giovedì 2 settembre 2010

Schizofrenia da panico sismico in questi giorni tra Abruzzo, Lazio e Umbria

Comincio con un paio di note di servizio:

1: In questo periodo è probabile che per tutta una serie di impegni sia poco presente su scienzeedintorni.


2: Ho aderito a un nuovo gruppo, (cattiva) scienza in TV. Ne fanno parte illustri scienziati, blogger ed appassionati, tutti più o meno “alterati” per come la scienza viene trattata in televisione (e, aggiungo) sui giornali. Per adesso, mentre scrivo, siamo in 179 (ieri sera ero il 155esimo). Invito gli interessati ad entrare nel gruppo. 


Sempre a proposito di informazione, amici, lettori, qualche scambio di opinione su facebook ed altri fatti mi hanno spinto a parlare di un grave problema e cioè la situazione sismica italiana. Problema che è grave per più motivi
- l'inadeguatezza della prevenzione, sperando che i morti dell'Aquila servano a qualche cosa.
-  il can-can mediatico e i suoi riflessi su internet su piccole scosse che si verificano di continuo e che serve solo a terrorizzare la popolazione

Sull'inadeguatezza della prevenzione sismica in Italia siamo a livelli disarmanti. Ovunque nel nostro Paese gli amministratori locali hanno sempre cercato di declassificare il proprio territorio. Con l'Aquila ci sono riusciti e i risultati purtroppo si sono visti. Però, intanto, sono stati citati a giudizio i sismologi rei di non aver previsto il terremoto...

Ricordo con un misto di rabbia e di tristezza che la Casa dello Studente aveva avuto problemi statici anche gravi per delle scosse che in una zona “normale” non avrebbero fatto neanche cascare i piatti appesi alle pareti delle cucine...
Come spesso ci accade, siamo lo zimbello del mondo civile (ammesso che possiamo ancora pensare di farne parte...)

Ma vengo subito al can-can mediatico, che è l'argomento principale del post.

Il mio primo incontro fisico con gli effetti di un terremoto è stato nella primavera del 1981 in Irpinia. Non posso nascondere di aver avuto le stesse sensazioni di cui parlano coloro che si recano nella zona colpita dal terremoto dell'anno scorso, quando per la prima volta vidi gli effetti del tereemoto, a Senerchia e cioè quella calma irreale che ti fa percepire dietro al silenzio i rumori delle ambulanze e delle ruspe, le grida dei soccorritori che scavano a mani nude e quelle di chi è intrappolato nelle macerie e il terrore dei superstiti. Ed erano passati già 5 mesi dalla tragedia
Sono sensazioni “forti”, anzi terribili. Soltanto chi c'è stato (e a maggior ragione ancora di più chi l'ha vissute) sa cosa voglio dire: non basta aver visto foto o filmati per capirlo.

Ora sto notando che da quando è avvenuto il terremoto aquilano, ogni scossa che avviene in Italia, persino quelle di magnitudo inferiore a 2.5, viene annunciata dai mass-media e da siti più o meno specializzati con la ormai abituale sfilza di commenti di persone terrorizzate come inevitabile corollario. 
E' vero che in questo periodo l'attività è abbastanza elevata in termini quantitativi, ma non vedo perchè si debba arrivare alla psicosi collettiva:  è normale che succeda così ogni tanto e non capisco proprio il perchè di cotale chiasso....

Adesso con internet di queste scosse si sa tutto, ma vi assicuro che 30 anni fa, ai tempi dell'università, a noi ci sarebbe piaciuto sapere quando, quanto grandi erano e dove avvenivano queste scosse. Era difficilissimo saperlo e qualcuno (non dell'università, ci tengo a sottolinearlo) ci rispose persino più o meno così: "ma tanto cosa volete sapere e a quanti potrebbe interessare una cosa simile?????".

Poi arrivò televideo con la pagina della geofisica, in cui, giustamente, l'allora ING (oggi INGV) vi segnalava scosse con una M di almeno 3.

Oggi siti e giornali enfatizzano persino scosse di M inferiore a 2 che nessuno riuscirà mai a percepire, salvo poi essere “molto preoccupato” dopo aver ascoltato la (insignificante) notizia. Un paio di giorni fa all'Aquila erano tutti spaventati per 4 scossette.... ma se i politici non declassavano la città come zonazione sismica e se chi ha costruito male lo avesse fatto correttamente, adesso di quella scossa si parlerebbe solo per il crollo di una chiesa e di qualche altro edificio storico.....

Quello che io non comprendo, ripeto, è il terrore di chi ha appreso da giornali e siti internet di una scossa che 19 volte su 20 manco hanno sentito. Come non ce la faccio più a sopportare le previsioni di Giuliani, che servono solo per dire cosa? che in Abruzzo c'è una attività sismica frequente di bassa intensità??? ma che scoperta!!!!!
Da premio ig-nobel....

Non dico di silenziare o censurare le notizie, ma davanti al sensazionalismo della stampa occorre fare qualcosa... chi parla così si rende semplicemente responsabile di continuare a terrorizzare la gente, anziché educarla a vivere in zone ad elevato rischio sismico. Punto e basta.

Questa estate ho conosciuto una ragazza che vive in un paese limitrofo all'Aquila. Mi ha raccontato delle scosse che hanno preceduto il terremoto, comprese quelle della notte del 6 aprile, scosse che loro continuano a vedere come precursori dell'evento maggiore. Hai da spiegare loro che non era possibile pensare una cosa così (o, meglio, che quelle scosse aumentassero la probabilità dello scatenarsi di un terremoto di grandi dimensioni, evento tra l'altro indicato come fra quelli più probabili nell'area fino dagli anni '80 del XX secolo....).
Ho sentito nel suo racconto e nel suo stato d'animo il terrore per il terremoto, terrore che è sempre vivo un anno e mezzo dopo (anzi, semmai sta andando via via ad aumentare). Questa persona ha anche perso dei parenti, sepolti dalla loro casa crollata.
Ripeto ancora una volta che è stato il primo terremoto di una certa intensità che si è verificato in mezzo ad una crisi sismica di bassa intensità: queste scosse sono state intese dalla popolazione come scosse premonitrici ma non c'è nessuna osservazione scientifica che possa giustificarlo. Magari i forti terremoti fossero sempre annunciati da un crescendo di scosse...

E mentre scrivo queste note si sta assistendo tra Facebook e giornali alla solita ridda di voci, paure e dichiarazioni che c'è in corso un allarme sismico. Una persona ha persino scritto che “siamo in allerta in Lazio, Umbria e Abruzzo ....sembra poco????”. Un'altra che è stato evacuato un paese quando invece amici abruzzesi mi assicurano che si stanno allestendo aree di emergenza per consentire a chi avesse timore di dormire in casa, di avere un punto di ritrovo.
Cose da pazzi....
Ma se non ci fossero tutte queste pressioni? Se venisse avviato un programma per capire quale scuotimento possa sopportare un singolo edificio?
Magari una scossa forte arriverà. È purtroppo possibile. Ma è nella logica delle cose, indipendentemente dalla (abbondante) sismicità di fondo.... 

Infine, mi domando una cosa: ma tutto questo can-can serve a qualcuno?

2 commenti:

divalleinvalle ha detto...

E' l'informazione in generale che non riesce più a darsi un controllo. Se c'è una mozzarella blu ce ne saranno per settimane e settimane, per poi sparire. Adesso è il turno dei raccoglitori di funghi: 'una strage' perché in questa particilare estate sono diventati tutti distratti, almeno fino al prossimo allarme sostitutivo. Mah!

Logos ha detto...

Un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno...e rispetto a qualunque sistem inerziale di riferimento.

Se mi mettessi ad un incrocio stradale molto frequentato potrei cominciare a contare il numero di volte che si è rischiato un incidente e, sulla base di questo, "prevedere" che prima o poi ci sarà un incidente. Ne sarei talemente sicuro che comincerei a dare l'allarme, chiederei financo che venga chiuso quel tratto di strada... ma non mi crederebbero, fino a quando, secondo quanto ho potuto "prevedere", l'incidente non ci sarà davvero. E allora qualcuno vorrà sapere dall'amministrazione come mai, nonostante i miei circostanziati avvertimenti, nessuno mi abbia preso in considerazione così da evitare il verificarsi dell'incidente....

Ah, ovviamente potrei posizionarmi sistematicamante ad ogni incrocio e ripetere la cosa...ma credo che mi additerebbero, ctranamente, come jettatore, e non come coscenzioso ricercatore e interpretatore dei fenomeni naturali.