Chi mi segue lo sa: io ho sempre detto
che il meteorite caduto nello Yucatan non c'entra nulla con
l'estinzione dei dinosauri, che invece si spiega bene con le eruzioni
dei basalti del Deccan. Ho studiato parecchio la questione e alla
fine ho deciso di scrivere un libro sull'argomento, cercando di
presentare un testo originale che dica qualcosa di sconosciuto al
grande pubblico – nel quale la corrispondenza fra l'impatto del
meteorite e l'estinzione dei dinosauri è cosa certa – e cercare di
diffondere un po' quello che è il sentore attuale della Scienza
sull'argomento. Il meteorite ed il vulcano: come si estinsero i
dinosauri (Edizioni Altravista, € 23) è dunque nelle mie
intenzioni un saggio divulgativo alla portata – spero – di tutti,
che parla di come sono scomparsi questi animali.
Non c'è dubbio che i dinosauri siano
fra gli animali più noti al pubblico, più noti persino di tanti
animali attuali. Come non c'è dubbio che la loro estinzione alla
fine dell'Era Mesozoica sia uno dei più conosciuti e popolari
accadimenti del passato geologico. Ma perché non possiamo più
addebitare l'estinzione dei grandi rettili al meteorite caduto
nell'odierno Yucatan? Quale dunque è la causa di questo drammatico
evento?
Ne parlo in un saggio, facendo il punto
della situazione sulle ricerche a proposito della loro scomparsa, che
oggi certificano la stretta relazione fra l'estinzione dei dinosauri
e le devastanti eruzioni dei Trappi del Deccan, nell'odierna India (1 milione di km cubi, un quantitativo tale da seppellire con 3 km di lave tutta l'Italia, isole comprese. Ovviamente
respingo l'impatto del meteorite come fattore scatenante.
Per il libro, oltre a tutto quello che ho citato in bibliografia e all'esperienza di 35 anni di Geologia(e di cui parecchio ho scritto su Sceinzeedintorni), molto
mi sono serviti gli atti di Volcanism,
Impacts, and Mass Extinctions: Causes and Effects,
la conferenza internazionale
che riunì nel 2013 i principali esperti del settore al Natural
History Museum di Londra, proprio quel
museo fermamente voluto e ottenuto da Richard Owen, lo scienziato che
coniò nel 1842 il termine Dinosauri, pubblicati in un volume apposito, il 505, delle Special Publications della Geological Society of America.
Ho voluto scrivere il libro con un
totale rigore scientifico ma nel contempo ho voluto renderlo chiaro e
piacevole. Posso con una certa presunzione – condita da
irriverenza! – dire che l'ispirazione del tono spesso un po'
divertito l'ho presa da certe pagine di Richard Dawkins....
Nella prima parte introduco a beneficio
dei non geologi alcuni concetti fondamentali in modo da rendere
accessibile a tutti la trattazione: il tempo geologico, le estinzioni
di massa e le grandi province magmatiche (meglio note come Large Igneous Provinces e che d'ora in poi posso indicare con l'acronimo LIP), mostruose e
saltuarie eruzioni vulcaniche che producono centinaia se non milioni
di km cubi di magmi in poche decine di migliaia di anni; poi con una
breve excursus sulla storia dei vertebrati, colloco nel tempo
e al loro interno i dinosauri, evidenziandone avi, parenti più o
meno prossimi e discendenti viventi (gli uccelli) e faccio una
sintesi sulle vittime e i superstiti della strage (per alcuni gruppi
il K/T non ha praticamente significato nulla).
La seconda parte, quella più –
diciamo così – romanzata è dedicata alla storia delle ricerche
sull'estinzione dei dinosauri, e si presta bene ad esserlo già
dall'inizio... Le prime scoperte, la certezza già nella prima metà
del XIX secolo che la Terra fosse stata dominata in tempi lontani dai
rettili, le prime idee sulla loro scomparsa nel dibattito fra
catastrofismo e gradualismo (e tra evoluzionismo e
antievoluzionismo), le estinzioni di massa rifiutate dalla Scienza
perché non “in linea” con il gradualismo evolutivo darwiniano... le idee degli anni '30, quando veniva addebitata ad un forte ed
improvviso riscaldamento, come dimostra il celebre lungometraggio
della Disney Fantasia, in cui gli ultimi dinosauri combattono
una dura battaglia per l'esistenza in un mondo caldo e arido, fino
alle prime ipotesi su cause extraterrestri come meteoriti o
supernove.
Anche il seguito però non è male: i
primi indizi su forti oscillazioni climatiche raccolti con le
perforazioni dei fondi oceanici e i due convegni canadesi in cui
veniva proprio dato l'accento a queste variazioni climatiche di cui
però ancora non si capiva l'origine, fino a quando a Gubbio non
nacque nel 1980 l'idea dell'impatto, con un cratere di età e
dimensioni eccezionalmente in linea con le aspettative scoperto 10
anni dopo (anzi, riscoperto... perché c'era chi lo conosceva di già
ma non sapeva che altri lo stessero cercando...).
La questione sembrava ormai risolta (e
questa è l'opinione comune ancora oggi, specialmente al di fuori
delle Scienze della Terra), ma molti ricercatori continuavano a non
essere d'accordo, individuando come colpevoli gli effetti dei
fenomeni vulcanici estremi in corso all'epoca in India.
Paradossalmente, proprio la scoperta del cratere è servita per dire
che l'impatto non c'entrava niente...
Nella terza parte descrivo la Terra nel
Maastrichtiano superiore: una fase veramente difficile fra estinzioni
continue, oscillazioni della temperatura, variazioni del livello
marino che trasformavano mari poco profondi in pianure costiere e
viceversa, acidità delle acque, anossie globali degli oceani,
incendi boschivi. Ci mancava giusto la caduta di un meteorite....
Poi passo ad un confronto fra le
ipotesi.
L'Iridio a Gubbio nel lavoro degli Alvarez del 1980 Come si vede l'anomalia inizia gradualmente e non all'improvviso |
L'esame dei sedimenti porta delle
conclusioni che contrastano con la visione degli impattisti: ad
esempio al K/T faceva più caldo e non più freddo di prima,
l'ipotesi delle emissioni di CO2 dalla fratturazione dei calcari
nella zone dell'impatto appare molto debole rispetto all'idea di una provenienza dai Trappi del Deccan e ho dedicato diverse pagine
a spiegare il perché anche l'Iridio derivi dai magmi indiani e non
dal meteorite (e nel lavoro del 1980 gli Alvarez e soci hanno fatto
finta di non vedere che il suo aumento è iniziato ben prima di
quando il meteorite sarebbe caduto...).
Come anche, parlando della
sedimentologia, è contestabile un evento di estinzione improvviso
nei microfossili quando invece si tratta di una serie di estinzioni
protratte nel tempo che però in molte zone non si evidenziano per un
motivo molto semplice: la fase a basso livello marino che ha
preceduto il riscaldamento (e la trasgressione marina) delle
ultimissime decine di migliaia di anni del Maastrichtiano ha
provocato delle lacune nella sedimentazione, che se non riconosciute
portano appunto a pensare ad una estinzione improvvisa. Un altro
elemento che ci fa capire come le condizioni ambientali stavano
peggiorando è il succedersi sempre più fitto delle biozone prima e dopo il K/T.
Ma la cosa più clamorosa uscita dalla
conferenza di Londra è che i dinosauri più recenti datati con
sicurezza sono oltre 400.000 anni più vecchi del K/T e che dai
reperti fossili non è possibile stabilire se i dinosauri si siano
estinti improvvisamente o gradualmente. Quante pagine sprecate
inutilmente in questa polemica....
Nella
quarta parte traccio la storia delle
estinzioni di massa e dei fenomeni ad esse legati, dimostrando
successivamente la stretta associazione temporale fra esse e la messa
in posto di alcune Large Igneous Provinces (la più antica
sicuramente accertata è quella del Cambriano inferiore
in Australia, con l'estinzione di fine
Toyoniano
e la provincia magmatica di Kalkarindji).
Mentre l'unico impatto avvenuto più o meno
in corrispondenza di una estinzione è quello dello Yucatan.
Quindi correlo l'estinzione di fine
Cretaceo con le altre estinzione di massa, facendo notare che anche
in questo caso c'è di mezzo una LIP.
Però non può finire qui... nella
Scienza non basta che due eventi siano correlati temporalmente per
attribuirne al primo la causa dell'altro. Ma il legame è talmente
stretto che verrebbe quasi da chiedersi l'opposto e cioè: perché
alcune LIP NON hanno provocato delle estinzioni significative?
A quel punto passo in rassegna alcune
possibilità per capire come mai alcune LIP sono state dei killer
spietati e altre no. Alla fine è facile concludere che una LIP
diventa un enorme problema con le sue emissioni di CO2,
composti dello zolfo e metalli pesanti alterano pesantemente e a
livello globale il chimismo di oceani e atmosfera e il clima. E per
spiegare come mai ho tirato fuori l'esempio del “gottino”, il
quartino di vino: se prendi un gottino di vino a pranzo e a cena alla
fine del mese avrai bevuto 15 litri di vino senza problemi (a parte
intolleranze specifiche!), mentre se ne bevi 2 litri in una sera il
giorno dopo tanto bene non starai. Allo stesso modo una LIP è un
killer quando, come è stato dimostrato, le eruzioni si concentrano
in un periodo di poche decine di migliaia di anni in cui vengono
messi in posto decine di migliaia di km3 di magmi e liberato un
immenso quantitativo di volatili che, al contrario delle emissioni
vulcaniche ordinarie, il “sistema – Terra” non riesce ad
assorbire
Come pallido esempio di cosa potrebbe
essere successo alla fine del Cretaceo ho presentato i problemi
arrecati in tutta Europa dall'eruzione del Laki in Islanda nel 1783.
Alla fine spiego perché per la
sua semplicità narrativa e per il ruolo ingombrante svolto nella
vicenda dal premio Nobel per la fisica Luis Alvarez l'ormai smentita
dai dati ipotesi del meteorite abbia avuto e continui ad avere un
grande successo. Con un appunto finale: il ruolo delle emissioni di
CO2 nell'estinzione dei dinosauri e nelle altre estinzioni
di massa dovrebbe essere un monito anche per l'umanità attuale.
Una annotazione finale a questo post: dopo la stampa del
libro sono apparsi diversi articoli in cui coloro che avevano sempre
sostenuto il meteorite come causa dell'estinzione e che i trappi del
Deccan non c'entravano nulla, ora sostengono che la violenza di
queste eruzioni è stata un effetto della caduta. Cioè che il
proiettile è costituito dalle eruzioni ma che il grilletto lo ha
tirato, cadendo, il meteorite.
Resta il problema che l'unico impatto
in corrispondenza con una estinzione di massa è quello dello
Yucatan... e le altre estinzioni?
8 commenti:
...e io l'ho già ordinato! ;-)
Ti faccio preventivamente i complimenti, so già come scrivi grazie al tuo blog e sono certo che lo troverò molto interessante!
Marco
Ciao Aldo, comprerò il tuo libro anche se appartengo hehehehe (almeno parzialmente) ad una categoria che non sopporti..
Ritengo che la tramvia sia opera utile ma anche che dovrebbe essere affrontato con decisione il problema del traffico cittadino, che il sottoscritto vieterebbe nel territorio comunale ai mezzi privati..
Sperare che la gente abbandoni due e quattro ruote per la tramvia non credo produrrà effetti "sostanziosi" sull'aria che respiriamo..spero però davvero di prendere una cantonata e di sbagliarmi di grosso..
Un saluto.
Stefano
ringrazio per la stima.
per il tranvai ci vedremo quando sarà finito, e per finito intendo anche le sezioni per Bagno a Roèpòi e Campo di Marte!!!!!!
Gentilissimo Aldo,
sarei onorato di poterle inviare per email (se può segnalarmela) un invito a presentare il suo libro e, se lo desidera, ad animare un caffè scientifico che il Centro della Scienza proporrà a dicembre nell'ambito del Temporary Science Centre di Cortona.
Cordialmente,
Andrea Aufieri
grazie dell'invito... direi "perchè no?"
la mia mail è aldo.piombino@tiscali.it
saluti e aspetto un riferimento
Aldo
Buongiorno, è prevista anche la versione e-book?
no, per adesso no...
ma occupa poco spazio il cartaceo....
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