giovedì 13 ottobre 2011

Alcuni crateri da impatto visibili sulla Terra

Sulla superficie terrestre i crateri da impatto hanno una vita difficile perchè sottoposti ad erosione. Alcuni sono stati riconosciuti ie n tempi recenti solo grazie alle foto satellitari, che tuttavia non bastano per confermarne la natura. Ne voglio presentare alcuni particolarmente significativi.

Rispetto ad altri pianeti del Sistema Solare è difficile vedere crateri da impatto sulla superficie terrestre perchè i movimenti tettonici e i cicli sedimentari tendono a obliterarli. Specialmente quelli più antichi possono essersi conservati solo in regioni tettonicamente “calme” da parecchio tempo. È così per esempio per alcuni crateri molto antichi che si trovano in Canada, come quello della Deep Bay, di età compresa fra i 100 e i 140 milioni di anni, o il Mistastin Lake crater, di appena 38 milioni di anni ma ampiamente deformato dai ghiacci che hanno ricoperto recentemente il Labrador e il doppio cratere paleozoico di Clearwater Lake. Altri si trovano in Africa, come il Bosumtwi, che racconta di un impatto di oltre un miliardo di anni fa avvenuto nell'odierno Ghana e l'Aourunga nel Ciad, largo ben 17 kilometri o l'impressionante Gosses Bluff, in Australia, dal diametro di quasi 25 kilometri e tanti altri.

Tralasciando il “solito” cratere dello Yucatan, estremamente famoso e a cui parecchi ascrivono l'estinzione di massa della fine del Cretaceo (chi mi segue sa che sono convinto che la colpa sia delle eruzioni del Deccan, analogamente alle altre estinzioni di massa, avvenute in corrispondenza della produzione di vasti ricoprimenti basaltici) vorrei far vedere alcuni crateri “veri” e uno ancora “presunto”.
Cominciamo da quelli veri. Ne scelgo due in particolare, uno perchè è “giovane e bello”, assolutamente ben conservato e uno perchè è ampiamente deformato.
Cominciamo dal Meteor Crater (il nome vero sarebbe Barringer Crater, dal nome di un ingengere minerario la cui famiglia mi risulta essere ancora proprietaria della zona). È recentissimo, avendo meno di 50.000 anni ed essendo nel deserto si è conservato egregiamente (ma negli ultimi 50.000 anni l'Arizona è sempre stata deserto? Mmhh non saperei).
Diciamo che assomiglia parecchio ad un cratere sulla Luna o su Marte, basta vedere la foto.
Passsiamo adesso ad altri crateri, a partire da questo qui sotto:


Questo è iil Bigachl. Scelgo questo cratere per la sua forma attuale:  Si trova nel Kazakhistan nordorientale e in questa immagine dell'Hearth Observatory della NASA si nota la sua forma curiosa. Ha 5 milioni di anni ma è molto deformato, perchè è capitato in una zona in cui ci sono faglie in movimento, e questo movimenti hanno interessato i suoi bordi al punto tale che attualmente sembra una depressione triangolare. Il tutto – tanto per far notare che movimenti tettonici abbiano interessato la zona negli ultimi milioni di anni.

Ci sono poi alcuni crateri che sono stati scoperti solo grazie alle immagini sartellitari. Incominciamo da questo, il Karakul.


Questo è un caso molto interessante. molto recente (5 milioni di anni), si trova non lontano dal Bigach. ed è piuttosto larghettino: ben 45 kilometri di diametro! Nonostante questo nessuno aveva capito l'origine di questa depressione in una zona molto remota del Tagikistan, nei pressi del confine con la Cina, fino a quando non si sono rese disponibili le foto da satellite. E dire che è una zona anche popolata!

La questione è che non basta avere una struttura circolare per avere la certezza che siamo davanti ad un cratere da impatto: varie strutture vulcaniche, a partire dalle caldere, hanno una forma del genere; anche il diapirismo salino, le doline e altri tipi di collassi hanno la stessa forma (però quando le dimensioni sono maggiori di qualche km si possono escludere manifestazioni tipo doline o sinkhole). Pertanto l'ipotesi di essere in prsenza di un cratere va confermata sul campo con lo studio dei reperti: rinvenimento di materiale di provenienza extraterrestre e/o particolari strutture delle rocce sono particolarmente diagnostiche.

A dimostrazione che le aree più remote sono molto promettenti in questo campo, gli altri crateri da impatto che presento (ben due!) sono nella Repubblica Democratica del Congo: un cratere appena riconosciuto nel suo significato e uno presunto. Anche questi devono la loro scoperta dallo studio delle foto satellitari.
Ecco quello recentemente riconosciuto: il Luizi.


Questa origine per il Luizi, situato nell'estremo Sud-est del Paese, era stata ipotizzata già nel 1990 dal geologo belga Paul Dumont ed è stata confermata quest'anno da un team canadese – congolese (i canadesi sono molto esperti in materia!) sulla base dello studio sul campo e su dei campioni di roccia prelevati e pubblicato dalla rivista Geology nel settembre 2011.
Ma la lista potrebbe non fermarsi ancora: infatti un'altra grande depressione circolare è stata notata in Africa, proprio come per il Karakul e il Luizi grazie alle foto da satellite. 


Alla recente Lunar and Planetary Science conference svoltasi a The Woodlands, in Texas, Giovanni Monegato ha illustrato il risultato delle ricerche di un gruppo dell'Università di Padova: nel mezzo della Repubblica Democratica del Congo, più a nord di Luizi c'è una struttura più o meno circolare la cui larghezza oscilla fra i 36 e i 46 km, la Wembo-Nyama. È formata dalla valle del fiume Unia. Il reticolo fluviale è proprio quello che ci si aspetterebbe per un cratere da impatto in una regione tropicale ed è stato rivelato dalla deforestazione in atto nell'area. Inoltre data la storia geologica, appare difficile essere davanti a una struttura vulcanica o a un diapiro salino, per cui delle tre possibilità quella del cratere da impatto appare la più realistica.
Anche in questo caso però la foto da satellite non basta: occorrerà andare sul campo e verificare la situazione. C'è anche da capire l'età dell'evento, che potrebbe addirittura risultare più recente del Giurassico.

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