giovedì 9 gennaio 2025

il terremoto del Tibet del 7 gennaio 2025: il sistema di rift sud-tibetano, una fascia in estensione molto particolare subito alle spalle dell'Himalaya


Il terremoto M 7.1 del 7 gennaio 2025 nel Tibet è un evento che merita una particolare attenzione non solo per il bilancio delle vittime e di morti ma anche per il meccanismo focale: a nord della catena himalayana, la fascia dove adesso avviene la collisione fra l'India e il bordo dell'Eurasia, si trova una vasta area del Tibet caratterizzata da una tettonica distensiva, nota come il sistema di rift sud-tibetano. Il terremoto pare proprio essersi generato lungo una delle più importanti (e lunghe) faglie che lo compongono. Non è ancora chiaro il motivo dell'esistenza di questo sistema distensivo, anche se la maggior parte dei ricercatori pensano che le cause vadano trovate nel mantello sottostante e dei movimenti in profondità del cuneo della placca indiana che sta scorrendo sotto l'Eurasia. 
 
l'evento principale (cerchietto rosso)
e le maggiori replichefino al giorno dopo
LA SISMICITÀ DIFFUSA ASIA TRA INDIA, CINA E SIBERIA: La regione vicino al confine tra le placche indiana ed eurasiatica ha una storia di grandi terremoti. Negli ultimi 100 anni si sono verificati 10 terremoti di magnitudo 6 e superiore entro 250 km dal terremoto del 7 gennaio 2025. Tra questi, il terremoto M7.8 del 25 aprile 2015 a circa 160 km a sud-ovest (ne ho parlato qui), e il terremoto M 8.0 del 1934, tutti nel Nepal e dovuti alla compressione in atto
La collisione continentale tra le placche indiana ed eurasiatica ha provocato un forte ispessimento crustale, i cui effetti sulla superficie sono noti, data l’altezza non solo della catena himalayana, ma di tutto l’altopiano del Tibet posto immediatamente a nord della catena.
Tutta l’area tra India e Siberia è soggetta a una forte sismicità definibile come intraplacca. Anzi, meglio, intraplacca ma non troppo. Perché la definisco così?
Perché la collisione fra India e Tibet, iniziata nel Paleocene e che fra l’altro ha determinato importanti cambiamenti nella biogeografia e nell’evoluzione dei mammiferi, non è altro che l’ultima di una lunga lista di collisioni lungo il bordo meridionale dell’Asia che si protraggono da metà del Paleozoico, quando ha iniziato a formarsi l’enorme orogene dell’Asia centrale, il CAOB, (ne ho parlato qui) ad oggi: tra India e Siberia si trova una vasta serie di suture fra masse continentali appartenute a diverse placche (e probabilmente anche non continentali: i bacini di Tarim e Junggar dovrebbero essere delle parti di crosta e litosfera oceaniche rimaste intrappolate fra gli orogeni (Morgan e Vannucchi, 2022, ne ho parlato qui). L’incunearsi dell’India nell’Asia ha rimobilizzato questi vecchi limiti convergenti fra placche, che ancora si comportano come linee di debolezza litosferica nel senso di Heron et al (2014). Ne è testimone la grande sismicità dell’area (ne ho parlato qui). Addirittura i dati GPS evidenziano come la catena del Tien-Shan, dove giusto un anno fa avvenne il terremoto M 7.0 del 22 gennaio 2024 stia a sua volta assorbendo anche essa in parte la deformazione dettata dalla collisione (Zubovich et al 2010, ne ho parlato qui).

La pagina dell'evento sul sito di USGS: il meccanismo del terremoto è estremamente chiaro

UNA ZONA IN DISTENSIONE SUBITO A NORD DELL’HIMALAYA. Il terremoto di magnitudo 7.1 del 7 gennaio 2025 nel Tibet è avvenuto circa 80 km a NE dell’Everest e 300 Km SSW di Lhasa. Il meccanismo focale indica che l'evento è associato a una faglia normale quasi verticale a bassa profondità, all’incirca perpendicolare al limite di placca fra India e Eurasia, a nord delle montagne himalayane e pertanto all'interno della placca eurasiatica, poco più a nord della zona dove si registra la compressione massima lungo l’Himalaya, a cui ad esempio è associato il terremoto nepalese del 2015. Un meccanismo di questo genere potrebbe stupire ma invece questo regime compressivo è una caratteristica prominente dell’area immediatamente a nord dell’Himalaya, dove si sviluppa il South Tibetan Rift System (in breve STRS). Lo STRS riflette l'attuale estensione est-ovest dell'altopiano tibetano ed è costituito da diverse strutture distensive parallele che si trovano a circa 150–200 km l'una dall'altra, in un’area caratterizzata da un flusso di calore più elevato del normale.

la carta di Taylor e Yinn (2009) modificata con evidenziati i 4 blocchi che costituiscono il Tibet:
le linee bianche sono le suture che li dividono e lungo le quali si è amalgamato l'altopiano, mentre le ellissi evidenziano le faglie prinicpali del sistema di rift: l'evento del 7 gennaio 2025 pare annidato lungo una di queste 

Vediamo nella carta presa da Taylor e Yin (2009) le varie faglie del Tibet. La maggior parte di queste faglie sono trascorrenti, ma il quadro è ancora non del tutto chiaro, al punto tale che nel 2024 ne è stata identificata una lunga ben 1000 km (Li et al, 2024). La stella indica il terremoto. 
La cosa più sorprendente di queste faglie distensive è che tagliano le due suture principali del Tibet: 
  • la notissima sutura dell’Indo-Yarlung/Tsampo (IYS) che marca il confine fra i terreni dell’Himalaya tetidea e il blocco di Lhasa, attiva all’inizio della collisione India – Eurasia (adesso il fronte attivo è più a sud) e per tutto il Terziario inferiore
  • la Sutura di Bangong-Nujiang (BNS), che marca più a nord la collisione mesozoica fra il blocco di Lhasa e quello del Qiangtang.
Lo sviluppo del sistema di rift sud-tibetano è iniziato nel Miocene superiore, circa 18 milioni di anni fa, accompagnato all’inizio dalla effusione di lave basaltiche.
Anche questo sistema distensivo è un riflesso della ampia collisione in corso. Quello che rende particolare il STRS rispetto ai sistemi distensivi in area di scontro fra placche che normalmente si trovano dietro la zona di convergenza è che le faglie principali di questi sistemi normalmente sono paralleli ad essa e non perpendicolari. Nessuno ovviamente dubita della sua esistenza, ma sul perché questo sistema di rift si sia formato c’è ancora un ampio dibattito in corso. Sono invocati in genere processi profondi annidati nel mantello, ma siccome non ci sono altre situazioni simili, le motivazioni reali della sua presenza non sono ancora chiare e le interpretazioni sono molto diverse fra loro.

BIBLIOGRAFIA CITATA

Heron et al (2016). Lasting mantle scars lead to perennial plate tectonics. Nature communications DOI: 10.1038/ncomms11834

Li et al (2024). Previously unrecognized, 1000 km-long Qixiang Co fault governs eastward escape of central Tibet Earth and Planetary Science Letters, Volume 644, 118928

Morgan e Vannucchi (2022) Transmogrification of ocean into continent: implications for continental evolution. PNAS 119/15 e2122694119

Zhu et al (2017). Analysis of the seismicity in central Tibet based on the SANDWICH network and its tectonic implications Tectonophysics 702, 1–7

Zubovich et al (2010). GPS velocity field for the Tien Shan and surrounding regions. Tectonics 29, TC6014

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