Recentemente è uscito un libro molto interessante sulla questione del Ponte sullo stretto, di cui mi ero già occupato quasi un anno fa
Mi devo limitare a parlare di questa pubblicazione sfruttando le recensioni che ho letto (accompagnate da alcune interviste all'autore) sia perchè non ho voglia di spendere 80 €, sia perchè proprio non avrei il tempo di leggerlo.
In buona sostanza vi si commentano diversi aspetti che dimostrano quello di cui ero già convinto, e cioè che il ponte, così come progettato, non starebbe in piedi.
Vengono elencati alcuni grossi dubbi, abbastanza coerenti con quelli espressi qualche anno fa dall'ingegner Mazzolani, uno dei più autorevoli “opinion makers” della comunità tecnica nazionale. In particolare, non ci sarebbe la certezza che le tecnologie attuali consentano una luce così lunga (in futuro “forse” - quindi non c'è neanche la certezza per il futuro...); il rapporto fra lunghezza e altezza (il famoso “rapporto di snellezza”) è troppo squilibrato e quindi la struttura potrebbe collassare; il peso dovrebbe essere diminuito usando acciai più robusti ma nel contempo più leggeri di quelli adesso disponibili; manifesta dei dubbi sulla tenuta delle saldature e, non sarebbero stati messi in conto neanche impatti sociali su zone recentemente edificate.
Sempre lo stesso autore accenna a situazioni gravi da un punto di vista sismico: nelle sezioni geologiche pare siano state tolte le faglie e non sarebbe stato considerato che la costa calabrese è costantemente in deformazione (le famose deformazioni gravitative profonde di versante, sulle quali ho tanto insistito in diverse sedi).
Anche l'analisi della pericolosità sismica sarebbe molto carente.
Su questo punto ho qualche dubbio. Se da un lato sul vecchio sito della “Società stretto di Messina” c'era scritto che il tempo di ritorno di un terremoto come quello del 1908 è di diversi secoli, non considerando minimamente almeno gli eventi del 1638 e del 1783 (Valensise dell'INGV propone circa 1000 anni di intervallo e accenna a un evento gemello nel IV secolo DC), sulla Valutazione di impatto ambientale (VIA) dopo aver parlato del costante sollevamento di tutta l'area si legge,secondo me molto più correttamente, che “il proseguimento attuale di questo sollevamento giustifica i forti sismi che colpiscono la regione con periodicità dell’ordine di 85 +/- 10 anni per sismi con Magnitudo inferiore a 7 e 130 +/- 30 anni per sismi >8.
Il sisma catastrofico del 28 dicembre 1908, di magnitudo 7-7.2 scala Richter, rientra in questa ultima categoria".
Inoltre, sempre nella VIA, si accenna alla possibilità che i maremoti che hanno colpito l'area non siano stati causati direttamente dall'evento, ma da frane sottomarine nei sedimenti non consolidati esistenti ai lati dello stretto (di questo tornerò a parlarne in uno dei prossimi post, visto che stanno per ricorrere i 100 anni dal terremoto)
Ma la ciliegina sulla torta è che, a causa del vento, il ponte sarebbe inutilizzabile un centinaio di giorni all'anno (2 alla settimana, in media). Su questo ultimo particolare l'autore del libro dichiara esplicitamente in una intervista di aver personalmente avvertito la Impregilo, una delle società che devono (dovrebbero?) costruire l'opera.
A questo segue la possibilità di scegliere una soluzione sicuramente fattibile tecnicamente e anche, particolare di non trascurabile importanza, più economica con due campate di lunghezza inferiore ai 2000 metri ciascuna.
Questo libro da chi è stato scritto? Ambientalisti integralisti? Oppositori politici dell'attuale governo nazionale o del governo siciliano? Settentrionalisti arrabbiati contro “soldi inutili regalati al sud (e/o alla mafia)”? No! L'autore è nientepopodimeno che il Professor Remo Calzona, che del progetto vigente è un po' il deus ex machina.
Nell'intervista a Repubblica sostiene di aver sbagliato le previsioni e in particolare che dal 2004 ad oggi sono venuti fuori dei dati che rendono impossibile una campata così lunga.
C'è chi parla di “onestà intellettuale” del Prof.Calzona. Potrebbe essere vero e in questo caso ammettere i propri errori, specialmente devastanti come questo, sarebbe un punto di merito. Ma non conosco la vicenda né, a maggior ragione, i suoi retroscena. E non voglio essere io a fare dietrologie, che non sono “in linea” con l'impostazione di Scienzeedintorni. Faccio solo notare che se la soluzione a due campate è più economica “oggi”, sarebbe probabilmente stata la più economica anche solo cinque anni fa e quindi all'epoca deliberatamente è stato scelto un progetto più costoso e oltretutto, molto azzardato.
La società Stretto di Messina risponde che il nuovo progetto non va bene come localizzazione perchè necessita di due viadotti adduttori dai due lati mentre il progetto approvato ne ha solo uno lato Sicilia e comporterebbe una lunghezza complessiva di 1.000 metri contro i 400 attuali (“ben” 600 metri in più...), e che la soluzione a due campate con piloni in mare era stata scartata per problemi tecnici e ambientali. Ma non risponde sulle perplessità tecniche, salvo riaffermare che il progetto va bene così.
Il caso del professor Calzona forse spiega le reticenze e la nebulosità tipiche del vecchio sito della società “Stretto di Messina” a proposito, per esempio, dei finanziamenti e dei “geologi internazionali” che avrebbero sentenziato la fattibilità del progetto (ignorando deformazioni, sismica della zona e quant'altro).
Nota finale: come se le parole di Calzona avessero scombussolato la situazione il sito della Società Stretto di Messina,in ristrutturazione da diversi mesi e si limita ad una pagina azzurra.
Mi devo limitare a parlare di questa pubblicazione sfruttando le recensioni che ho letto (accompagnate da alcune interviste all'autore) sia perchè non ho voglia di spendere 80 €, sia perchè proprio non avrei il tempo di leggerlo.
In buona sostanza vi si commentano diversi aspetti che dimostrano quello di cui ero già convinto, e cioè che il ponte, così come progettato, non starebbe in piedi.
Vengono elencati alcuni grossi dubbi, abbastanza coerenti con quelli espressi qualche anno fa dall'ingegner Mazzolani, uno dei più autorevoli “opinion makers” della comunità tecnica nazionale. In particolare, non ci sarebbe la certezza che le tecnologie attuali consentano una luce così lunga (in futuro “forse” - quindi non c'è neanche la certezza per il futuro...); il rapporto fra lunghezza e altezza (il famoso “rapporto di snellezza”) è troppo squilibrato e quindi la struttura potrebbe collassare; il peso dovrebbe essere diminuito usando acciai più robusti ma nel contempo più leggeri di quelli adesso disponibili; manifesta dei dubbi sulla tenuta delle saldature e, non sarebbero stati messi in conto neanche impatti sociali su zone recentemente edificate.
Sempre lo stesso autore accenna a situazioni gravi da un punto di vista sismico: nelle sezioni geologiche pare siano state tolte le faglie e non sarebbe stato considerato che la costa calabrese è costantemente in deformazione (le famose deformazioni gravitative profonde di versante, sulle quali ho tanto insistito in diverse sedi).
Anche l'analisi della pericolosità sismica sarebbe molto carente.
Su questo punto ho qualche dubbio. Se da un lato sul vecchio sito della “Società stretto di Messina” c'era scritto che il tempo di ritorno di un terremoto come quello del 1908 è di diversi secoli, non considerando minimamente almeno gli eventi del 1638 e del 1783 (Valensise dell'INGV propone circa 1000 anni di intervallo e accenna a un evento gemello nel IV secolo DC), sulla Valutazione di impatto ambientale (VIA) dopo aver parlato del costante sollevamento di tutta l'area si legge,secondo me molto più correttamente, che “il proseguimento attuale di questo sollevamento giustifica i forti sismi che colpiscono la regione con periodicità dell’ordine di 85 +/- 10 anni per sismi con Magnitudo inferiore a 7 e 130 +/- 30 anni per sismi >8.
Il sisma catastrofico del 28 dicembre 1908, di magnitudo 7-7.2 scala Richter, rientra in questa ultima categoria".
Inoltre, sempre nella VIA, si accenna alla possibilità che i maremoti che hanno colpito l'area non siano stati causati direttamente dall'evento, ma da frane sottomarine nei sedimenti non consolidati esistenti ai lati dello stretto (di questo tornerò a parlarne in uno dei prossimi post, visto che stanno per ricorrere i 100 anni dal terremoto)
Ma la ciliegina sulla torta è che, a causa del vento, il ponte sarebbe inutilizzabile un centinaio di giorni all'anno (2 alla settimana, in media). Su questo ultimo particolare l'autore del libro dichiara esplicitamente in una intervista di aver personalmente avvertito la Impregilo, una delle società che devono (dovrebbero?) costruire l'opera.
A questo segue la possibilità di scegliere una soluzione sicuramente fattibile tecnicamente e anche, particolare di non trascurabile importanza, più economica con due campate di lunghezza inferiore ai 2000 metri ciascuna.
Questo libro da chi è stato scritto? Ambientalisti integralisti? Oppositori politici dell'attuale governo nazionale o del governo siciliano? Settentrionalisti arrabbiati contro “soldi inutili regalati al sud (e/o alla mafia)”? No! L'autore è nientepopodimeno che il Professor Remo Calzona, che del progetto vigente è un po' il deus ex machina.
Nell'intervista a Repubblica sostiene di aver sbagliato le previsioni e in particolare che dal 2004 ad oggi sono venuti fuori dei dati che rendono impossibile una campata così lunga.
C'è chi parla di “onestà intellettuale” del Prof.Calzona. Potrebbe essere vero e in questo caso ammettere i propri errori, specialmente devastanti come questo, sarebbe un punto di merito. Ma non conosco la vicenda né, a maggior ragione, i suoi retroscena. E non voglio essere io a fare dietrologie, che non sono “in linea” con l'impostazione di Scienzeedintorni. Faccio solo notare che se la soluzione a due campate è più economica “oggi”, sarebbe probabilmente stata la più economica anche solo cinque anni fa e quindi all'epoca deliberatamente è stato scelto un progetto più costoso e oltretutto, molto azzardato.
La società Stretto di Messina risponde che il nuovo progetto non va bene come localizzazione perchè necessita di due viadotti adduttori dai due lati mentre il progetto approvato ne ha solo uno lato Sicilia e comporterebbe una lunghezza complessiva di 1.000 metri contro i 400 attuali (“ben” 600 metri in più...), e che la soluzione a due campate con piloni in mare era stata scartata per problemi tecnici e ambientali. Ma non risponde sulle perplessità tecniche, salvo riaffermare che il progetto va bene così.
Il caso del professor Calzona forse spiega le reticenze e la nebulosità tipiche del vecchio sito della società “Stretto di Messina” a proposito, per esempio, dei finanziamenti e dei “geologi internazionali” che avrebbero sentenziato la fattibilità del progetto (ignorando deformazioni, sismica della zona e quant'altro).
Nota finale: come se le parole di Calzona avessero scombussolato la situazione il sito della Società Stretto di Messina,in ristrutturazione da diversi mesi e si limita ad una pagina azzurra.
3 commenti:
caro Aldo,
sarebbe interessante sapere il titolo e la casa editrice del libro che con tanta passione Lei recensisce.
Attendo riscontri
Un lettore
presto detto:
Remo Calzona - La ricerca non ha fine - editrice Dei
il prezzo è di 80€, un vslore più o meno inlinea con i costi del progetto vigente del ponte...
Aggiungo, nel ringraziarLa per avermi letto e scritto, che aspetto da Lei e da altri lettori qualche commento anche su quello che ho scritto. Ovviamente senza pregiudiziali fra chi è favorevole e chi no! Per quanto riguarda i favorevoli, ovviamente, richiedo dele risposte alle mie perplessità che, ripeto, sono puramente nella parte tecnica e sulle condizioni delle vie di comunicazione sicule.
Che poi io non si assolutamente contro la Sicilia lo dimostrano i diversi amici che ho da quelle parti e la foto che miritrae sull'etna in eruzione nel 1983
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