martedì 23 aprile 2013

Il terremoto cinese del 20 aprile 2013: sovrascorrimenti all'estrema propaggine nordorientale del Tibet

La terribile doppietta di terremoti, anzi tripletta se ci si mette l'evento profondo delle Kurili, che ha scosso l'Asia in questi giorni è stata decisamente significativa. Quello che colpisce è che sono state interessate pressochè contemporaneamente due zone con un interessante denominatore comune: gli eventi del Belucistan e del Sichuan sono entrambi riflessi del movimento della placca indiana che si introduce come un cuneo nell'Asia. Secondo alcuni studi dopo un terremoto forte come quello del Belucistan c'è una maggiore possibilità di un altro evento in un'altra area (non necessariamente vicina) e quindi è persino possibile che l'evento del Sichuan (che – notate bene – è stato di qualche decina di volte meno intenso di quello iraniano) sia in qualche modo una conseguenza del precedente. In questo post voglio parlare del terremoto cinese perchè è una fotocopia sia pure più debole del terribile evento del 2008.

I continenti meridionali sono sostanzialmente dei brandelli del Gondwana, a sua volta il resto maggiore del vecchio supercontinente di Rodinia, una “Pangea” di 600 milioni di anni fa. Differentemente, i continenti settentrionali, Eurasia ed America Settentrionale (precedentemente uniti nella Laurasia) sono il risultato della ricomposizione di una serie di frammenti che, staccatisi da Rodinia, per buona parte del Paleozoico se ne sono andati per i fatti loro, talvolta scontrandosi, riunendosi e dividendosi di nuovo. In particolare l'Asia come la conosciamo oggi ha cominciato a formarsi nel Permiano, diciamo tra 300 e 250 milioni di anni fa, quando un buon numero di zolle si è aggregato (Euramerica, Siberia, Kazakistan, Cimmeria, Cina Settentrionale, Indocina e qualcos'altro). Da ultimo, nel Giurassico la Cina Meridionale si è scontrata con quella settentrionale lungo una fascia orientata circa SE-NW che va da poco sud di Shangai verso la zona centrale della nazione asiatica.

Quindi il continente asiatico si è ingrandito a poco a poco prendendo brandelli che si sono via via staccati da Rodinia e in seguito dal suo residuo più grande, il Gondwana. L'ultimo di questi (per adesso?) non è la Cina Meridionale dopo l'orogenesi di Dabie: successivamente hanno impattato con l'Asia (e lo stanno facendo tuttora) l'Arabia e l'India. L'impatto con l'Arabia ha generato buona parte dei monti dell'Iran, ed è una fascia tuttora molto attiva come dimostra proprio il terremoto al confine fra Iran e Pakistan del 16 aprile scorso. 

Ma lì le cose sono abbastanza “normali” per un'area tettonicamente attiva. Poco più in là le cose sono molto più complesse perchè l'India si sta incuneando ad una velocità notevole dentro l'Asia, provocando deformazioni in una fascia piuttosto vasta e non in un ristrett nastro al confine fra due zolle.

La sismicità della Cina e della parte occidentale dell'Indocina va quindi vista in un quadro in cui in molte aree non esiste un limite di zolla preciso ma una situazione di sofferenza diffusa. Vediamo nella carta qui sotto, dove sono raffigurati i due recenti grandi terremoti la situazione grazie all'Iris Earthquake Browser: l'Himalaya è la sutura conclamata dello scontro fra India ed Eurasia; a nord si trova il Tibet, poi c'è un grande bacino interno, il Tarim e ancora più a nord una grande catena, il Tien-Shan. Quindi a nord l'influenza della spinta dell'India si evidenzia con una catena che si trova a oltre 1000 km di distanza dal limite di zolla visibile in superficie nell'Himalaya. Anche se non sono frequentissimi, decine di terremoti di Magnitudo superiore a 6 sono stati registrati nelle ultime decine di anni sotto tutto il Tibet, principalmente lungo una serie di importanti faglie che accomodano in qualche modo la deformazione. Anche nel Tarim e nel Tien-Shan si notano eventi sismici amche molto potenti ma decisamente molto rari.



A ovest e ad est dell'Himalaya la situazione si complica. Ad ovest l'area a massima sismicità dell'Iran e il fronte dell'Himalaya siano disgiunti fra loro: l'Arabia (che sostanzialmente è la continuazione della placca africana) e l'India sono due blocchi diversi che stanno impattando contemporaneamente contro l'Asia con modalità e velocità diverse (l'India si muove molto più velocemente rispetto al blocco arabico). Ecco una dimostrazione della cosa sempre con l'utile tool dell'IRIS: 



Ad est dell'Hymalaia essenzialmente troviamo delle faglie a scorrimento laterale (secondo alcuni Autori l'Indocina è stata letteralmente estrusa verso est dal cuneo indiano). 
Però oltre alle trascorrenti indocinesi, c'è un'altra caratteristica: come si vede dalla prima carta il fronte dell'Himalaya noto al pubblico, quello del Nepal e dei grandi “ottomila” è per lo più orientato WNW-ESE, ma all'altezza del Buthan inizia a piegarsi in direzione NE. Poi pare interrompersi nella zona delle grandi faglie trascorrenti per riprendere chiaramente verso la Cina centrale e delimitare la zona a pieghe di Songpan Garze (o del Longmen Shan, a seconda degli Autori). Questa è una zona meno conosciuta ma la faglia del Longmen Shan è proprio la linea che ci interessa parlando di questo terremoto nel Sichuan: costituisce infatti la continuazione del fronte di sovrascorrimento himalayano, cioè corrisponde esattamente al limite della zona deformata del Tibet. Una struttura geologica quindi di importanza a scala mondiale e che da questi dati si capisce come possano originarsi proprio qui terremoti importanti.
Il fronte del Songpan Garze è infatti sede di diversi terremoti, fra i quali quello disastroso del 2008, in cui i morti si sono contati a decine di migliaia. Lo vediamo nella sezione qui accanto.

Andando oltre la situazione diventa più confusa e secondo alcuni Autori tra Cina Settentrionale, Mongolia e Siberia ci sono diverse zolle ma, per esempio, non c'è accordo  su quali possa essere, ad esempio il limite meridionale della zolla dell'Amur.

Comunque viste le incertezze e visto che questo post si focalizza sulla zona del Sichuan, ritorniamo alla struttura di questa zona, visibile nel disegno qui sotto: 





Il fronte è contrassegnato da una classica scarpata che divide ad ovest il più che deformato Tibet dal bacino del Sichuan, che ancora non è deformato.
Volendo la situazione (solo da un punto di vista geografico, non geologico!) ricorda un po' quella della pianura padana tra Brescia e Padova: accanto ad una vasta pianura inizia improvvisamente una alta catena montuosa
Vediamo qui sotto un dettaglio che comprende il Sichuan e le zone limitrofe, sempre in una immagine catturata con l'Iris Earthquake Browser e dove i terremoti contrassegnano il fronte di sovrascorrimento: è la linea più a nord, quella che delimita il Longmen Shan. Una seconda linea corrisponde ad un'altra zona sismicamente attiva che forma l'altro lato del bacino del Sichuan.
In questo bacino ci sono delle città piuttosto grandi, fra le quali Chengdu (in cui abitano oltre 10 milioni di persone). 
È evidente che in quell'area il rischio sismico è elevatissimo, sia per l'intensità che le scosse possono raggiungere che per il numero delle persone che possono rischiare la vita.



 




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