Le ricerche che ho svolto per il post precedente sul terremoto di Lisbona mi hanno portato su un terreno “minato”: Atlantide.
Tra i 24 lettori di manzoniana memoria di questo blog, chi mi conosce personalmente potrà stupirsi se mi avventuro su un argomento del genere. Ma la scienza secondo me ha molto da dire, tantochè qualche anno fa si è addirittura svolto un simposio sull'argomento.
E' molto difficile, navigando in Rete, trovare qualcosa di serio al proposito. Da qualche parte ho persino letto dI “evidenze geologiche di un collegamento recente fra America ed Europa” che “giustificano la presenza di un continente in mezzo all'Atlantico”.
Roba da ricovero alla neurodeliri, come i collegamenti fra le piramidi egizie e quelle centroamericane (di oltre 3000 anni posteriori), l'alone di mistero (incoraggiato soprattutto da chi scrive i libri sull'argomento...) o l'assonanza fra atlantide e tutte le parole mesoamericane che usano le consonanti tl unite seguite da “an” (mazatlan, tenochtitlan etc etc) che non considerano la differenza di età né hanno riferimenti sulla traslitterazione di quei suoni nel nostro alfabeto.
Un fulgido esempio di quanto tempo sia stato sprecato per strane elucubrazioni su Atlantide si trovi su Archeo Sciences di Salvatore Poma: certo questo dell'Atlantide, come dicevamo in principio, è un mistero. La prova palmare sarà sempre difficilmente ottenuta. E il mistero si presenta alle nostre menti per fede e per tale via le nutre secondo particolari suoi atteggiamenti e con risoluzioni sconosciute alla cognizione scientifica e aperta.
Non ho parole...... Sarò fuori moda ma secondo me il metodo scientifico è ancora quello valido... e non mi sento uno degli ultimi superstiti della tribù degli illuministi o di quella dei positivisti...
Annoto che spesso c'è una relazione fra chi avanza un'ipotesi su una localizzazione della misteriosa civiltà e il luogo dove vive: ne deduco che avere Atlantide nel proprio territorio sia un grande onore. Pertanto un francese che mette Atlantide in un'altra nazione, conoscendo lo sciovinismo tipico dei cugini transalpini, è roba grossa: Marc-Andrè Gutscher, geologo francese, localizza Atlantide sullo Spartel Bank, una zona a bassa profondità davanti al Marocco che forse fino a 12000 anni fa, quando il livello marino era molto più basso di oggi, era davvero emersa. Peccato che quella età, proposta nel Crizia da Platone sia una datazione impossibile su base antropologia e archeologica. Gutscher asserisce addirittura di aver trovato i sedimenti depositati dallo tsunami. Credo che in seguito il geologo francese si sia reso conto dell'errore commesso, dimostrandosi una volta di più una persona seria, anche se i suoi studi sono sempre molto preziosi per la cronologia dei paleo terremoti della zona.
Nel racconto di Platone ci sono molte cose che vanno dall'impossibile al fantasioso. Come accennato, la datazione è sicuramente sbagliata: all'epoca indicata l'umanità era ancora allo stadio dei cacciatori – raccoglitori e quindi non potevano esistere società complesse, città, navi, allevamento di animali, uso del bronzo, ponti e acquedotti, Alla base dell'errore ci potrebbe essere una confusione fra mesi e anni, con ciò riducendo di 12 volte il tempo trascorso tra l'evento e il momento in cui i sacerdoti egizi ne parlarono a Solone presumibilmente attorno al 600 AC. Un linguista,Georgeos Diaz-Montexano, sostiene invece che in Egitto ci fosse poca differenza nella pronuncia delle migliaia e delle centinaia, pertanto uno straniero potrebbe aver capito migliaia di anni al posto di centinaia. Un problema simile si incontra sulla Bibbia: secondo il libro della Genesi i patriarchi avrebbero vissuto centinaia di anni ciascuno.
La soluzione migliore è che l'evento sia da collocare fra il 1800 e il 1500 AC (e quindi ampiamente successivo alla costruzione delle piramidi, tanto per dirne una).
Un altro aspetto quantomeno curioso è che gli Ateniesi vengano a sapere dagli egiziani di aver combattuto centinaia di anni prima una guerra di cui non c'era accenno nella loro memoria storica. Colpisce anche la ciclopicità delle costruzioni, un po' improbabile. Qualcuno, leggendo dei cerchi concentrici, accenna a Stonehenge (manco a dirlo...). Detto questo, nel racconto ci sono anche delle indicazioni interessanti che lo rendono credibile. La prima è la localizzazione “al di là delle colonne d'Ercole” (lo stretto di Gibilterra). Platone ambienta la storia proprio nella zona del mondo conosciuto all'epoca in cui sono piuttosto frequenti terremoti accompagnati da tsunami (frequenti nel senso geologico del termine: non è certo una zona che nella percezione comune abbia fama di essere particolarmente sismica...). Di più: se io dovessi scegliere dove ambientare un simile evento, beh, sceglierei proprio il golfo di Cadice.... Sarà proprio un caso?
Uno tsunami si può formare per un terremoto che sposta il fondo marino (il meccanismo più noto), per una frana sottomarina, innescata da un terremoto o no, per un vulcano che esplode posto in un'isola (esempi Santorini e Krakatoa) o per il collasso verso il mare del fianco di un vulcano. Ricordo che nel Mediterraneo dell'antichità ci sono stati almeno due tsunami di dimensioni gigantesche causati da vulcani e che hanno lasciato poche tracce storiche il primo, nessuna il secondo: quello dovuto all'esplosione di Santorini (1638 AC) e quello dovuto al collasso del fianco orientale dell'Etna, circa 8000 anni fa. Mi ero ripromesso di parlare dello tsunami etneo, ma sull'argomento c'è un eccellente articolo di Ignazio Burgio, catanese e quindi comprensibilmente interessato al problema, a cui rimando per chi volesse approfondire l'argomento: http://www.cataniacultura.com/120TSUNAMI.HTM )
Il racconto di Platone fa pensare che si sia trattato di un sisma gemello di quelli del 1775, 1531 e di quello che colpì proprio Cadice nel 218 AC. Correttamente, tra la scossa e lo tsunami sarebbe passato un po' di tempo. Difficile che sia stato provocato da un vulcano, sia perchè non sarebbe molto spiegabile un contemporaneo terremoto, sia perchè non sono note in quel periodo né esplosioni, né grossi collassi dei fianchi vulcanici nelle Azzorre o a Madeira, come invece è successo per l'Etna o per Santorini. In quanto a frane sottomarine, non mi pare che ci siano condizioni adatte nell'area, anche se un terremoto di dimensioni più modeste di quelli citati potrebbe averne prodotta una (e di qui lo tsunami).
Ma dove, nel mare ad ovest delle Colonne d'Ercole era collocata Atlantide? Osservando con attenzione le coste (una localizzazione a largo mi pare molto difficile), fra le pochissime isole che ci sono, quelle più interessanti sono nei dintorni della foce del Guadalquivir.
E infatti Rainer Kuhne, uno storico germanico, pone Atlantide proprio alla foce di questo fiume, davanti all'odierna città di Cadice (Gadir in fenicio), che è costruita anch'essa, praticamente, su un'isola. E' una ambientazione interessante: il nome coincide incredibilmente con Gadiro, uno dei nomi citati da Platone: sarebbe il secondogenito della prima coppia di gemelli nati dall'unione di Poseidone e Clito (il primo era Atlantico). La zona è soggetta agli tsunami, nella laguna si possono formare isole abbastanza grandi ma in qualche modo ben sommergibili dalle onde e soggette per loro natura a modifiche di forma, dimensioni e localizzazione. Per quanto riguarda la rete di canali così come sono stati descritti, su un'isola sabbiosa sarebbe stato relativamente facile disegnarli e metterli in opera. Una Venezia iberica, quindi. Da ultimo annotiamo la presenza di miniere nelle montagne circostanti.
E' facile che un terremoto così abbia avuto l'effetto di abbassare tutta la zona al punto di impedire la ricostruzione della città nello stesso sito.
La presenza di una sorgente calda e di una fredda è correlabile a fenomeni legati ai vulcani di fango che sono presenti e diffusi nel golfo di Cadice.
Per quanto riguarda la guerra, gli indizi portano a un conflitto fra le popolazioni locali e i fenici (che avevano l'obbiettivo di stabilire colonie) oppure genti appartenenti alla civiltà minoica (soluzione interessante: i sacerdoti egizi potrebbero semplicemente aver confuso gli ateniesi per altri greci). La civiltà minoica è più indicata anche per la data proposta.
Certo, è indubbiamente comodo prendere il racconto solo dove serve e respingere il resto come fantasia o esagerazione, ma sono convinto che in tutto questo un barlume di verità debba per forza esserci: diversi indizi non fanno una prova (la prova sarebbe unicamente il ritrovamento delle rovine di una città!), però il racconto di Platone fa davvero pensare che un terremoto e uno tsunami abbiano colpito, distruggendolo, un insediamento fortificato e che questo fatto sia avvenuto vicino all'odierna Cadice.
Tra i 24 lettori di manzoniana memoria di questo blog, chi mi conosce personalmente potrà stupirsi se mi avventuro su un argomento del genere. Ma la scienza secondo me ha molto da dire, tantochè qualche anno fa si è addirittura svolto un simposio sull'argomento.
E' molto difficile, navigando in Rete, trovare qualcosa di serio al proposito. Da qualche parte ho persino letto dI “evidenze geologiche di un collegamento recente fra America ed Europa” che “giustificano la presenza di un continente in mezzo all'Atlantico”.
Roba da ricovero alla neurodeliri, come i collegamenti fra le piramidi egizie e quelle centroamericane (di oltre 3000 anni posteriori), l'alone di mistero (incoraggiato soprattutto da chi scrive i libri sull'argomento...) o l'assonanza fra atlantide e tutte le parole mesoamericane che usano le consonanti tl unite seguite da “an” (mazatlan, tenochtitlan etc etc) che non considerano la differenza di età né hanno riferimenti sulla traslitterazione di quei suoni nel nostro alfabeto.
Un fulgido esempio di quanto tempo sia stato sprecato per strane elucubrazioni su Atlantide si trovi su Archeo Sciences di Salvatore Poma: certo questo dell'Atlantide, come dicevamo in principio, è un mistero. La prova palmare sarà sempre difficilmente ottenuta. E il mistero si presenta alle nostre menti per fede e per tale via le nutre secondo particolari suoi atteggiamenti e con risoluzioni sconosciute alla cognizione scientifica e aperta.
Non ho parole...... Sarò fuori moda ma secondo me il metodo scientifico è ancora quello valido... e non mi sento uno degli ultimi superstiti della tribù degli illuministi o di quella dei positivisti...
Annoto che spesso c'è una relazione fra chi avanza un'ipotesi su una localizzazione della misteriosa civiltà e il luogo dove vive: ne deduco che avere Atlantide nel proprio territorio sia un grande onore. Pertanto un francese che mette Atlantide in un'altra nazione, conoscendo lo sciovinismo tipico dei cugini transalpini, è roba grossa: Marc-Andrè Gutscher, geologo francese, localizza Atlantide sullo Spartel Bank, una zona a bassa profondità davanti al Marocco che forse fino a 12000 anni fa, quando il livello marino era molto più basso di oggi, era davvero emersa. Peccato che quella età, proposta nel Crizia da Platone sia una datazione impossibile su base antropologia e archeologica. Gutscher asserisce addirittura di aver trovato i sedimenti depositati dallo tsunami. Credo che in seguito il geologo francese si sia reso conto dell'errore commesso, dimostrandosi una volta di più una persona seria, anche se i suoi studi sono sempre molto preziosi per la cronologia dei paleo terremoti della zona.
Nel racconto di Platone ci sono molte cose che vanno dall'impossibile al fantasioso. Come accennato, la datazione è sicuramente sbagliata: all'epoca indicata l'umanità era ancora allo stadio dei cacciatori – raccoglitori e quindi non potevano esistere società complesse, città, navi, allevamento di animali, uso del bronzo, ponti e acquedotti, Alla base dell'errore ci potrebbe essere una confusione fra mesi e anni, con ciò riducendo di 12 volte il tempo trascorso tra l'evento e il momento in cui i sacerdoti egizi ne parlarono a Solone presumibilmente attorno al 600 AC. Un linguista,Georgeos Diaz-Montexano, sostiene invece che in Egitto ci fosse poca differenza nella pronuncia delle migliaia e delle centinaia, pertanto uno straniero potrebbe aver capito migliaia di anni al posto di centinaia. Un problema simile si incontra sulla Bibbia: secondo il libro della Genesi i patriarchi avrebbero vissuto centinaia di anni ciascuno.
La soluzione migliore è che l'evento sia da collocare fra il 1800 e il 1500 AC (e quindi ampiamente successivo alla costruzione delle piramidi, tanto per dirne una).
Un altro aspetto quantomeno curioso è che gli Ateniesi vengano a sapere dagli egiziani di aver combattuto centinaia di anni prima una guerra di cui non c'era accenno nella loro memoria storica. Colpisce anche la ciclopicità delle costruzioni, un po' improbabile. Qualcuno, leggendo dei cerchi concentrici, accenna a Stonehenge (manco a dirlo...). Detto questo, nel racconto ci sono anche delle indicazioni interessanti che lo rendono credibile. La prima è la localizzazione “al di là delle colonne d'Ercole” (lo stretto di Gibilterra). Platone ambienta la storia proprio nella zona del mondo conosciuto all'epoca in cui sono piuttosto frequenti terremoti accompagnati da tsunami (frequenti nel senso geologico del termine: non è certo una zona che nella percezione comune abbia fama di essere particolarmente sismica...). Di più: se io dovessi scegliere dove ambientare un simile evento, beh, sceglierei proprio il golfo di Cadice.... Sarà proprio un caso?
Uno tsunami si può formare per un terremoto che sposta il fondo marino (il meccanismo più noto), per una frana sottomarina, innescata da un terremoto o no, per un vulcano che esplode posto in un'isola (esempi Santorini e Krakatoa) o per il collasso verso il mare del fianco di un vulcano. Ricordo che nel Mediterraneo dell'antichità ci sono stati almeno due tsunami di dimensioni gigantesche causati da vulcani e che hanno lasciato poche tracce storiche il primo, nessuna il secondo: quello dovuto all'esplosione di Santorini (1638 AC) e quello dovuto al collasso del fianco orientale dell'Etna, circa 8000 anni fa. Mi ero ripromesso di parlare dello tsunami etneo, ma sull'argomento c'è un eccellente articolo di Ignazio Burgio, catanese e quindi comprensibilmente interessato al problema, a cui rimando per chi volesse approfondire l'argomento: http://www.cataniacultura.com/120TSUNAMI.HTM )
Il racconto di Platone fa pensare che si sia trattato di un sisma gemello di quelli del 1775, 1531 e di quello che colpì proprio Cadice nel 218 AC. Correttamente, tra la scossa e lo tsunami sarebbe passato un po' di tempo. Difficile che sia stato provocato da un vulcano, sia perchè non sarebbe molto spiegabile un contemporaneo terremoto, sia perchè non sono note in quel periodo né esplosioni, né grossi collassi dei fianchi vulcanici nelle Azzorre o a Madeira, come invece è successo per l'Etna o per Santorini. In quanto a frane sottomarine, non mi pare che ci siano condizioni adatte nell'area, anche se un terremoto di dimensioni più modeste di quelli citati potrebbe averne prodotta una (e di qui lo tsunami).
Ma dove, nel mare ad ovest delle Colonne d'Ercole era collocata Atlantide? Osservando con attenzione le coste (una localizzazione a largo mi pare molto difficile), fra le pochissime isole che ci sono, quelle più interessanti sono nei dintorni della foce del Guadalquivir.
E infatti Rainer Kuhne, uno storico germanico, pone Atlantide proprio alla foce di questo fiume, davanti all'odierna città di Cadice (Gadir in fenicio), che è costruita anch'essa, praticamente, su un'isola. E' una ambientazione interessante: il nome coincide incredibilmente con Gadiro, uno dei nomi citati da Platone: sarebbe il secondogenito della prima coppia di gemelli nati dall'unione di Poseidone e Clito (il primo era Atlantico). La zona è soggetta agli tsunami, nella laguna si possono formare isole abbastanza grandi ma in qualche modo ben sommergibili dalle onde e soggette per loro natura a modifiche di forma, dimensioni e localizzazione. Per quanto riguarda la rete di canali così come sono stati descritti, su un'isola sabbiosa sarebbe stato relativamente facile disegnarli e metterli in opera. Una Venezia iberica, quindi. Da ultimo annotiamo la presenza di miniere nelle montagne circostanti.
E' facile che un terremoto così abbia avuto l'effetto di abbassare tutta la zona al punto di impedire la ricostruzione della città nello stesso sito.
La presenza di una sorgente calda e di una fredda è correlabile a fenomeni legati ai vulcani di fango che sono presenti e diffusi nel golfo di Cadice.
Per quanto riguarda la guerra, gli indizi portano a un conflitto fra le popolazioni locali e i fenici (che avevano l'obbiettivo di stabilire colonie) oppure genti appartenenti alla civiltà minoica (soluzione interessante: i sacerdoti egizi potrebbero semplicemente aver confuso gli ateniesi per altri greci). La civiltà minoica è più indicata anche per la data proposta.
Certo, è indubbiamente comodo prendere il racconto solo dove serve e respingere il resto come fantasia o esagerazione, ma sono convinto che in tutto questo un barlume di verità debba per forza esserci: diversi indizi non fanno una prova (la prova sarebbe unicamente il ritrovamento delle rovine di una città!), però il racconto di Platone fa davvero pensare che un terremoto e uno tsunami abbiano colpito, distruggendolo, un insediamento fortificato e che questo fatto sia avvenuto vicino all'odierna Cadice.
4 commenti:
In Giappone è esistita una popolazione, gli Jomon, ritenuta inizialmente di cacciatori-raccoglitori finchè non sono stati trovati vasi, scodelle e numerosi oggetti in terracotta di notevole fattura in diversi siti risalenti a 16000 anni fa. A pochi km al largo delle coste del sud dell'India tramite un ecoscandaglio è stata trovata una città sommersa di 9x2 km, gettata una rete(poichè non era possibile fare immersioni) sono stati raccolti dal fondo marino diversi monili, vasi, oggetti di vario tipo e ossa. Tramite il carbonio 14 si è potuto datare le ossa trovate, che risalgono a circa 11000 anni fa. L'approccio scietifico nel campo della ricerca è fondamentale e, come nella matematica, un teorema è valido finchè non si dimostra l'esistenza anche di un solo caso contrario. L'idea che l'uomo sapiens sapiens fosse semplicemente cacciatore-raccoglitore nell'epoca antecedente al III-IV millennio è un'ipotesi e non un dato di fatto. Molto spesso in campo archeologico approccio scientifico e buon senso vengono un po' dimenticati. Anticamente, soprattutto presso i greci, l'Egitto era ritenuta la culla della conoscenza, i sacerdoti di Eliopoli(On nella Bibbia) erano i conoscitori delle costellazioni e della precessione luni-solare, Pitagora studiò in Egitto e anche Platone pare visitò tale terra. Platone parlando di Atlantide fa riferimento a 9000 anni prima, una data che coincide con le ultime fasi dello scioglimento dei ghiacci e l'innalzamento del mare. Mi pare strano che ci possa essere stato fraintendimento sull'espressione di centinaia e migliaia anche perchè una tale e lampante incomprensione fra le lingue avrebbe gravato non poco sui commerci. E' comunque una spiegazione poco scientifica il fatto dell'incomprensione. Forse Atlantide è esistita o forse no oppure su molte coste dei mari v'erano città poi sommerse dall'innalzamento dei mari(120 m non pochi). Se 12000 anni fa fosse esistita una civiltà, molto probabilmente si sarebbe stabilita sulle coste, per tutti i motivi di commercio e sviluppo che per tutta la storia hanno spinto l'uomo a costruire le proprie città vicino al mare. Per cui il problema è semplimente "dove cercare" e magari si troveranno diverse atlantidi al largo delle coste del Mediterraneo, dell'Africa, delle Americhe, del Giappone, dell'India. E' come se fra 10000 anni i nostri discendenti scavassero in Africa e, scoprendo i resti delle tribù Masai, affermassero che nel 2008 d.C. l'uomo viveva in capanne e cacciava nella savana.Con lo scioglimento dei ghiacci il 25% della terra emersa è stato coperto dalle acque. Il problema è dove cercare.
P.S: Internet ha il potere di diffondere informazioni in breve tempo e in ogni dove. Sulla rete si trovano cozzaglie di teorie strampalate, collage di informazioni prese da diversi siti web. Tutti possono scrivere indipendentemente dalla preparazione sugli argomenti discussi. Questo comporta una certa difficoltà nell'ottenere informazioni valide, che abbiano una fonte autorevole o comprovata da prove scientifiche serie. Pertanto certe ipotesi o teorie, magari di un certo rilievo, vengono "sparate" nella rete in maniera disordinata, nello stile "gossip", generando inevitabile incomprensione e mettendo in cattiva luce ipotesi interessanti.
Complimenti per il blog, non sempre se ne trovano con articoli interessanti.
Pietro
Innanzitutto concordo con l'affermazione che su internet ci sia tutto ed il contrario di tutto. Fondamentalmente la prima verifica che faccio è la home-page del sito. Già lì si può cominciare a capirne il grado di autorevolezza dei contenuti. Per il resto ci vogliono davvero fiuto, esperienzae anche un pò di fortuna. Su Atlantide poi il livello, come ho peraltro ho segnalato all'inizio del post, è veramente fra i peggiori e ha reso difficilissime le ricerche. La ringrazio sentitamente pe il suo giudizio, evidenteente positivo, sul mio blog. Veniamo al dunque.
Per conoscere la data di inizio dell'agricoltura più che gli scavi ed i reperti saranno più utili la genetica e lo studio dei pollini. ci sono già delle ipotesi (o, meglio, dei rumours), che fanno retrocedere questa data di parecchio e, vista la nuova tempistica ipotizzata. è possibile che l'innalzamento del livello dei mari abbia coperto i dati più antichi.
Conosco la datazione delle ceramiche Jomon e che questa civiltà abbia avuto una importanza notevole nel popolamento dell'Asia lo dimostra la carta genetica della terza componente principale dell'Asia,in cui uno dei due estremi è nippocentrico.
Non sapevo invece della città indiana. Indagherò perchè la cosa si presenta molto, molto interessante, anche se in questo periodo sono piuttosto impegnato, come dimostra la scarsissima produzione di post in scienzeedintorni. Se poi mi manda via e-mail un link a questa storia gliene sarei grato.
Però un conto è l'agricoltura, un altro sono le navi, le miniere, le armi,i canali e uno stato organizzato. Francamente la datazione "tradizionale" è difficilmente accettabile. Anche Marc-Andrè Gutscher ha dovuto arrendersi su questo. E sinceramente trasformare le migliaia in centinaia consente una datazione piuttosto coerente nel quadro storico, anche se condivido le perplessità da un punto di vista ommerciale, a cui non avevo pensato. D'altro canto ho citato la fonte da cui ho preso il dato.
E come lei ha citato l'Africa nel caso di sedimenti del XX secolo scavati fra 10.000 anni, se uno trovasse in quell'epoca una città americana negli anni 50 generalizzando farebbe deduzioni esattamente opposte. Con questo voglio dire che se davvero ci sono città così antiche in India non è detto che ci debbano essere state per forza in tutto il mondo. Anzi...
Per questo continuo a ritenere giusta la datazione modificata.
Saluto ringraziando per la sua attenzione e per il giudizio su "scienzeedintorni"
Buonasera, innanzitutto mi scuso per averle fornito un'informazione parzialmente inesatta relativamente alla città sommersa indiana:
1. L'età dei resti: risalgono a circa 9500 anni fa,non, come ho confuso, 9500 a.C e quindi stiamo parlando di circa 7500 anni prima di Cristo;
2. Localizzazione del sito: la città è stata ritrovata nei pressi del golfo di Cambay e non a sud dell'India dove invece, a qualche km dalla costa si trovano i resti di una struttura in pietra che sembra essere realizzata dall'uomo.
Tale confusione è da imputare al fatto che il libro che tratta questi argomenti l'ho finito di leggere qualche mese fa e anche l'orario in cui ho lasciato il commento forse è partecipe.
Comunque la scoperta è stata fatta dal NIOT, National Institute of Ocean Technology.
Il libro di cui parlo è Underworld, scritto da Graham Hancock, dopo una decina d'anni di ricerche e immersioni in vari siti, spesso aiutato da enti archeologici locali. L'autore è ormai abbastanza famoso.
Se posso esprimere il mio parere personale, ho trovato questo libro molto ben fatto e ricco di valide argomentazioni, sempre avvallate da prove scientifiche e soprattutto diversi pareri scientifici, anche contrari a quelli esposti dall'autore. Il tutto esposto in maniera oggettiva(non eccede mai in divagazioni o teorie strampalate). Nel libro vengono trattati in maniera approfondita la fine dell'ultima glaciazione con l'aiuto del geologo marino Glenn Milne, la questione dei primi segni di agricoltura, le mappe di Marino di Tiro, i portolani. Ma oltre alle immersioni, alle descrizioni degli "monumenti sottomarini" e alle spiegazioni di carattere più scientifico, l'autore descrive religioni, usanze antiche e tramandate, miti e leggende dei luoghi che visita fornendo, a mio parere, un panorama abbastanza completo sulla storia di quei luoghi magari un po' estranei noi europei(a parte per chi ha viaggiato in quelle terre o se ne è interessato personalmente).
Inoltre ogni capitolo dispone di un'articolata bibliografia, per cui gli spunti di approfondimento sono parecchi.
Ritornando alla città sommersa del golfo di Cambay le allego due link, presi dal sito di Graham Hancock(aggiornato in continuazione con notizie di carattere scientifico-archeologico):
1.Notizia della soperta:
http://www.grahamhancock.com/news/index.php?node=4592
2. Articolo di approfondimento, con foto dei reperti e immagini dell'ecoscandaglio(non ho ancora avuto il tempo di leggerlo ma lo farò presto):
http://www.grahamhancock.com/forum/BadrinaryanB1.php
Saluti
Pietro Tadini
Grazie per i links.
Sulla “scoperta di una catena montuosa sommersa” di notevoli dimensioni nel 1997 nel Pacifico meridionale rimango perplesso. Mi piacerebbe sapere a cosa si riferisce.
Per il resto non so... come ho detto, ci sono delle possibilità che la situazione sia diversa da quanto ipotizzato e che lo scioglimento dei ghiacci abbia davvero sepolto qualcosa di importante che potrebbe modificare la storia.
Molto interessante la storia dei ritrovamenti archeologici nel golfo di Cambay.
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