domenica 22 aprile 2012

Il ruolo dei Bloggers per una corretta informazione scientifica

Come Blogger tengo molto a cuore la comunicazione scientifica, sia qui che attraverso gli incontri che facciamo come "Caffè-Scienza Firenze". Nel 2010 fui invitato a inviare un contributo a "Comunicare la fisica". Nel corso dell'incontro "Florence and Science Communications", svoltosi prima dell'inizio del 12° convegno della PCST (Public communications in Science and Tecnology" sono stato invitato a parlare di "Scientific blogging for correct scientific information". L'ho fatto e pubblico su Scienzeedintorni più o meno quanto ho illustrato nel convegno.

Fra i tanti aspetti di Internet c'è anche quello di essere un giornale particolarmente pieno di notizie. Quindi come si sfoglia il quotidiano con le notizie del giorno la stessa cosa si può fare con Internet, su cui però qualsiasi contenuto, notizie comprese, rimane on-line fino a quando qualcuno non lo cancella. Questo in molti casi è un grande vantaggio, perchè consente di avere a disposizione un archivio di dimensioni immense quasi su ogni questione.

Ho fatto adesso un piccolo controllo: Volaticotherium antiquus è un mammifero del Cretaceo; forse sarà perchè aveva una membrana che gli permetteva di planare, ma cercandolo su vari motori di ricerca si ottengono risultati oscillanti fra le 2900 e le 16000 pagine in cui si parla di questo esserino.
Questo tanto per dire a che dimensioni arriva l'archivio della Rete.
Quindi Internet è un grandioso modo di espandere la conoscenza. Però bisogna intendersi: Internet può essere un buon veicolo di INformazione, mentre per arrivare ad una formazione scientifica occorre studiare su libri e riviste scientifiche (e anche avere dei professori).
Ma se qualcuno ha bisogno di una INFORMAZIONE su qualche argomento scientifico a cui è interessato per un qualsivoglia motivo, allora la sua curiosità potrebbe essere sicuramente soddisfatta attingendo al grande giornale che è ben annidato nella Rete.

LE POSSIBILITÀ CHE HA UN UTENTE PER TROVARE NOTIZIE SCIENTIFICHE IN RETE 

Le RIVISTE SCIENTIFICHE: per un normale utente le riviste scientifiche possono essere altamente problematiche anche solo per l'accesso, che normalmente necessita di un abbonamento. “Azzeccare” con un motore di ricerca il link ad un articolo “open source” non è scontato. Ma se questo ostacolo viene evitato perchè l'articolo in oggetto è davvero open source”, si presenta una serie di difficoltà alle volte insormontabili. Cominciamo dal linguaggio con cui è scritto: non perchè l'articolo è scritto (solitamente) in inglese, ma perchè lo scienziato quando scrive per gli scienziati usa un gergo proprio della materia, dando per scontato che il lettore ne capisca il significato. Va da se che solo professionisti del settore possono essere in grado di capire l'articolo (talvolta non sempre neanche questi...).
Una terza difficoltà è che leggere un articolo è spesso faticoso e porta via parecchio tempo.
Quindi gli articoli scientifici anche se open source servono più ad altri scienziati che a persone “normali”.

I SITI SCIENTIFICI sono molto utili per riportare delle notizie ma servono più a chi vuole rimanere aggiornato che per chi si deve informare “da zero”. Infatti le notizie riportate spesso si limitano a copiare pari pari il “lancio” dell'ufficio stampa di una istituzione a cui fa capo l'autore principale del lavoro oggetto del lancio (e infatti succede regolarmente che la stessa news sia perfettamente identica in più siti!). Ovviamente se le condizioni sono queste, ne segue che nessuno si prenda la briga di leggere l'articolo originale, il quale poi,  normalmente, non presenta una esauriente visione di una questione ma si limita a descriverne alcuni aspetti particolari. Per cui riportare un sunto di quanto dice l'articolo, spesso realizzato da personale di un ufficio stampa su basi sommarie di un estensore dell'articolo stesso non è scavare nella questione fornendone un report esaustivo. E magari confonde pure chi cerca qualcosa senza preparazione specifica in merito.
In altri casi si va un po' più nello specifico e magari si intervista qualche esperto. Il risultato è che poi la notizia riflette quello che dice l'esperto a proposito della questione e non quello che è scritto nell'articolo.
Con esiti talvolta devastanti: qualche tempo fa è uscito su PlosOne un articolo su dei crani umani trovati in Cina e sulle loro caratteristiche un po' particolari. Bene, a questo proposito nei lanci di agenzia ci sono le impressioni di un intervistato, persona competente ma che sicuramente non aveva letto l'articolo, il quale ipotizzava un legame fra i proprietari di questi teschi e i denisoviani, una popolazione di cui oggi finora sono state trovate una falange ed un dente, ma geneticamente distinta sia da Homo sapiens che da Homo neanderthalensis. Tutte le agenzie hanno parlato di questo aspetto: peccato che nel lavoro originale Denisova sia solo nominata incidentalmente. Mi pare assolutamente ovvio che in questo caso l'informazione da parte di diversi siti che hanno riportato la notizia correlata da questa intervista non abbiano provveduto ad una informazione corretta. Tutti questi aspetti fanno sì che anche i siti scientifici possono non essere esaustivi nei confronti della ricerca di informazioni generali su un problem

I FORUM SCIENTIFICI possono veicolare informazioni. Al solito si tratta di informazioni ma se non altro qui ci può essere il dialogo sia fra colleghi che una serie di “dritte” da parte di persone competenti a persone che chiedono informazioni. Purtroppo alle volte nei forum scrivono personaggi strani o che credono di sapere. Ne ho incontrati diversi e solo con uno sono riuscito con fatica a siglare un accordo di non belligeranza e ora mi pare che si vada parecchio d'accordo. Probabilmente è una persona piuttosto intelligente, totalmente o quasi impreparato in geologia ma a cui piace molto l'argomento; ha messo da parte alcune sue “manie” e lo trovo molto più maturo. Ma è uno.... altri arrivano postando assurdità in quantità industriale per poi scomparire del tutto o fino alla prossima vagonata di assurdità. In generale, ma non sempre, sono molto sensibili alle leggende metropolitane. Nello stesso paragrafo possiamo inserire anche i Social Network, utili eventualmente solo per avere qualche link giusto.

I BLOG SCIENTIFICI sono molto importanti, perchè in generale tendono a fornire un quadro generale di una questione, sia pure molto succinto. Ma spesso è quanto basta a un utente in cerca di notizie generali. Inoltre solitamente un Blogger scientifico non ha per scopo la comunicazione fra scienziati, ma quella con gente “normale” interessata a quello di cui il blogger si occupa. Comunicare con gente normale significa evitare il gergo ed usare parole semplici: è sicuramente più difficile che usare un linguaggio rigidamente tecnico (occorre spesso sostituire un singolo termine con una serie di più parole ma è indispensabile se si vuole essere capiti. A proposito: io non riesco a rendere in termini semplici il concetto di subduzione...
A cominciare dal titolo del post. Oggi cerco di fare titoli corti ma prima per me era davvero – spesso – un problema.
Per fare un esempio della differenza fra un linguaggio gergale e quello normale ricordo un articolo per l'epoca molto, molto interessante per la geologia ma dal titolo “terribilmente criptico”: “l'arco Calabro - Peloritano nel quadro dell'orogenesi appenninico - maghrebide”.
Immagino che buona parte di voi non riesca minimamente a capire che cosa voglia dire tale titolo. Se così si fosse espresso il fratello, il leggendario Piccolo Arnold gli avrebbe sicuramente chiesto “che cavolo stai dicendo, Willis????
È chiaro che un titolo così scoraggerebbe anche alcuni geologi, figuratevi il resto del mondo...
Un blogger avrebbe fatto un titolo un po' più lungo ma più umano, per esempio: "il ruolo dei monti della Calabria e della Sicilia Nordorientale nella costruzione delle catene montuose del Mediterraneo Occidentale”. È più o meno la stessa cosa, ma scritta così potrebbe invogliare qualcuno alla lettura. 
 
L'AUTOREVOLEZZA DI UN SITO O DI UN BLOG.

La Rete ha poi un problema fondamentale: l'autorevolezza dei contenuti.
Una rivista scientifica è per sua natura un contenitore in cui quanto scritto viene accettato preliminarmente, sottoposto ad una attenta revisione (la cosiddetta referazione) e poi pubblicato. Quindi è difficile che vi siano contenuti articoli poco attendibili: il prestigio di una rivista è dato soprattutto dal livello di chi ci scrive sopra, la sua attendibilità è ritenuta quasi automatica e il suo prestigio si gioca sul livello di importanza scientifica degli argomenti.

Ma quando si va a siti di vario tipo, beh, la cosa si fa un po' più complessa: chi gestisce quel tale sito lo fa con obbiettività e competenza? E lo stesso vale per chi pubblica contenuti, scritti da lui o riportati che siano?
I blogger ci mettono la faccia, non solo nel senso letterale del termine dato che in molti casi la loro foto campeggia sulla pagina iniziale del suo spazio, ma anche perchè di solito ci sono delle note biografiche con cui inquadra la sua posizione; allora, un blog sui vulcani tenuto da un docente di vulcanologia oppure un blog sui terremoti tenuto da un professore di sismologia applicata appaiono sicuramente più autorevoli di un blog sulla meteorologia tenuto da un sostenitore delle scie chimiche....

Questo è invece un problema per Wikipedia: non è possibile sapere chi ha scritto una pagina (potrebbe anche essere il frutto di un continuo aggiornamento che dura da anni da parte di più soggetti); ma soprattutto non si sa che formazione ha(nno) alle spalle questa/e persona/e. Di fatto Wikipedia spesso è utile ma altre volte mi ha lasciato piuttosto perplesso, come in un questo mio post di un annetto fa, dopo il quale, comunque la pagina è stata modificata.

È chiaro che a questo punto subentra un altro fattore: come solitamente chi è “di destra” legge un giornale “di destra” e chi è “di sinistra” legge un giornale “di sinistra”, anche in Intenet c'è chi legge quello che vuole leggere. E infatti se da un lato la Rete è un ottimo sistema per spargere pillole di conoscenza dall'altro è un veicolo per spargere le cosiddette “leggende metropolitane”, dalle scie chimiche alla credenza che HAARP sia un'arma segreta degli americani per provocare terremoti etc etc., che oggi si diffondono a velocità mai vista prima.


 






lunedì 16 aprile 2012

Firenze capitale mondiale della comunicazione scientifica con il PCTS 2012 (e un anticipo mercoledì con il caffè-scienza)


Firenze è la sede prescelta per la 12ma conferenza mondiale della PCTS, The International Network on Public Communication of Science and Technology che si terrà al Palazzo dei Congressi il 19 e il 20 aprile, con un prologo il 18 pomeriggio a Palazzo Vecchio.
Mercoledì mattina alla Casa della Creatività ci sarà un meeting su "Florence and Science communication, a cui parteciperò anche io parlando del ruolo dei blogger per una corretta comunicazione scientifica.


Nel mondo di oggi la comunicazione su questioni di scienza e di tecnologia è un punto focale dato il continuo sviluppo di nuove tecniche nei più disparati settori e le ricadute che comportano nelle attività quotidiane di qualsiasi persona, dal controllo della salute a distanza al controllo del territorio per limitare al massimo i danni dei disastri naturali. In particolare c'è un gruppo di persone che, ruotando intorno alla “comunicazione scientifica” ha fondato PCST , la Rete internazionale di comunicazione pubblica su Scienza e Tecnologia. Aderiscono al PCST giornalisti scientifici, personale afferente alle più varie sfaccettature del mondo scientifico (stampa scientifica, università, musei scientifici e istituzioni scientifiche non universitarie), e specialisti di comunicazione scientifica, sia fra chi “la fa” realmente sia chi invece ne studia i vari aspetti.

Nella conferenza, dal titolo Quality, honesty and beauty in Science and technology communication ci sarà un confronto fra chi “fa Scienza” e chi studia la teoria della comunicazione scientifica, anche per trovare quali sono i problemi che affliggono la comunicazione scientifica e ideare nuovi metodi per informare il pubblico sulle nuove scoperte della Scienza e dei progressi della tecnologia.

Il problema della comunicazione scientifica è presente in ogni nazione del mondo. Ci sono due aspetti molto importanti: un pubblico ben informato capisce somiglianze e differenze fra Scienza e Tecnologia, la loro importanza, come utilizzarle al bisogno e, fattore di non trascurabile importanza, perchè sia necessario un finanziamento pubblico anche ingente per mandarle avanti.
Ed occorre capire come sia importante anche la necessità della ricerca di base: ricordiamoci come quei fenomeni di elettromagnetismo che nel XIX secolo erano considerati delle semplici curiosità, siano semplicemente basilari per la vita di oggi.

Purtroppo la Ricerca è spesso ostacolata da scetticismo, superstizione e posizioni antiscientifiche che sono di ostacolo alla comprensione dei fenomeni scientifici non solo da parte del cittadino comune, ma anche da parte della politica.
Questo è particolarmente grave per la Politica: il politico, se non si è correttamente informato, non sempre sceglie la cosa scientificamente corretta, sia appunto per la propria ignoranza (nel senso letterale di “non conoscenza”) sia perchè è influenzata dall'umore dell'elettorato; certi pronunciamenti in fatto di evoluzione, soprattutto negli USA, dimostrano esattamente quali danni può fare la somma di superstizione e carenza culturale in campo scientifico.
Questi sono punti nodali molto importanti sia per chi fa comunicazione scientifica sia per chi la imposta tecnicamente.

In questo meeting ci si aspetta di fissare nuovi standard per la comunicazione scientifica. Ci saranno fra gli altri autori di libri scientifici, vincitori di premi del settore e divulgatori scientifici.

La conferenza fiorentina è un omaggio ai tanti italiani che fanno parte del PCST e che si muovono spesso in un ambiente più ostile che da altre parti: troppo spesso è ancora presente fra i cosiddetti “intellettuali” del Bel Paese (definizione ideata da uno scienziato, il Geologo e Patriota Antonio Stoppani!) una presunta superiorità della Cultura umanistica su quella scientifica, considerata un sapere di “serie B” e destinato ai soli addetti ai lavori.
Ricordo le parole di Benedetto Croce: mettere innanzi alla Storia una sezione di “paleostoria”, magari preceduta da un'altra di storia “della Natura” o di storia “della Terra” come ora si vede in molte trattazioni, non solo non vivifica l'intelletto, ma mortifica l'animo con immagini di fantastiche origini animalesche o meccaniche dell'umanità. Detto in soldoni, la Scienza secondo Benedetto Croce non vivifica l'intelletto.

E purtroppo i risultati di questo si vedono: assistiamo ad una fuga di cervelli che non ha paragone fra i Paesi avanzati, in quanto la Politica spesso non conosce la Scienza e non capisce che porta più occupazione rispetto ad altre attività a cui dedica più spazio (la costruzione di automobili, per esempio). Abbiamo ancora nella mente i freschi ricordi di chi ha commentato come “una occasione di sviluppo persa” la rinuncia alle Olimpiadi senza sapere che proprio il giorno prima dal poligono europeo di Kourou era stato lanciato con la massima soddisfazione il primo esemplare del nuovo razzo vettore dell'Agenzia Spaziale Europea, concepito e costruito in Italia che ci ha portato fra le sole 6 nazioni al mondo capaci di produrre una tecnologia del genere. Evidentemente per loro conta più costruire quattro stadi sportivi che un razzo vettore a 3 stadi infinitamente superiore per prestazioni, economia ed efficienza ai concorrenti in quella determinata fascia di mercato del settore spaziale. L'ignoranza della classe politica in fatto di Scienza la si vede anche negli immensi guasti all'assetto del territorio che contraddistinguono il nostro Paese.

Speriamo che PSCT 2012 porti delle idee volte a migliorare questa situazione anche in Italia.

Sempre a Firenze, in occasione di questo convegno, si terrà alla "Casa della Creatività" mercoledì 18 alle ore 10.00 un meeting dal titolo "Florence and Science communication". Il meeting è organizzato dalla Associazione Caffè-Scienza di Firenze e dal Centro per la dinamica dei sistemi complessi dell'Università di Firenze, con il supporto del Comune di Firenze, in particolare dell'Assessorato alla Università e Ricerca Scientifica.
 La science non è fantascienza (o, almeno, di solito) e per fare Scienza è necessario che qualcuno faccia ricerca scientifica. Ma c'è bisogno anche di comunicarla. Come si può fare questo? Come è possibile comunicare i risultati della ricerca scientifica al grande pubblico? Firenze ha una grande tradizione di ricerca scientifica e anche di comunicazione scientifica, a partire da Galileo Galilei che passò gli ultimi anni della sua vita a scrivere i suoi libri in lingua volgare anzichè in latino in modo da renderli comprensibili ad un pubblico più vasto. Oggi in città ci sono numerose istituzioni ed associazioni che propongono informazione scientifica per il grande pubblico ed alcune saranno presenti al meeting, a partire da "caffè-scienza" che appunto organizza l'incontro. Il programma completo del meeting è visibile nel sito http://fsc.complexworld.net/program. Parleranno esponenti del Consiglio Nazionale delle Ricerche, di alcune associazioni di caffè scioentifici europei, del Museo Galileo e variepersone persone coinvolte nella comunicazione scientifica, fra le quali ci sarò anche io: essendo un Blogger Scientifico, parlerà del ruolo dei Blogger scientifici nella comunicazione scientifica.

mercoledì 11 aprile 2012

Il terremoto di oggi al largo di Sumatra e le sue particolarità


Il terremoto di oggi a Sumatra è stato molto forte, ma non ha provocato danni e uno tsunami che ha raggiunto al massimo una altezza poco superiore al metro. mentre un terremoto di magnitudo molto inferiore nel 2010 aveva generato uno tsunami di importanti dimensioni, sia pure inferiore a quello del 2004. Questo grazie ad alcune caratteristiche particolari dell'evento: la magnitudo così elevata per una trascorrenzae la localizzazione, per la quale non è da annoverarsi fra gli eventi “classici” che avvengono in Indonesia. Vediamo quindi in dettaglio cosa è successo


L'evento principale si è registrato alle 8,38 UTC, quindi le 10.38 italiane. È stato seguito da numerose repliche. Ad ora (15.30 italiane), una quindicina con Magnitudo uguale o superiore a 5. Ci sono fra queste anche un 6.0 e una replica particolarmente forte, con M 8,2; questa seconda scossa forte ha generato un nuovo allarme tsunami. 

Innanzitutto diciamo che una Magnitudo di 8.6 è di un livello assolutamente in linea con la zona. Però è la prima volta, a mia memoria, che si presenta un terremoto con un meccanismo trascorrente così forte.
Però è la sua localizzazione che è un po' meno ordinaria: in Indonesia come in tutte le zone sismiche situate in corrispondenza di uno scontro fra zolle troviamo un classico sistema “arco – fossa”, dove una zolla (in questo caso la zolla indo-australiana formata in quell'area da sola crosta oceanica) scende sotto una crosta continentale (in questo caso quella euroasiatica, formata da crosta continentale). La fossa oceanica davanti alle coste di Sumatra è il segno sulla superficie terrestre del limite fra le due zolle.
I terremoti ordinariamente si addensano nella zona tra la fossa oceanica e il continente, dove si verificano estesi tutta una serie di fenomeni, compressioni e sovrascorrimenti di intere sequenze di crosta una sopra l'altra. Al di là della fascia dei sovrascorrimenti c'è l'arco vulcanico principale, in Indonesia particolarmente attivo.
Terremoti come i grandi eventi di questi anni (Sumatra 2004, Cile 2010, Giappone 2011) si sviluppano proprio lungo le superfici quasi orizzontali di questi sovrascorrimenti: per vincere l'attrito provocato dai 10 – 20 km di crosta sovrastanti e provocare il movimento lungo il piano di faglia occorrono infatti degli sforzi impressionanti. Anche il terremoto del 25 ottobre 2010 ha provocato uno tsunami molto importante nonostante avesse una magnitudo di appena 7.7. Ne avevo parlato qui.

Il terremoto di oggi invece non si è verificato nella zona di arco – fossa, ma a largo nell'Oceano Indiano, all'interno della crosta della placca Indo – Australiana. E il movimento, anziché lungo un piano suborizzontale come nel 2004 è stato lungo un piano verticale, cioè generato da una faglia di tipo trascorrente, come la notissima Faglia di San Andreas. Solo che la faglia di San Andreas è un limite di zolla. Qui invece siamo all'interno di una zolla.
Quindi il movimento del fondo oceanico è stato molto, ma molto diverso da quelli avvenuti in corrispondenza dei terremoti di thrust (così si definiscono fra geologi i terremoti come Sumatra 2004 e i loro simili). E sicuramente è stato molto minore. (Edit: si parla di un rigetto di una ventina di metri, parecchio per un terremoto a movimento trascorrente ma che si spiega con la particolare intensità del fenomeno)
Per cui lo tsunami è stato di debole altezza. La NOAA conferma una altezza massima di 1,15 metri a Meulaboh, una città che nel 2004 pagò veramente un tributo di vittime molto alto. In seguito è rientrato l'allarme per India, Sri Lanka e Maldive.

Vediamo la zona dove si è verificato, grazie a elaborazioni basate sull'Iris Earthquake Browser. I pallini corrispondono alle 3 scosse fino ad ora verificatesi con M maggiore di 6. il pallino più grande corrisponde alla scossa principale. Nella zona c''era già stato all'inizio digennaio un terremoto con Magnitudo 7.2 (non riportato). Vedete che siamo ben dentro l'oceano rispetto al sistema arco – fossa, il cui limite si vede chiaramente dove inizia la piattaforma continentale  lungo la costa sudoccidentale di Sumatra.
In questa seconda carta si vedono i terremoti avvenuti tra Indonesia e Filippine dall'inizio dell'anno: notate come tolti questi 3 di oggi la sismicità si addensa sopra la piattaforma continentale.


Ma cosa provoca questi terremoti fuori dalla zona di convergenza e ben quindi lontani dalla fascia sismica principale? Il movimento della zolla oceanica contro la crosta indonesiana non è uniforme e nella crosta dell'Oceano indiano, come in tutte le croste oceaniche ci sono le vecchie faglie trasformi che si formano lungo le dorsali oceaniche. In questa ultima carta prodotta dal Servizio Geologico degli Stati Uniti sono segnalate le scosse di oggi. È assolutamente evidente che ci siano degli allineamenti, uno in direzione NE/SW e il secondo in direzione NW/SE, che corrisponde a quella delle vecchie trasformi di quando quella crosta si stava formando. Quindi lungo queste direttrici si scaricano degli sforzi prodotti dalla collisone fra le due zolle.




mercoledì 4 aprile 2012

Il monitoraggio dei movimenti del relitto della Costa Concordia al Giglio

Mantenere la sorveglianza sullo stato della Costa Concordia è fondamentale per evitare rischi per gli operatori a bordo e per capire le avvisaglie di un possibile affondamento del relitto. Per questo, nonostante che oggi la situazione possa essere considerata “sostanzialmente stabile”, continua il programma di sorveglianza sui movimenti della sfortunata nave, che la Protezione Civile ha chiesto al Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze. Il sistema è formato da una serie di apparecchiature che assicurano un monitoraggio continuo della stabilità della nave. Vi sono impegnati su più turni circa una quarantina di ricercatori (i più, nella sana tradizione italiana, precari e/o sottopagati...). Vi hanno anche collaborato numerose aziende e altri istituti universitari.

Il naufragio della Costa Concordia ha sicuramente fatto nascere diverse preoccupazioni da un punto di vista dell'inquinamento del mare  circostante  e su questo aspetto sia la stampa che le Autorità locali (preoccupate queste per i possibili riflessi negativi sul turismo) hanno puntato la loro attenzione. Meno si è parlato invece del monitoraggio fisico di quello che ormai è il relitto della più grande nave da crociera mai naufragata e dei suoi immediati dintorni. Eppure sia la sicurezza degli uomini a bordo che la percezioni di eventuali rischi dovuti ad un possibile spostamento significativo della nave dal punto dove ora giace è legata proprio alla presenza di un sistema di sorveglianza adeguato. Per questo già 5 giorni dopo il naufragio il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze ha installato un sistema di monitoraggio che si avvale di tecnologie molto sofisticate.
Anche le rocce su cui si è adagiata la nave, che subiscono uno sforzo notevole, sono sotto sorveglianza per verificarne eventuali movimenti lungo le fratture naturali.

L’insieme delle tecniche e delle reti di monitoraggio permette di misurare le deformazioni dell'intero scafo con una accuratezza millimetrica, che registra anche le dilatazioni e le contrazioni del metallo al variare della temperatura ambientale, una sorta di "rumore di fondo" da considerare attentamente nella modellizzazione dei movimenti.

Monitoraggio del dipartimento di Scienze della Terra sulla stabilità della Costa ConcordiaA bordo della Concordia ci sono accelerometri, stazioni topografiche e sensori GPS che misurano direttamente quello che succede tramite gli spostamenti che subiscono allorquando la nave si muove. Da terra vengono effettuati dei controlli con un interferometro  e delle scansioni LASER. Oltre alla presenza di stazioni di rilevamento in loco, i movimenti sono controllati anche via satellite grazie alla rete Cosmo–SkyMed, la costellazione di satelliti interamente italiana realizzata per i più vari scopi civili e militari. A tutte queste attrezzature si deve aggiungere un sistema di ecoscandagli per cartografare il fondo marino e verificarne le variazioni.

Si nota come tutti questi sistemi ottengano le misurazioni in maniera indipendente gli uni dagli altri e quindi si autocontrollano. Numerose aziende ed istituti universitari concorrono alla operazione: per esempio il gruppo geofisico della Fondazione Prato Ricerche di Prato (Istituto Geofisico Toscano) ha provveduto all'installazione di una rete di sismografi per il monitoraggio della microsismicità: l'insorgenza di segnali microsismici può quindi essere collegata con movimenti dello scafo. 
Oggi si può dire che la nave è caratterizzata da un movimento lento e continuo a cui si sommano fasi di accelerazione determinate dalle variazioni delle condizioni meteo-marine.

Quasi tutti i dati sono inviati via radio o via internet ai computer del centro di controllo per essere a disposizione degli addetti in tempo reale; inoltre è stata implementata la possibilità di avvalersi degli smartphone: i ricercatori possono così spostarsi con facilità e nel contempo seguire la situazione con un mezzo più comodo di un computer per una persona in movimento.

Tutte le tecnologie impiegate, oltre a ricostruire la storia e la tendenza generale dei movimenti, servono per il sistema di allertamento rapido a supporto delle attività di ricerca e soccorso effettuate sulla nave. In particolare sono state seguite con attenzione le operazioni di svuotamento dei serbatoi del carburante, una fase piuttosto delicata perchè ha provocato un riassetto della distribuzione dei pesi all'interno del relitto. 

Come è noto, il sistema ha spesso fermato le attività a bordo, allorquando ha rilevato movimenti anomali; il che ha dato agli operatori a bordo della nave, specialmente ai subacquei, una sicurezza altrimenti poco realizzabile: movimenti anche millimetrici non previsti potrebbero essere sintomi di qualcosa di più grave e senza un monitoraggio così preciso probabilmente gli operatori non avrebbero potuto lavorare con la necessaria sicurezza (oppure per precauzione avrebbero dovuto sospendere le attività più spesso rispetto a quanto è successo).
Ovviamente il monitoraggio continuerà fino a quando sarà ritenuto necessario.

In questa immagine vediamo il complesso delle apparecchiature a mare ed in terra, con specificato i responsabili diretti dei sistemi.


Ed ecco qui, specificamente, le stazioni poste sulla nave che servono per determinarne il movimento: 



Questo è il risultato delle osservazioni tra il 20 gennaio e il 6 febbraio: si nota come la prua si sia spostata maggiormente rispetto alla poppa.



Nell'ultima immagine invece si vede una rappresentazione grafica dei movimenti rotazionali ricostruiti tramite simulazione cinematica. In rosso è indicata qualitativamente la rotazione di rollio, in verde quella di beccheggio. 


NOTA: RINGRAZIO IL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA DELL'UNIVERSITÀ DI FIRENZE CHE MI HA GENTILMENTE CONCESSO DI PUBBLICARE IMMAGINI  DI SUA PROPRIETÀ.

lunedì 2 aprile 2012

geopolitica e risorse petrolifere: 2. il Mar cinese Meridionale

Siamo alla seconda puntata sulle nuove dispute per il petrolio. Anche qui come nelle Falklands le rivendicazioni si sommano ma a differenza della situazione precedente (e di almeno un'altra di cui vorrei parlare in un prossimo post) qui non c'è un confronto fra due stati: attualmente gli attori principali sono 3 ma ce ne sono anche altri nell'ombra, nell'attesa di trovare un alleato potente per controbattere la Cina o l'India che appoggia il Vietnam e gli USA che appoggiano le Filippine. E la politica stenta anche qui a trovare una soluzione.

Le Spratlys Islands sono un arcipelago composto da centinaia di isolotti nel Mar Cinese Meridionale e a vedere le immagini potrebbero essere un bellissimo luogo per passare delle vacanze in un ambiente incontaminato in mezzo a tartarughe ed uccelli selvatici.
Peccato che oggi una vacanza da quelle parti potrebbe avere dei risvolti spiacevoli, come l'essere arrestati da poliziotti o militari per ingresso illegale nel territorio della nazione a cui questi agenti appartengono. Ma come...  – penserete – ci sembra ovvio che ci vuole il visto d'ingresso... Ok. Vero. Ma il rischio è di chiedere il visto ai Filippini ed essere “beccati” da unità cinesi, ad esempio (a meno che nessuna nazione ammetta visti per quelle località.... non saprei). Questo perchè ci sono diverse nazioni che rivendicano il possesso di questo arcipelago: Filippine, Cina, Taiwan, Vietnam, Indonesia, Brunei, Malaysia. Ciascuna portando ottime motivazioni storiche. Non esiste una popolazione autoctona delle Spratlys, ma sicuramente sono state rifugio di naviganti da parecchi secoli. Nel XIX secolo furono rivendicate dalla Francia (notare che l'Indocina era in buona parte una colonia francese) anche se era nota ai francesi stessi la presenza di pescatori cinesi. Oggi oltrechè alla pesca (e – ipoteticamente – un turismo difficile per le piccole estensioni sopra il livello del mare), l'interesse nazionalista e patriottico su queste isole delle nazioni rivierasche del Mar Cinese  Meridionale ha acquistato nuove motivazioni: i sedimenti sul fondo di questo bacino contengono grandi quantità di petrolio.

Oggi il Mar Cinese Meridionale, la cui origine risale al Terziario medio, è virtualmente o quasi asismico. La maggior parte degli Autori lo considera uno strascico laterale dello scontro fra India ed Eurasia, a causa del quale l'Indocina è stata letteralmente estrusa verso Est dalla massa del subcontinente indiano. Le piattaforme continentali che lo circondano sarebbero anche ben definite ma se all'interno in alcuni punti la profondità raggiunge e supera i 4.000 metri, succede spesso che alla piattaforma, particolarmente nella parte NW e in quella SE ad esse sono collegati degli arcipelaghi di piccole o piccolissime isole, e soprattutto c'è una serie di fondali più o meno bassi con scogliere coralline: le isole Paracelso a NW, le Spratly. a SE e le Palawan lungo la costa filippina (lungo le quali una parte della crosta del Mar cinese Meridionale è stata fino a qualche milione di anni fa subdotta sotto le attuali Filippine).

Quindi il problema è definire “di chi” siano le isole, cosa che determinerebbe ovviamente anche la sovranità sul petrolio contenuto nei fondali. 
Attualmente i giacimenti di petrolio sfruttati sono situati lungo le piattaforme continentali, soprattutto a largo della Malaysia e del Vietnam e molto meno nella zona prospicente la Cina

Nella II guerra mondiale i giapponesi avevano occupato le Spratly ma dopo il conflitto hanno dovuto rinunciare  a qualsiasi mira su quella zona,
Le prime tensioni “moderne”, risalgono al 1974, quando la Cina occupò le Isole Paracelso strappandole ad un Vietnam indebolito da decenni di guerre indocinesi, in una situazione geopolitica completamente diversa da quella attuale, dove si registra una specie di “tutti contro tutti”. Oggi alcuni isolotti sono abitati, da cinesi (che occupano l'isola più grande), vietnamiti e filippini. Le altre nazioni per ora stanno alla finestra. Il fatto è che se la Cina ha una gran forza di suo, le Filippine sono spalleggiate dagli USA mentre dietro il Vietnam c'è l'India (che con la Cina ha una vasta serie di questioni aperte). Solo negli ultimi mesi, cinesi sono stati fatti prigionieri da filippini e vietnamiti da cinesi. Si tratta per adesso di “pescatori”, una categoria di facile impiego il cui utilizzo è volto a dimostrare la “proprietà” dei mari (in attesa di impiantarci piattaforme per l'estrazione del petrolio).

Il problema è che adesso la Cina si sta “interessando” anche al terzo arcipelago, le Palawan e alle acque sovrastanti una grande montagna sottomarina, la  Scarborough Shoal che sono nel raggio della zona di sfruttamento esclusivo delle Filippine, essendo a meno di 200 miglia dalle coste dello stato asiatico. 
Oltretutto la disposizione sulla zona di sfruttamento esclusivo assegnerebbe buona parte delle Spratly alle Filippine, cosa sulla quale ovviamente nè cinesi nè vietnamiti concordano.
Vediamo nella cartina come in generale la zona rivendicata dalla Cina (in rosso) si estenda molto all'interno delle 200 miglia delle zone di sfruttamento esclusivo dei vari stati rivieraschi (contrassegnati dalle linee tratteggiate blu): come si vede ben poca area del Mar Cinese Meridionale rimarrebbe fuori dalle zone di sfruttamento esclusivo.
Notiamo anche come ancora una valutazione reale dell'ampiezza dei giacimenti non è ancora disponibile.

Il vertice dell'ASEAN, l'Associazione degli stati del Sud-Est asiatico, appena conclusosi in Cambogia non si è occupato molto della questione: anche qui è evidente la longa manus cinese che ha convinto la Cambogia, paese ospitante, a tenere un profilo molto basso sul Mar Cinese Meridionale, nonostante che due degli Stati maggiormente coinvolti nel conflitto appartengano proprio all'ASEAN (Vietnam e Filippine) e che anche Malaysia, Brunei e Indonesia ne facciano parte, mentre la Cina no.

Da ultimo vediamo altri due problemi connessi alla situazione
Il primo è economico: in queste acque passa una grandissima parte del traffico marittimo internazionale. Vero che la convenzione di Montego Bay rende libero il transito di chiunque nelle zone di sfruttamento esclusivo, ma poterlo controllare meglio è una tentazione notevole.
Il secondo è ambientale: il Mar Cinese Meridionale fa parte del triangolo di altissima biodiversità delle Indie Orientali. Molte sono le specie marine presenti esclusivamente in queste acque e lo sfruttamento del petrolio costituisce una minaccia per le popolazioni ittiche dell'area.

EDIT: l'ASEAN si è occupata del problema. Ma se le Filippine e in misura minore il vietnam, vorrebbero che l'organizzazione facesse la "voce grossa" con Pechino per difendere i diritti di 2 stati membri, gli altri hanno verso la Cina un  atteggiamento più condiscendente