Tutti abbiamo prima o poi avuto in mano una “cartina”, in cui si vedono delle strade. Oggi chi ha il navigatore satellitare ha sullo schermo una carta della zona che sta attraversando. Ma la cartografia è qualcosa di più profondo: la rappresentazione su carta del territorio è la condizione fondamentale per poterlo gestire decentemente.
L'Italia nel settore vanta una lunga tradizione: già nel XIX secolo l'Istituto Geografico Militare era in grado di fornire delle carte topografiche a livelli decisamente di eccellenza, rilevate totalmente a mano, battendo il territorio palmo a palmo. I rilevatori segnavano tutto, dico tutto: sentieri nei boschi, sorgenti, i più piccoli casotti... Disegnare una carta era un'impresa titanica e da affrontare con cura certosina. Anche oggi, passati alle foto aeree e da satellite, lo stesso istituto continua a fare il suo lavoro e non solo per l'Italia. In appoggio alle missioni militari all'estero, cartografi italiani hanno prodotto ottime carte dell'Afghanistan e della ex-jugoslavia.
L'informatizzazione della geografia – attraverso i cosiddetti GIS - “geographic information systems”, consente dei risultati eccezionali, dalla protezione civile (sapere con una data portata di un fiume quali zone saranno alluvionate) all'economia (vedere in quale città può essere più conveniente aprire una nuova filiale di un'azienda). I siti internet di molte amministrazioni locali contengono un SIT (sistema informativo territoriale), che permette di vedere bene certe caratteristiche del territorio.
Purtroppo tutti questi sforzi hanno un grave difetto: la totale mancanza di coordinamento: la legislazione tratta i problemi del rilevamento e della rappresentazione del territorio con una miriade di leggi che affidano competenze ad enti e strutture nazionali e locali, senza una logica unitaria di efficienza e di utilità collettiva. In compenso brilla l'assenza di essenziali norme quadro che definiscano i ruoli e le risorse destinate ai diversi organismi centrali e locali, per una razionale utilizzazione delle informazioni territoriali da parte di tutti gli utenti interessati.
In Italia, caso forse unico al mondo, vi sono cinque organi cartografici dello Stato, (qualcuno ipotizza di portarli a sei....), quattro servizi tecnici nazionali in “costante ristrutturazione”, venti organi cartografici regionali e poi una sequela infinita di ministeri, enti, agenzie, istituti etc etc che raccolgono e producono dati territoriali in un contesto di norme e di regole spesso tra loro contrastanti, con conseguenti duplicazioni, sovrapposizioni e sprechi di risorse pubbliche, talvolta origine di conflitti paralizzanti.
Da dove viene questa confusione? Da molto lontano. Nel 1945 era stata istituita la Commissione Geodetica Italiana, un organo che operava per armonizzare i dati degli Enti Cartografici di Stato (notare che la legge che la istituì formalmente arrivò solo nel 1960). Nel 1975 fu abrogata come “ente inutile”, ma la sua utilità era grande: da allora le funzioni di raccolta, gestione e coordinamento delle informazioni e dei dati relativi al territorio italiano sono state prese in carico dalle Regioni che, a loro volta, hanno delegato il lavoro a vari enti, agenzie ed organi amministrativi diversi. Questo ha difatti creato una confusione nel coordinamento dei dati stessi, tanto da minarne dettaglio e accuratezza: è come se il censimento generale dello Stato, che si effettua ogni 10 anni, venisse fatto con criteri non confrontabili fra regione e regione. A cosa servirebbe?
Questo non è successa a liivello internazionale: al contrario gli altri paesi hanno proseguito nel lavoro di coordinamento delle proprie informazioni territoriali per adeguarle agli standard (europei ed internazionali), soprattutto in termini di condivisione dei dati. E noi siamo rimasti a guardare, impantanati nella palude dei mille organismi cartografici.
Siamo il Paese del dissesto idrogeologico, in cui poche ore di pioggia un po' intensa provocano quasi sempre dei danni da qualche parte: oltre alla nostra incoscienza, tra le varie cause bisogna certamente annoverare l’inadeguata conoscenza del territorio. Adesso, dopo decenni di scempi, finalmente ci si rende conto della necessità di avere dei vincoli severi nell'uso del territorio, per combattere l’inquinamento e il degrado ambientale e si sta rafforzando la tutela delle risorse naturali. C'è un particolare: per vincolare occorre una base cartografica attendibile, aggiornata, dettagliata e omogenea, su cui identificare e riconoscere l’oggetto del vincolo. Mi chiedo come ci si possa riempire la bocca di parole come “Sviluppo sostenibile” senza conoscere perfettamente tutti gli aspetti di un territorio e come si possa progettare una qualsiasi infrastruttura, dimensionare un impianto della filiera dei rifiuti, senza capirne l'impatto reale sulla popolazione e sul territorio e i potenziali rischi naturali che corre.
La situazione versa in condizioni che - con un eufemismo - potremmo definire critiche: al 31 dicembre 2007 la cartografia ufficiale dello Stato in scala 1:50.000 era aggiornata almeno a 10 anni fa soltanto nel 24% dei casi. Quindi occorre la più importante e meno costosa di tutte le opere pubbliche: un nuovo rilevamento generale del territorio all’altezza delle esigenze e in sintonia con quanto si va facendo nel resto d’Europa; un rilevamento che costituisca la base di un moderno catasto multifunzionale, in sostituzione dell’attuale sistema informativo territoriale catastale.
Alcuni personaggi molto importanti del panorama cartografico italiano, a seguito di un convegno tenuto a Roma un paio di anni fa, sono riusciti a presentare nel 2007 una proposta di legge (la 1766/2007) sulla costituzione della Agenzia Geodetica Cartografica Nazionale, che purtroppo si è impantanata prima per la fine della legislatura e poi perchè c'è chi sostiene che nei periodi di crisi economica preoccuparsi del territorio diventa un lusso troppo costoso, contrapposto a temi quali disoccupazione, immigrazione, insicurezza ecc
Secondo me le cose non stanno così: questa agenzia mi pare necessaria e che non sia una cosa di destra o di sinistra, ma debba essere un patrimono condiviso dalla intera comunità nazionale
La sua istituzione purtroppo è ostacolata da burocrati che temono di perdere dei privilegi e dalla cultura politica italiana, che non capisce il valore di tutto questo. Si badi bene: tanto per sgombrare il campo da equivoci "centalistici", nessuno vuole sostituirsi alle agenzie locali, ma far sì che, almeno, forniscano dati compatibili e confrontabili fra loro...
Sembra che qualcosa si stia muovendo (anche se, forse, non nella maniera desiderata dagli estensori). Anche per questo, invito tutti coloro che mi leggono a firmare il “manifesto per la authority geodetica italiana", all'indirizzo http://www.commissionegeodetica.it
L'Italia nel settore vanta una lunga tradizione: già nel XIX secolo l'Istituto Geografico Militare era in grado di fornire delle carte topografiche a livelli decisamente di eccellenza, rilevate totalmente a mano, battendo il territorio palmo a palmo. I rilevatori segnavano tutto, dico tutto: sentieri nei boschi, sorgenti, i più piccoli casotti... Disegnare una carta era un'impresa titanica e da affrontare con cura certosina. Anche oggi, passati alle foto aeree e da satellite, lo stesso istituto continua a fare il suo lavoro e non solo per l'Italia. In appoggio alle missioni militari all'estero, cartografi italiani hanno prodotto ottime carte dell'Afghanistan e della ex-jugoslavia.
L'informatizzazione della geografia – attraverso i cosiddetti GIS - “geographic information systems”, consente dei risultati eccezionali, dalla protezione civile (sapere con una data portata di un fiume quali zone saranno alluvionate) all'economia (vedere in quale città può essere più conveniente aprire una nuova filiale di un'azienda). I siti internet di molte amministrazioni locali contengono un SIT (sistema informativo territoriale), che permette di vedere bene certe caratteristiche del territorio.
Purtroppo tutti questi sforzi hanno un grave difetto: la totale mancanza di coordinamento: la legislazione tratta i problemi del rilevamento e della rappresentazione del territorio con una miriade di leggi che affidano competenze ad enti e strutture nazionali e locali, senza una logica unitaria di efficienza e di utilità collettiva. In compenso brilla l'assenza di essenziali norme quadro che definiscano i ruoli e le risorse destinate ai diversi organismi centrali e locali, per una razionale utilizzazione delle informazioni territoriali da parte di tutti gli utenti interessati.
In Italia, caso forse unico al mondo, vi sono cinque organi cartografici dello Stato, (qualcuno ipotizza di portarli a sei....), quattro servizi tecnici nazionali in “costante ristrutturazione”, venti organi cartografici regionali e poi una sequela infinita di ministeri, enti, agenzie, istituti etc etc che raccolgono e producono dati territoriali in un contesto di norme e di regole spesso tra loro contrastanti, con conseguenti duplicazioni, sovrapposizioni e sprechi di risorse pubbliche, talvolta origine di conflitti paralizzanti.
Da dove viene questa confusione? Da molto lontano. Nel 1945 era stata istituita la Commissione Geodetica Italiana, un organo che operava per armonizzare i dati degli Enti Cartografici di Stato (notare che la legge che la istituì formalmente arrivò solo nel 1960). Nel 1975 fu abrogata come “ente inutile”, ma la sua utilità era grande: da allora le funzioni di raccolta, gestione e coordinamento delle informazioni e dei dati relativi al territorio italiano sono state prese in carico dalle Regioni che, a loro volta, hanno delegato il lavoro a vari enti, agenzie ed organi amministrativi diversi. Questo ha difatti creato una confusione nel coordinamento dei dati stessi, tanto da minarne dettaglio e accuratezza: è come se il censimento generale dello Stato, che si effettua ogni 10 anni, venisse fatto con criteri non confrontabili fra regione e regione. A cosa servirebbe?
Questo non è successa a liivello internazionale: al contrario gli altri paesi hanno proseguito nel lavoro di coordinamento delle proprie informazioni territoriali per adeguarle agli standard (europei ed internazionali), soprattutto in termini di condivisione dei dati. E noi siamo rimasti a guardare, impantanati nella palude dei mille organismi cartografici.
Siamo il Paese del dissesto idrogeologico, in cui poche ore di pioggia un po' intensa provocano quasi sempre dei danni da qualche parte: oltre alla nostra incoscienza, tra le varie cause bisogna certamente annoverare l’inadeguata conoscenza del territorio. Adesso, dopo decenni di scempi, finalmente ci si rende conto della necessità di avere dei vincoli severi nell'uso del territorio, per combattere l’inquinamento e il degrado ambientale e si sta rafforzando la tutela delle risorse naturali. C'è un particolare: per vincolare occorre una base cartografica attendibile, aggiornata, dettagliata e omogenea, su cui identificare e riconoscere l’oggetto del vincolo. Mi chiedo come ci si possa riempire la bocca di parole come “Sviluppo sostenibile” senza conoscere perfettamente tutti gli aspetti di un territorio e come si possa progettare una qualsiasi infrastruttura, dimensionare un impianto della filiera dei rifiuti, senza capirne l'impatto reale sulla popolazione e sul territorio e i potenziali rischi naturali che corre.
La situazione versa in condizioni che - con un eufemismo - potremmo definire critiche: al 31 dicembre 2007 la cartografia ufficiale dello Stato in scala 1:50.000 era aggiornata almeno a 10 anni fa soltanto nel 24% dei casi. Quindi occorre la più importante e meno costosa di tutte le opere pubbliche: un nuovo rilevamento generale del territorio all’altezza delle esigenze e in sintonia con quanto si va facendo nel resto d’Europa; un rilevamento che costituisca la base di un moderno catasto multifunzionale, in sostituzione dell’attuale sistema informativo territoriale catastale.
Alcuni personaggi molto importanti del panorama cartografico italiano, a seguito di un convegno tenuto a Roma un paio di anni fa, sono riusciti a presentare nel 2007 una proposta di legge (la 1766/2007) sulla costituzione della Agenzia Geodetica Cartografica Nazionale, che purtroppo si è impantanata prima per la fine della legislatura e poi perchè c'è chi sostiene che nei periodi di crisi economica preoccuparsi del territorio diventa un lusso troppo costoso, contrapposto a temi quali disoccupazione, immigrazione, insicurezza ecc
Secondo me le cose non stanno così: questa agenzia mi pare necessaria e che non sia una cosa di destra o di sinistra, ma debba essere un patrimono condiviso dalla intera comunità nazionale
La sua istituzione purtroppo è ostacolata da burocrati che temono di perdere dei privilegi e dalla cultura politica italiana, che non capisce il valore di tutto questo. Si badi bene: tanto per sgombrare il campo da equivoci "centalistici", nessuno vuole sostituirsi alle agenzie locali, ma far sì che, almeno, forniscano dati compatibili e confrontabili fra loro...
Sembra che qualcosa si stia muovendo (anche se, forse, non nella maniera desiderata dagli estensori). Anche per questo, invito tutti coloro che mi leggono a firmare il “manifesto per la authority geodetica italiana", all'indirizzo http://www.commissionegeodetica.it
2 commenti:
Ottimo post: interessante, pragmatico e sensato.
È chiaro che non si devono tarpare le ali alle miriadi di "agenzie" pubbliche e private che lavorano (anche molto bene) nella produzione di cartografia digitale.
È urgente però un'armonizzazione e una adozione di linee guida generali condivise e applicate da tutti.
Bel blog, interessanti gli argomenti per uno come me che ha vissuto la tua stessa esperienza: dalla laurea in geologia per la difesa del territorio, al disicanto, all'insegnamento. Diversamente da te io non mi occupo più con costanza della materia, essendo prevalsa la mia seconda passione: la letteratura. Nell'informarti che il tuo blog entrerà tra pochi minuti tra quelli che seguirò, ti invito a visitare il mio di poesia umoristica, scientifica e potenziale. Ciao.
Marco F. Barozzi (Popinga)
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