Per completare il “trittico” sull'energia prendo spunto da un fondo di Marco Cattaneo sull'ultimo numero (luglio 2008) di Le Scienze per parlare del problema dell'energia in Italia, che potrà assumere presto i caratteri di una emergenza, sia tecnica che economica, come successe nell'estate del 2003 e fu evidenziato ancora di più con il grande black-out del 28 settembre dello stesso anno.
Non che sia l'unico problema che riguardi la nostra nazione ed il suo futuro, ma da un punto di vista economico avere energia al giusto costo rispetto agli altri Paesi è fondamentale sia per le attività produttive che per i privati cittadini.
La linea politica italiana è sempre stata molto favorevole agli idrocarburi, forse per il peso politico – economico dell'ENI. Il governo precedente ha comunque introdotto il “conto energia” che viene soprattutto inteso come produzione di energia solare.
Da decenni l'energia solare è sempre stata considerata l'Alternativa con la “A” maiuscola (ricordate il “sole che ride” con la scritta “energia nucleare? No grazie” in varie lingue?), ma purtroppo le statistiche europee sono impietose: al massimo copre lo “zero virgola” dell'energia prodotta, mentre con l'eolico siamo in alcuni casi ben oltre il 5%. La nazione europea con più solare è la Germania, che contribuisce per lo 0.358 % alla produzione di energia. Sarà facile con il “conto energia” e la maggiore generosità del nostro soloe sorpassarla e diventare il paese più “solare” (ora siamo allo 0,010%) ? La strada da fare è tanta, considerando anche il punto debole di questa fonte rinnovabile e cioè la produzione solo diurna (il vento, ad esempio, non ha questo problema). Registriamo comunque in Italia un forte interesse di molti privati, soprattutto di proprietari di terreni o estese coperture di capannoni e quindi il futuro del solare potrà essere più “luminoso”. Purtoppo temo che, comunque, non sarà mai una soluzione “generale”, almeno fino a quando non verranno trovati nuovi pannelli più efficenti (e comunque rimarrà il problema di dove prendere energia di notte, soprattutto d'inverno). Forse il solare accoppiato all'idrogeno, di cui ho parlato nel post precedente, potrà essere più utile?
Per quanto riguarda il nuovo governo, il ministro Scajola ha annunciato in pompa magna la costruzione di quattro impianti nucleari che nel 2020 forniranno il 10% del fabbisogno italiano di energia. Sono molto perplesso: questo annuncio mi sa tanto di pubblicità e, se poi fosse seguito dai fatti, continueremmo comunque ad essere nei guai.
Sono stato fra i pochi che nel 1987 abbia votato a favore dell'energia nucleare, pur conscio dei gravi rischi che comporta. E tutto sommato non sarei certo contrario a questa soluzione per una serie di motivi, a cominciare dalla grande quantità di nucleare presente in Francia e Germania (che rifornisce anche noi....). Ma occorre puntualizzare alcuni aspetti che ne rendono difficile la realizzazione, almeno secondo un cervello “normalmente dotato”.
Premettiamo che una nuova Chernobyl è impossibile perchè i reattori adesso sono tutti protetti da un guscio, come quello che impedì nefaste conseguenze quando un incidente simile (sempre la fusione del nocciolo) accadde nel 1979 a Three Mile Island, in Pennsylvania.
Punto primo: esiste il problema di cosa fare dei residui di materiale: deposito nazionale delle scorie? Riprocessamento? Stoccaggio provvisorio nei fusti a secco in centrale (sapendo che in Italia nulla è più definitivo del provvisorio)? Conferimento all'estero?
L'episodio di Scanzano Jonico è istruttivo al riguardo. Continuo ad essere convinto che quel luogo sia geologicamente inadatto a questo scopo e che l'Italia sia troppo piccola, troppo densamente popolata e troppo recente geologicamente per poterne costruire uno. Sulle difficoltà di localizzare un sito idoneo a questo scopo basti vedere la situazione del (progettato) deposito di Yucca Mountain, nel Nevada. Pur essendo adiacente al poligono nucleare e a ben 80 kilometri dalla città più vicina ancora non siamo a niente ed il governo federale paga 300 milioni di dollari all'anno alle aziende produttrici di energia per non averlo ancora aperto. In Italia l'unico posto sicuro per un sito simile potrebbe essere in Sardegna (ma ben in mezzo all'isola...), ma una scelta simile sarebbe molto, molto avversata dalla popolazione locale, a cui non mi sentirei proprio di dare torto..
E' chiaro quindi che nessun programma di costruzione di nuove centeali nucleari possa essere concepito senza prevedere, affrontare e risolvere contestualmente il problema delle scorie.
Punto secondo: in Italia basta spostare una fermata di un autobus (o un segnale di stop) per avere immediatamente un comitato di protesta. Che si indichino 4 siti per le centrali e un sito per le scorie senza che non ci sia nessuna protesta è semplicemente da irresponsabili. Per cui è inutile indicare dei tempi tecnici teorici dandogli valenza pratica. Parlare così significa che o si capisce poco o che l'annuncio sia soltanto mera pubblicità per poter dire “noi volevamo fare, ma ci sono stati dei cattivoni che ...”
Punto terzo: il 10% del fabbisogno di energia elettrica non è niente. Attualmente l'Italia la ottiene dai combustibili fossili per il 70% . Pensare di risolvere così il problema della dipendenza dai fossili con 4 centrali (e il 10%) è altrettanto irresponsabile. Se va bene rimarremo dipendenti dai fossili per il “solo” 60%....
E di questo 70% la maggior parte è il metano, con cui oggi si produce incoscentemente il 60% dell'energia): basta che qualcuno chiuda un rubinetto e buonanotte a tutti.... (anche qui c'è stato un bel preavviso di guai durante la crisi russo-ucraina)
La percentuale di energie rinnovabili in Italia è al 15%, tutto sommato un dato allineata a quello europeo. Peccato che ci sia un “trucco”: fra le rinnovabili in Italia ci sono il geotermico (che nel resto d'Europa – Islanda a parte – non esiste e che deve essere considerato un vero orgoglio nazonale) e l'idroelettrico, che “conta” solo per Italia, Svizzera, Francia, Bulgaria e Lettonia. Non penso proprio che sia possibile aumentare la produzione idroelettrica. Quella geotermica invece potrebbe farlo: non è irreale che sfruttando meglio l'esistente, l'area napoletana e qualcos'altro, si possa triplicarne il valore, arrivando a un 7-8% (si tratta comunque anche qui di una buona aggiunta, non certo di una soluzione). Più interessanti (e arealmente molto più vaste) sono le possibilità della geotermia ai fini del riscaldamento domestico.
Nelle altre rinnovabili, come vento e biomasse (ahi ahi, i termovalorizzatori...), siamo paurosamente indietro: senza contare il virtuosissimo caso danese (e dato per ovviamente scontato il sorpasso della Spagna anche in questo campo, come da moda imperante), persino Polonia ed Estonia hanno percentuali più alte delle nostre di energia eolica prodotta.
E' chiaro che da un ministro di uno stato fondatore dell'Europa mi aspetterei qualcosa di più e cioè una estrema attenzione alle energie alternative e rinnovabili.
Ma quali? Come detto, i dati UE dicono che il solare convince poco. Penso però che risolvendo il problema dei costi proibitivi, dall'accoppiamento con l'idrogeno, potrà uscire qualcosa di interessante.
E' necessario però trovare pannelli solari più efficenti. Ci sono molti studi al riguardo e proprio in questi giorni è uscito qualcosa. Ci sarebbero anche le Celle di Graetzel, in cui il silicio è sostituito da nanoparticelle di biossido di titanio che mimano la fotosintesi delle piante, ma ancora è presto.
Nell'immediato biomasse ed eolico hanno le migliori chances. Quindi secondo me il Governo farebbe molto bene a incoraggiare questa pratica. Fra parentesi l'ENEL sta sviluppando progetti eolici per oltre un Gigawatt. Tutto bene, direte. Un accidente, rispondo: lo fa negli USA.....
Chiudo con una riflessione finale: 30 anni fa uno dei primi numeri di Le Scienze che comprai aveva una copertina in cui si parlava di “energia da fusione con fasci di particelle”, prevedendo un futuro luminoso e senza combustibili fossili. Nell'articolo si avvisava che, ancora, eravamo alla teoria. Purtroppo il progetto ITER sta procedendo con estrema lentezza e con costi sempre crescenti. Se tutto va bene di energia così prodotta se ne parlerà nel 2030, appena... 50 anni dopo!
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