L'orientazione della faglia ne ha determinato la distruttività: come ho già spiegato in precedenza, un terremoto avviene quando gli sforzi tettonici vincono l'attrito lungo i lati di una faglia e più è grande l'attrito necessario a innescare il movimento, maggiore è l'intensità del sisma: in una faglia suborizzontale ci vuole uno sforzo molto maggiore che in una verticale, semplicemente perchè il peso della crosta sovrastante aumenta considerevolmente l'attrito lungo la frattura.
Tra la dorsale Mediterranea e Creta di thrusts ce ne sono svariati e quindi l'idea è assolutamente coerente con le osservazioni. Le simulazioni dicono che si sarebbe formata un'onda di un paio di metri, compatibile con il quadro delle distruzioni provocate dallo tsunami (ricordo che le onde di uno tsunami, quando arrivano verso la costa, si alzano ben oltre la loro altezza in mare aperto).

Due geofisici greci, S.C. Stiros e A. Dragos, hanno proposto una magnitudo di 8.5, decisamente anomala per l'area mediterranea, ma assolutamente in linea con le caratteristiche dei fenomeni che hanno accompagnato il sisma.
La scoperta della Shaw ha un'altra implicazione molto forte. Lungo una faglia come questa si scatenano nel tempo vari terremoti con caratteristiche simili e ad intervalli abbastanza regolari.
Gli studiosi avevano ipotizzato un tempo di ritorno medio per questo evento di circa 5000 anni. Purtroppo gli ultimi dati porterebbero questo valore a un limite molto meno tranquillizzante: 800 anni. E siccome un altro terremoto dalle caratteristiche simili ed accompagnato da tsunami c'è stato nel 1303 (i suoi effetti sono stati studiati da Anja Scheffers, della australiana South Cross University, una grande esperta di tsunami, che segue le tracce fossili dei maremoti in tutto il mondo), gli 800 anni scadrebbero nel 2103.
Questa visione è un po' contestata da altri geologi. In particolare il tedesco Dieter Kelletat, della Università di Duisburg-Essen ritiene un po' semplicistico il quadro descritto e soprattutto non è sicuro che il segmento mossosi nel 365 sia lo stesso del terremoto del 1303.
Sono in corso ulteriori studi, ma che il terremoto di Alessandria si sia sprigionato da una faglia inversa (compressiva) a basso angolo posta nelle immediate vicinanze di Creta è ormai più di una ipotesi. Quindi tutte le coste del Mediterraneo orientale sono esposte a un grave rischio tsunami.

9 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Un'interessante contributo dal punto di vista archeologico (magari lo conosci già):

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/02/11/un-apocalisse-di-terremoti-cosi-crollo.html

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Lo tsunami ha portato anche un apostrofo di troppo tra le prime due parole. :-(

Isidoro ha detto...

I tuoi articoli sono sempre di un interesse estremo, caro Aldo! Quindi anche la mia riva della Sicilia orientale sarebbe in grave pericolo?
Un caro saluto
Isidoro

Aldo Piombino ha detto...

Rispondo a tutti e due in una volta.
Innanzitutto ringrazio Popinga che sta diventando il mio "fornitore ufficiale" di links...
Allora:

punto 1. crisi sismica seguita al terremoto del 365. Non conoscevo questa ricerca ma la trovo estremamente interessante. Come ho già scritto nel post il sisma ha provocato uno spostamento di almeno 10 metri (almeno, perchè gli studi ci danno il rigetto verticale, ma manca la componente orizzontale). L'effetto sul campo di sforzi in tutta l'area mediterranea deve essere stato devastante, con aftershocks diffusi in tutto il Mediterraneo. Niente di più facile che qualcuno abbia avuto un intensità superiore a M=6, con il risultato di avere almeno un paio di mesi di caos. Questo spiegherebbe l'enorme massa di dati che possono tranquillamente essere stati semplificati, mettendoli tutti nello stesso giorno. Se pensate che in quel momento c'era la fase acuta della sostituzione della religione pagana con quella cristiana, peraltro quest'ultima divisa a sua volta in varie "confessioni", vedete che ce n'era abbastanza per amplificare i danni o vedere nella cosa un messaggio di Dio o degli dei. Ho fatto un paio di esperimenti sulla bibiliografia. Credo che, specialmente dopo questo link, farò una seconda puntata sul terremoto del 365...

Punto 2: la Sicilia jonica di maremoti ne ha sperimentati diversi. Continuo a pensare che sia per il 1908 che per il 1693 lo tsunami sia un effetto "secondario", dovuto ai movimenti dei sedimenti lungo la scarpata ibleo-maltese. E' una situazione molto intricata: la scarpata ibleo-maltese è un margine continentale passivo (tipo quelli atlantici, per intendersi), che però è stato riattivato più tardi ed è l'unico caso che conosco del genere. Quindi la sua dinamica non è molto chiara, a mio avviso.
Dopodichè sei anche esposto a tsunami provenienti da tutto il mediterraneo orientale. La Sicilia tirrenica è a rischio tsunami soprattutto per l'attività vulcanica dell'arco eolico e dei vulcani sottomarini tirrenici (Marsili su tutti ma non solo). Io insisto sulla necessità di studiarli perbene, ma credo che forse ne conosca l'esistenza lo 0,5 % degli Italiani (che comunque sono espertissimi, ad esempio, nel gioco dei pacchi).
Il canale di Sicilia, oltre ad essere esposto a tsunami dal mMediterraneo orientale e dal settore iberico (dove ce ne sono stati molti), ha anche una discreta zona sismica davanti e i vulcani (da Pantelleria ai Campi flegrei del Canale di sicilia). Pensate all'isola Ferdinandea: fatela leggermente più grande e poi fatela franare tutta improvvisamente. Secondo voi le coste del Canale di Cicilia rimarrebbero tranquille in un caso del genere???

Grazie a tutti e ci sentiamo presto

Antonio ha detto...

Salve sono Antonio. Come conseguenza geologica di un terremoto del 365 d.C., anche se non so se sia lo stesso di cui qui si parla, è citato lo spostamento del letto del fiume Piave per alcune diecine di chilometri (ved."Treviso medievale" di A. Marchesan, treviso 1923).

Aldo Piombino ha detto...

nel catalogo parametrico dei terremoti italiani non ho trovato tracce di questo evento, nè in base ai dati disponibili in bibliografia risultano scosse "importanti" nel trevigiano (per importanti intendo "capaci di influire pesantemente sulla morfologia locale").
Oggettivamente non conosco bene la zona ma per far cambiare il percorso dei fiumi in pianura non occorre un terremoto... senza gli argini artificiali lo farebbero di continuo!

Anche per questo non darei grande peso ad un libro scritto nel 1923, per di più da un autore che a vedere quali sono i suoi libri mi sa più di storico, che uomo di scienza. Purtroppo questo "treviso medievale" non è neanche (piuttosto misteriosamente!) nel catalogo della biblioteca nazionale centrale di firenze, per cui non saprei neanche dove andarlo a trovare.
Saluti e grazie per il commento

Anonimo ha detto...

scusi ultimamente tra grecia e turchia tante scossette, iniziamo a cacarci addosso?

Aldo Piombino ha detto...

beh, "ultimamente" ci sono ma il fatto è che tra albania e turchia, via costa ionica della Grecia e Creta c'è un limite di zolla e queste scosse in generale con un amagnitudo compresa fra 4 e 5 avvengono con continuità.
quindi non vedo perchè ci si debba preoccupare

Unknown ha detto...

Bravo Aldo, molto ben fatto e interessante, lo utilizzerò.