E' opinione comune che l'Etna sia il più grande vulcano italiano (ed europeo) e che gli altri siano nettamente più piccoli. Ma cosa vuol dire “più grande”? Più voluminoso? Più alto? E se “più alto”, da dove: dalla base o rispetto al livello del mare?
Considerando l'altezza sul livello del mare l'Etna, con i suoi 3500 metri (circa e al momento in cui scrivo) è vincente alla grande, ma se consideriamo l'altezza dalla propria base, ad esempio, Stromboli fa la sua bella figura: alto quasi 1.000 metri sul livello del mare è circondato da acque piuttosto profonde, e quindi possiamo dire che la sua base sia posta a circa 2000 metri di profondità. Il che lo trasforma in un vulcano alto 3000 metri. Ma il rivale più duro per l'Etna è il Monte Marsili, nel Tirreno sudorientale.
I lati del mare Tirrenio pullulano letteralmente di vulcani attivi o che sono stati attivi fino a pochi milioni di anni fa. Fra Sardegna, Toscana, Lazio, Campania e le acque davanti a Calabria e Sicilia si estende una fascia di vulcani che circonda il bacino (le Eolie, di cui solo poche isole raggiungono la superfice, sono in realtà una catena di vulcani che si estende parallelamente alla costa dalla Calabria Settentrionale fino alla Sicilia nordoccidentale). Non tutti i vulcani sono conosciuti: addirittura una colata lavica sottomarina sarebbe la causa del danneggiamento di un cavo telefonico a nord di Palermo nel 2002 in una zona in cui non si conosceva l'esistenza di strutture del genere.
Di vulcani ce ne sono anche all'interno del bacino: la piana abissale tirrenica, a quasi 3500 metri di profondità è dominata da 3 vulcani, il Magnaghi, sicuramente spento, il Vavilov, con possibili tracce di attività recente ed il Marsili, che è sicuramente attivo e di cui si vede una ricostruzione nella foto.
La sua cima si trova circa una sessantina di kilometri a Nord della zona emersa delle Eolie, al centro del bacino omonimo. Il bacino del Marsili si è aperto negli ultimi due milioni di anni (che è più o meno anche la data dell'inizio della attività del vulcano) ed è caratterizzato da una crosta di tipo oceanico: una crosta pesante, formata essenzialmente da silicati di ferro e magnesio e spessa meno di 10 kilometri. E' anche un'area con un elevatissimo valore del flusso di calore dall'interno della Terra.
E' un classico esempio di “bacino di retroarco”, come quelli che bordano la costa pacifica dell'Asia. Si è formato a causa dello scorrimento della crosta ionica e africana sotto la Sicilia e la Calabria, che ha anche provocato la formazione dell'Arco Calabro e dei monti della Sicilia settentrionale.
Le lave del Marsili sono essenzialmente di composizione basaltica, quindi relativamente povere in silice. Vista l'età e il tipo di magma non possiamo stupirci quindi di essere davanti ad un vero colosso: un vulcano alto quasi 3000 metri, quindi meno dell'Etna, ma lungo 60 kilometri e largo almeno 30 e con i fianchi crivellati da crateri secondari. Una massa non indifferente, quindi, che ne fa di uno dei meno conosciuti il più esteso complesso vulcanico europeo.
Siccome c'era il fondato sospetto che il vulcano fosse attivo, nell'estate del 2006 è stato piazzato sulla sua cima, a 700 metri di profondità, un sismografo – idrofono completamente italiano nella concezione e costruzione (curata dal laboratorio di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti).
Per nove giorni l'apparecchio ha registrato una intensa attività sismica locale tipica di un vulcano con eruzione in corso o in arrivo. Oltre ai classici tremori sismici, sono stati registrati degli eventi legati ad attività idrotermale, alcuni sismi particolari dei vulcani, i cosiddetti “eventi tornillo” (legati alle dinamiche dei gas contenuti nel magma) e un paio di segnali captati dall'idrofono riferibili a frane dovute probabilmente a lave o scorie che si erano fermate in posizione di equilibrio procaria.
Il tutto in appena 9 (lo ribadico in lettere maiuscole, NOVE) soli giorni di osservazione.
E' chiaro che avere sotto il mare di casa una struttura come questa dovrebbe quantomeno preoccupare un pò di più l'opinione pubblica che è invece non ne sa assolutamente nulla.
In particolare è molto importante aver rilevato delle probabili frane sottomarine, che se di grandi dimensioni possono provocare degli tsunami, come è successo per l'Etna 8000 anni fa.
Bisogna notare che il Vavilov, un'altro grande vulcano tirrenico al centro della altra grande piana abissale tirrenica, più antica di quella del Marsili, ha una forma strana, asimmetrica, con il versante occidentale molto più ripido di quello orientale. La cosa viene spiegata o con il collasso dell'edificio o, con una esplosione. Entrambi i fenomeni possono aver provocato uno tsunami.
E' statisticamente molto improbabile che nella nostra vita si possa assistere ad una esplosione del Marsili ed è leggermene meno improbabile assistere ad uno tsunami provocato da una frana lungo le sue pendici, ma è lo stesso auspicabile che venga messo sotto stretta sorveglianza sia sismica che geochimica, al pari degli altri vulcani attivi italiani.
Credo che sia necessario per la protezione civile e per la scienza, conoscere meglio uno dei più grandi vulcani europei e sarebbe giusto che venisse inserito nei testi scolastici al pari degli altri vulcani attivi del nostro territorio.
Considerando l'altezza sul livello del mare l'Etna, con i suoi 3500 metri (circa e al momento in cui scrivo) è vincente alla grande, ma se consideriamo l'altezza dalla propria base, ad esempio, Stromboli fa la sua bella figura: alto quasi 1.000 metri sul livello del mare è circondato da acque piuttosto profonde, e quindi possiamo dire che la sua base sia posta a circa 2000 metri di profondità. Il che lo trasforma in un vulcano alto 3000 metri. Ma il rivale più duro per l'Etna è il Monte Marsili, nel Tirreno sudorientale.
I lati del mare Tirrenio pullulano letteralmente di vulcani attivi o che sono stati attivi fino a pochi milioni di anni fa. Fra Sardegna, Toscana, Lazio, Campania e le acque davanti a Calabria e Sicilia si estende una fascia di vulcani che circonda il bacino (le Eolie, di cui solo poche isole raggiungono la superfice, sono in realtà una catena di vulcani che si estende parallelamente alla costa dalla Calabria Settentrionale fino alla Sicilia nordoccidentale). Non tutti i vulcani sono conosciuti: addirittura una colata lavica sottomarina sarebbe la causa del danneggiamento di un cavo telefonico a nord di Palermo nel 2002 in una zona in cui non si conosceva l'esistenza di strutture del genere.
Di vulcani ce ne sono anche all'interno del bacino: la piana abissale tirrenica, a quasi 3500 metri di profondità è dominata da 3 vulcani, il Magnaghi, sicuramente spento, il Vavilov, con possibili tracce di attività recente ed il Marsili, che è sicuramente attivo e di cui si vede una ricostruzione nella foto.
La sua cima si trova circa una sessantina di kilometri a Nord della zona emersa delle Eolie, al centro del bacino omonimo. Il bacino del Marsili si è aperto negli ultimi due milioni di anni (che è più o meno anche la data dell'inizio della attività del vulcano) ed è caratterizzato da una crosta di tipo oceanico: una crosta pesante, formata essenzialmente da silicati di ferro e magnesio e spessa meno di 10 kilometri. E' anche un'area con un elevatissimo valore del flusso di calore dall'interno della Terra.
E' un classico esempio di “bacino di retroarco”, come quelli che bordano la costa pacifica dell'Asia. Si è formato a causa dello scorrimento della crosta ionica e africana sotto la Sicilia e la Calabria, che ha anche provocato la formazione dell'Arco Calabro e dei monti della Sicilia settentrionale.
Le lave del Marsili sono essenzialmente di composizione basaltica, quindi relativamente povere in silice. Vista l'età e il tipo di magma non possiamo stupirci quindi di essere davanti ad un vero colosso: un vulcano alto quasi 3000 metri, quindi meno dell'Etna, ma lungo 60 kilometri e largo almeno 30 e con i fianchi crivellati da crateri secondari. Una massa non indifferente, quindi, che ne fa di uno dei meno conosciuti il più esteso complesso vulcanico europeo.
Siccome c'era il fondato sospetto che il vulcano fosse attivo, nell'estate del 2006 è stato piazzato sulla sua cima, a 700 metri di profondità, un sismografo – idrofono completamente italiano nella concezione e costruzione (curata dal laboratorio di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti).
Per nove giorni l'apparecchio ha registrato una intensa attività sismica locale tipica di un vulcano con eruzione in corso o in arrivo. Oltre ai classici tremori sismici, sono stati registrati degli eventi legati ad attività idrotermale, alcuni sismi particolari dei vulcani, i cosiddetti “eventi tornillo” (legati alle dinamiche dei gas contenuti nel magma) e un paio di segnali captati dall'idrofono riferibili a frane dovute probabilmente a lave o scorie che si erano fermate in posizione di equilibrio procaria.
Il tutto in appena 9 (lo ribadico in lettere maiuscole, NOVE) soli giorni di osservazione.
E' chiaro che avere sotto il mare di casa una struttura come questa dovrebbe quantomeno preoccupare un pò di più l'opinione pubblica che è invece non ne sa assolutamente nulla.
In particolare è molto importante aver rilevato delle probabili frane sottomarine, che se di grandi dimensioni possono provocare degli tsunami, come è successo per l'Etna 8000 anni fa.
Bisogna notare che il Vavilov, un'altro grande vulcano tirrenico al centro della altra grande piana abissale tirrenica, più antica di quella del Marsili, ha una forma strana, asimmetrica, con il versante occidentale molto più ripido di quello orientale. La cosa viene spiegata o con il collasso dell'edificio o, con una esplosione. Entrambi i fenomeni possono aver provocato uno tsunami.
E' statisticamente molto improbabile che nella nostra vita si possa assistere ad una esplosione del Marsili ed è leggermene meno improbabile assistere ad uno tsunami provocato da una frana lungo le sue pendici, ma è lo stesso auspicabile che venga messo sotto stretta sorveglianza sia sismica che geochimica, al pari degli altri vulcani attivi italiani.
Credo che sia necessario per la protezione civile e per la scienza, conoscere meglio uno dei più grandi vulcani europei e sarebbe giusto che venisse inserito nei testi scolastici al pari degli altri vulcani attivi del nostro territorio.
8 commenti:
Desidero complimentarmi per quanto detto in questo post. Fa un pò paura razionalizzare e pensare che così tanti vulcani sono presenti anche sotto le acque del Tirreno, ma resta il fatto che l'argogmento trattato è molto interessante. :-)
Grazie al nostro professore di geografia astronomica ho preso conoscenza dell'esistenza nel terreno del vulcano Monte Marsili.
Io abito in calabria, provincia di cosenza. Mi chiamo Angelo.
mi fa molto piacere che qualcuno parli di questo gigante (probabilmente non) addormentato. Purtroppo si sta facendo ben poco per conoscerlo. E secondo me non è proprio una cosa intelligente....l
Riparlerò presto del rischio vulcanico in Italia
E' incredibile , ma ho scoperto dell'esistenza di questo vulcano solo da qualche giorno .Spesso mi collego sul sito dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia è ho notato una notevole attività sismica sul tirreno e nelle zone della sicilia settendrionale per cui la curiosità e anche LA PREOCCUPAZIONE mi hanno portato a ricercare le eventuali cause di questi terremoti ....adesso sono preoccupata davvero...sia per le conseguenze che potrebbero verificarsi ma anche per il fatto che nn si parla affatto del marsilli e degli eventuali effetti forse per evitare allarmismi?...un saluto Fanny
calma, calma.... la piattaforma continentale davanti alla Sicilia è sede di terremoti in maniera abbastanza continua...
Ricordati quello che successe nel 2002, ad esempio
più che preoccuparsi emotivamente bisognerebbe convincere le autorità a fare costruire bene (in materiali, tipo di costruzione e collocazione degli edifici) ed adeguare tutto nelle zone a grave rischio. Ma fanno più voti la promessa e/o la costruzione diuna autostrada o un ponte
Quanto al Marsili, di terremoti con conseguenze sulla terraferma non ne provoca....
ti invito comunque a leggere altri 2 post miei e cioè:
http://aldopiombino.blogspot.com/2010/05/i-vulcani-nascosti-sotto-il-tirreno.html
e
http://aldopiombino.blogspot.com/2010/03/finalmente-i-rischi-connessi-al-monte.html
senza disdegare, a proposito dell'emotività questo: http://aldopiombino.blogspot.com/2010/04/terremoti-vulcani-e-mass-media.html
io sostengo come vedi da tempi non sospetti (fondamentalmente dagli anni 80, ben prima che nascesse scienzeedintorni, quindi) che i vulcani del Tirreno vadano studiati, anche solo per questioni scientifiche.
Cerca anche Marsili su "the volcanism blog" o su "eruption" di Erik Klemetti per saperne di più
saluti
GRAZIE!!!! ...buona serata Fanny
niente panico finchè ci sono i vigili del fuoco e le scuadre speciali ,è meglio morire prima che aspettare loro
lascio questo commento ad esempio di come si ragiona quando si usano i tasti senza collegare un numero sufficiente di neuroni.
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