mercoledì 8 ottobre 2008

Un lago chiuso all'interno di una piccola isola indonesiana: come la vita si può sorprendentemente adattare in pochissimo tempo a condizioni diverse.


Nel terziario una buona parte del bacino Amazzonico interno è stata occupata da un mare poco profondo che aveva invaso la regione da nord, dall'attuale mar dei Caraibi. Lo testimaniano sia le rocce dell'epoca (difficili da trovare), sia molte forme di vita acquatiche attuali che – con la geografia attuale parrebbe strano – assomigliano molto di più, specialmente da un punto di vista genetico, a quelle viventi attualmente nel mare dei Caraibi che a quelle dell'Atlantico meridionale, dove il grande fiume sfocia.
Quindi si suppone che il bacino amazzonico fosse un grande golfo aperto verso nord e che tra questo e l'Atlantico esistesse una zona emersa di vaste proporzioni. Ad un certo punto la soglia di questo mare si rialzò, chiudendo il bacino e costringendo gli animali e le piante ad adattarsi al nuovo ambiente (e soprattutto alle nuove condizioni di salinità) o a morire. La transizione avvenne in un tempo molto lungo, e soprattutto ci furono diverse fasi alterne, dando quindi tutto il tempo a queste creature di farlo.
Quello che stupisce è che un cambiamento simile può avvenire in un tempo relativamente breve e per un numero importante di specie. Lo dimostra il caso del lago di Kakaban, un'isola lungo le coste nordorientali del Borneo. Non è la prima volta che il Borneo (o, meglio, in lingua locale, Kalimantan) ci fa scoprire delle cose uniche ed interessanti, come la rana senza polmoni di cui mi sono occupato tempo fa.
La sostanza è che questa isoletta del mare di Sulawesi (sette kilometri di lunghezza per una larghezza di circa uno, tranne nella zona nord in cui si allarga fino a 3 km) è in parte occupata da un lago di acqua dolce di origine molto recente. Ma non è un lago “normale”: le sue acque pullulano di animali colorati, come ti aspetteresti di trovare nel mare adiacente.
In particolare questo specchio d'acqua è famoso per le sue 4 diverse specie di meduse (ed infatti è spesso chiamato “lago delle meduse”) che hanno una particolarità interessante: la perdita della capacità di usare del veleno contro chi le minaccia o per nutrirsi. La fauna comprende pure vermi, tunicati, spugne, molluschi, anemoni di mare, granchi, pesci, che vivono tra le foreste di mangrovie diffuse sulle sue rive. Sul fondo c'è un tappeto di alghe verdi.
Quello che colpisce è che in queste acque di vita ce n'è veramente tanta. Insomma flora e fauna sono strette parenti di quelle dei mari attorno (anche per l'abbondanza) ma con delle caratteristiche molto specifiche: oltre alle meduse prive di veleno c'è per esempio un'anemone di mare (che si nutre esclusivamente di meduse) bianca perchè non ha più la zooxanthella, un'alga verde che tipicamente vive in simbiosi con questi animali, dandone il colore, e che probabilmente non è riuscita ad adeguarsi alle nuove condizioni dell'acqua.
Come può essersi formato un simile ambiente? Le isole Derawan, a cui Kakaban appartiene, sono essenzialmente formate da coralli e in tempi recenti hanno subìto un certo innalzamento. Per cui la vecchia barriera corallina che circondava la laguna, originariamente sommersa, è venuta a trovarsi sopra il livello del mare, isolando la laguna e trasformandola in uno specchio d'acqua interno di circa 5 km quadrati, la cui superficie si trova attualmente a circa 50 metri sopra il livello del mare.
La perdita di acqua salata dovute alla filtrazione dei liquidi nelle fratture sotto il bacino è stata compensata dalle abbondanti piogge, il che naturalmente ha provocato un drastico abbassamento della salinità (circa 24 per mille, contro il 33/34 del mare circostante, un terzo di meno). Iniziato non più di 20.000 anni fa, il processo è avvenuto molto rapidamente (se fosse continuo ad oggi avremmo un tasso di sollevamento di oltre 2 mm/anno) ed è un esempio davvero stupendo e sorprendente di come la vita può riuscire ad adattarsi in poco tempo ad un importante cambiamento ambientale. Non è ancora chiaro, comunque, il perchè tutto sia potuto avvenire in tempi così stretti, né perchè il lago di Kakaban sia riuscito a mentenere una tale biodiversità (i creazionisti si astengano pure dal proporre una spiegazione, grazie).
Forse l'estremo rigoglio di vita della originaria laguna è stato fondamentale, ma ci deve essere qualcosa di piu.
Prendiamo degli ambienti simili, come i “laghi marini” comuni a Palau, in Micronesia. Nonostante che l'acqua salata riesca lo stesso a penetrare da delle fessure (troppo strette per gli animali) e quindi le condizioni di salinità siano cambiate meno drasticamente che a Kakaban, la vita acquatica non è così rigogliosa (al contrario, come nel caso indonesiano, le rive di questi laghi abbondano di forme di vita). Eppure la vita nell'adiacente oceano, sulla barriera corallina, doveva per forza essere abbondante al momento in cui da piccoli golfi questi specchi d'acqua si trasformarono in laghi.
Tra i tanti laghi di Palau ce n'è uno molto famoso, detto appunto anch'esso “lago delle meduse” . Anzi, la particolarità, molto “darwiniana” in verità, è che 5 di questi laghi ne ospitano 5 specie diverse, ma sufficentemente simili da far capire che derivano da un antenato comune (un po' come i famosi fringuelli delle Galapagos). Per cui questi celenterati (o cnidari, come si definiscono oggi) sono stati soprannominati le “meduse di Darwin”.
La causa fondamentale della scarsa densità di vita dovrebbe essere la presenza a Palau, per esempio proprio nel “lago delle Meduse”, di una elevata percentuale di idrogeno solforato nelle sue acque più profonde.
Kakaban è un'isola disabitata, ma il lago sta giustamente iniziando ad attrarre il turismo. E' sicuramente una bella occasione di sviluppo, e dobbiamo augurarci che non abbia effetti troppo negativi su un ambiente così particolare e ancora incontaminato. A Palau hanno purtroppo dovuto vietare nel lago delle meduse il nuoto con le pinne, sia per i rischi alla salute dovuti all'idrogeno solforato che per l'eccessiva pressione sul delicato ambiente (è in corso un grande dibattito a proposito del declino della sua medusa tipica, la Mastigias Papua: chi la attribuisce ad una annata particolarmente violenta di El Nino, chi al riscaldamento globale, chi all'inquinamento etc etc)
Vorremmo che il lago di Kakaban e la sua tipica fauna resistano all'uomo e possano essere visitate dai nostri discendenti per molto tempo.
Occorre agire in fretta: pochi anni di turismo hanno fatto a Palau danni irrimediabili o quasi. Capire quindi come la vita ha potuto proseguire indisturbata reagendo ai cambiamenti sarà molto utile per capire come conciliare turismo e sviluppo economico con la conservazione dell'ambiente. Il fatto che siamo di fronte ad un sistema ristretto e molto ben circoscrivibile lo rende molto interessante anche come esperimento e modello per ambiti più grandi e complessi.

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