giovedì 17 aprile 2008

Quando un terremoto è capace di rimettere in movimento una vecchia faglia: il caso di Lisbona del 1755


Tra il Marocco e la parte meridionale della penisola iberica i teremoti non sono infrequenti (e spesso sono costati molto cari anche in termini di vittime umane). Nell'Atlantico ad ovest di Gibilterra il confine fra la zolla euroasiatica e quella africana costituisce una fascia sismica dalla vivace attività. Ma difficilmente le cronache sismiche si occupano del Portogallo. Eppure nel 1755 Lisbona è stata distrutta da un violento terremoto che non è stato il primo a colpire la capitale lusitana
Comunemente chiamato “terremoto di Lisbona” perchè distrusse, anche in “collaborazione” con il conseguente incendio e lo tsunami, la città portoghese, è stato uno dei 10 più forti terremoti degli ultimi 500 anni e presenta alcune stranezze.
Le distruzioni riguardarono tutto il Portogallo meridionale, parte della Spagna e l'Africa settentrionale dal Marocco fino addirittura ad Algeri. La violenza delle scosse fu tale che fu sentito in Francia, Italia e Germania. Piccole onde sull'acqua (le sesse) furono percepite persino in Finlandia. Se ne formarono persino nei laghi e nei fiumi, dalla Svizzera alla Scandinavia, alla Scozia: per esempio sembra ci fu un'onda alta più di un metro nel Loch Ness!!! Lo tsunami colpì tutte le coste atlantiche iberiche e nordafricane, ma anche le Azzorre e il Nordamerica.
La magnitudo rimane incerta, anche se superiore a 8,5 e forse anche a 9: basta confrontarlo con l'evento del 1969 avvenuto secondo molti Autori più o meno nella stessa zona, che oltre ad un risentimento molto inferiore provocò uno tsunami di dimensioni molto più ridotte, notato soltanto dalla strumentazione. Un evento quasi passato sotto silenzio, neanche minimamente confrontabile con il disastro del XVIII secolo, nonostante una rispettabilissima magnitudo (7,9!).
Nella foto è indicata con un tratto rosso il confine fra la zolla euroasiatica e quella africana, lungo il quale – come detto – avvengono molti terremoti e che secondo molti Autori è la zona in cui si è prodotto il sisma del 1755, contrassegnato da una stella (il terremoto del 1969 è avvenuto pochi kilometri a nord). La localizzazione è stata dedotta sulla base del tempo trascorso fra la prima scossa e l'arrivo dello tsunami nelle varie ciottà colpite.
Un terremoto così forte ha tutte le caratteristiche per avere un piano di scorrimento suborizzontale, come nel caso di Sumatra 2004: questi eventi, per fortuna rari, nascono in un ambiente di scontro fra zolle e quindi c'è un problema: il limite fra le due zolle, considerato “trascorrente” (un limite in cui le due zolle scorrono l'una accanto all'altra) deve avere anche delle componenti compressive. Si ipotizza che la crosta dell'Atlantico si stia preparando per cominciare a scendere al di sotto della penisola iberica e del nordafrica con un nuovo piano di subduzione. Altri Autori collocano l'epicentro più ad est, verso la costa nel Golfo di Cadice, che ha molte caratteristiche di un braccio di mare posto davanti a una zona di compressione.
La geologia di questo settore è ancora, comunque, parzialmente irrisolta.
La catastrofe del 1755 è stata abbondantemente studiata e presenta alcune anomalie. A Lisbona sono state sentite 3 scosse importanti, tra il settore di Lisbona e quello meridionale iberico sono state notate grosse differenze nella distribuzione delle repliche nel tempo e nello spazio e, cosa abbastanza sconcertante, è stato notato un forte innalzamento dei danni nell'area della capitale lusitana, anche rispetto ad aree più vicine all'epicento.
Ci sono notizie certe che quello del 1755 non sia stato il solo terremoto accompagnato da tsunami a colpire Lisbona. Ne avvenne uno anche due secoli prima, nel 1531 (secondo alcuni autori è stato addirittura più violento), che come per il 1755, è stato sentito in tutta l'Europa nordoccidentale. Le notizie sullo tsunami sono un po' confuse: qualche cronaca parla più di una generica “tempesta” che era in atto. Per questo se la maggior parte degli studiosi ne colloca l'epicentro nella stessa zona di quello del 1755 (e correlando i due eventi), ci sono alcuni autori che lo collocano nel mare davanti alla foce del Tago e rigettano l'ipotesi dello tsunami. Ma se fosse stato così non ci sarebbero notizie, neanche frammentarie, su uno tsunami che avrebbe colpito in quel momento le coste dell'Africa settentrionale.
Escludendo una locale amplificazione delle onde sismiche, sembra che delle tre scosse principali del 1755 almeno una dovrebbe avere l'epicentro in zona e non a centinaia di kilometri di distanza, dove si è originata la rottura principale. Quindi il terremoto principale e soprattutto la deformazione indotta dall'evento avrebbero rimesso in moto violentemente una faglia esistente in zona. Ma siamo ben all'interno di una zolla (al limite, eventualmente, fra crosta oceanica e crosta continentale) e la teoria ci dice che terremoti, specialmente violenti, si scatenano difficilmente all'interno di una zolla.
Gli studi hanno dimostrato che a Lisbona esiste davvero una faglia importante: la parte finale del Tago segue la “faglia del basso Tago”, che più di 200 milioni di anni fa era importante come adesso la californiana “Faglia di San Andreas”. Questa linea, passata la sua vechia funzione, ha continuato a “funzionare” in qualche modo perchè è una zona di debolezza che quindi muovendosi assorbe il campo di deformazione all'interno di una zolla e ha guidato la storia della regione da allora fino ad oggi, a cominciare dal periodo della apertura dell'Oceano Atlantico. Che sia in qualche modo attiva ancora ai nostri giorni lo dimostano le deformazioni molto recenti che interessano sedimenti che hanno poche migliaia di anni.
Quindi è altamente probabile che gli eventi del 1531 e del 1755 abbiano impresso sulla penisola iberica uno sforzo talmente grande da rimettere in movimento la faglia del Basso Tago.
Le lezioni principali che si traggono dai terremoti di Lisbona è che un sisma particolarmente intenso può influenzare il comportamento di una faglia posta ad una grande distanza e che le vecchie cicatrici della terra, una volta cessato il loro ruolo, possono rientrare in scena. La “Great Glen Fault” della Scozia, per esempio, è ancora sede di piccoli terremoti, eppure si è fermata ormai oltre 300 milini di anni fa.
Anche in Italia ne abbiamo un esempio, la “linea delle Giudicarie” che dal lago di Garda va verso nord e raggiunge l'Alto Adige. Lungo questa linea, che ha avuto un grande ruolo durante l'orogenesi alpina nel cenozoico, avvengono ancora dei terremoti perchè è un punto di debolezza lungo il quale si può ridistribuire il campo di sforzi regionale (Salò è stata colpita da un terremoto lungo questa linea pochi anni fa).
C'è poi una considerazione finale: in Portogallo ci sono stati altri terremoti importanti e non correlabili agli eventi massicci del 1531 e del 1755, come quello del 1909 nella valle del Tago (sempre la solita faglia....). Ma se i due fossero “parenti” e dunque fossero eventi ricorrenti con una certa periodicità? Inseriamo nella lista l'evento del 1009 e uno di quelli del XIV secolo, per esempio il 1344 (attenzione, lo faccio senza avere le prove che siano correlati......). Otteniamo una distanza fra gli eventi di 336, 147 e 244 anni. Dal 1755 sono trascorsi poco più di 250 anni. Credo che si ponga urgentemente il problema di una sorveglianza attenta della situazione: l'”Instituto Geografico Nacional” spagnolo censisce “almeno” 24 tsunami a partire dal 218 AC (molti comunque localizzati nel mare di Alboran e non nell'Atlantico). Troppi eventi per fare finta di nulla.
Il terremoto del 1755 è stato comunque preceduto da variazioni nella portata delle sorgenti e, probabilmente, da dislocazioni che con i nuovi sistemi geodetici potrebbero essere rilevate.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

se hai ragione,fra non molto avverà cio che dici.staremo in attesa.

Anonimo ha detto...

NON esiste una teoria della frequenza dei terremoti.

Aldo Piombino ha detto...

Francamente critiche anonime come questa mi sembrano - al di là del merito - poco simpatiche.
A me piace metterci la faccia quando dico le cose.

Lo so benissimo che il criterio statistico non è usato per la zonazione italiana e non è certo una cosa deterministica. E che va in errore piuttosto spesso (vedi il caso dell'Irpinia, che aveva nel 1980 una scarsissima probabilità di essere investita da un forte terremoto, se si guarda solo al principio della frequenza).
Anche io personalmente lo critico di continuo.

Ma in tutto il mondo è usato spesso come base "spannometrica"