È notizia di pochi giorni fa che sono stati ritrovati nell'Amazzonia Peruviana dei fossili di roditori caviomorfi di 41 milioni di anni fa. La distribuzione della maggior parte delle specie animali e vegetali è stata chiaramente influenzata dalla tettonica a zolle: al distacco di due masse continentali si assiste anche alla differenziazione in specie diverse di una specie la cui popolazione insisteva su entrambe le masse. Si formano così due “sister groups” in quella che viene definita “vicarianza tettonica”. Però alcune radiazioni come quella dei Roditori e dei Primati in Sudamerica non si possono spiegare così, ma solo attraverso migrazioni transoceaniche, Come sono avvenute queste improbabilissime migrazioni?
Quando ancora al movimento dei continenti pensavano in pochi studiosi (per lo più geologi dell'emisfero australe), e il creazionismo era stato finalmente abbandonato dalla Scienza, era sostanzialmente accettato che le somiglianze dei viventi fossero dovute a più o meno fortunose traversate oceaniche. L'affermarsi della Tettonica a Placche ha portato nuove idee secondo le quali tali somiglianze fossero dovute alla separazione fra individui della stessa specie rimasti suddivisi fra i due blocchi che si erano separati. Il fenomeno si chiama “vicarianza tettonica”. Però in alcuni casi i conti non tornano, specialmente quando alcune specie condividono tratti che sono venuti fuori dopo la separazione dei continenti, che nel caso di Africa ed America Meridionale risale al Cretaceo Medio.
La mancanza di documentazione fossile potrebbe essere alla base di alcune presunte migrazioni transoceaniche: in altre parole, la mancanza di fossili fino ad una determinata età può indurre a pensare alla comparsa di un certo gruppo in una certa area ben dopo la separazione di due continenti, ma, appunto, questo è il risultato di una semplice mancanza di reperti. In altri casi la questione è diversa: il momento che le due popolazioni condividono tratti e caratteristiche insorte solo dopo la separazione delle due masse il principio della massima parsimonia esige la traversata, altrimenti bisogna pensare che in entrambe le sponde ci siano state le stesse modificazioni, cosa francamente impossible..
La comparsa di Roditori e Primati in America Latina può essere spiegata solo con una migrazione transoceanica dall'Africa i caviomorfi, sono molto più simili a quelli del Paleocene africano rispetto a quelli del Nordamerica. Stesso discorso per i Primati: le scimmie Platirrhine sono chiaramente antropoidi e quindi se provenissero dal Nordamerica (che era leggermente più vicino) bisognerebbe pensare che le caratteristiche antropoidi siano insorte due volte
È anche geneticamente accertato che i due gruppi siano monofiletici e quindi abbiano origine ciascuno da una sola migrazione.
C'è anche chi ha pensato a “viaggi” molto più complessi, per esempio con un passaggio Africa – Antartide e successivo passaggio in America Meridionale, ma questo cozza violentemente contro la logica e i darti ricavati dalla paleontologia delle aree estreme meridionali.
Questi due gruppi di placentati non sono gli unici candidati ad una simile evoluzione.
Alcuni Autori parlano di altri gruppi di animali o piante che avrebbero compiuto la stessa traversata: pesci di acqua dolce (ad esempio i Ciclidi, di cui manca una documentazione fossili prima dell'Eocene, uccelli come i Ratidi e pappagalli, gechi e altri. Per molti sembra proprio che il problema sia la scarsa documentazione fossile (giustificabile ampiamente: non è che molte zone subaeree siano in sedimentazione, un corpo di un animale in una foresta o in una savana prima di potersi fossilizzare di solito viene mangiato e spesso i sedimenti hanno vita breve).
Quanto ai Ratidi, abitano o hanno abitato aree continentali remotissime come la Nuova Zelanda e a dimostrazione che la vicenda dei Ratidi può benissimo fare a meno di un passaggio attraverso l'Atlantico si può citare il bellissimo “racconto dell'Uccello Elefante” contenuto nell'inarrivabile saggio di Richard Dawkins “Il Racconto dell'Antenato”).
Molti Autori evidenziano che addirittura oltre 100 generi di angiosperme, tutti ben più giovani del Cretaceo sono comuni ad entrambe. Ma per le piante comunque il viaggio nelle correnti marine o nell'aria di un seme è molto più semplice, visto che ha l'indiscutibile vantaggio di poter stare a riposo; un animale ha sempre bisogno di mangiare e – soprattutto – di bere.
Le possibilità teoriche per attraversare l'Atlantico sono 3: il salto attraverso delle isole e la deriva su zattere di vegetali.
Il ponte continentale: gli animali avrebbero approfittato di una striscia di terraferma che congiungeva i due continenti. Ipotesi geologicamente insostenibile: nell'Eocene l'Atlantico meridionale e quello centrale erano già aperti da un bel pezzo; l'ultimo collegamento, è esistito fino al Paleocene prima dell'apertura dell'ultima parte dell'Atlantico Settentironale, era tra l'Europa Settentrionale e il Nordamerica. È possibile però all'epoca l'esistenza all'altezza dell'odierno Brasile Meridionale di una lunga striscia di terra provocata dal punto caldo attualmente centrato nei dintorni di Tristan Da Cunha (quindi più che un ponte si potrebbe raffigurare come un molo di attracco). Si trattava della allora parte estrema del sistema trasversale all'Atlantico individuabile dalla coppia di dorsali Rio Grande e Walvis. Dal lato africano la dorsale di Walvis è ancora ben strutturata, mentre quella del rio Grande lo è molto di meno.
L'ipotesi del salto attraverso varie isole è stata resa possibile grazie ai dati raccolti in alcuni carotaggi del DSDP (Deep Sea Drilling Project) e dei programmi successivi, che a partire dal 1967 a carotare i fondi oceanici, ottenendo complete stratigrafie della copertura sedimentaria e in diversi casi anche della crosta sottostante. Per esempio Peter Barker, durante una spedizione del 1983 ha notato chiari segnali in base ai quali nell'Eocene i basalti della Dorsale del Rio Grande sono stati messi in posto in condizioni subaeree. Ovviamente con i soli dati dei carotaggi la copertura di rilevamenti è meno che insignificante da un punto di vista cartografico, e quindi ai carotaggi sono stati sempre stati affiancati altri tipi di rilevi, sismici e/o acustici.
Osservazioni anatomiche genetiche hanno documentato salti tra un'isola e l'altra in vari arcipelaghi (ad esempio Caraibi e Galapagos) e ci son pure testimonianze dirette di avvenimenti del genere grazie a zattere vegetali in occasione di uragani.
Attualmente in Atlantico non esiste niente del genere, cioè una serie di isole che con una certa continuità vada da una sponda all'altra dell'oceani
Osservazioni anatomiche genetiche hanno documentato salti tra un'isola e l'altra in vari arcipelaghi (ad esempio Caraibi e Galapagos) e ci son pure testimonianze dirette di avvenimenti del genere grazie a zattere vegetali in occasione di uragani.
Attualmente in Atlantico non esiste niente del genere, cioè una serie di isole che con una certa continuità vada da una sponda all'altra dell'oceani
L'impressione generale è che l'Atlantico del Paleogene fosse molto diverso dall'attuale e non solo semplicemente perchè era molto più stretto: oggi in tutto l'Oceano le isole ad una certa distanza dalle coste sono pochissime e constano in apparati vulcanici non troppo antichi nelle vicinanze della Dorsale Medio - Atlantica; nel Paleogene invece è possibile che l'oceano fosse costellato di isole vulcaniche di forma allungata derivate dalla attività dei vari “punti caldi” che probabilmente avevano all'epoca una attività molto maggiore di oggi. Un altro candidato è un punto caldo ora a largo della costa settentrionale brasiliana.
L'ipotesi della navigazione transoceanica su zattere è affascinante e praticamente impossibile, anche se nel caso di cui parliamo venti e paleocorrenti marine erano a loro favore. Come fa però argutamente notare Richard Dawkins il numero di zattere vegetali in milioni di anni di storia può essere stato enorme e anche se è praticamente impossibile raggiungere l'altra sponda dell'Atlantico è anche statisticamente possibile che almeno una coppia di Miomyidi (nel caso dei roditori) sia riuscita a compiere la traversata. In teoria ci sarebbe un ostacolo insormontabile alla deriva per settimane nell'Atlantico: la sete. Non potendo bere acqua di mare, cosa possono aver bevuto questi piccoli navigatori dell'Eocene? La risposta è che essendo molto piccoli il loro fabbisogno era sufficientemente basso da poter bastare l'acqua piovana.
In quanto alle paleocorrenti, è abbastanza assodato che fossero tutte occidentali, quindi in linea con le possibili migrazioni.
A questo punto la cosa più probabile è una combinazione di deriva per piccoli tratti fra un'isola e l'altra (ammesso che queste isole potessero fornire rifugio cibo e acqua per i naufraghi), ammettendo comunque la possibilità di tratti piuttosto lunghi. Riferendosi appunto alla estrema improbabilità di un viaggio simile il monofilletismo, sia nei caviomorfi che nelle platirrhine dimostra appunto che l'avvenimento è avvenuto solo una volta per ogni ordine.
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