Finalmente cominciano ad uscire
all'Aquila sentenze di condanna nei confronti di chi ha costruito,
restaurato o ristrutturato in maniera non adeguata, con il relativo
seguito di danni materiali ma soprattutto di vite umane. Non ho letto
le motivazioni della sentenza, ma solo quanto riferisce al proposito
l'edizione on-line di Repubblica. Purtroppo se il giornale riporta
esattamente quanto dice la sentenza, per questa condanna sono stati usati termini impropri a
proposito della “previsione di un terremoto”. La cosa non è
questione di lana caprina: la parola “previsione” infatti è in questo caso (e purtroppo non solo in questo caso) usata non solo impropriamente, ma soprattutto in maniera da fuorviare
l'opinione pubblica. Già parecchio tempo fa scrissi della
“previsione dei terremoti” facendo un paragone fra chi si occupa a proposito dell'atmosfera del “tempo che verrà” e chi si occupa del clima.
Mi sa che sia l'ora di ribadire
nuovamente tutto ciò.
Dovrei essere contento per la condanna
di quattro persone per il crollo della Casa dello Studente nel
terremoto abruzzese del 2009. In effetti è innegabile - e non solo in questo caso - che si sarebbe
potuto evitare buona parte delle vittime se le costruzioni crollate
fossero state costruite o ristrutturate in maniera corretta, a norma di legge.
Benissimo.
Devo dire però che la sentenza,
sia pure giustificata, non mi pare usi i termini scientifici esatti e
noto anche leggendo in quà ed in là in Rete molta confusione in
merito.
Ribadisco che la sentenza contro la
“Commissione Grandi Rischi” riporta l'orologio indietro di
decenni, visto che è ormai tanto tempo che il mondo scientifico sta parlando (più o meno inutilmente, a giudicare dalla pubblica opinione e non solo) della cosa più normale da farsi per
premunirsi contro tutte le catastrofi naturali, non solo per i
terremoti: la prevenzione; invece secondo
il giudice di questo processo l'attività di prevenzione diventa “inutile in quanto le caratteristiche edilizie del patrimonio locale non
potevano essere in grado di passare indenni un evento sismico di
quella portata";
Quindi secondo
i giudici diventa
necessario fare le previsioni, il tutto in barba alla letteratura scientifica e allo stato dell'arte
della ricerca (per favore lasciamo perdere apprendisti stregoni locali ed emissioni di Radon associate).
Ma qui, siamo alla solita questione dell'incompetenza
scientifica della classe dirigente italiana: in quale altro Paese
evoluto sarebbe potuto succedere tutto questo?
E anche nella sentenza di cui parlo oggi ci risiamo con la questione della "previsione".
Per spiegare meglio
il concetto faccio
un paragone con lo
studio dell'atmosfera fra chi studia il clima e chi fa le previsioni del tempo.
I meteorologi cercano di indicare come sarà il tempo nei prossimi giorni. Quindi se dicono che nella vostra città “domani pioverà” voi vi
preparate a svegliarvi domattina con la pioggia e la necessità di
prendere ombrello e/o impermeabile. Questa è - indiscutibilmente - una
previsione.
I climatologi
invece dicono altre cose: non prevedono se domani pioverà, ma
diranno per esempio che in genere a Giugno piove meno che a Novembre e che in
estate fa caldo ed in inverno fa freddo. In particolare sulla scorta
di questo in primavera ed in autunno facciamo “il cambio
dell'armadio”.
Torniamo
alla sentenza sul crollo della Casa dello Studente (preciso che debba
sempre essere implicito che sto scrivendo in base a quanto letto
sull'articolo in questione): cosa c'è scritto di sbagliato?
Semplicemente quello di affermare che il terremoto dell'Aquila "non era affatto imprevedibile".
Perchè secondo i giudici il terremoto era “prevedibile”?
Secondo l'articolo il giudice Grieco sostiene che il sisma poteva essere previsto ''essendosi
verificato in quello che viene definito periodo di ritorno, vale a
dire nel lasso temporale di ripetizione di eventi previsto per l'area
aquilana'', valutato da un consulente in circa 325 anni.
Sulla base di questo il giudice rileva che essendo passati 306 anni dal terremoto del 1703 l'evento del 2009 era prevedibile e nella progettazione e nel collaudo dell'intervento di questo si doveva tenere conto.
Eh, no.... non ci siamo...
Nulla da eccepire sul fatto che il "tempo di ritorno" era prossimo.
Nulla da eccepire sul fatto che il "tempo di ritorno" era prossimo.
Ma non è che si costruisce in maniera adeguata perchè siamo vicini al tempo di ritorno; la Legge dice che si deve costruire in maniera adeguata a quello che potrebbe succedere, a prescindere dal tempo di ritorno. Punto e basta.
Quindi quella del tempo di ritorno è una cosa assolutamente fuori dal seminato.
Semmai c'è da capire perchè la questione del tempo di ritorno ormai prossimo è stata tirata fuori nei tribunali e mai dalla classe dirigente locale (la Scienza lo aveva già detto, come vedremo in seguito).
Semmai c'è da capire perchè la questione del tempo di ritorno ormai prossimo è stata tirata fuori nei tribunali e mai dalla classe dirigente locale (la Scienza lo aveva già detto, come vedremo in seguito).
Inoltre ripeto per
l'ennesima volta che prevedere un terremoto significa
precisare lo scatenarsi di un evento sismico entro limiti di tempo, spazio e magnitudo il più stretti possibile, per cui ci
dovrebbe essere un comunicato che recita più o meno così: "dai
dati in nostro possesso abbiamo previsto che il giorno X di questo
mese si verificherà presso la località "nome della località", lungo
la struttura sismica denominata "faglia
di vattelappesca” un
evento sismico di Magnitudo
M e con questo meccanismo focale. Nella mappa
allegata a questo comunicato viene indicato il conseguente scuotimento del terreno (cioè
la famosa PGA - Peak Ground Acceleation, l'accelerazione massima impressa al terreno dalle onde sismiche). Ovviamente tale comunicato dovrebbe pure indicare quali disposizioni urgenti siano state adottate dalla protezione civile: in
questo caso sapendo che da lì a pochi giorni la scossa dovrebbe
arrivare vengono già sistemate le attrezzature per l'emergenza e ne viene indicata l'ubicazione.
In
pratica sarebbe come se i climatologi ad Agosto lanciassero l'allarme
perchè a novembre presumibilmente pioverà.... Non è così: o, meglio, i dati dei climatologi possono lanciare un allarme se dicono che gli alvei dei fiumi devono essere adeguati perchè non in grado di smaltire le precipitazioni autunnali (che di solito, ma non
sicuramente, verranno, anche se appunto c'è un'altissima probabilità
che verranno), ma non possono indicare una data esatta in cui avverrà questa situazione.
I sismologi non sono dei “meteorologi della Terra”, ma dei
“climatologi della Terra”.
Con la zonazione sismica si
ipotizza quale sia la massima accelerazione del suolo possibile
durante il terremoto più violento che può scatenarsi in una certa
zona e con il criterio del tempo di ritorno si può avere un'idea di
ogni quanto questo terremoto si scatena.
Però nessuno è in grado di
fare il meteorologo della Terra, cioè dire “domani ci sarà il
terremoto”.
È un po', appunto, come capire quale potrebbe essere
la portata massima a cui potrà arrivare un fiume e in che stagione è
più probabile che avvenga. Come il climatologo che non può
precisare il giorno in cui il fiume avrà la portata massima (saranno i meteorologi a poter
dire che “domani c'è l'allarme per piogge estremamente
abbondanti”) così geologi e geofisici sono in grado di dire per ogni area che tipo di terremoto potrà scatenarsi e quale potrebbe essere la sua intensità massima. Possono anche dire che "in media" questo evento arriva ogni tot anni. Ma potranno solo parlare di probabilità più o meno elevata di avere una scossa di quel tipo entro le prossime decine di anni, non se e quando tutto questo avverrà.
Poi io non sono un legale, ma questa sentenza secondo me potrebbe avere una conseguenza devastante: chiunque non ha costruito "bene" e chiunque abbia legiferato male o non abbia legiferato dovrebbe essere considerato colpevole? Magari fosse così....
Ritornando al “tempo di ritorno”, questo quindi non può essere usato per questioni "emergenziali" perchè comporta una finestra
temporale e spaziale un po' troppo elevata: in Abruzzo si sarebbe dovuti
arrivare all'assurdo che chi non abitava in case “sicure” in
un'area imprecisata avrebbe dovuto dormire altrove da qualche anno e
continuare a farlo per un altro lasso di tempo, altrettanto
imprecisato (ovviamente se l'edilizia fosse stata adeguata alla
bisogna non sarebbe successo niente....).
Il “tempo di ritorno” è inoltre una questione di statistica (sia
pure con solide basi teoriche) e al proposito annoto che se la Natura
usasse esclusivamente questo criterio i terremoti irpini del 1962 e
del 1980 non sarebbero dovuti avvenire in quanto troppo vicini
all'evento del 1930....
Dire che su queste basi
il terremoto era prevedibile è quindi sbagliato.
In buona
sostanza, l'edificio della Casa dello Studente avrebbe dovuto essere
adeguato a quello che era il possibile scenario sismico ipotizzabile grazie ai
dati storici. E che si fosse vicini al tempo di ritorno o no non vuole dire assolutamente niente.
Il tempo di ritorno è comunque un criterio di cui si dovrebbe tenere conto se si decidesse di adeguare progressivamente almeno gli edifici "sensibili" in caso di terremoto, cioè:
- gli ospedali, verso i quali dovrebbero affluire medici e feriti
- i centri della Protezione Civile, a partire dalle prefetture, che in quei frangenti devono funzionare "per forza"
- le scuole, perchè se il terremoto avviene in orario scolastico la popolazione giovane sarebbe "a rischio" e perchè sono luoghi ideali per collocare gli sfollati, molto più delle tendopoli
- gli ospedali, verso i quali dovrebbero affluire medici e feriti
- i centri della Protezione Civile, a partire dalle prefetture, che in quei frangenti devono funzionare "per forza"
- le scuole, perchè se il terremoto avviene in orario scolastico la popolazione giovane sarebbe "a rischio" e perchè sono luoghi ideali per collocare gli sfollati, molto più delle tendopoli
Cioè sarebbe importante cominciare dalle zone più a rischio, quelle in cui è più vicino il tempo di ritorno di un evento importante. Annoto con amarezza che proprio scuole ed ospedali sono fra gli edifici che negli ultimi gravi eventi sismici (Molise, Abruzzo ed Emilia, ma anche nella zona del Pollino) non si sono distinti per resistenza alle scosse. Un segnale MOLTO grave!
Da ultimo
nell'articolo Repubblica riporta una dichiarazione attribuita a
Massimo Cialente, sindaco dell'Aquila, sulla quale mi trovo piuttosto
d'accordo: “la
mia analisi del terremoto e della nostra vicenda è che in Italia
tutte le persone che sono chiamate a compiere attività di controllo
e di ispezione la fanno con un lassismo assoluto. Tutte le tragedie
che avvengono nel nostro Paese sono per incuria nei controlli".
Il
problema è che forse pure Cialente
stesso si deve accusare di far parte di questa categoria (che comunque non
solo da
quelle parti è molto vasta).
Ci sono due motivi
per affermare questo.
Il primo è che l'Abruzzo Centrale già fino dagli anni '80 era inserito fra le zone sede di “gap sismico” cioè le
zone in cui il tempo di ritorno medio di un evento particolarmente
forte è già passato o è prossimo all'arrivo.
Ora non riesco a trovare il volume dove c'è questa carta. Ricordo che altre zone con gap sismici riconosciuti erano il faentino, due zone in Calabria, la Sicilia Orientale e sempre in Sicilia la zona di Capo d'Orlando. Quindi non era da ieri che doveva essere presente la consapevolezza del rischio in Abruzzo.
Il secondo si basa
su un evento importante del 2006: in quell'anno ci fu da parte di INGV una
importante revisione della carta della sismicità italiana e in
quella occasione il massimo valore della PGA
(peak ground acceleration) ipotizzabile per
l'area aquilana era stato innalzato sopra
a 0,25 g. Vediamo la carta relativa qui sotto.
Un fatto molto importante perchè avrebbe dovuto sancirne il
passaggio dalla classe “2” alla classe “1”.
Non mi risulta che Cialente abbia pregato la Regione Abruzzo di
modificare la deliberazione della Giunta Regionale n.438 del 2005
nella quale, conformemente alla cartografia del 2003, L'Aquila era
inserita nella zona “2”.
Tutto questo lo affermo ovviamente
salvo smentite documentate (nel qual caso provvederò immediatamente
e con tante scuse a rettificare).
Pregherei inoltre qualche aquilano
di segnalarmi se nel 2006 al momento della presentazione della nuova
cartografia, che dava per il capoluogo abruzzese la brutta notizia
dell'aumento dell'accelerazione di picco, la notizia fosse divenuta
di dominio pubblico e se qualcuno abbia chiesto la conseguente e
doverosa riclassificazione del territorio.
1 commento:
ottimo
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