Con l'associazione Caffèscienza di Firenze, di cui sono socio, stiamo cercando di fare una pagina con degli aggiornamenti sulla situazioe di Fukushima, consci del fatto che sui giornali generalisti italiani le notizie non essendo "filtrate" da esperti non sono spesso molto chiare. Fra chi collabora con noi c'èl il Dr. Eugenio Tabet, un fisico che ha lavorato fra l'altro all'Istituto Superiore di Sanità ed è un eccellente esperto in materia.
Pubblico volentieri il suo primo contributo, seguito alla interessantissima serata del caffèscienza straordinario in materia di venerdì 25 marzo, data a cui si riferisce la situazione in figura. Lo ringrazio a nome anche di tutti i lettori di scienzeedintorni.
Questa è atomic-caffè, la pagina di Caffèscienza Firenze sulla quale contiamo di inserire aggiornamenti e notizie varie
La situazione dell‘impianto, descritta nella tabella che riporta lo stato dei 4 reattori al 25 marzo visibile in figura, presenta oggi alcuni cambiamenti:
Nel reattore n. 1 vi è un aumento della pressione e della temperatura nel recipiente in pressione.
Nei reattori 1, 2 e 3 si è trovata acqua contaminata, in diversa misura, nelle vicinanze dell’edificio turbina. Valori decisamente alti sono stati trovati per il reattore 2, mentre per il 3 la misura non è stata effettuata. I valori trovati indicano che l’acqua è stata in contatto con combustibile seriamente danneggiato, probabilmente fuso, e che è arrivata all’edificio turbina in modo ancora sconosciuto.
Il meccanismo di contaminazione è quello noto: l’acqua nel contenimento primario entra in contatto con materiale fuso dal quale assorbe materiale radioattivo (non è nota la miscela di radionuclidi presente) e, se trova una via di fuga, in altri termini se si è in presenza di una perdita, trasporta altrove la contaminazione (i livelli trovati sono davvero alti, corrispondenti, misurati al pelo dell’acqua, ad un’esposizione pari a 1 Sievert/h (qualche Sievert corrisponde ad una dose letale-). Tutto ciò non depone certamente a favore del buono stato del nocciolo e del contenimento primario.
Le misure radiometriche appaiano, come in precedenza, erratiche, scarse e difficilmente correlabili con la distanza. I valori più alti sono dell’ordine dei 20 kBq/m2 (1 kBq è eguale a 1000 Bq) per lo Iodio-131 (per ciò che riguarda la contaminazione al suolo) e di meno di 1kBq/m2 per il Cesio-137.
Si tratta di valori non elevatissimi, paragonabili a misure in Italia dopo Chernobyl. Per le tracce di Plutonio si cerca conferma che si tratti di rilasci dall’impianto e non di residui del fall-out. Ora, malgrado la circostanza che i fattori di dose per il Plutonio sono di circa 4 ordini di grandezza più grandi (per l’inalazione) di quelli per lo Iodio o il Cesio, fortunatamente la quantità relativamente ridotta del Plutonio nel nocciolo e la sua minore volatilità dovrebbero “compensarne” la maggiore radiotossicità (in circostanze “normali”). Verosimilmente Iodio, Cesio ed altri prodotti di fissione restano, in altri termini, la maggiore sorgente di rischio per la popolazione.
Tutti gli organismi internazionali confermano la gravità della situazione, l’evoluzione della quale, a quasi venti giorni dall’inizio dell’incidente, rimane veramente incerta. Lo scenario peggiore, che purtroppo non può essere escluso, può prevedere, in uno o più reattori, un’estesa perdita dell’integrità del contenimento primario (che in qualche caso è verosimile che sia già avvenuta, in misura sconosciuta) con conseguente inevitabile rilascio all’ambiente di colossali quantità di materiale radioattivo.
Se ciò dovesse avvenire, le conseguenze, in un Paese popolato come il Giappone, con una densità di popolazione pari a oltre 7 volte quella della Bielorussia e 4 volte quelle dell’Ukraina (sede di Chernobyl) si collocherebbero su di una scala senza precedenti.
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