giovedì 12 aprile 2018

Il monitoraggio satellitare InSAR del territorio regionale toscano


È stato presentato lunedì 9 aprile a Firenze il sistema di monitoraggio satellitare del territorio regionale toscano tramite interferometria radar da satellite (InSAR – Interferometric Sinthetic Aperture Radar), frutto di una collaborazione fra Regione Toscana, Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, LAMMA e Protezione Civile regionale. La Toscana è la prima regione italiana a dotarsi di un sistema del genere, consistente nella sorveglianza dei movimenti di circa 2 milioni di “permanent scatters” (riflettori permanenti), per lo più punti di origine antropica (edifici o strade), distribuiti in tutto il territorio regionale. L’obiettivo generale delle attività è l’aggiornamento dinamico del quadro conoscitivo sul rischio idrogeologico, grazie all’analisi della posizione di questi punti ad ogni passaggio del satellite, individuando eventuali comportamenti anomali di uno o più di questi e determinare se sia il caso o no di approfondire la situazione. È quindi possibile sia diramare una previsione precoce di alcuni eventi, come fornire un aggiornamento continuo in caso di dissesti, fornendo indicazioni utili alla gestione dell’emergenza. La Toscana è stata la prima regione italiana a dotarsi di questo strumento, che permette di monitorare l’evoluzione morfologica del territorio, con particolare riferimento a frane ed altri fenomeni di dissesto ad un costo contenuto. Da notare che vengono usati i satelliti europei Sentinel e che il software utilizzato, oggi diffuso in tutto il mondo, è stato ideato e sviluppato interamente in Italia.

PERCHÈ  L’INTERFEROMETRIA RADAR DA SATELLITE? Il radar con apertura sintetica interferometrica (InSAR) consente l'individuazione, la mappatura e l'analisi delle aree interessate da deformazioni indotte da fenomeni di dissesto idrogeologico come frane e subsidenza indotta da pompaggi della risorsa idrica o connessa allo sfruttamento della risorsa geotermica. Questa tecnica oggi è largamente utilizzata in geodesia e telerilevamento, perchè è lo strumento più all’avanguardia per la misura degli spostamenti superficiali, in quanto presenta due importanti vantaggi:

  • il primo è che l’interferometria radar satellitare usa di base come bersagli riflettenti del segnale precedentemente emesso dal satellite stesso edifici, manufatti o speroni rocciosi: in questo modo si ottiene un numero importante di misurazioni non invasive e ad alta precisione degli spostamenti del suolo e dei manufatti, senza dover implementare una rete di stazioni apposite come succede invece per i sensori GPS. Ne consegue la possibilità di avere una rete di stazioni di riferimento estremamente densa (in Toscana sono quasi due milioni…), ottenuta ad un costo relativamente basso rispetto ad un monitoraggio a scala regionale fatto con reti geodetiche; 
  • il secondo è che l’uso del radar ha il vantaggio assoluto di non aver bisogno di particolari condizioni di luce e le frequenze a cui lavora sono non vengono disturbate da pioggia, nebbie e nuvole, quindi è indipendente da qualsiasi variabile astronomica e meteorologica

La metodologia consiste nel confronto delle immagini scattate nei passaggi successivi di un satellite (o di una costellazione di satelliti), esaminando se e di quanto uno dei bersagli permanenti si è mosso (o ha cambiato la sua velocità) nel corso dei vari passaggi del satellite sopra di lui, con precisione millimetrica. Questo monitoraggio, dunque, è eccellente per studiare alcuni fenomeni geologici come subsidenza, frane a cinematica lenta, movimenti tettonici e vulcanici, in qualche caso anche a scala del singolo di edificio e a costi piuttosto contenuti. Inoltre i dati possono essere utilizzati per il monitoraggio delle infrastrutture di origine antropica come strutture portuali e tracciati stradali, per valutare la stabilità di infrastrutture quali ponti, cavalcavia e viadotti e per mettere in evidenza e controllare fenomeni di instabilità in aree di cava. 

I primi dati di questo genere da parte dell’ESA sono arrivati nel 1992 e nel 1996 il professor Canuti, all’epoca docente di Geologia applicata a Firenze ne segnalò l’importanza a Franco Barberi, sottosegretario alla Protezione Civile, che ne recepì subito l’utilità. Uno dei primi esempi di applicazione di questa tecnica allo studio del dissesto del territorio da parte dei geologi fiorentini è stato proprio nel 1996 quando a Marano, sull’Appennino bolognese, si mise in moto la stessa frana che si è ripresentata il mese scorso e di cui ho parlato qui.
Nel 2003 ci fu la prima applicazione a scala di bacino, con l’aggiornamento della situazione del dissesto del territorio nel bacino dell’Arno. Seguì l’esperienza di Cavallerizzo di Cerzeto, in Calabria. Da quel momento il Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze è centro di competenza della Protezione Civile e ha spesso usato i satelliti InSAR per il monitoraggio delle frane durante e dopo le emergenze.
Perché però questa esperienza si è tradotta solo adesso in questo flusso di dati e perché solo dopo l’esperienza toscana il sistema verrà applicato a tutto il territorio nazionale? Perché solo adesso, con i satelliti della costellazione Sentinel, c’è la disponibilità di dati costante alla giusta definizione e per l’affinamento e il consolidamento della tecnica InSAR. 

I satelliti Sentinel dell’ESA ritornano sulla stessa area ogni 6 giorni circa, ora più, ora meno. Il satellite invia un segnale radar a terra, che viene riflesso appunto dai riflettori permanenti. I segnali radar vengono interpretati grazie ad un software ideato da una azienda italiana, la TreAltamira, uno spin-off del Politecnico di Milano. È stata scelto Sentinel perché ha la giusta risoluzione per operare a scala regionale. Un sistema come l’italiano COSMO-SkyMed, che per esempio è stato impiegato per il monitoraggio del relitto della Costa Concordia, ha una risoluzione più precisa, ma a livello regionale diventerebbe ingestibile, perché invierebbe troppi dati. Pertanto COSMO-SkyMed viene affiancato a Sentinel solo nel caso che necessiti una investigazione più particolareggiata. 
L’archivio attualmente disponibile è formato da 280 acquisizioni in 4 anni, cioè da quando è attivo Sentinel, quindi da prima dell’inizio del progetto specifico, nell’ottobre 2016.


IL PROGETTO TOSCANO. La Toscana è la prima regione a fare una cosa di questo tipo: il monitoraggio con il radar interferometrico satellitare è un “presidio del territorio” capace di vedere i fenomeni prima che diventino disastri, ed è quindi complementare al sistema nazionale di allerta perché indentifica le forzanti che agiscono sul territorio dove c’è il rischio, permettendo di allertare il sistema di Protezione Civile.
I dati ottenuti tramite il monitoraggio InSAR sono piuttosto specialistici e da gestire con la dovuta attenzione. È ovvio che il loro trasferimento deve seguire procedure rigorose. Gli attori principali sono quattro:

  • il LAMMA, che ai più è noto per le previsioni del tempo (sulle quali è apprezzato e utilizzato ben fuori i confini regionali) ma fa tante altre cose, è il primo passaggio: i dati provenienti direttamente da chi elabora il dato vengono immessi nel WebGIS regionale
  • il DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA tramite il gruppo di Geologia Applicata interpreta i dati e effettua il monitoraggio in continuo dello scenario deformativo del territorio della Regione Toscana, producendo un report ogni 12 giorni
  • la REGIONE TOSCANA, nel caso, trasmette le informazioni acquisite dal monitoraggio radar satellitare presso gli Enti competenti (comuni, Protezione Civile e Genio Civile)
  • gli ENTI COMPETENTI hanno così un prezioso ausilio per la prevenzione prima e per la sorveglianza poi dei fenomeni che coinvolgono la deformazione del suolo

In caso di una situazione che si può profilare grave è previsto un sopralluogo in tempi rapidi.

L’ATTIVITÀ SPECIFICA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA. Sostanzialmente vengono generati due prodotti: un monitoraggio istantaneo tutte le volte che il satellite che passa e una mappatura della deformazione generale del territorio in un anno.

  • nel monitoraggio in tempo reale (PS MONITORING), i dati vengono analizzati al loro arrivo in funzione della serie temporale di ogni singolo punto e l’allarme per una anomalia scatta quando l’ultimo dato del movimento del punto si discosta dal suo trend generale, quindi quando un punto che è sempre stato fermo mostra un movimento, oppure se un punto in movimento rallenta o incrementa la sua velocità  
  • nella mappatura generale del territorio (PS MAPPING) è invece una analisi della deformazione totale avvenuta nell’arco di un anno e serve, nello specifico del progetto, per aggiornare la mappa dei dissesti

Quando al DST viene identificato un cluster di anomalie, queste vengono analizzate ed interpretate in modo da attribuirne la causa (subsidenza locale o areale, innalzamento locale o areale, movimento di versante, attività geotermica, deformazione in discarica, attività estrattiva) e gli viene attribuito di conseguenza un colore, armonizzato con quelli generali del sistema della Protezione Civile, che tiene conto della importanza di quanto gravita intorno all’area in oggetto (ad esempio un cluster in un centro abitato è più importante di un cluster intorno ad un edificio isolato). Viene poi aggiornata la carta regionale della classificazione dei comuni, nella quale il colore del comune corrisponde a quello del cluster più “grave” esistente nel suo territorio.
La classificazione presenta questi 4 colori:
ROSSO: comune con almeno un cluster interessa infrastrutture primarie e/o agglomerati di edifici
ARANCIO: comune con almeno un cluster di deformazione interessa infrastrutture secondarie e/o edifici sparsi
GIALLO: comune con almeno un cluster, ma che non interessa elementi a rischio
VERDE: assenza di cluster
Questo in figura è uno dei bollettini di monitoraggio più recenti.

Le anomalie necessitano di sopralluoghi per la loro validazione. Eccone alcuni esempi.


Qui un sopralluogo ha evidenziato un crollo lungo una scarpata come origine di una anomalia in una cava. 


Una frana nell'Appennino pistoiese, con il coinvolgimento di alcuni edifici di una frazione del comune di Sambuca Pistoiese


La forte subsidenza dell'area a SE di Pistoia, provocata dagli ingenti prelievi di acqua per il florovivaismo.

In quest’altra carta è invece presentato il dato regionale complessivo, con l’evidenziazione delle cause a cui sono state addebitate le varie anomalie.

Rendere fruibili queste informazioni all’utilizzatore finale non è banale, perché i dati grezzi sul WebGIS necessitano di una interpretazione che non è alla portata di chiunque, ma solo di operatori altamente specializzati. Comunque nel prossimo futuro sul sito del LAMMA sarà liberamente scaricabile per tutti il bollettino, disponibile ogni 12 giorni (e anche la serie storica dei bollettini).

31 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonasera. Quanto conta la presenza di fluidi nell'influenzare il comportamento meccanico di una roccia?

Anonimo ha detto...

Naturalmente, Le chiedo venia per essere andato fuori argomento. Le faccio comunque i più sinceri complimenti per l'eccellente articolo! :-)

Emanuele ha detto...

Salve a tutti. Sono Emanuele e sono di Torre Annunziata (Nord) che sita nella zona rossa di una possibile eruzione del Vesuvio.
Questo inverno e durante questa primavera, sto leggendo di possibili eruzioni immediate.
Questi articoli parlano di una strage che un eruzione comporterebbe..." Circa 2 milioni di morti " ...
Come comportarsi in caso di una eruzione?
Ho davvero tanta paura. Al municipio mi hanno consigliato di farmi aiutare da un geologo.
Come posso scampare in quel caso?
---
Credo in Dio.

Aldo Piombino ha detto...

per anonimo:
chiarissimo che sì. Ed è un campo enorme da parlarci.

La presenza di fluidi conta parecchio... sia in profondità (ad esempio fa diminuire la temperatura di fusione del mantello e della crosta inferiore).
Nelle montagne i liquidi che ghiacciano nelle fratture le fanno aumentare, indebolendo le pareti
In superficie c'è una chiara correlazione fra piogge e fenomeni franosi, i quali avvengono spesso al seguito di forti piogge proprio per le modifiche di comportmaento meccanico dovute alle acque. Un classico tristemente famoso ad esempio è il Vajont...

Per Emanuele: i siti acchiappaclick con notizie eclatanti sono tanti. Al momento nessuna eruzione è "imminente" nella zona napoletana ma è ovvio che prima o poi (speriamo poi) ci sarà...
Quanto a Dio: certi disastri sono avvenuti e avvengono indipendentemente da una sua eventuale esistenza

Beppe Napolitano ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Mi sapreste spiegare - in parole non troppo complicate - la formazione geologica dell'Italia, compresa la formazione di Alpi, Appennini e massiccio Sardo-Corso? Grazie.

Anonimo ha detto...

Quante probabilità ci sono che i Campi Flegrei eruttino?
Sono davvero una caldera molto potente? Tipo quella di Yellowstone? C'è chi dice di sì e c'è chi dice di no... ultimamente sono a rischio eruzione? Potrebbero dare un'eruzione come quella di 40.000 anni fa? O i vulcani, nel corso dei milleni, possono cambiare tipo di intensità eruttiva? Anche Napoli potrebbe essere coinvolta? Il Vesuvio non ha mai sfiorato la città storica, se l'è presa sempre con i borghi posti alle sue pendici, mentre potrebbero farlo i Campi Flegrei: investire Napoli città storica?
Quale potrebbe essere una soluzione? Ho letto che l'unico modo potrebbe essere quello di trasformare le zone (Vesuvio e Campi Flegrei) in parchi vulcanici e nulla più, e che Napoli deve estendersi lontana da queste zone, sulla piana campana...
Ho parlato dei "parchi vulcanici" non per mia invenzione, ma perchè ho partecipato a varie conferenze urbane sull'argomento, ma anche perchè ho letto un po' del libro "Terno Secco al Vesuvio" che parla, appunto, di questa possibile soluzione!

Mi sono rivolto qui perchè a volte ci sono persone competenti, che ti spiegano le cose in maniera semplice e diretta (cosa molto utile per chi sa poco o quasi sull'argomento!) non me la sento di condannare a priori la comunicazione online!

Che Napoli non sia mai stata colpita dal Vesuvio lo dimostrano le fonti storiche. Una esperta sull'argomento una volta mi disse che a Napoli le eruzioni del Vesuvio sono state vissute per lo più come veri e propri "spettacoli di natura": anche i re amavano osservarli per ore da palazzo reale. Che in futuro possa colpire anche Napoli, non lo escludo neanche io, anche perchè la città storica stessa si è estesa fin sotto le pendici (la Napoli del 600 ad esempio non è grande quanto la Napoli di oggi ovviamente), e a limite verrebbero coinvolti i suoi quartieri a oriente (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio che distano 10 km o più dal cratere)... questo parlando del municipio di Napoli, poichè se si parla invece di area metropolitana di Napoli, ovviamente ciò vuol dire Pompei, Ercolano e tutte quelle località intorno alla montagna!

Aldo Piombino ha detto...

Nel mentre che gradirei di essere io a dare spiegazioni e quindi prego ho ha voglia di darle di andare a farlo da un'altra parte mi scuso ma i questo momento sono out. Risponderò domattina sabato.
Nel frattempo cancello i commenti di chi ha spiegato in mia vece dare le inesattezze che ha scritto

Anonimo ha detto...

Ischia, no alla centrale geotermica: dopo i cittadini anche la Regione è contraria all’impianto

Stimatissimo Dottor Piombino,
Condivide la decisione della Regione Campania? Oppure ritiene che l'energia geotermica sia una grandissima opportunità non accuratamente sfruttata?

Aldo Piombino ha detto...

allora, iniziamo dall'ultimo, la centrale geotermica a Ischia, che è il più semplice
No, non condivido per niente quelsta decisione. In Islanda lo fanno regolarmente, ad esempio.
Purtroppo c'è chi per motivi vari su cui non metto bocca soffia sulle paure della ggggente.
Dispiace che fra questi ci sia una persona che stimavo parecchio ma che negli ultimi anni ha deciso di abbracciare una causa che non condivido e che per questo è poi diventata famosa
Insomma: petrolio e gas no, eolico no, solare no, geotermico no, gasdotti no. E poi?

Aldo Piombino ha detto...

1. Quante probabilità ci sono che i Campi Flegrei eruttino?
Prima o poi lo faranno di sicuro

2. Sono davvero una caldera molto potente? Tipo quella di Yellowstone? C'è chi dice di sì e c'è chi dice di no... ultimamente sono a rischio eruzione? Potrebbero dare un'eruzione come quella di 40.000 anni fa? O i vulcani, nel corso dei millenni, possono cambiare tipo di intensità eruttiva?

Le “potenzialità” dei Campi Flegrei sono piuttosto, diciamo così, elevate. Qualche anno fa la possibilità di una eruzione era molto realistica. Per adesso sembra che il rischio sia diminuito. Ne ho parlato qui: http://aldopiombino.blogspot.it/2016/12/il-nonsenso-delle-previsioni.html Ma siccome siamo davanti ad un vulcano attivo è un qualcosa che ci si può aspettare…
non necessarimente l’eruzione sarebbe violenta come quella di 39.000 anni fa. I Campi flegrei hanno anche avuto eruzioni molto meno importanti… Potrebbe essere una eruzioncina tipo quella che nel 1538 ha formato il Monte Nuovo ad esempio.

3. Anche Napoli potrebbe essere coinvolta? Il Vesuvio non ha mai sfiorato la città storica, se l'è presa sempre con i borghi posti alle sue pendici, mentre potrebbero farlo i Campi Flegrei: investire Napoli città storica?

Dipende dalla violenza dell’eruzione, in particolare per le ceneri eventualmente emesse (che potrebbero far crolalre i tetti piani… raccomanderei tetti spioventi come in montagna sono così per la neve…). Certo che una eruzione come quella di 39.000 anni fa avrebbe conseguenze che vanno ben oltre Napoli…

4. Quale potrebbe essere una soluzione? Ho letto che l'unico modo potrebbe essere quello di trasformare le zone (Vesuvio e Campi Flegrei) in parchi vulcanici e nulla più, e che Napoli deve estendersi lontana da queste zone, sulla piana campana...
Ho parlato dei "parchi vulcanici" non per mia invenzione, ma perchè ho partecipato a varie conferenze urbane sull'argomento, ma anche perchè ho letto un po' del libro "Terno Secco al Vesuvio" che parla, appunto, di questa possibile soluzione! 

Certamente… diciamo che non esiste dal punto di vista della logica geologica di avere edifici importanti (residenziali o industriali) in un’area a rischio in caso di eruzione anche poco intensa, tantomeno ALL’ìINTERNO di una caldera ancora attiva o INTORNO ad un vulcano notoriamente pericoloso come il Vesuvio,

Aldo Piombino ha detto...

5. Mi sono rivolto qui perchè a volte ci sono persone competenti, che ti spiegano le cose in maniera semplice e diretta (cosa molto utile per chi sa poco o quasi sull'argomento!) non me la sento di condannare a priori la comunicazione online!

Ringrazio per la stima. Purtroppo in questi ultimi giorni ho dovuto spesso cancellare commenti che “spiegavano le cose” in maniera non soddisfacente…

A proposito: qui c’è il video di un caffèscienza che ho moderato sui Campi Flegrei a Firenze: http://www.caffescienza.it/programma-2017-2018/campi-flegrei

Aldo Piombino ha detto...

Veniamo all'Italia geologica in breve.
allora:
Nel Mesozoico inferiore, circa 200 milioni di anni fa, inizia ad aprirsi fra Europa e Africa la Tetide, che però poi si richiude.
La geologia italiania (alpi e Appennini) è infliuenzata dunque dalal chiusura di questo oceano, i cui segn sono le due catene montuose.
La catena alpuna si è formata per prima. Dai Carpazi arriva a gibilterra ma dal piemonte in giù è stata successivamente smembrata perchè la formazione delgi Appennini è contemporanea all'apertira dei bacini del mediterraneo occidentale. Insomma, il blocco Calabria- Sardegna - corsica e Baleari si stacca dall'Europa e forma il bacino dele baleari- Poi le Baleari (lungiole quali proseguiva verso sud la Sardegna) si fermano. Sardegna Corsica e Calabria continuano a muoversi e si apre il bacino ligu - provenzale. Poi anche la Sardegna si ferma e la sola Calabria continua il movimento, aprendoil tirreno.
Questo movimento si è fermato meno di 1 milione di anni fa

Anonimo ha detto...

Mille grazie!

Dato che qualcuno ha citato il campo vulcanico dei Campi Flegrei, ne approfitto per chiedere al Dottor Piombino se Lei ritiene geologicamente plausibile l'ipotesi Archiflegreo. Le trascrivo qualche informazione aggiuntiva:

Secondo l’ipotesi dello scienziato Alfred Rittman, dove oggi si slarga la caldera flegrea, sorgeva un vulcano simile al Vesuvio, ma più grande: il noto geologo svizzero lo chiamava Archiflegreo. La collina dei Camaldoli potrebbe essere il brandello più alto di ciò che rimane del possente vulcano, che circa 39.000 anni fa produsse l’eruzione forse più potente in assoluto nell’ambito del bacino mediterraneo: quella dell’Ignimbrite Campana.

Questo il parere della Dottoressa Lucia Pappalardo dell'OV-INGV:

L’esistenza dell’Archiflegreo è un’ipotesi formulata, negli anni '50, da Alfred Rittman che, sulla base dell’attuale topografia, riteneva che all’inizio della sua storia eruttiva il vulcano flegreo sarebbe stato costituito da un unico grande stratovulcano dell’ordine di grandezza del Somma-Vesuvio, la cui parte centrale sprofondò in seguito ad un’eruzione di eccezionale potenza che egli identificò con quella del Tufo Grigio Campano (in seguito rinominata Ignimbrite Campana). La parte sommersa comprendeva, secondo il Rittmann, oltre al Golfo di Pozzuoli anche parte del Golfo di Napoli. L’orlo ancora visibile della parte emersa dell’Archiflegreo passava da Miliscola, a Torregaveta, Cuma, Monte S. Severino, e poi per l’orlo settentrionale e orientale del Piano di Quarto e per gli sprofondamenti di Pianura e Soccavo, fino al pendio settentrionale di Posillipo.
La teoria dell’Archiflegreo non è mai stata dimostrata, ed altri studi ipotizzano, al contrario, che l’eruzione dell’Ignimbrite Campana non avvenne da un unico centro eruttivo, ma in corrispondenza di estese fratture.

Aldo Piombino ha detto...

Come erano i Campi Flegrei prima della grande eruzione non è ancora accertato e dubito che la questione non verrà mai risolta.

Anonimo ha detto...

Oddio, io non me la sento di contraddire in toto la Regione Campania e le comprensibili preoccupazioni dei cittadini dell'isola di Ischia. Sono abbastanza ignorante in materia di fonti energetiche, ma moltissimi conoscenti mi hanno detto che si possono consultare le varie ricerche fatte dalla professoressa D'Orsogna. La notizia più recente che ho trovato su Google è che in Nuova Zelanda hanno vietato le trivellazioni offshore. Secondo D'Orsogna questo è giusto perché le trivelle sono molto pericolose. Dicono che in Oklahoma ed in Texas ci sono moltissimi terremoti provocati da questa pratica. In una città degli USA sono perfino crollate le terrazze!!! Mah... io sono scettica. Cioè... non so se questa D'Orsogna abbia realmente aperto il vaso di Pandora oppure se abbia preso lucciole per lanterne. Ho inviato delle email ad un paio di esperti dell'Ingv, ma per ora non ho ricevuto risposte. Chiedo anche al prof. Piombino se le trivellazioni offshore sono effettivamente così dannose per la nostra sicurezza. Su Internet leggo soprattutto voci contrarie. C'è molta ansia attorno a questa tematica. Io vivo a Messina ed alcuni anni fa girava la notizia che un'impresa del nord Italia dovesse istallare una specie di stazione energetica in modo da sfruttare l'acqua calda di un vulcano del Tirreno. Successivamente non abbiamo saputo più nulla. Forse meglio così perché eravamo preoccupati di possibili errori tecnici o difetti che avrebbero potuto provocare qualche tsunami.

Cordiali saluti da Cristina

Aldo Piombino ha detto...

Allora..
1. La d'orsogna non ė geologa e queste cose non le ha mai studiate. Fa solo sensazionalismo
2. Come ho spiegato già le PERFORAZIONI (termine migliore dei quello idiota di trivelle) non fanno nulla. Sono le reiniezioni di fluidi che possono in ALCUNI casi dare dei problemi. Sull'Oklahoma basta cercare sul blog con la voce Oklahoma e leggerà quello che ė successo e perché.
3. Vabbè co la questione del Marsili. Impresa per adesso tecnicamente impossibile..
4. In Nuova Zelanda il divieto ha motivazioni ben diverse da quelle della sismicità indotta.
5. Ripeto. .. La d'orsogna parla di cose di ci non ha la minima idea.

La invito a cercare su questo blog anche "sismicità indotta"

Aldo Piombino ha detto...

Ah a proposito.. . Non sono professore. . .
Mi scuso per la fretta ma sono fuori sede. Domattina rispondi meglio

Aldo Piombino ha detto...

allora, eccomi qua per Cristina da Messina.

ripeto meglio.
1. La D'Orsogna è laureata in fisica o matematica e non ha bibliografia scientifica in fatto di geologia e geofisica. E' una ambientalista, di quel tipo di ambientalisti che sarebbe megkio non ci fossero, perchè si limita a gridare eccitando le paure della ggggente. Oltretutto quando le danno di geologa non smentisce. E questa non è onestà intellettuale.
Per lo stesso motivo di onestà io invece smentisco di avere il titplo di "professore". Ho solo una scrivania al dipartimento di Scienze della Terra, come collaboratore del gruppo di geologia applicata...

2. Sulla questione "uso dei combustibili fossili" ho sempre spiegato che il loro utilizzo è un bel guaio e che persino la balla del meteorite - killer dei dinosauri è stata tirata fuori dopo che qualcuno aveva dimostrato che anch ei simpatici rettiloni si sono estinti a causa di... emissioni di CO2. Un riassunto è qui: http://aldopiombino.blogspot.it/2016/09/il-figlio-di-alvarez-e-perche-e-ancora.html Pertanto anche quando faccio un seminario sugli idrocarburi all'università di Firenze faccio rilevare i danni del loro consumo. Quindi non sono un difensore del petrolio... tutt'altro

Però sono anche un sostenitore del rigore scientifico. e quindi devo dire le cose come stanno…

3. Il divieto di nuove prospezioni e perforazioni nell’offshore neozelandese non è dovuto a timori di sismicità indotta, ma al desiderio di utilizzare meno combustibili fossili e più energie rinnovabili… fra l’altro dal divieto sono escluse delle aree intorno e all’interno dell’isola del nord, e quindi TEORICAMENTE pensando come a D’Orsogna quelle più pericolose essendo quelle più vicine alle città… (buffo…). D’altro canto che pericolo ci potrebbe essere per una sismicità indotta nell’oceano? Uno tsunami? Ma scherziamo???? per provocarlo occorrono terremoti di un livello devastante… non certo quelli eventualmente indotti

4. In Oklahoma la sismicità indotta esiste dagli albori della industria petrolifera… è vero, è un problema e nessuno lo nega. l’ho scritto qui: http://aldopiombino.blogspot.it/2015/12/i-probabili-legami-fra-sismicita.html

Però non è vero che tutte le reiniezioni sono apportatrici di sismicità. l’ho spiegato qui: http://aldopiombino.blogspot.it/2015/06/smaltimento-in-pozzi-profondi-dei.html


5. venendo a Ischia: le reiniezioni per la geotermia in qualche caso hanno provocato sismicità, per esempio a San Gallo, in svizzera. Come anche nel Lazio durante le prime prospezioni: http://aldopiombino.blogspot.it/2016/02/la-sismicita-indotta-dalle-attivita.html
Quindi… il problema esiste, solo che va affrontato in modo giusto… cioè… proviamoci e poi vediamo...

Emanuele ha detto...

Buona domenica.

Abito a Torre Annunziata (zona Nord) che è localizzata nella Zona Rossa della prossima eruzione del Vesuvio.

Tra ieri ed oggi, ho visto un paio di video su YouTube in cui si diceva che un professore di New York ha avvisato che "il Vesuvio esploderà con una potenza mai vista."

Dicono che non si può prevedere quando ciò accadrà, ma sicuramente prima o poi succederà.

A qualcuno potrei sembrare eccessivamente ansioso, però questa notte non sono riuscito a chiudere occhio. Sono tanto agitato.

Diciamo che la gente della mia città dice che sono apocalittico, altri mi dicono di stare calmo perché comunque esploderà tra tantissimi anni, altri ancora mi hanno rassicurato che la Protezione Civile ci porterà all'evacuazione.

Praticamente ogni comune è gemellato con una diversa regione e la Protezione Civile porterà le persone in un posto sicuro, riparati dalla possibile caduta di magma, gas e cenere.

Affido a Dio la mia salvezza. Imploro pietà al Signore.

Qualche volta mia nonna mi racconta della bruttissima eruzione del 1944. Ci fu un botto molto rumoroso, la gente scappò urlando. Molte case vennero danneggiate da piccole pietre incandescenti. A terra c'era moltissima cenere, fango ecc. Mia nonna scappò con la famiglia verso la pianura e si salvò.

È ovvio che il Vesuvio non erutterà tra cinque minuti, però ho letto su Internet che in Giappone un vulcano è esploso dopo che soltanto mezz'ora prima erano stati avvertiti i segnali precursori.

Qualche settimana fa, ho fatto una domanda simile su un blog americano e mi hanno risposto che è necessario vedere se la montagna è in fase di "rigonfiamento" (???). Mi hanno fatto l'esempio di un vulcano americano che è esploso 38 anni fa. Il lato di questo vulcano era molto "gonfio" e si era formata una gobba.

Non ho sentito l'ultimo terremoto che ha scosso Pozzuoli. Ero addormentato, non credo che lo abbiano sentito in molti perché in giro non c'era panico.

Non ero ancora nato al tempo del bradisismo (ho 25 anni), però i miei genitori ricordano tutto. Si ricordano, per esempio, che in alcuni punti della città il terreno era più "gonfio" che altrove. Molte persone furono trasferite nelle tende. C'era molto spavento perché ogni giorno c'erano terremoti, alcuni anche abbastanza forti.

Non c'è il classico vulcano a cono, quindi i Campi Flegrei non mi hanno mai dato una particolare preoccupazione. Ultimamente però ho letto vari articoli im cui veniva scritto che il pericolo maggiore proviene da Pozzuoli piuttosto che dal Vesuvio stesso.

Una signora che abita vicino alla Solfatara mi ha detto che la quantità di vapore è aumentata a vista d'occhio e che adesso i boati sotterranei sono più frequenti che in passato.

Ho sentito da una TV locale che sotto al golfo di Pozzuoli c'è questa enorme sacca magmatica che potrebbe dirigersi verso Napoli se non dovesse trovare una via di sfogo.

Questi due vulcani forse hanno in comune la stessa camera magmatica e la mia paura è che ci possa essere un effetto domino.

Ho tanta paura.

Spero di riuscire a parlare presto con il sindaco, ma al municipio mi hanno detto già due volte di chiedere assistenza ad un geologo.

Riusciremo a scappare in tempo prima che la montagna esploda?

Aldo Piombino ha detto...

Emanuele buon giorno.
Innanzitutto, mai guardare filmati catastrofici su youtube… per il Vesuvio e i Campi Flegrei l’unica fonte attendibile è l’osservatorio vesuviano…

Che Torre Annunziata sia a rischio per una eruzione del Vesuvio è logico…
La storia del Vesuvio è fatta di esplosioni importanti dopo secoli di quiescenza, ai quali segue una attività piuttosto frequente. Diciamo che più lungo è l’intervallo fra le fasi di attività, più forte sarà la prima eruzione del successivo ciclo di attività. É successo nel 79 d.C. ma anche, ad esempio, nel 1631 (in quel caso ci furono circa 400 anni di silenzio). Una eruzione può essere prevista con qualche giorno di anticipo in un vulcano non eccessivamente monitorato. In un vulcano come il Vesuvio i primi segni penso proprio che dovrebbero comparire “parecchio tempo prima” addirittura del tremore sismico che precede una fase parossistica grazie ai parametri geochimica. Ma ora non si può sapere quando.

L’esplosione in Giappone a cui ti riferisci non è stata una esplosione vulcanica, ma una piccola esplosione freatica. il meccanismo l’ho descritto a proposito dell’Ontake, ma se non erro c’è stato un altro fenomeno simile.
http://aldopiombino.blogspot.it/2014/09/macalube-in-italia-e-ontake-in-giappone.html

Poi ricordiamoci che ogni vulcano fa storia a se…

Sì, in genere fra i segnali di una eruzione c’è un rigonfiamento del vulcano. Chi ti ha risposto si riferisce all’eruzione del St.Helens. Ne trovi una descrizione qui: https://volcanoes.usgs.gov/volcanoes/st_helens/st_helens_geo_hist_99.html Del rigonfiamento dell’Etna ho parlato qui:
http://aldopiombino.blogspot.it/2009/04/il-respiro-del-gigante-15-anni-di.html

Non penso proprio che a torre annunziata tu possa sentire un evento debolmente avvertito a Pozzuoli… considera comunque che è perfettamente normale che sotto ai vulcani ci sia una debole attività sismica di fondo, specialmente durante delle crisi di bradisismo e che i Campi Flegrei siano un vulcano POTENZIALMENTE ancora più pericoloso del Vesuvio è noto, ma non è detto che una loro prossima eruzione sia catastrofica… ce ne sono state anche di parecchio deboli..

Un’altra cosa: sotto ogni vulcano attivo c’è una camera magmatica dove abbonda roccia liquida. É normalissimo. al solito… evitiamo di dare retta alle trasmissioni TV…
Sulla questione se Vesuvio e Campi Flegrei abbiano la stessa camera magmatica il dibattito scientifico è ancora in corso… potrebbe non essere così e potrebbero addirittura esserci più camere a diversa profondità…

Una evacuazione dell’area in caso di rischio è assolutamente certa, ma la riuscita del piano dipende soprattutto dalla disciplina della popolazione: se ciascuno farà a modo suo l’operazione diventerà lenta e il suo esito non sarebbe garantito!

Anonimo ha detto...

Insomma: petrolio e gas no, eolico no, solare no, geotermico no, gasdotti no. E poi?

Si potrebbe tornare all'energia nucleare. Potrebbe convenire poiché l'Italia è un paese energicamente non autosufficiente. Taluni geologi, però, si dicono contrari perché questo è un territorio sovente smosso dal terremoto. Ma non tutto il territorio italiano è esposto ad una probabilità sismica così elevata. La Sardegna sarebbe un luogo perfetto dove edificare un paio di centrali nucleari: vi è una bassa densità abitativa e la sismicità è assolutamente trascurabile, se non inesistente.
Comunque, il nucleare è impopolare presso la maggior parte dell'opinione pubblica. Allo stato attuale, dubito che le rinnovabili siano nelle condizioni di soddisfare l'intero fabbisogno energetico nazionale. L'energia nucleare è pulita e ha causato danni ecologici soltanto in rare occasioni e circostanze.

In conclusione, vi indirizzo a due articoli che trattano la tematica energica. Sono curioso di conoscere che ne pensa il Dottor Piombino...

Mega gasdotto nell'epicentro: "la politica si opponga, è una bomba pronta a esplodere"

"Il governo incentiva la geotermia per sfruttare il territorio ai danni delle persone"

Aldo Piombino ha detto...

sul gasdotto psso solo dire "che palle questi loschi figuri che cercano notorietà sparando cazzate e soffiando sulle paure della ggggente, infondendogliene di nuove anzichè informare"... come se di gasdotti da quelle parti non ce ne passassero di già.
Faccio notare come con tutta la distruzione che c'è stata non c'è stato il minimo problema dovuto ai gas
Sul secondo caso: come montare un casino sul niente da parte di gente che non ha la minima idea di quello che scrive

Quanto al nucleare: no. non sono assolutamente favorevole. Per tutta una serie di motivi:
1. economici: In USA il governo sta per intervenire dando soldi alle aziende che hanno centrali nucleari perchè sono in perdita secca... cioè... i costi sono troppo elevati
E meno male che noi abbiamo detto no al nucleare visto che dei reattori EPR (quelli che dovewvamo installare)... non ne funziona ancora nessuno e i costi di costruzione si sono dilatati enormemente
2. il decommissioning delle centrali è un problema ancora da affrotnare, come quello delle scorie
3. gli incidenti "maggiori" sono stati 3 e non due, ma a three mile island il guscio ha salvato la situazione. E.. alla faccia dei danni...
4. Sardegna: a parte che poi c'è da trasportare questa energia... ma oltre alla necessità di una zona a bassa sismicità, gli impianti nucleari hanno bisogno di tanta acqua per il raffreddamento. In Sardegna si trova solo in mare, ma tutte le coste sarde sono a rischio tsunami. Insomma, non mi pare una scelta felice...

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

ma quindi non fu un meteorite a far estinguere i dinosauri?

Aldo Piombino ha detto...

purtroppo quello del meteorite - killer è un meme fin troppo penetrato nelle persone.
M ormai tutti coloro che si occupano specificamente del problema estinzioni di massa sono d'accordo che l'estinzone di fine cretaceo è dovuta alle eruzioni in Deccan, come è acerttata la concomitanza fra basalti dell'atlantico settentrionale ed evento di fine paleocene, basalti dell'atlantico centrale per l'estinzione di fine triassico, trappi della Siberia per l'estinzione di fine Permiano, trappi di emeishan per l'evento del Permiano medio, trappi della Jacuzia per l'estinzione del Devoniano superiore, basalti di kalkarindji per quella del Cambriano inferiore.
Per non parlare di altri eventi intermedi.
Cerchi su questo blog con il termine "estinzioni" ... ci sono tanti post in merito...
e poi c'è anche il mio libro... eventualmente...

Anonimo ha detto...

Buongiorno. Sono un abitante di Niscemi che, da qualche tempo a questa parte, nutre una seria preoccupazione relativa alla stazione MUOS. Risiedo in una zona ad elevato rischio sismico e sembra che il MUOS emetta una grande quantità di onde elettromagnetiche. Cosa potrebbe accadere?

Aldo Piombino ha detto...


allora, evito qualsiasi considerazione politica o morale (mi limito asetticamente alla quesitone scientifica)

1. preoccuparsi del MUOS dal punto di vista della salute pubblica è una solenne idiozia (mi spiace essere così tranchant...) messa in giro da gente che non sa di cosa sta parlando. Le linko al proprosito un post di Gianni Comoretto, astronomo dell'università di Firenze, obbiettore di coscienza per le spese militari. Se lui, che è un oppositore della NATO e della politica militare USA spiega perchè il MUOS non è un rischio per la salute pubblica, possiamo sicuramente essere tranquilli della sua obbiettività.
Obbiettività che invece non hanno certi personaggi che tirano fuori queste cose scientificamente folli. Mi risulta che se l'antenna si sposti a causa di un terremoto durante il suo funzionamento si disattivi immediatamente (il che è anche logico... non servirebbe più... anzi... farebbe un pessimo servizio...). Quindi anche da quel punto di vista non... "cuocerebbe" nessuno. il link è questo: https://giannicomoretto.blogspot.it/2013/08/i-rischi-di-muos.html

2. terremoto: se da quelle parti venisse un terremoto di una certa entità, capace eventualmente di provocare danni al MUOS (che, a parte tutto, sarà sicuramente costruito in maniera adeguata... mi rifiuto di pensare che i militari USA, con tutti i soldio che hanno, non abbiano preso in consideraizone questo particolare...), pensiamo agli edifici dove la popolazione vive, lavora, studia, passa il tempo libero: resisterebbero o crollerebbero provocando centinaia di morti?
Se sono sicuri, preoccupatevi pure che il MUOS sia una costruzione antisismica.
In caso contrario penso proprio che le preoccupazioni debbano essere ben altre..

Insomma, di obiezioni al MUOS dal punto di vista politico ed etico se ne pososno trovare, da quello scientifico no. E questo per fortuna, perchè altrimenti sarebbe davvero un problema di salute pubblica...

Anonimo ha detto...

caro anonimo di Niscemi, il MUOS è un emettitore di ARMI SCALARI che servono per manipolare il clima, provocare terremoti e tsunami, controllo mentale a distanza ecc. ci sono tanti coraggiosi ricercatori indipendenti che hanno fatto luce su queste cose..... sta a voi scegliere se vedere la Verità o se tenervi il prosciutto sugli occhi.....
Piombino, chi ti paga per occultare queste cose????

Aldo Piombino ha detto...

di solito commenti del genere li cestino, essendo totalmente privi di senso. Stavolta facco una eccezione.
Aspetto sempre una definizione scientifica di "armi scalari". poi... accidenti quante cose fa il MUOS....
Tralasciamo poi il classico Kittipaka .... io non faccio questue online per attirare i gonzi... vivo dei miei proventi che mi guadagno lavorando onestamente...

Comunque spero sempre che chi ha scritto queste cose lo abbia fatto per fasci una risata sopra.
Purtroppo qualcuno a queste idiozie ci crede davvero

Antonio ha detto...

Ma eliminare la possibilità di fare commenti anonimi? Quando uno dice una bischerata avrebbe perlomeno il dovere di metterci nome e cognome