domenica 2 aprile 2023

La anomalia termica dell'autunno 2022 in Toscana e il problema della siccità


Dal punto di vista della siccità l’Italia attraversa un periodo difficile e se non fosse perché si tratta di una situazione secca si potrebbe dire che … abbiamo l’acqua alla gola. Ma il problema maggiore è che la siccità è un aspetto climatico conseguente proprio al rialzo delle temperature per la nuova disposizione delle figure anticicloniche (soprattutto l'anticiclone africano). Per cui nel futuro il quadro siccitoso sarà molto frequente e quindi l’Italia dovrà affrontare la questione trattandola non come una emergenza ma tramite un disegno generale di opere definitive per la mitigazione del problema che i modelli ci dicono continuerà negli anni a venire. Il tutto è stato recentemente fatto notare nella interessante pubblicazione Water Economy in Italy, nella cui gestazione ho anche io dato un piccolo contributo. Ci sono degli studi in corso su situazioni recenti, come la fine dell’età del bronzo e l’evento di 4200 anni fa in cui alcune caratteristiche dei cambiamenti climatici sono proprio dovute allo spostamento delle figure anticicloniche (Azzorre, Africa settentrionale e Siberia). Giusto qualche settimana fa durante un sopralluogo in campagna abbiamo notato che prima si aspettava a gloria l’arrivo della primavera, segnalato dalle prime fioriture, adesso invece abbiamo una paura matta di un suo arrivo prima del “lecito”.

VENIAMO ALLA SITUAZIONE ODIERNA. Il grafico elaborato e diffuso sui social da Lorenzo Arcidiaco dell’Istituto di Bio – Economia del CNR di Firenze (che ringrazio per la fitta corrispondenza) mette in relazione le precipitazioni e le temperature medie del periodo ottobre – gennaio degli ultimi 70 anni in Toscana. Perché proprio ottobre – gennaio? Perché questo è il periodo in cui in Toscana dovrebbe piovere il 60% dell’acqua di tutto l’anno (come si vede dai diagrammi che pubblico in fondo al post) ed è quindi il momento decisivo per la ricarica delle risorse idriche, sia di falda che superficiali: in Toscana piove anche in primavera ma le piogge autunnali sono più importanti, essendo precipitazioni a tappeto dovute ai treni delle grandi perturbazioni atlantiche, mentre in primavera in genere ci sono incursioni di perturbazioni veloci con piogge che non coprono a tappeto il territorio. Negli ultimi anni gli eventi autunnali sono più rari (soprattutto manca la continuità tra una perturbazione e l’altra). Ricordo inoltre che l’inverno è una stagione meno piovosa (specialmente gennaio - febbraio) e soprattutto l’aridità dell’estate, un aspetto tipico del clima mediterraneo (in genere nelle altre situazioni climatiche proprio l’estate è la stagione più piovosa).


Nel grafico di Lorenzo Arcidiaco, il periodo ottobre 2022 – gennaio 2023, segnalato come 2023, si trova in posizione molto lontana dagli altri: si, il deficit di piogge rispetto alla media esiste, ma ci sono state diverse altre annate con precipitazioni ancora minori e ciò che isola il dato 2023 dagli altri e rende particolarmente drammatica la situazione è la temperatura. Notiamo inoltre come il periodo ottobre – gennaio più recente che sia andato in sottomedia per le temperature è stato il 2010/2011.

QUESTIONE SICCITÀ. Sulle piogge diverse stagioni autunnali sono state sottomedia anche più dell’ultima ma oggi bisogna tenere conto della situazione preesistente di siccità perdurante. Inoltre si devono considerare due particolari di non trascurabile importanza:
  1. non tutti i millimetri servono a ricaricare le falde…. (insomma… ci sono millimetri e millimetri!): come ho fatto notare diverse volte la somma algebrica delle precipitazioni non è un indice sicuro, perché la pioggia che cade quando il suolo è ormai saturo riempie i fiumi e non serve a niente per le risorse idriche (anzi, spesso fa danni).
  2. la temperatura maggiore fa aumentare l’evapotraspirazione, cioè aumenta la quantità di acqua che lascia la superficie terreste per evaporazione diretta dagli specchi d'acqua, dal terreno e dalla vegetazione e quella che viene traspirata dalla vegetazione.
Sul primo punto ricordo che la tendenza attuale veda una stabilità della quantità di precipitazioni in millimetri /anno ma anche una diminuzione dei giorni di pioggia, per cui è evidente che i “millimetri efficaci” saranno meno rispetto a quelli attuali; invece sul secondo punto l’aumento della temperatura risulterà in un aumento dell’evapotraspirazione. Sono entrambi dei pessimi scenari. Per questo sono d’accordo sulla realizzazione di una serie di piccoli invasi per stoccare l’acqua in eccesso durante le precipitazioni più intense.

TOSCANA E RISORSE IDRICHE. Vediamo il caso della Toscana dove la siccità non è grave come dove si registrano le cronica difficoltà di reperimento della risorsa acqua (specialmente nel meridione) e nell’Italia Settentrionale dove sono presenti attività molto “idroesigenti”. Inoltre rispetto alla pianura padana i fiumi toscani non hanno a disposizione in estate l’acqua di disgelo delle nevi e quindi la regione “da sempre” deve fare i conti con le magre estive dei suoi fiumi. I diagrammi di Walter-Lieth piogge / temperature evidenziano la netta differenza fra estate e resto dell'anno.
Però un anno siccitoso passi, il secondo pure, ma se la situazione perdura si va in crisi davvero anche in Toscana. Il ricordo va al 1985 quando per rifornire di acqua Firenze fu realizzato un acquedotto provvisorio, il famoso “tubone”, che portava l’acqua in città dai laghetti risultanti dalla estrazione di sabbie presso i Renai di Signa. Oggi a scopo idropotabile la situazione è abbastanza tranquilla in buona parte delle province di Firenze, Prato e Pistoia, che utilizzano l’acqua dell’Arno, tenuto a un livello minimo utile dalla diga di Bilancino, mentre è in programma per il senese un acquedotto dall’invaso di Montedoglio (Val Tiberina). 






3 commenti:

punteruolorosso ha detto...

Giusto fare piccoli invasi per trattenere l'acqua. In Sicilia non si fanno invasi dal 2000, per farli ci si sta molti anni, bisogna cominciare ora. Ogni goccia d'acqua va preservata, anche riparando tubature danneggiate e usando acque reflue depurate per le campagne. Un'altra proposta l'ho sentita su Radio radicale, rubrica overshoot, dal prof. Prestininzi, e cioè la creazione di servizi doppi, che consentano di utilizzare, per lo sciacquone, acqua da depurazione e non di acquedotto. Poi ci sarebbero i dissalatori, sulla cui tecnologia conviene investire affinché diventino sostenibili. Se ne potrebbe tenere uno o due per regione, da utilizzare in casi estremi.

punteruolorosso ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
punteruolorosso ha detto...

Invece si continua a insistere sulla CO2 umana, che è certamente una brutta bestia, ma che difficilmente potrà essere domata, ammesso la vera causa di tutto sia la CO2 e non la normale ciclicità climatica. Anche azzerando la CO2, rimarranno i problemi di acquedotti che non funzionano e di alluvioni dovute alla prossima gestione del territorio. E poi mi sembra alquanto sciocco e ipocrita, da parte dei governi occidentali, parlare di emergenza climatica, quando le sanzioni contro il gas russo colpiscono l'elemento chiave della transizione energetica ormai naufragata.