mercoledì 23 gennaio 2008

Errori ed orrori degli evoluzionisti non riescono comunque a invalidare il quadro

Fin da quando furono avanzate le prime ipotesi che le specie animali e vegetali non siano immutabili, ma cambiano nel tempo, gli scienziati hanno commesso diversi errori nel mettere in relazione le varie specie succedutesi nel tempo.
Le testimonianze fossili sono pochissime, rispetto alla quantità degli esseri viventi che ci sono stati. Un animale o una pianta che si fossilizzano, per esempio sepolti da una coltre di fango, sono una perdita per la natura: le sostanze nutritive che contenva vengono sottratte al ciclo vitale: nella savana o nella foresta il corpo di un animale morto scompare in breve rempo ad opera di animali grandi, medi e piccoli, dai grossi carnivori alle formiche. Le migliori possibilità sussistono in ambienti lagunari, oppure in mare, durante episodi di morte di massa dovuta ad improvvise mancanze di ossigeno. Le possibilità di fossilizzarsi per un organismo sono quindi molto inferiori a quelle di fare un “6” al superenalotto e, come diceva Darwin, studiare la storia della vita usando i fossili è come ricostruire un libro di cui sono rimaste poche pagine, nelle quali sono visibili pochissime parole, per giunta prive di molte lettere.
E' chiaro quindi che, fino all'avvento delle moderne tecniche biologiche, ricostruire l'albero della vita con i fossili sia stata una impresa estremamente difficile e che siano stati commessi diversi errori, sui quali i creazionisti hanno costruito i loro lavori che hanno per lo più uno spirito canzonatorio (sbeffeggiare l'avversario è l'unico sistema quando hai poche argomentazioni a tuo favore).
I primi semi dell'evoluzionismo furono gettati da Georges-Louis Buffon ma il primo evoluzionista “sistematico” è stato Lamark, che ha avuto l'unico torto di non capirne il meccanismo. Lamark pensò all'ereditarietà dei caratteri acquisiti, quindi alla trasmissone ai discendenti di modifiche intervenute durante la vita e non all'atto del concepimento. Proprio per la poca chiarezza del meccanismo evolutivo (e anche perchè il personaggio non ispirava simpatia) Lamarck fu discreditato sia dai fissisti (che all'epoca avevano come campione l'emeritissimo accademico Georges Couvier) sia in seguito dagli evoluzionisti. Solo di recente è in atto una rivalutazione degli scritti dello scienziato francese, che in realtà ha detto molte cose interessanti cadute nell'oblio.
Lamarck fece ovviamente diversi errori filogenetici: ad esempio collocò l'ornitorinco fra i rettili, anzi come il più evoluto dei rettili, mentre gli altri mammiferi derivavano per lui dai coccodrilli. Sempre l'ornitorinco da altri fu considerato l'anello di congiunzione fra mammiferi ed uccelli, per via del becco (ma il “becco” dell'ornitorinco è una cosa molto diversa dal becco degli uccelli...).
Lo stesso Darwin fu autore di qualche errore: memorabile quando vide un orso bianco che nuotava a bocca aperta per catturare del pesce, come appunto fanno le balene e quindi lo pensò progenitore dei cetacei (comunque dopo un po' si rese conto che la sua deduzione fosse un tantino avventata e la tolse dall'ultima edizione de “L'origine delle specie”). Ma il suo più clamoroso errore fu quando pensò che un fossile da lui trovato sulle Ande, la Macrauchenia, fosse un'antenato del Guanaco. In realtà Macrauchenia appartiene ai Liptoterni, un gruppo estinto di mammiferi sudamericani che nulla “ci azzeccano” con gli artiodattili di cui fa parte il guanaco. La somiglianza con il guanaco è un evidente caso di “evoluzione convergente”, come quella esteriore fra delfini ed ittiosauri. E pensare che questa presunto rapporto di discendenza fu una delle prime prove che lo convinsero a sposare l'evoluzionismo (Darwin in origine era un creazionista!)
Sull'origine dei cetacei i sono state varie idee, non esistendo forme intermedie fra loro ed un animale terrestre (ma perchè non sono sopravvissuti i Remingtonceti del miocene, accidenti....).
Fra i vari candidati al ruolo di progenitori di questo nobilissimo gruppo di mammiferi annoveriamo pinnipedi, elefanti, roditori, maiali, ippopotami, varie famiglie appartenenti all'ordine dei carnivori (felini, mustelidi). Adesso, trovati gli antenati e classificati come “artiodattiili”, il dibattito verte sulla derivazione da ungulati carnivori (ben diffusi all'inizio dell'era terziaria) o erbivori (che hanno cambiato alimentazione).
E cosa dire dei Celecanti, ritenuti estinti da 100 milioni di anni ma ritrovati vivi, sia pure non numerosi e circoscritti a piccole aree dell'Oceano Indiano? Anche qui lazzi e sbeffeggi dei creazionisti per un falso problema.
Le nuove scoperte paleontologiche stanno dando un contributo fondamentale. E' importante notare che le aree che attualmente stanno dando le maggiori soddisfazioni sono zone sperdute o difficilmente accessibili nel passato come Groenlandia, Pakistan e i deserti della Cina. Nuove informazioni sul passaggio da pesci ad anfibi, da dinosauri teropodi a uccelli, da rettili a mammiferi, spesso contribuiscono pure ad inquadrare meglio fossili già noti o animali attualmente viventi (emblematico il caso dell'Ornitorinco confrontato con gli antichi progenitori dei mammiferi quali cinodonti e terapsidi). Però, oltre a precisarlo, queste scoperte hanno spesso modificato il quadro, soprattutto da un punto di vista temporale. Per esempio, si supponeva che i placentati avessero avuto una forte differenziazione nel Paleocene, dopo l'estinzione dei dinosauri. Invece adesso appare chiaro che si erano già differenziati e diffusi prima di questo evento. Non vedo perchè i creazionisti debbano prendere questa “modifica del quadro” come la dimostrazione che “gli evoluzionisti continuano ad aver sbagliato”, con frasi tipo “prima ci dicevano che era così, ma adesso dicono che le cose stanno diversamente”. Personalmente non ci vedo nessuno scandalo se delle idee cambiano grazie a nuove scoperte.
Inoltre si dimenticano che questo quadro è frutto di ricerche in varie discipline. Paleontologia, zoologia, botanica, genetica, geologia, geofisica, radiocronologia, astronomia forniscono una ricca messe di dati assolutamente compatibili fra loro nello spazio e nel tempo.
La maggior parte degli errori sono ipotesi fatte in buona fede con quello che c'era a disposizione. Questi errori, che pure hanno contribuito alla conoscenza, sono stati fatti da personaggi che hanno “osato proprorre”, anzichè cullarsi nel dolce motto che “chi non fa, non falla”.

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