martedì 5 giugno 2012

Il metano su Marte - parte II

Nel Settembre 2010 scrissi un post sulla questione del Metano nell'atmosfera marziana, scoperto nel 2003 da Vittorio Formisano dell'INAF e dal suo gruppo. D'accordo, il metano è presente nell'atmosfera del Pianeta Rosso in quantità infinitesime, però c'è una cosa strana: le variazioni stagionali della quantità di questo gas che hanno fatto pensare ad una sorta di "ciclo del Metano" nell'atmosfera marziana. Erano aperte diverse ipotesi ma oggi sembra finalmente che si sia arrivati alla soluzione del problema. Quindi scrivo questo breve post per "chiudere" il caso.

Riassumendo quello che ho scritto 2 anni fa: era abbondantemente noto che il chimismo dell'atmosfera marziana non consenta a lungo la conservazione del metano, gas che quindi si dissolve presto. Una volta la teoria prevedeva una persistenza di 300 anni ma oggi le idee sono per una dissoluzione particolarmente veloce. Trovarne un certo quantitativo fu quindi una cosa inaspettata e ancora più inaspettata fu la quasi totale scomparsa del gas 3 anni dopo.
Il succo quindi era che il metano su Marte in qualche modo si forma e si distrugge, quindi è acclarata la presenza sul Pianeta Rosso di un vero e proprio "ciclo del Metano". 
Accertata la presenza di questo ciclo si è ovviamente posto il problema di capire perchè succede tutto questo. Sono state avanzate diverse ipotesi: il Metano si potrebbe produrre sulla superficie del pianeta o sotto e i meccanismi scatenanti potrebbero essere forme di vita (ipotesi gettonatissima da ufologi e compagnia varia, ma anche da ricercatori seri), reazioni nel suolo o attività vulcanica. L'attività vulcanica è apparsa subito la meno probabile di tutto perchè è quella che meno si adatta alla stagionalità del ciclo.

La mattina del 28 settembre 1969 un bolide precipitò sull'Australia, rompendosi in vari frammenti ancora prima di toccare il suolo. Fu denominato "Meteorite Murchison". Di questo corpo sono state trovate diverse parti, per un totale di oltre 100 kg di materiale. Le meteoriti si suddividono in vari tipi; la Murchison in particolare fa parte delle "condriti carbonacee", una classe di corpi che secondo molti ricercatori ha una composizione molto simile alla nebulosa solare primitiva; fra l'altro nei componenti delle condriti Carbonacee si annoverano acqua e amminoacidi essenziali, uguali a quelli che costituiscono le basi della vita sulla Terra. Inoltre, a dimostrare l'importanza delle condriti anche in settori diversi da quello spaziale, in molti lavori che si occupano di rocce magmatiche vengono confrontate le analisi di queste rocce terrestri con la composizione media delle condriti. La Murchison è una meteorite molto studiata anche perchè appartiene a questo gruppo.  

Le condriti carbonacee in particolare, come dice il nome, contengono molto carbonio ed è per questo che la Meteorite Murchison è coinvolta nello studio del metano su Marte, la cui superficie è bombardata di continuo da meteoriti di ogni tipo. 
Scienziati appartenenti al Max Planck Institute di Lipsia, e alle Università di Utrecht e Edimburgo hanno condotto degli esperimenti e hanno visto che la luce solare, e in particolare quella più energica, la ultravioletta, anche con la debolezza con la quale arriva su Martere riesce, agendo con la superficie delle meteoriti, a strapparvi molecole varie: il Metano viene fuori proprio da queste reazioni. il lavoro è uscito come spesso succede per ricerche di altissima risonanza, sulla rivista "Nature".

La stagionalità della presenza di Metano su Marte è quindi ben spiegabile con questa origine: la presenza di stagioni molto differenti su Marte è nota da tempo e nel 2003, quando Formisano & C. trovarono il metano il pianeta era al perielio. Nel 2006 aveva passato da poco l'afelio e quindi era ad una distanza molto maggiore: il metano è stato trovato soprattutto nelle zone equatoriali e quindi la minore energia della radiazione ultravioletta all'afelio fa si che le reazioni con le meteoriti siano nettamente inferiori (all'inizio la maggiore incidenza del metano nelle zone equatoriali poteva anche essere spiegata con la presenza di forme di "vita" tipo batteri soprattutto nelle zone equatoriali più calde).

Finalmente sembra quindi arrivata una spiegazione razionale anche per questo fenomeno,  coerente con le osservazioni e che finalmente chiarisce un aspetto particolare dell'atmosfera marziana.

2 commenti:

vittorio formisano ha detto...

Permettetemi di esprimere un parere alquanto diverso da quanto scritto sopra.
Una cosa che viene comunemente ignorata ( ma e' pubblicata) e' che la sorgente del metano sembra essere la calotta polare nord di Marte, specie d'estate quando sublima. Non ci sono vulcani al polo Nord e non cadono particolari quantita' di meteoriti al polo nord. Ma vi e' il ghiaccio sia di H2O che di CO2.
Sul fondo dei ghiacci di Groenlandia sono stati trovati batteri metanogenici (vivi) e metano. Anche a Marte potrebbero esservi batteri vivi.
Alternativamente, gli esperimenti di Strazzulla a Catania dimostrarono che una miscela di ghiacci bombardati da radiazione ( particelle e UV) possono dare luogo a misture di gas (e non solo)contenenti metano. Tanto basta.
Vittorio Formisano

Aldo Piombino ha detto...

ricevere osservazioni da personaggi del livello di Formisano è un onore mica da poco per un umile blogger...
Grazie della segnalazione. Ho dato una occhiata sommaria a quanto indicato. Direi che queste osservazioni mi paiono piuttosto realistiche e mi sento il dovere di parlarne prima possibile
Grazie per la segnalazione....