mercoledì 18 novembre 2009

Pale eoliche e impatto su fauna volante: esperienze angloamericane sui pipistrelli e una proposta italiana sugli uccelli



L'Asociación Empresarial Eólica, l'Associazione spagnola dei produttori di Energia Eolica,proclama con orgoglio che, ance se per poche ore e in circostanze eccezionali, il vento ha prodotto più della metà dell'elettricità consumata nella nazione iberica tra le 3.30 e le 8.40 di domenica 8 novembre,
La produzione di energia tramite la forza del vento è sicuramente una delle fonti rinnovabili più interessanti e meno impattanti sull'ambiente, oltre ad essere in promettente crescita, anche perchè l'impatto ambientale delle pale eoliche non è particolarmente tragico, tranne a livello estetico ed eventualmente a causa della costruzione apposita di una strada per arrivarci. Purtroppo ci sono altre ripercussioni negative: le pale eoliche possono arrecare gravi conseguenze sulla popolazone dei volatili, uccelli ma soprattutto pipistrelli.
In questi giorni ci sono degli sviluppi interessanti a proposito, una anglo – britannica sui pipistrelli e una italiana sugli uccelli.

Potrà sembrare strano, ma almeno per i pipistrelli le morti non sono tutte associata ad urti contro le pale: ci sono dei casi di barotrauma: in sostanza il passaggio della pala a velocità dell'ordine di centiania di km/h provoca un calo di pressione tale da danneggiare gravemente i polmoni degli animali.
Fino ad oggi ci sono state molte discussioni in materia (le ricerche sono state avviate una decina di anni fa) e purtroppo si è visto che ogni installazione eolica in Nordamerica costituisce un grave pericolo per gli animali volatori. Paul Cryam del Servizio Geologico degli Stati Uniti (USGS), focalizzando il problema soprattutto sui pipistrelli, ha scoperto che la distribuzione delle perdite nei mammiferi volanti è strettamente associata ad alcune specie in certi periodi dell'anno.

Il tributo pagato dai pipistrelli è veramente alto: nel migliore dei casi poche dozzine all'anno che salgono purtroppo a parecchie centinaia in alcuni casi. Facendo un conto semplice, siamo sulle decine di migliaia di vittime all'anno in tutti gli Stati Uniti, con la osservazione che le pale aumentano di numero e quindi c'è il rischio che il problema aumenti sensibilmente fino ad intaccare pesantemente il numero di animali di alcune specie, con le possibili ripercussioni sull'ecosistema.Il primo grave incidente negli Stati Uniti avvenne nel 2003, sugli Appalachi: qualche centianio di pipistrelli morirono nello spazio di 6 settimane. Destò particolare attenzione lo stretto lasso di tempo tra l'inizio e la fine del fenomeno.
Un'altro aspetto del problema è che su 45 specie di pipistrelli presenti negli USA, ben il 75% degli incidenti hanno come protagonisti individui di sole tre specie che condividono fra loro altre importanti caratteristiche: sono animali frugivori e migratori e per di più il periodo degli incidenti coincide con quello delle migrazioni. La cosa potrebbe rivelarsi molto utile: se nei momenti di maggior pericolo (le notti con poco vento fra l'estate e l'autunno) le pale venissero fermate si potrebbe diminuire l'incidentalità di oltre il 50%.

Questa potrebbe essere una “difesa passiva”. Ma ci sono altre possibilità di “difesa attiva”, cioè di riuscire a limitare il passaggio dei pipistrelli nelle vicinanze delle pale. Nichols e Racey, dell'Università di Aberdeen, in Scozia, hanno notato come nelle zone vicine a emissioni di campi magnetici, come aeroporti e radar meteorologici, l'attività di questi mammiferi è ridotta. In un esperimento hanno usato un radar e analizzando il comportamento degli animali a radar acceso e a radar spento hanno notato a radar acceso una notevole diminuzione di attività. Come controprova non è stata notata una diminuzione della attività degli insetti che sono le prede dei pipistrelli esaminati. E' forse possibile quindi limitare la mortalità dei pipistrelli rispetto alle pale eoliche dotandole di dispositivi radar che interferiscono con il loro sistema sonar. E' chiaro comunque che questa difesa vale solo per le specie in possesso di questa capacità, che non sono tutte e personalmente dubito che i pipistrelli frugivori lo abbiano.

Con gli uccelli il problema è diverso, in quanto sembra che non ci sia una particolare prevalenza di una o più specie fra le vittime e quindi pare che siano tutti sensibili al problema. Questo rende difficile risolvere o quantomeno limitare il problema. Si segnalano casi di rapaci uccisi, in particolare in Spagna e in Norvegia.

Questo è veramente una questione piuttosto grave ed è inutile girarci intorno: a noi serve energia, e possibilmente pulita. L'eolico da questo punto di vista è ottimo, perchè è una fonte rinnovabile e continua (mentre ad esempio il solare non è ovviamente continuo). Ma non si può pensare per questo di distruggere l'avifauna.

A questo proposito gli ornitologi italiani si sono mossi e di questo ne hanno parlato al XV Convegno Italiano di Ornitologia tenutosi a Sabaudia (LT) il 14-18 ottobre 2009. Rilevato innanzitutto il paradosso di una fonte pulita che rischia però di arrecare gravi danni all'avifauna e alla biodiversità, fanno notare che gli interventi nel settore più che una serie di strutture costruite sulla base di una programmazione territoriale sono unanserie di interventi spot da parte di privati o enti pubblici e che esiste sicuramente il pericolo di una proliferazione di impianti eolici in numerosi ambiti di notevole pregio ambientale e di importanza strategica per l’avifauna.
Pertanto, in un documento molto equilibrato, non demonizzano gli impianti eolici come stanno facendo in nome del paesaggio una serie di associazioni e gruppi spontanei (fra i quali ce ne sono alcuni che parlano del problema dei volatili in maniera strumentale, cioè solo in funzione anti-eolico). Gli ornitologi italiani infatti chiedono semplicemente alcune precauzioni.

In primo luogo che nella fase preparatoria dei piani energetici nazionali e regionali nella Valutazione Ambientale Strategica venga inserito uno studio a proposito degli impatti sull’avifauna tenendo conto in una certa area dell’effetto complessivo delle centrali eoliche esistenti e previste. Questo deve valere anche per le turbine da meno di 1 MW, attulamente deregolamentate. Il tutto deve essere correlato dalla valutazione di impatto ambientale.

Propongono anche l'esclusione “per principio” della possibilità di costruire impianti eolici in aree particolarmente frequentate da volatili, come “praterie montane, crinali, principali fondovalle, promontori, stretti, zone umide costiere, tratti di mare lungo rotte migratorie o interessati dalla presenza di forti concentrazioni di uccelli marini”,

L'unica osservazione al documento è che la maggior parte delle tipologie indicate sono proprio quelle dove è più conveniente da un punto di vista della resa mettere delle centrali eoliche.
Ma guardiamo la vicenda da un altro aspetto: costruire sui crinali non è semplice e spesso produce delle alterazioni permanenti a livello ambientale. Quindi ci si potrebbe spingere a cercare degli scenari di pianura o di fondovalle meno pericolosi per l'avifauna e dove costruire dei generatori eolici sia anche più semplice, meno impattante sull'ambiente e sul panorama. Per esempio in provincia di Pisa ci sono pale eoliche in mezzo alla pianura nei pressi di Pontedera. Funzionano, e sicuramente impattano meno a livello visivo e nei confronti degli uccelli di quelle poste sul crinale a Castellina marittima, a una ventina di kilometri di distanza.

E come difesa ulteriore per gli animali volanti, è meglio costruire pale più grandi ma che ruotino a velocità inferiori

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