giovedì 21 agosto 2014

La possibile eruzione del Bardarbunga in Islanda: le interessanti caratteristiche di questo vulcano e le (per ora eccessive) preoccupazioni in merito



Memori di quanto è successo nel 2010 con l'Eyjafjallayokull, ci sono delle fonti piuttosto allarmate a proposito di un altro vulcano islandese, il Bàrdarbunga, dalla storia piuttosto complessa e agitata (se non fosse coperto dai ghiacci del Vatnayokull sarebbe probabilmente uno dei vulcani più studiati al mondo!). In questo momento non condivido le apprensioni per il traffico aereo europeo, e spero proprio di non essere smentito su questo nei prossimi giorni, cosa possibile visto che siamo pur sempre davanti ad un vulcano potenzialmente molto pericoloso; annoto anche che le evacuazioni che ci sono state riguardano il rischio Jokulhaup, le improvvise alluvioni dovute allo scioglimento altrettanto improvviso di ghiacci da parte dell'attività vulcanica, un riflesso del difficile rapporto fra il fuoco che cova sotto la superficie e la coltre bianca che spesso li ricopre nel Paese dei Ghiacci   

Oggi all'attenzione del pubblico generale e non solo nella ristretta cerchia di chi a vario titolo si occupa di vulcani c'è il Bàrdarbunga, un importante vulcano islandese: memori dei problemi causati dall'Eyjafjallayokull nel 2010, si parla parecchio della possibilità di una forte eruzione che paralizzi nuovamente il traffico aereo. Il famoso detto “è molto difficile fare delle previsioni, specialmente per quanto riguarda il futuro”, è particolarmente attinente all'attività vulcanica e quindi quello che scrivo rischia di essere clamorosamente smentito nei prossimi giorni o mesi, ma oggi personalmente non vedo allo stato dei grossi rischi e non solo perché mentre sto scrivendo queste righe il Servizio Meteorologico Islandese, che si occupa anche di vulcani e terremoti, sottolinea come sotto al Bárdarbunga ci sia una intensa attività sismica, ma nessuna evidenza di magmi che cerchino di raggiungere la superficie: di eruzioni normali senza conseguenze questo vulcano ne ha prodotte parecchie. 
Quanto ai rischi paventati per il traffico aereo sono estremamente ridotti perchè:
- dal lato naturale si ipotizza una minore dispersione di particelle rispetto a 4 anni fa
- dal lato tecnico dopo gli eventi del 2010 la modellizzazione delle aree a rischio si è fatta molto più precisa e le nuove regole ammettono il traffico aereo anche in presenza di un basso tenore di ceneri vulcaniche

In questa carta, prodotta dal Servizio Meteorologico Islandese e aggiornata a stamattina mercoledì 20 agosto, si vedono i terremoti dall'inizio dell'attività sismica. In blu scuro le scosse di sabato, in blu chiaro quelle di domenica, in giallo quelle di lunedì e in rosso quelle di ieri.


Al momento c'è un allarme, certamente giustificato in pieno: nessun addetto ai lavori potrebbe sostenere il contrario, a meno di essere impazzito perchè questa fitta serie di terremoti è collegata una deformazione dovuta all'intrusione di magma dal profondo; però non è certo che una eruzione si verifichi veramente. Di fatto l'evacuazione intorno al vulcano è legata alla prudenza per il rischio di Jokulhaup: questo è un termine islandese ormai entrato a far parte della terminologia vulcanologica, che definisce un fenomeno frequente in quella terra quando una attività vulcanica scioglie improvvisamente una grande quantità di ghiaccio, provocando una alluvione; ed è noto come il ghiacciaio Vatnajökull, sotto al quale oltre al Bàrdarbunga ci sono altri vulcani attivi, sia davvero uno specialista in materia di jokulhlaup...
Uno jokulhlaup da questo vulcano potrebbe avere serie conseguenze perchè si riverserebbe in un sistema di fiumi dove è posto uno dei principali impianti idroelettrici del Paese, ma siccome si tratta di un complesso di 3 dighe costruite di recente immagino che abbiano degli appositi piani di emergenza.

L'Islanda è davvero una terra di vulcani, anzi è una terra che esiste solo grazie all'attività vulcanica: oltre a rocce ignee ci sono solo un pò di sedimenti (ovviamente provocati dall'erosione di rocce vulcaniche...). Nella letteratura scientifica è stata avanzata l'ipotesi che il magmatismo islandese provenga dallo stesso pennacchio che ha prodotto alla fine del Permiano i trappi della Siberia, la "grande provincia magmatica" che va dall'Oceano artico al Kazakistan, collegata anche alla madre di tutte le estinzioni di massa, quella della fine del Permiano. Una ipotesi che, devo dire, non mi convince moltissimo ma che voglio prima o poi capire meglio. Ad ogni modo il magmatismo islandese è sicuramente connesso negli ultimi 50 milioni di anni con la progressiva apertura dell'Oceano Atlantico Settentrionale.

I vulcani islandesi sono molto particolari a causa delle possibili interazioni fra l'acqua e il ghiaccio, che hanno reso così importante l'eruzione del 2010 e che limitano parecchio il loro studio, interazioni delle quali gli Jokulhlaup sono una delle principali. 
Il Bardarbunga è coperto dal ghiacciaio del Vatnajökull, che al di sopra della zona di massima attività sismica attuale è spesso circa 600 metri; questo è un primo punto importante: non è automaticamente sicuro che se anche avverrà una eruzione, il magma arriverà all'aria aperta attraversando e sciogliendo il ghiacciaio. Tanto per chiarire, il database dello Smithsonian Global Volcanism Program riporta dal 1986 a oggi ben 10 possibili eruzioni del Bardabunga i cui prodotti, se queste sono realmente avvenute, sono rimasti sotto il ghiacciaio; “possibili” significa appunto che si è registrata attività ma non c'è la certezza se il vulcano abbia eruttato o no, perché se è successo sicuramente la lava non è arrivata in superficie. 

Queste eruzioni subglaciali formano dei rilievi particolari, detti “tuja”, colline dalla cima piatta e dalle pendici molto scoscese a causa della scarsa mobilità del magma sotto la calotta di ghiaccio che lo ricopre. Vediamo un Tuja fotografato da Erik Klemetti in Oregon: l'eruzione che lo ha formato è avvenuta quando la zona era ricoperta dalla calotta glaciale del Nordamerica. Nei casi elencati dallo Smithsonian Global Volcanic Program non si sono registrati i terribili jokulhlaup e questa è una buona notizia anche se l'attività attuale è posta in una zona leggermente diversa da quella dove si posizionano le presunte eruzioni degli ultimi 30 anni, localizzate intorno al sottosistema di Loki-Fögrufjöll, posto a SW della caldera ma che fa parte pure esso del Bardarbunga.

Se non ci fosse il ghiaccio l'apparato vulcanico del Bàrdarbunga apparirebbe come una caldera profonda 700 metri e sarebbe uno dei vulcani più studiati al mondo a causa delle sue caratteristiche e della sua storia. Collegate a questo vulcano ci sono dei sistemi di fessure che si estendono per decine di Km e praticamente collegano il Bardarbunga ad altri due vulcani, il Veidivötn si estende fino al Torfajökull e il Trollagigar arriva fino all'Askja. Lungo questi sistemi si sono messe in posto delle eruzioni lineari simili a quella del Laki del 1783. Ed è appunto lungo un terzo sistema di fessure collegato al Bardarbunga, il Thjorsarhraun, che si è prodotta l'eruzione subaerea con il maggior volume di lave emesse su un continente negli ultimi 10.000 anni, circa 21 km cubi.
Anche dal sottosistema di Loki-Fögrufjöll si dipartono due piccole dorsali vulcaniche, di cui una arriva fino ad un altro vulcano, l'Hamarinn.
Purtroppo non sono riuscito a trovare uno schema geologico che sintetizzi tutto questo.

Per quanto concerne invece le eruzioni degli ultimi 2000 anni, alcune sono confermate da testimonianze, mentre altre sono ricavate dallo studio dei depositi di ceneri o dalle carote prelevate dal ghiaccio. Fra queste particolarmente importante è quella del 1477, con un VEI che va da 5 a 6 secondo le fonti. È possibile quindi che nel passato ci siano stati molti eventi sconosciuti proprio perché, senza le strumentazioni attuali, nessuno poteva rilevare attività al di sotto della bianca coltre del Vatnajökull.

Riassumendo, che cosa ci si può quindi aspettare nel prossimo futuro? Una eruzione è possibile ma i rischi maggiori, più che per il traffico aereo, sono dovuti alla eventuale formazione di Jokulhaup, ed è per questo che un'area intorno al vulcano è stata sgombrata.
Certo, una eruzione simile quella del 1477 porrebbe dei grossi rischi ma allo stato attuale è abbastanza improbabile. È pur sempre vero che prevedere cosa potrà succedere su un vulcano, soprattutto se non puoi vedere cosa realmente sta accadendo, non è cosa semplice.
Insomma, niente allarmismi inutili, anche se stiamo parlando di vulcano, non di innocenti collinette, e la situazione attuale, ad ora abbastanza tranquilla, può cambiare da un momento all'altro.
Come però evidenzia Dave McGarvie, da uno dei sistemi di fratture che si dipartono dal Bardarbunga prima o poi (speriamo poi) avverrà una massiccia eruzione lineare come quella di 8000 anni fa. E questa sarebbe un evento che comporterebbe grosse difficoltà per il genere umano....


2 commenti:

Luca ha detto...

Sono arrivato in questa pagina cercando informazioni serie sul Bardarbunga, che non fossero i soliti lanci di agenzia. Dopodomani, infatti, ho un volo per l'Islanda e volevo capire meglio la situazione.
Mi complimento con l'autore perché si evidenzia una seria documentazione ed uno studio approfondito della materia.
Poi, trattandosi di vulcani (come giustamente scrive), tutto può succedere. Peraltro, confido di partire e di tornare senza troppi problemi ;)

Aldo Piombino ha detto...

ringrazio per la fiducia, con una punta di invidia per il viaggio