domenica 17 gennaio 2016

l'origine dei cavalli tra continenti che si dividono e continenti che si uniscono


Cavalli, tapiri e rinoceronti formano l'ordine dei perissodattili, i mammiferi ungulati con un numero di dita dispari per arto. I mammiferi ungulati a numero di dita pari sono gli Artiodattili, un gruppo molto composito che va dai suini ai cervidi ai bovidi agli ippopotami fino alle balene (e per questo oggi si chiamano Cetartiodattili) insomma .. una vasta genia).
L'origine dei Perissodattili è piuttosto dibattuta e sono state proposte diverse localizzazioni in merito (India, Africa, Laurasia). Vediamo lo stato dell'arte della ricerca in proposito anche perchè è un quadro piuttosto complesso che deve considerare oltre ai dati paleontologici e genetici quelli tettonici derivati da frammentazioni e scontri dei continenti.

LE INCERTEZZE SULLA ORIGINE DEI DESMOSTILI, MAMMIFERI SEMIACQUATICI DEL TERZIARIO

In un post precedente ho parlato dei Desmostili, un ordine estinto di mammiferi acquatici, tradizionalmente inserito insieme a Proboscidati e Sirenidi nei Tethytheria (anche se ora sarebbe meglio parlare di Afroteri, i mammiferi placentati derivati dai primi placentati arrivati in Africa nel Cretaceo) attraverso gli antracobunidi, una famiglia di grandi mammiferi conosciuta soltanto nell'Eocene dell'Asia meridionale. 
La cosa è stata stabilita grazie a delle relazioni nella struttura ossea (in particolare denti e parte del cranio), ed è stata rafforzata di recente con le analisi dei rapporti isotopici di Ossigeno e Carbonio dei fossili, le quali fanno pensare che gli Antracobunidi vivessere in un ambiente umido come i Tapiri o addirittura in un fiume, come gli Ippopotami; una ulteriore conferma deriva dalla morfologia delle ossa lunghe. Chiaramente una vita nei fiumi rappresenta una ottima indicazione della parentela fra questi animali e i Desmostili, ma presenta due problemi paleogeografici:
  • come abbiamo visto in quel post, i Desmostili erano distribuiti nel Pacifico settentrionale tra le coste della Cina e quelle del Messico, piuttosto distanti dall'Africa
  • la presenza di afroteri in India (gli antracobunidi, appunto) è un po' problematica dal punto di vista dei movimenti dei continenti, perché la separazione fra il blocco formato da India / Madagascar / Antartide ed Australia dall'Africa è avvenuto prima di quanto i dati genetici (e i fossili) prevedono l'arrivo in Africa dei mammiferi placentati (a meno di qualche fortuito collegamento provvisorio durante la deriva verso NE dell'India)

Probabilmente c'è un errore in questa ricostruzione, che viene riconosciuto proprio dagli studi più recenti sugli Antracobunidi, di cui fino a qualche tempo fa c'erano davvero pochi fossili (praticamente solo qualche dente e mascella o poco di più),  Fino a qualche tempo fa di fossili di Antracobunidi ce n'erano pochi, ma recentemente sono venuti alla luce reperti in cui si vedono altre parti ossee di cui si è occupato un folto gruppo di ricercatori che nel 2014 ha pubblicato un articolo [1]: l'assetto e la forma dei denti di questi Antracobunidi sarebbero molto simili a quelle dei primi Perissodattili, la famiglia che include cavalli, rinoceronti e tapiri. In particolare in uno dei primi esponenti di antracobunidi riconosciuti, il Cambaytherium, ha delle caratteristiche tali da farne uno dei primi perissodattili, mentre le somiglianze fra Antracobunidi e afroteri come i Proboscidati rappresentano soltanto delle convergenze evolutive.

L'ipotesi della derivazione dei Desmostili dai Perissodattili o dai loro antenati porterebbe alla conclusione che oltre ai Proboscidati con i sirenidi e gli Artiodattili con i cetacei, anche i Perissodattili hanno dato vita a dei discendenti adatti alla vita marina (anche se, come abbiamo visto, i Desmostili non vivevano esclusivamente in mare come gli altri due gruppi (insomma, una trasformazione meno completa in animali marini, come quella dei pinnipedi).

LE POSSIBILI ZONE DI ORIGINE E ASCENDENZE DEI PERISSODATTILI

L'area di origine e la parentela dei Perissodattili rappresentano un argomento piuttosto dibattuto. Il problema fondamentale è che "veri" Perissodatti, Artiodattili e Primati basali compaiono improvvisamente all'inizio dell'Eocene (o, tuttalpiù, nella parte finale estrema del Paleocene).
In particolare per l'origine dei Perissodattili sono state avanzate 3 ipotesi, da esaminare osservando la paleogeografia del Paleocene:
  • Origine in India: l'associazione fra Cambaytherium, Antracobunidi e Perissodattili dimostrerebbe la loro origine da un gruppo di placentati arrivati in India prima della frammentazione del Gondwana.
  • Origine in Africa: i Perissodattili sarebbero afroteri, quindi mammiferi derivati dai primi placentati arrivti in Africa nel Cretaceo e quindi sono parenti stretti degli elefanti
  • Origine in Laurasia: i perissodattili si sarebbero originati nel continente settentrionale che comprendeva America Settentrionale ed Eurasia, tranne l'India e sarebbero derivati da alcuni condilartri, denominazione che comprende una lunga serie di mammiferi ungulati primitivi ben noti tra Cretaceo superiore e Terziario inferiore

L'ipotesi “out from India: come è noto l'India faceva parte del continente meridionale, il Gondwana, che si è rotto nel Mesozoico. In particolare il blocco che comprendeva India, Madagascar e Seychelles si è staccato dall'Africa più di 150 Milioni di anni fa, mentre l'India ha cominciato a scontrarsi e incunearsi nell'Asia in un momento ancora non ben definito tra Paleocene ed Eocene.
C'è un ampio consenso sull'origine indiana di alcuni anfibi come le Cecilie e certe rane, che si sarebbero dispersi in Eurasia dopo la collisione dell'India. Ma come ho detto all'inizio del post l'India si è staccata troppo presto dall'Africa perché i primi veri placentati vi potessero arrivare. Inoltre non ci sono fossili di veri placentati durante la sua deriva, anche se abbiamo forme come Deccanolestes, che sono strettamente imparentate con loro. 
Per alcuni Autori durante il suo moto l'India abbia avuto un incontro ravvicinato con l'Africa Orientale o l'Arabia quando si sarebbe scontrata con l'arco insulare del Kohistan, posto nell'oceano che la separava dall'Eurasia e i cui resti formano parte della catena himalayana [2].

L'ipotesi Africana compare in molti alberi morfologici ricavati dai fossili. Già nel 1989 fu proposta una parentela stretta fra Perissodattili e Iracidi, piccoli mammiferi africani. Anche nel 2014 gli antenati dei cavalli sono stati collegati ai proboscidati sulla base di analisi sulle somiglianze dei fossili [3].

L'ipotesi della loro origine nel continente settentrionale è ben delineata dai dati genetici, per i quali i perissodattili sono laurasiateri.
Sono stati proposti come parenti stretti diversi gruppi di Condilartri. La questione dei condilartri è molto complessa: probabilmente si tratta di varie forme non necessariamente in relazione: in pratica sotto questa denominazione sarebbe stato compreso “di tutto, di più”.

L'origine africana potrebbe essere una buona spiegazione del fatto che, i perissodattili sono il gruppo più vicino dal punto di vista genetico agli estinti ungulati endemici del sudamerica, i litopterni e i notoungulati [4] (ne ho parlato qui); inotre, anche alcune ricostruzioni paleontologiche propongono un collegamento fra Notoungulati e Afroteri [5]. Ma se i dati genetici rappresentano un punto fermo, questi dimostrano che i perissodattili sono laurasiateri e quindi hanno avuto origine nel continente settentrionale da un gruppo di condilarti che in qualche modo è antenato anche dei notoungulati.

La mia opinione è che quando i dati genetici sono incontrovertibili (come lo è il collocamento dei Perissodattili nei Laurasiateri), è un po' difficile andargli contro. Inoltre una delle più recenti e autorevoli ricostruzioni pone la divergenza degli antenati di Perissodattili, Artiodattili e Carnivori nel Cretaceo superiore (per l'esattezza nel Campaniano, circa 80 milioni di anni fa) [6], giusto il momento in cui si perde il collegamento terrestre fra Africa e Sudamerica con l'apertura del settore tra Brasile e Guinea dell'Atlantico Meridionale.
La migliore spiegazione delle somiglianze fra Afroteri e Perissodattili è dunque una evoluzione convergente di alcune caratteristiche.

LA SOLUZIONE DEFINITIVA: I PERISSODATTILI, COME I PRIMATI E GLI ARTIODATTILI SONO COMPARSI IN ASIA ORIENTALE AL LIIMITE PALEOCENE - EOCENE

Perissodattili, Artiodattili e Primati sono apparsi piuttosto improvvisamente al passaggio Paleocene – Eocene. invece ci sono poche indicazioni sul dove, ma l'ipotesi più logica è che siano comparsi nell'asia Orientale. Per fortuna il limite Paleocene – Eocene è contraddistinto da un indicatore stratigrafico ben distinguibile, una variazione improvvisa e temporanea del rapporto fra gli isotopi 12 e 13 del carbonio, il δ13C, nota come CIE (Carbon Isotopic Excursion) la cui probabile origine sono le emisisoni di CO2 della Provincia Magmatica dell'Atlantico Settentrionale, dopo la quale Europa e America del nord hanno inziato a separarsi. In corrispondenza c'è stato anche un massimo termico, per cui questo orizzonte si chiama PETM (Paleocene Eocene Thermal Maximum, massimo termico al passaggio Paleocene – Eocene). Ne ho parlato qui.
Ebbene, la presenza delle prime forme appartenenti a questi gruppi di mammiferi compare in Cina alla base della CIE, mentre in America Settentrionale (Polecat Bench, Bighorn basin) compare durante la CIE ed è quindi leggermente successiva.

La prima presenza di questi gruppi in India la troviamo circa un milione di anni dopo nei sedimenti del Bacino di Cambay, vicino alla costa settentrionale dell'India a nord di Mumbay; si tratta di una sequenza che ha riempito una fossa tettonica associata alla separazione dell'India da Madagascar e Seychelles. L'ambiente era quello della foresta tropicale (l'India era più a sud di dove è oggi e quindi quell'area era più vicina all'equatore).
Questo suggerisce una migrazione dall'Asia verso l'India poco dopo il PETM. La stessa cosa si vede un po' più a nord nel Pakistan.
L'ambiente tropicale dell'India è stato davvero una occasione eccellente di sviluppo per i mammiferi asiatici che vi sono arrivati sfruttandp con una ampia diversificazione quell'ambiente, come appunto dovrebbe essere successo per i Perissodattili [7].

L'età più recente dei fossili indiani è un'altra dimostrazione che l'ipotesi “out of India” non è corretta, ma riveste una grande importanza per le ricostruzioni della collisione fra India ed Eurasia, perché sancisce la presenza quantomeno di un ponte fra le due masse che stavano per scontrarsi, formatosi più o meno subito dopo il passaggio Paleocene – Eocene.
Anche se non è sicuro che si tratti di un contato fra i due continenti in quanto poteva benissimo esserci u primo collegamento quando l'India si è scontrata con il Kohistan, un arco magmatico piuttosto importante che è esistito tra questi due continenti: i rapporti fra India, Kohistan e Eurasia e la sequenza dello scontro sono ancora ampio oggetto di dibattito. Ne ho parlato qui.

[1] Cooper et al (2014) Anthracobunids from the Middle Eocene of India and Pakistan Are Stem Perissodactyls. PLoS ONE 9(10): e109232. doi:10.1371/journal.pone.0109232
[2] Chatterjee, S., Scotese, C.R., 2010. The wandering Indian plate and its changing biogeography during the Late Cretaceous–Early Tertiary period. In: Bandopadhyay, S. (Ed.), New Aspects of Mesozoic Biogeography. Springer-Verlag, Berlin Heidelberg, Germany, pp. 105–126.
[3] Gheerbrant et al (2014) Ocepeia (Middle Paleocene of Morocco): The Oldest Skull of an Afrotherian Mammal. PLoS ONE 9(2): e89739. doi:10.1371/journal.pone.0089739
[4] Buckley (2015) Ancient collagen reveals evolutionary history of the endemic South American ‘ungulates’. Proc. R. Soc. B 282: 20142671
[5] Agnolin e Chimento (2011) Afrotherian affinities for endemic South American “ungulates” Mammalian Biology 76 (2011) 101–108
trovare bowen e quell'altro
[6] Meredith et al (2011) Impacts of the Cretaceous Terrestrial Revolution and KPg Extinction on Mammal Diversification
[7] Rose et al 2014 Early Eocene fossils suggest that the mammalian order Perissodactyla originated in India Nature Communications 5:5570 DOI: 10.1038/ncomms6570


mercoledì 6 gennaio 2016

Perchè quello di stamattina in Corea del Nord è stato sicuramente un test nucleare


Stamattina il mondo ha saputo che la Corea del Nord ha effettuato un altro test nucleare. Vediamo perché è sicuro che anche oggi nello stesso poligono si è ripetuto quanto accaduto già nel 2006, 2009 e 2013.
Un sismologo (ma anche un geologo quando esce dall'università) è capace di interpretare un sismogramma (naturalmente con maggiore o minore cognizione di causa). Diciamo comunque che quantomeno deve capire delle informazioni di base, e cioè se si tratta di un terremoto naturale o di un terremoto artificiale e più o meno se si tratta i un evento vicino o di uno lontano.

Questi aspetti sono ben distinguibili sfruttando il fatto che da un terremoto si propagano all'interno della Terra due tipi di onde:
le onde P e le onde S (Primarie e Secondarie). Si chiamano così perché le P son più veloci e arrivano prima delle onde S. Le vediamo in queste immagini tratte dal sito dell'INGV.


A sinistra le onde P, a destra le onde S, dal sito dell'INGV
  • onde P (primarie):  al loro passaggio le rocce si comprimono e si dilatano continuamente. Sono anche dette longitudinali perché fanno oscillare le particelle di roccia che attraversano nella direzione in cui si propagano si propagano come le onde sonore nell'aria
  • onde S (o secondarie) non causano variazioni di volume al loro passaggio; si propagano allo stesso modo di una corda agitata orizzontalmente e l'oscillazione delle particelle di roccia avviene trasversalmente rispetto alla loro direzione di propagazione
Una cosa interessante è che le onde P si propagano anche nei fluidi, dove le onde S non si propagano.

Quando le onde P e le onde S incontrano la superficie terrestre da quel punto si propagano altre onde:
  • le onde di Rayleigh: un modello di come funzionano sono le onde che che si propagano dal punto in cui un sasso cade in uno stagno
  • le onde di Love: fanno vibrare il terreno sul piano orizzontale. Il movimento delle particelle attraversate da queste onde è trasversale e orizzontale rispetto alla direzione di propagazione delle onde

Le onde di Rayleigh e quelle di Love sono quelle che provocano i danni dei terremoti ma per questa trattazione ci servono solo le onde P e le onde S.

Per capire quanto distante sia avvenuto un terremoto la discriminante più intuitiva è la differenza fra il tempo di arrivo delle onde P e delle onde S: maggiore la distanza, maggiore la differenza fra l'arrivo dei due treni principali.

Un altro aspetto interessante è che come le onde luminose le onde sismiche quando attraversano una discontinuità che ne cambia la velocità subiscono una rifrazione (come la diversa velocità della luce in aria e in acqua deforma la vista per esempio di un palo conficcato nel fondo marino). Naturalmente ci possono anche essere delle riflessioni: insomma, certe superfici possono fare da specchio.

La cosa che distingue le onde sismiche dalle altre onde è che quando un'onda sismica (sia P che S) incontra una discontinuità genera teoricamente 4 onde diverse: una P riflessa, una P rifratta, una S riflessa e una S rifratta. Quindi un terremoto forte scatena la formazione di una quantità pazzesca di onde, vista la complessità della crosta: in teoria OGNI cambio di litologia provoca la formazione di 8 onde diverse....
come un'onda sismica ne origina due riflesse due rifratte 
Un terremoto naturale è in genere dovuto allo scorrimento lungo una faglia (che appunto si definisce come “una frattura della crosta lungo la quale si è avuto uno scorrimento fra i due blocchi contrapposti”). Sono i cosiddetti terremoti tettonici (una definizione abbastanza oscena, ma vabbé... non me ne viene un'altra...).
Ne consegue, per tutta una serie di motivi, che le onde S saranno più forti delle onde P.
Pertanto un sismogramma di un terremoto tettonico vedrà prima l'arrivo di onde P, più deboli, a cui seguono le onde S, ben più forti. 
Inoltre un terremoto dura per un certo periodo di tempo in cui continua a produrre onde sismiche, che infatti formano dei treni d'onda.
Vulcani, frane ed altri crolli possono a loro volta produrre terremoti ma il loro risentimento rimane confinato in aree ristrette.

Vediamo questo sismogramma di un terremoto lontano in cui si distingue chiaramente il treno principale di onde P più debole che precede quello più forte delle onde S.



Se il terremoto è sufficientemente forte e non troppo lontano possono essere addirittura percepiti i due treni principali distinti come due terrmoti diversi: è successo per esempio a Reggio Calabria nel terremoto del Tirreno del 5 maggio 2005.

Un sismogramma di una esplosione artificiale (nel caso odierno quello di una esplosione nucleare) differisce differisce molto da quello di terremoto tettonico: principalmente perchè produce direttamente solo onde P senza la contestuale formazione di onde S e poi perché abbiamo una onda prodotta in un preciso e definito istante.

Questo infatti è il sismogramma di stamattina ottenuto dalla stazione cinese di Mudanjiang, circa 200 km a NW del poligono nordcoreano.
La registrazione dell'osservatorio di Mudanjiang, Heilongjiang Province, Cina,
 presentato dal consorzio IRIS (Incorporated Reaearch Institutions for Seismology)

Si nota che all'inizio è arrivata solo una forte onda P senza altre onde (che è stata interpretata come Pn, onda partita dal luogo dell'esplosione e riflessa dalla Moho, la discontinuità che separa la crosta terrestre dal mantello. Poco tempo dopo abbiamo l'arrivo delle onde Pg che sono arrivate alla stazione percorrendo la crosta superiore. Seguono poi altre onde provenienti dalle varie riflessioni e rifrazioni all'interno della crosta.

Quest'altra immagine, sempre da parte del Consorzio IRIS fa vedere la differenza tra il sismogramma del test nucleare (in alto) e un terremoto tettonico di intensità simile.



Quindi il sismogramma dimostra in maniera inequivocabile che si tratta di una esplosione e non di un terremoto naturale.
Quanto alla natura dell'esplosione, la potenza è tale che non può essere ascritta ad altro che ad una bomba atomica. 
È ancora incerto se si sia trattato di un ordigno all'idrogeno (come sostengono i nord coreani) o di un "normale" ordigno a fissione, ma qui si entra in un campo sul quale le mie competenze sono troppo basse per poter fare considerazioni in merito.


martedì 5 gennaio 2016

La solita italietta che ignora la Scienza: sulla mortalità del 2015 bastava leggere meglio i dati...


Inizio l'anno con uno dei miei commenti si problemi che abbiamo in Italia a causa della scarsità di cultura scientifica, avvalendomi di quanto discusso in questi giorni.
È l'ennesima dimostrazione che nel nostro Paese il metodo scientifico sia perfettamente sconosciuto dall'Opinione Pubblica e dalla classe politica. Soprattutto, che manca in molti di essi la consapevolezza che l'interpretazione dei dati (in questo caso statistici) non deve avere come presupposto la faziosità politica. 
Mi riferisco alla questione dell'aumento della mortalità in Italia nel 2015. 

Per chi leggesse il post fra qualche tempo riassumo la situazione: già l'11 dicembre Gian Carlo Blangiardo, professore di demografia presso l'Università di Milano-Bicocca, su «Avvenire» ha fatto notare che l'Istat avrebbe registrato circa 45.000 decessi in più rispetto al 2014 tra il gennaio e l'agosto del 2015. Il risvolto più preoccupante della faccenda è che un incremento così vistoso della mortalità in italia si è registrato nel XX secolo solo in tempo di guerra (1943 e negli anni 1915 – 1918). 
L'invecchiamento demografico potrebbe essere chiamato a giustificare al massimo 16.000 decessi in più rispetto al 2014, cioè appena il 30% del valore.
A questo punto qualcuno, secondo un semplice calcolo della serva (come si diceva anni fa), ha esteso il dato a tutto l'anno (dividendo per 8 e moltiplicando per 12) ottenendo un valore di 68.000 decessi in più in quest'anno rispetto al 2014. 
La notizia in seguito è divenuta virale e ci sono stati due atteggiamenti diversi da parte dei politici e di chi li sostiene ad ogni livello, dalle maggiori testate giornalistiche ai commenti su facebook: da un lato le opposizioni al governo attuale sono sicure che Renzi con i tagli alla sanità stia ammazzando gli italiani. Dall'altra parte, sembra che Governo, RAI e “testate amiche della maggioranza parlamentare” stiano glissando su un argomento evidentemente per loro imbarazzante. 

Qualcuno ha chiesto la mia opinione e mi sono espresso in questi termini, subito dopo Natale: 

La questione dell'aumento della mortalità in Italia nel 2015 è sicuramente preoccupante. Purtroppo in questo momento non c'è nessuna interpretazione ATTENDIBILE. E le grida su feisbuc non lo sono di sicuro. 
Quello che manca qui in Italia è appunto la richiesta di risposte serie ma si rimane alla cultura delle chiacchiere da bar che oggi magari si sono trasformate in quelle dei talk show.... 
Io NON mi sento in grado di esprimere giudizi in merito in quanto ritengo di non avere il livello di cultura necessario su questi argomenti per esprimermi in modo corretto. 
Altri se la sentono (pur non avendoci capito una emerita mazza, ma si sa che in Italia tutti sono esperti di tutto) aumentando la confusione e la cultura del bar sport, per questioni di opportunità politica o solo per aprire bocca. Messa così diventa la sagra del terno al lotto. 
Esiste il metodo scientifico, fatto di studi in medicina, accumulo di dati e relazioni statistiche, correlazioni, studio dei nessi causali con effetti diretti ed indiretti...  
Cioè la spiegazione non deve essere semplicistica e e va trattata da esperti in materia, non da Renzi, Grillo, Salvini & co con i loro interessi di bottega, e neanche da “quelli della feisbuc iunivèrsiti” e della “università della vita”. 

Naturalmente dopo aver scritto tutto questo c'è chi mi ha dato del “Piddino” o – peggio – del “Pdiota”. 
Persino un medico me ne ha dette di tutti i colori. 
Cioè... se uno si domanda il perché è successo tutto questo non se lo domanda per amore della verità ma perchè è un renziano che nega la realtà... e questo nonostante che io abbia evidenziato subito che la cosa mi pareva preoccupante... quindi non avevo certo pensato di nascondere il fatto... 
ma … appunto “lo sanno tutti che è colpa del governo” ..... (e il Governo a sua volta se ne sta zitto e imbarazzato, dimostrando di temere che questa sia la verità).
Imbarazzanti come risposte, dal punto di vista scientifico... Infatti nessuno ha addotto prove su quanto asserito.

Questo è il baco fondamentale della faccenda: possibile che nessuno, neanche chi ha responsabilità politiche importanti, arrivi a capire che le affermazioni su fatti scientifici vadano documentate? Oppure lo capisce ma sa che in molti non lo capiscono....

Sempre quel medico mi ha scritto che solo la sanità e l'alimentazione possono far variare così drasticamente e repentinamente la mortalità in un paese
Verissimo, direi quasi lapalissiano, ma il peggioramento di sanità e alimentazione non si verifica senza un innesco, che può essere dato da una epidemia e/o da vicissitudini economiche, sanitarie e politiche a loro volta magari innescate da qualche fattore esterno. 

Chi mi segue ha visto che mi sono occupato spesso dei riflessi politici, economici, sanitari e sociali dei cambiamenti climatici o di fasi climatiche particolari nella storia umana (in particolare ho parlato delle cause dell'adozione dell'agricoltura alla fine dell'Olocene dopo lo Younger Dryas, della fine dell'età del bronzo, della crisi del 535 DC, e delle eruzioni del Laki del 1783 e del Tambora del 1815). Alle conseguenze dell'eruzione del Laki ho anche dedicato un paragrafo sul mio libro "Il meteorite e il vulcano". 

Paragonare il caso italiano attuale con tali eventi è difficile, prima di tutto perché apparentemente non è successo niente di simile nel 2015 e poi perché nel passato il sistema economico - sociale era molto meno complesso di quello odierno. Inoltre non c'erano nè la disponibilità di cibo odierna (quanto ne importiano dall'estero?) nè le cure preventive (vaccini compresi) e/o curative di cui disponiamo oggi.

Allora, i tagli alla sanità potrebbero essere una causa (o un concausa) del problema? 
In prima battuta, appunto, questa ipotesi non può essere esclusa a priori. 
Anche perchè mi risulta che alcune delle differenze nella mortalità fra le varie regioni siano state considerate conseguenze della diversa efficienza dei vari servizi sanitari regionali.

Per fortuna è venuto in soccorso della verità Marco Cattaneo, il direttore di Le Scienze, con un azzeccato post sul suo blog Made in Italy (blog di cui raccomando la lettura in generale, non solo di questo post), in cui si è avvalso della collaborazione di altri personaggi noti della comunicazione scientifica italiana.

Veniamo al dunque.
Innanzitutto, come ha osservato un mio corrispondente, il dato brutale non permette di fare alcuna discussione: non si può ragionare, neppure in linea teorica, su dati aggregati senza scinderli almeno nei 12 mesi (se non anche per classi di età), soprattutto se consideriamo una grandezza come la mortalità, tutt'altro che costante: infatti varia molto nel corso dell'anno e - addirittura - presenta anche all'interno del singolo mese dei picchi particolari.

Lo dimostra questa immagine tratta da Made in Italy, in cui vengono confrontate la mortalità dei primi 8 mesi del 2015 con quella degli anni immediatamente precedenti.
Questo è il primo, demenziale, errore ed è stato commesso appunto da chi ha banalmente fatto una proiezione del dato di agosto sulla fine dell'anno (se prendeva quello di gennaio e lo moltiplicava per 12 altro che 60.000 decessi in più...) senza rendersi conto che fare così è sbagliato. 

Vediamo nel grafico tratto da "Made in Italy" come i primi 8 mesi dell'anno siano stati contrassegnati da valori di mortalità più alti rispetto agli anni scorsi. In particolare i valori che si discostano maggiormente sono Gennaio e Luglio.



Questa secondo Cattaneo è la soluzione del problema:
  • il valore di gennaio è alto a causa dei noti problemi in uno dei vaccini antinfluenzali, a causa dei quali le vaccinazioni specifiche sono drasticamente calate nell'inverno 2013 / 2014, aumentando la mortalità delle categorie a rischio per uno stato di salute che può peggiorare drammaticamente in caso di insorgenza di sintomi influenzali gravi.
  • a luglio invece l'origine sarebbe stata la forte ondata di caldo (che ha avuto conseguenze del genere anche in Francia ad esempio)

La mortalità elevata di luglio 2015 è dovuta in parte anche alla tiepida estate precedente: insomma, sono decedute alcune persone che sarebbero morte nel luglio 2014 se fosse stato così caldo.

A riprova di questo presento il grafico della mortalità in Inghilterra nel XVIII secolo: si nota come l'anno 1783, con la cappa sulfurea proveniente dall'eruzione del Laki, abbia provocato un aumento della mortalità (ascrivibile a patologie cardiovascolari o polmonari) mentre negli anni successivi i decessi sono stati minori perché la presenza di questa particolare situazione atmosferica nel 1783 ha acuito i sintomi in quella parte della popolazione già sofferente che sarebbe morta comunque lo stesso di lì a qualche anno.



Cattaneo ha dato dunque una ottima risposta al problema,
Insomma, sarebbe bastata una semplice analisi dei dati disaggregati nei loro valori mensili per evitare all'opposizione una brutta figura accusando il governo di ammazzare gli italiani e per evitare al governo un imbarazzato silenzio sulla questione...
Ma in questo Paese dove la Scienza è cosa minore e tutti sono oltrechè allenatori della Nazionale di calcio, anche esperti in tutto l'arco delle Scienze (purché non le abbiano studiate), la classe politica agisce di conseguenza.... 

Da ultimo una notazione: ho detto che apparentemente non è successo niente di simile nel 2015 rispetto ai disastri naturali.
In realtà l'ondata di caldo di questo luglio è stata una delle più forti di sempre e il problema si va ripetendo con sempre maggiore frequenza. 
E anche di questo si dovrà tenere conto nei prossimi anni in diversi campi (edilizia, sanità, energia etc etc)