Voglio incominciare l'anno con una buona (e assolutamente sorprendente) notizia che arriva dal Golfo del Messico, dopo il disastro della Deepwater Horizon (di cui non ho voluto occuparmi "in diretta") che il 20 aprile 2010 esplose dando vita ad un lungo periodo in cui petrolio e metano in pressione si sono riversati nell'oceano, con le conseguenze che tutti conosciamo sulla fauna di quell'area, sia marina che costiera.
Quello che appare invece incredibile è che appena 4 mesi dopo, almeno il metano non era più un problema. Sono riuscito a leggere l'anteprima di un articolo che sta per uscire su Science e che parla di questo.
Per chi non lo sapesse preciso che è normale che nei giacimenti petroliferi ci sia anche del gas (soprattutto metano). Il giacimento interessato quindi ha rilasciato sia il liquido che il gas.
L'indagine è stata condotta per conto della NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration, che è un po' la NASA dell'aria e dell'acqua da un gruppo piuttosto esteso di ricercatori delle Università di California e Texas i quali, già alla fine di agosto hanno trovato dei valori di metano nell'oceano praticamente normali
La cosa ovviamente ha molto sorpreso il team perchè soltanto a Giugno la quantità di metano presente nell'acqua era addirittura mediamente 100.000 volte superiore a quella normale. Le misure provenivano da un reticolo di oltre 200 stazioni estesa su oltre 2 milioni di kilometri quadrati di mare e quindi l'indagine è da classificare come “estremamente significativa”. Venivano raccolti dati sulla concentrazione di metano ed ossigeno disciolti nelle acque, tasso di ossidazione del metano e sulla popolazione batterica
In base alle previsioni il metano rilasciato dalla Deepwater Horizon avrebbe dovuto persistere per anni e invece non è stato così: una delle grandi paure era che si riversasse in atmosfera, cosa questa molto temuta anche per le grandi qualità di gas – serra del metano.
Invece non risulta un grande passaggio di gas dall'acqua all'aria e a questo punto c'è da capire come possa succedere che il metano “sparisca” in un tempo talmente ristretto come quello rilevato dagli studiosi. Non certo perchè viene bruciato da fenomeni di combustione... e allora?
L'unica soluzione possibile attribuisce il merito di questo pronto disinquinamento a un gruppo di batteri molto particolari, i metanofili, quelli che per il loro metabolismo usano il metano. Probabilmente presenti in massa nelle prime fasi della vita sulla Terra ora hanno una importanza molto minore. Si trovano ovunque, non solo in zone prive di ossigeno. Le acque profonde oceaniche sono uno dei loro ambienti ideali.
Quindi la spiegazione migliore del fenomeno è che la grande quantità di metano abbia innescato un boom improvviso di batteri metanofili, i quali sono stati estremamente efficienti perchè distruggere in un tempo così breve 200.000 tonnellate di gas (che hanno continuato a riversarsi in mare dal 20 aprile al 15 luglio (praticamente per 3 mesi) non era certo un “compito facile”...
In buona sostanza a giugno si era formato nell'oceano uno strato di acqua con altissime percentuali di metano. Tutto questo alla fine di agosto non c'era più, mentre era molto più elevata del normale la presenza di batteri metanofili.
Lo studio oltre ad essere una ricerca importante per capire l'evoluzione dell'inquinamento nel Golfo del Messico, è stata anche una occasione unica per capire cosa succede nel breve e nel medio termine in caso di rilascio di gas idrati dal fondo oceanico, un fenomeno molto temuto soprattutto a livello climatico per le sue implicazioni nella composizione dell'atmosfera, in particolare in quella dei cosiddetti gas – serra.
I gas idrati, considerati una potenziale fonte di idrocarburi gassosi, sono una mescolanza di acqua e idrocarburi leggeri (quindi soprattutto metano) che per formarsi hanno bisogno di temperature prossime a 0°C e di elevati valori di pressione idrostatica e concentrazione del gas. Queste caratteristiche ambientali si possono trovare soprattutto nei fondi oceanici ma anche nel permafrost, il suolo completamente ghiacciato delle zone artiche. Preoccupano i climatologi soprattutto i gas idrati contenuti nel permafrost, in quanto il riscaldamento globale in atto, molto percepito dai suoli delle alte latitudini, potrebbe rilasciare in atmosfera una considerevole quantità di metano, notoriamente uno dei gas – serra più efficienti.
Anche alcuni episodi di riscaldamento dell'ultimo milione di anni sono stati collegati ad improvvisi rilasci di metano da parte o degli oceani o del permafrost.
Vediamo dunque che secondo questa indagine le improvvise venute di gas metano dal fondo oceanico sono meno probabili come causa di rilascio in atmosfera di metano e quindi che difficilmente possono provocare ripercussioni climatiche di una certa portata. A questo punto tocca evidentemente spiegare in maniera diversa gli aumenti della concentrazione di metano associati alle fasi di alta temperatura globale, considerando quindi una maggiore importanza per il metano contenuto nel permafrost.
2 commenti:
Allora io penso che questo disastro sia stato un fatto molto grave soprattutto per l'ambiente che ha ucciso milioni di animali e soprattutto i pesci che guizzano nell'oceano Atlantico che è il più blu di tutti gli oceani proprio come dice Elisabeth.
Quseto fatto mi ha molto turbato ma mi è stato molto utile per la ricerca di tecnica sul metano. Grazie e arrivederci.
Siam sempre noi amici che frequentiamo periodicamente e costantemente questo adorabile sito. volevamo informare i cari lettori che il metano lo portiamo a casa nostra,salite a vederlo?
vi vogliamo numerosi,grazie e arrivederci.
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