martedì 21 giugno 2011

Letto e consigliato: "In Dino Veritas - guida ad una visione consapevole dei dinosauri"

Spesso fra gli uomini di Scienza, con rare eccezioni, comunicare con il grande pubblico non è pratica comune. Ne parlai quanto fui invitato a partecipare con un mio contributo a “comunicare la fisica 2010” con questo post, di cui riporto una frase: un grosso problema dello scienziato è che è abituato a parlare dei suoi argomenti con persone che lo capiscono perchè hanno lo stesso background intellettuale
Inoltre spesso manca proprio la voglia di comunicare, con ciò aumentando l'immagine dello scienziato chino sui suoi libri o sui suoi esperimenti, completamente avulso dalla realtà che lo circonda, sapientemente gestita oggi in Italia da coloro che negano finanziamenti alla ricerca.

Oggi vorrei parlare di una eccellente eccezione a questa immagine, un libro davvero interessante e utile che non dovrebbe mancare nella libreria degli appassionati per diversi motivi, scritto da tre giovani ricercatori (Marco Castiello, Marco Lampugnai e Stefano Broccoli), animati dalla voglia di raccontare quello che sanno: “In Dino Veritas – Guida ad una visione consapevole dei dinosauri” è una pubblicazione della RSWItalia (che "tiene" sul web l'ottimo sito www.paleofox.com con annesso un forum molto interessante e sul quale ci sono spesso anche io) dal costo accettabile (45 €) che parla dei dinosauri, ma non solo.

Il libro si struttura in due parti, completamente diverse: nella prima c'è un vero trattato di paleontologia fatto come io avrei voluto vederne ai tempi, ormai lontani, del liceo (anni '70): a partire dal “tempo profondo” e dai fossili (come si formano e come si estraggono) alla classificazione su base cladistica. Poi si scende sul particolare e cioè su origine, differenziazione e estinzione dei dinosauri, rimarcando con 10 magistrali punti il perchè gli uccelli non siano dei discendenti dei dinosauri ma SONO dinosauri teropodi a tutti gli effetti.
Forse sarebbe stato ancora più chiaro fra le decine di utilissimi cladogrammi anche inserirne uno sommario più chiaro con sinapsidi / mammiferi, diapsdi, vari cladi generali di reptilia, arcosauri e i rapporti all'interno degli arcosauromorfi fra coccodrilli, dinosauri, uccelli, mosasauri plesiosauri, ittiosauri e pterodattili.

Il tutto è correlato alla storia tettonica della Terra. Particolare che ho molto apprezzato è quello, a proposito dell'estinzione di massa della fine del Cretaceo, che gli Autori abbiano ricordato non solo l'impatto di Chuxchub ma anche le eruzioni dei Trappi del Deccan fra le possibili cause di questa crisi biologica. C'è inoltre un accenno alla forte regressione marina che avvenne in quel periodo. Proprio una analisi completa
Chi mi segue sa che per me l'eruzione dei trappi è stata l'evento principale, soprattutto contando su un particolare di non trascurabile importanza e cioè che i vari episodi di estinzioni di massa, più o meno spinti, sono sempre contemporanei alla messa in posto di ingenti quantitativi di magmi basaltici, anche quelle che hanno determinato delle estinzioni di massa “minori” avvenute a più riprese nel Cretaceo.

Non tutti i capitoli sono scritti con la stessa chiarezza e questo tradisce un po' la difficoltà di dover citare per forza in alcune parti dei termini “altisonanti”, ma anche il fatto che probabilmente i singoli autori si siano alternati nella scrittura e che, al di là di una serie di articoli su riviste specializzate, i “ragazzi” sono all'esordio come scrittori per il grande pubblico (a proposito: un po' di note biografiche su di loro sarebbero apprezzabili)
La seconda parte è un “atlante dei dinosauri” in cui ve ne sono descritte numerosissime specie, rigorosamente elencate in ordine di classificazione: le schede comprendono una descrizione dei reperti, un disegno di come doveva essere l'animale e (molto utile) nella carta mondiale le indicazioni su dove questi reperti siano stati trovati.

Detto questo parliamo anche di cosa non mi è piaciuto: qualche errore di stampa, la mancanza di un indice analitico generale perchè leggendo alcune parti ho fatto un po' fatica a ritrovare i punti dove termini tassonomici non “dinosaurici” erano già stati usati (è ovviamente presente quello delle specie descritte nell'atlante, dato che vi sono giustamente presentate in ordine tassonomico) e la corposa bibliografia non è indicata volta a volta nel testo ma solo alla fine. Il tutto rimediabile in una prossima edizione (spero proprio che ne vendano tanti da costringere la RSWItalia a farlo!).
Inoltre poteva essere trattata più approfonditamente la parte “altri bestioni del mesozoico”, in particolare i grandi rettili marini e quelli volanti che – appunto – dinosauri non sono ma altri arcosauri che ne hanno ampiamente condiviso l'ambiente, come ittiosauri e mosasauri.

Per concludere, per gli appassionati del genere e per chi vuole fare un regalo utile anche a ragazzi dalle Medie in su, sono 45 “euri” molto ben spesi. Per ottenerlo e riceverlo a casa potete scrivere a info@rswitalia.com

venerdì 17 giugno 2011

La genetica della tolleranza al lattosio negli uomini adulti


I mammiferi adulti non possono assumere latte perchè non riescono a digerire il lattosio che vi è contenuto. L'insorgere in un ceppo umano di una mutazione che consente di assumere lattosio anche dopo lo svezzamento ha permesso a chi la possiede di accedere ad una vasta gamma di nuovi alimenti, derivati dal latte. La presenza di un elevato numero di individui mutanti è tipica di una popolazione nella cui dieta sono presenti latte e prodotti derivati dal latte.

Una caratteristica comune di tutti i mammiferi è la dieta neonatale: incapaci di assumere qualsiasi altro nutrimento, i cuccioli possono soltanto bere il latte materno, che è quindi semplicemente indispensabile. Questo succede sia ai cuccioli che per diverso tempo dopo il parto rimangono fermi e incapaci di fare qualsiasi altra cosa (come quelli di molti carnivori, ma non solo, che nascono in una tana) sia ai cuccioli che vivendo costantemente in campo aperto devono seguire la madre fin dalle prime ore di vita.
Il latte è un nutrimento particolarmente nobile, come è ovvio per un alimento che deve servire per nutrire un cucciolo da trasformare prima possibile in un individuo semi adulto: contiene una vasta gamma di sostanze nutritive (grassi, zuccheri, proteine, vitamine) e apporta anche alcuni elementi chimici fondamentali come il calcio e il magnesio e composti necessari come l'acqua. Con lo svezzamento il piccolo cessa di bere il latte. Assumerlo in seguito può dare grossi problemi perchè lo zucchero – base che lo compone è il lattosio, un composto molto energetico ma che nasconde una grossa insidia: è una molecola complessa, formata dall'unione di una molecola di glucosio con una di galattosio e per questa particolare struttura il lattosio può essere digerito solo grazie a un particolare enzima, la lattasi.
Le cellule che producono la lattasi risiedono nel primo tratto dell'intestino ma un meccanismo genetico permette la produzione dell'enzima solo durante l'allattamento e la prima fase dello svezzamento: quando ormai il giovane mammifero è svezzato e si ciba allo stesso modo degli adulti la lattasi non viene più prodotta.
Il tutto è chiaramente spiegabile in termini biologico – evolutivi: siccome l'animale non beve più il latte, è assurdo che il corpo continui a produrre un enzima da utilizzare solo ed esclusivamente per un composto, il lattosio appunto, che non viene più ingerito.
È evidente che una intolleranza al lattosio congenita impedisce un sano sviluppo del cucciolo e quindi questa mutazione genetica non si può trasmettere: in natura un cucciolo che la porta difficilmente potrà arrivare all'età riproduttiva. Era anche un problema per il genere umano ma oggi la presenza in commercio di latte senza lattosio consente di nutrire correttamente anche i bambini che altrimenti avrebbero grossi problemi nutrizionali (peraltro alcuni disturbi intestinali dei neonati possono avere proprio alla base una carenza nella produzione di lattasi)
Quindi l'apparato digerente di un mammifero adulto non è più in grado di digerire il lattosio, con pesanti ripercussioni in fatto di disturbi intestinali se lo ingerisce: questo zucchero non viene trasformato né assorbito dall'intestino ma viene fermentato dalla flora intestinale con la produzione di gas e la comparsa di fenomeni diarroici.

C'è anche una intolleranza secondaria al lattosio, dovuta cioè a cause esterne a quelle genetico – fisiologiche dell'organismo: alcune malattie del primo tratto intestinale (celiachia, morbo di crohn e altri disturbi gastroenterici) distruggono le cellule che sintetizzano la lattasi (o ne diminuiscono le capacità.

E allora i mammiferi all'epoca dello svezzamento sviluppano una intolleranza al lattosio. Tutti, ad eccezione di alcuni appartenenti al genere umano. Come mai? Semplicemente perchè alcuni di noi sono portatori di una mutazione genetica grazie alla quale nell'intestino continua la produzione della lattasi anche in età adulta.
Una mutazione si fissa nel patrimonio genetico di una specie se è neutra o in qualche modo produce dei vantaggi; in questo secondo caso la sua diffusione può essere estremamente rapida ed è il caso della tolleranza al lattosio: disporre della possibilità di assumere latte prodotto dagli animali allevati (o alimenti a base di latte, come formaggi) senza subire i disturbi intestinali dell'intolleranza al lattosio anche in età adulta è stato per i mutanti sicuramente un bel vantaggio in termini di disponibilità di cibo!

La storia comincia quando una parte dell'umanità abbandonò la vecchia economia di caccia e raccolta per quella agricolo – pastorale, avvenuto quasi contemporaneamente in molte aree della Terra circa 10.000 anni fa. Non si può dire che all'epoca il cibo fosse particolarmente abbondante, anche perchè, passata l'ultima era glaciale, il clima è stato per diverse migliaia di anni molto instabile (ho riassunto qui le mutazioni climatiche degli ultimi 20.000 anni e più specificamente quelle più recenti in quest'altro post). Anzi, è probabile che l'adozione dell'agricoltura e della pastorizia fu una necessità dovuta proprio alla riduzione delle fonti di approvvigionamento di cibo al passaggio fra Pleistocene e Olocene, oltre 10.000 anni fa.
La mancata interruzione della produzione della lattasi è avvenuta in modo estremamente semplice: è bastato che una Citosina sostituisse una Timina in un particolare sito del DNA.
Luigi Luca Cavalli Sforza, uno dei massimi esperti di genetica umana del mondo, colloca questo evento in una popolazione di allevatori di renne della Russia meridionale di circa 6.000 anni fa (altri Autori pensano che sia avvenuta più verso i Balcani o l'Europa Centrale all'epoca della “ceramica a bande lineari”) e fa notare una cosa molto interessante: il Nordeuropa ha il massimo numero di individui con questa mutazione e lo si spiega sia con la vicinanza genetica con questa popolazione di allevatori di renne uralici, sia perchè vivendo in un clima molto freddo il consumo proteico è molto alto e quindi poter bere senza problemi il latte anche da adulti era un vantaggio incredibilmente importante, quasi determinante fino a poche centinaia di anni fa.
È significativo che questa data corrisponde a quella dell'optimum climatico olocenico, una fase particolarmente calda, anche più di oggi, nella quale però se il clima era eccellente in Scandinavia ed Inghilterra l'Europa Centrale e orientale aveva visto una significativa contrazione della piovosità, con evidenti ripercussioni sulla disponibilità di cibo.
Chi possiede questa mutazione ha quindi almeno un antenato proveniente da questa popolazione e discendente del primo (o della prima) mutante.

La distribuzione della tolleranza al lattosio degli uomini adulti è correlata abbastanza efficacemente con la presenza massiccia o no di latte e derivati nella dieta adulta; genti che non mangiano latte da adulti né hanno una dieta in cui abbondano i latticini non sono stati interessati a questa mutazione che è posseduta da una minima parte della popolazione (è il caso ad esempio di cinesi, giapponesi, e dei nativi americani).

Nella carta è rappresentata la percentuale di individui capaci di tollerare il lattosio anche da adulti. Si nota come le popolazioni di centro e sud America, tutta l'Asia orientale e meridionale e dell'Africa meridionale siano estremamente prive del gene che permette la produzione della lattasi da adulti, come anche i nativi del nordamerica e dell'Australia. Il centro della tolleranza è nell'Europa settentrionale e quindi fra gli discendenti degli europei che vivono nel Nordamerica ed in Australia, per la maggior parte di origine nordeuropea. Altri nuclei di tolleranza si trovano in Africa e Medio Oriente. In queste altre aree secondo un lavoro a firma di Yuval Itan ed altri autori, pubblicato in questi giorni su Evolutionary Biology questi altri nuclei di tolleranza parrebbero collegati a mutazioni diverse da quella di cui sono dotati gli europei, che però si sono manifestate nello stesso gene.

In Italia le cose sono abbastanza complesse e ci sono studi contrastanti: per alcuni Autori la zona di maggior frequenza della tolleranza è a cavallo tra Italia centrale e la parte settentrionale dell'Italia meridionale, per altri è l'Italia settentrionale. Tutti d'acordo invece sul fatto che la capacità di produrre lattosio anche in età adulta sia mediamente bassa in Sardegna e molto bassa in Sicilia, specialmente nella zona meridionale.

domenica 12 giugno 2011

Esplorare le variazioni nella salinità oceanica: la NASA entra nell'età dell'Acquario

Nell'Antica Grecia era pratica comune per gli indovini predire il futuro usando il modo con cui si disponevano dei cristalli di sale. Oggi si sa che che il sale marino, o meglio le differenze nella sua distribuzione nello spazio e nel tempo negli oceani, ha una grane influenza sul clima ed è essenziale per predirne il futuro. Per dare un'idea mediamente ogni litro di acqua marina contiene 30 – 35 grammi di sale (inteso fondamentalmente come cloruro di sodio) che quindi ne costituisce oltre il 3% del peso.

Nella carta qui a fianco vediamo le variazioni della salinità dei mari e degli oceani, Insieme a temperatura ed andamento dei venti la salinità è una delle proprietà che maggiormente influenzano la circolazione oceanica: un'acqua più ricca di sale a parità di temperatura è più densa di una meno ricca e quindi le scende sotto. Interruzioni della circolazione termoalina dovute alla massiccia immissione nell'Oceano Atlantico settentrionale di acque povere di sale sono secondo la maggior parte degli studiosi alla base di e

Queste modifiche si possono verificare non solo per eventi “estremi” come le improvvise deglaciazioni legate ad una risalita più o meno rapida delle temperature globali, ma anche a modifiche nella piovosità. Il Mediterraneo ad esempio è caratterizzato da salinità piuttosto elevata perchè l'evaporazione è maggiore rispetto alla quantità di acqua che viene immessa nel bacino dai fiumi (ed infatti a compensare il livello marino provvede una corrente in entrata da Gibilterra).

È quindi ovvio che le previsioni sul clima futuro del nostro pianeta devono quindi considerare fra le componenti principali da studiare le eventuali future modificazioni della salinità oceanica.
Il problema fondamentale è che fino ad oggi le misurazioni della salinità sono state poche e prese in maniera molto discontinua e casuale, principalmente dalle varie navi oceanografiche impegnate in varie rotte per altri motivi (fondamentalmente le misure dei parametri fisici delle acque sono utili per l'inquadramento della biosfera). È quindi difficile anche a livello logistico a questo modo poter avere un quadro delle variazioni spazio – temporali di questo fondamentale valore. Di sicuro è impossibile allo stato attuale a meno di utilizzare quasi esclusivamente modelli teorici.
Un aspetto molto interessante è che dove prevale l'evaporazione l'acqua avrà una salinità maggiore e dove al contrario prevalgono le piogge si osserverà una salinità più bassa. Il Mediterraneo ad esempio è caratterizzato da salinità piuttosto elevata perchè l'evaporazione è maggiore rispetto alla quantità di acqua che viene immessa nel bacino dai fiumi (ed infatti a compensare il livello marino provvede una corrente in entrata da Gibilterra). Quindi osservare le variazioni della salinità potrà aiutare anche a capire meglio come evaporazione e piogge interessino gli oceani, che forniscono l'86% del totale dell'acqua che evapora e assorbono il 76% delle precipitazioni.

Ma come si può disporre in maniera sistematica e continuativa di questi dati? La risposta verrà dalla appena lanciata missione Acquarius, una cooperazione fra la NASA e l'Agenzia spaziale argentina, che su un satellite argentino monta alcuni strumenti fatti apposta per queste osservazioni.
Tanto per dare un'idea, basterà un mese di attività per raddoppiare il numero delle osservazioni storiche attualmente esistenti e ogni mese Acquarius fornirà una carta completa della salinità a livello mondiale ogni mese con una risoluzione di 150 km.
A questo modo sarà veramente possibile misurare e studiare esplorare le variazioni della salinità lungo i cicli stagionali praticamente in tempo reale e quindi osservarne l'evoluzione, stimando con una certa precisione anche la quantità di piogge che ricevono gli oceani.
Anche le variazioni stagionali nella portata dei fiumi possono contribuire a modificare la salinità e Acquarius sarà in grado di farci osservare qualitativamente e quantitativamente il fenomeno.

Quindi con questa interessante missione potremo non solo osservare meglio il ciclo dell'acqua nel pianeta ma con un confronto fra i dati pregressi e quelli ottenuti dal satellite fornirà una chiave interpretativa di queste vecchie misure e verificare la presenza o meno di alcuni trend climatici in corso.
Ma la cosa più importante è che senza questi dati i modelli climatici presenti ma anche passati e futuri sono caratterizzati da una forte incertezza. che la nuova missione spaziale dovrebbe contribuire a diminuire. 

Per chi volesse maggiori informazioni, questo è il sito della missione Acquarius.

lunedì 6 giugno 2011

L'introduzione del darwinismo a Firenze: la conferenza di Herzen del 1869 e le polemiche che ne vennero fuori

Quando Maurizio Schiff (1823 – 1896), fratello del noto chimico Ugo Schiff, arrivò da Berna a Firenze nel 1863 per fondare nella città toscana – all'epoca capitale d'Italia – il laboratorio di fisiologia umana all’Istituto di Studi Superiori, istituendo la cattedra di Fisiologia, si portò con lui come assistente Alessandro Herzen (1839 – 1906), uno studioso di origini russe, che succederà nella cattedra al suo maestro nel 1881. Il 21 marzo 1869 Herzen tenne una conferenza pubblica dal titolo "la parentela fra l’uomo e le scimmie". Di questa conferenza è rimasto anche un testo scritto, dallo stesso titolo, edito dall'editore Andrea Bettini. Il libro contiene anche una lettera del Senatore Francesco Lambruschini e due risposte di Herzen, una a “La Nazione” e un'altra inserita nel volume. 

Nella conferenza Herzen, che nella sintetica biografia nel sito dell'Università di Firenze viene definito come “studioso che si riconosceva nel materialismo dinamico”, sostenne l’origine comune della vita animale sulla terra e quindi la parentela, dal punto di vista fisiologico, dell’uomo con le scimmie. Cose probabilmente ancora non udite a Firenze: il primo atto di divulgazione darwiniana in Italia avvenne a Torino, per opera del professor Filippo De Filippi l'11 gennaio 1964, 5 anni prima. Chiaramente all'epoca la circolazione delle idee era più lenta ma quello che probabilmente ha più causato il ritardo tra la conferenza di Torino e questa fiorentina erano ragioni di “prudenza” su una teoria (allora sì, era soltanto una teoria nel senso di “ipotesi”) che – sapeva Herzen – poteva scatenare infinite polemiche (cosa che purtroppo succede anche oggi da parte di personaggi religiosi molto poco preparati in campo scientifico). Ricordo come Darwin stesso per un pò di tempo dopo la pubblicazione della prima edizione di “L'origine delle specie” (1859) parlò malvolentieri di questo argomento a tal punto che scrisse “the descent of the Man” solo nel 1873, quindi ben dopo che le idee di una specie umana discendente da un altra specie appartenente all'ordine dei primati si erano ormai fissate nella comunità scientifica. E infatti Darwin inzia il libro illustrando brevemente le prove di questa origine (ciò dimostra che ormai per la Scienza era un fatto assodato), ma parla molto di molte altre cose, soprattutto dello sviluppo della cultura e dei caratteri sessuali e delle varie popolazioni umane.

Di questa conferenza è rimasto un testo scritto, dallo stesso titolo, edito dall'editore Andrea Bettini. Il libro contiene inoltre una lettera del Senatore Francesco Lambruschini e due risposte di Herzen, una al giornale fiorentino “La Nazione” e un'altra inserita nel volume come prefazione alla seconda edizione.

La Nazione” infatti dette ampio risalto all'avvenimento, scrivendo che "la sala era stipata di gente e il coraggioso dottore fu applauditissimo".
Herzen illustrò quello che era al momento lo stato dell'arte della ricerca nelle Scienze della Vita usando anche moltissimi esempi (probabilmente alcuni già espressi da Darwin) ma stando molto attento ad attenersi ai fatti e quindi ai dati scientifici in suo possesso, evitando dunque astrazioni che avrebbero sicuramente fornito appigli ai tanti scettici o agli avversari del nuovo pensiero scientifico.
 Molto interessanti sono le conclusioni di Herzen: Signori, io non ho punto la pretenzione di avervi persuasi; e se mi fosse riuscito, ciò non parlerebbe molto in vostro favore; in tali cose non si tratta di credere, ma di sapere. Io ho cercato di darvi un’idea della natura degli studi che bisogna fare, per formarsi un’opinione sopra una così grandiosa teoria. Ora giudicate da voi le impotenti proteste di coloro che si immaginano di impor silenzio alla scienza mediante qualche bella frase indirizzata all’orgoglio umano, o rivolta al Divino Creatore! Qualunque teoria scientifica può essere scossa e distrutta da nuovi fatti, da nuove prove, o almeno da nuovi argomenti basta però che siano scientifici; ma discorsi tanto più sonori quanto più vuoti, non possono neppure inzaccherarla. Voglio rimarcare queste ultime righe, pensando agli antievoluzionisti nostrani odierni alla De Mattei o alla Bertolini. 

Ovviamente l'ambiente culturale fiorentino fu scosso e, altrettanto ovviamente, i nemici passarono alla carica. Vicino a Herzen era Paolo Mantegazza, il fondatore dell'antropologia a Firenze, che comunque cercò alkle volte un compromesso fra le posizioni dei razionalisti positivisti e quelle dei conservatori, rappresentati da Lambruschini, Capponi e Tommaseo. Ma gli avversari erano molti e bisogna dire che in quegli anni di pubblicazioni antievoluzionistiche in Italia ne sono venute alla luce molte. non si fecero motlo attendere: dieci giorni dopo, il 1 aprile 1869, La Nazione pubblicò una lettera del senatore Raffaello Lambruschini in cui, dopo la premessa in cui lo scrivente confermava "di non conoscere il professor Herzen" e di non aver potuto scrivere prima per motivi di impegni personali, fra l’altro si leggew che: Se il signor Herzen si proponeva di recare al soggetto da lui preso a trattare, qualche nuova illustrazione egli doveva rivolgersi agli scienziati; se intendeva divulgare quelli che ei credeva datti accertati dalla scienza, doveva considerare quanto potesse conferire all’educazione morale e civile del popolo, l’annunzio della nostra parentela, anzi filiazione, da una bestia. Considerando questo, egli avrebbe forse riconosciuto che lungi dal giovare, poteva la non lusinghiera notizia essere male interpretata e tirata a conseguenze pericolose. Molto più se all’oratore fosse venuto di toccare altri punti attinenti a questioni storico-teologiche, come sarebbe la cronologia della Genesi, scemando così nell’animo dei popolani la riverenza pei libri sacri. Intorno ai quali può certamente esercitarsi la critica, ma con rispettosa cautela e fra persone competenti

Nella risposta c'è tutta una mentalità oggi completamente sorpassata, per fortuna. Lambruschini, abate e agronomo di altissimo livello, non nega che Herzen abbia ragione, ma non trova opportuno che il tutto venga risaputo: è forte la paura che questa rivoluzione scientifica poteva provocare uno sconquasso simile a quello che provocarono all'inizio del XVII secolo Newton, Galileo e compagnia. 

Herzen rispose il 6 aprile 1869 ancora con una lettera a La Nazione. Fra l'altro scrisse: "Come nel Secolo XIX, in una Firenze, si va ancora propugnando l’antagonismo delle verità così dette secondarie (ovvero delle scienze sperimentali) e delle verità superiori, cioè speculative, ontologiche ecc., ecc.? In una Firenze, in modo quasi ufficiale, si proclama per via della stampa la necessità di subordinare la prima alle seconde? Il professore, dunque, prima di insegnare un’ipotesi, sintesi più o meno rigorosa di fatti sparsi e di singoli sperimentati, ha da consultare la Somma di S. Tommaso D’Aquino ed un migliaio di volumi di casisti!... A me straniero, non istà bene parlare dell’andamento della pubblica istruzione in Italia, ma se vi ha principio che ardentemente desideri di veder trionfare in questo paese, a cui mi legano tanti vincoli di affetto, esso è che ognuna delle differenti facoltà, segua senza pastoie la via che le hanno tracciata i propri metodi, e che il popolo apprenda colla maggiore speditezza possibile i risultati generali dei progressi che si vanno facendo. Sotto questo aspetto Ella mi permetterà di scorgere nella lettera dell’esimio sen. Lambruschini un grave pericolo per l’insegnamento italiano, e non crederei di avere inutilmente occupato una colonna del suo pregiato giornale, se mi fosse riuscito di mettere in guardia il pubblico contro certe insinuazioni, che hanno apparenza di ispirarsi a libera filosofia, e sono un eco flebile, ma perniciosa, di quella superstizione che trasse al martirio il Bruno e il Galileo".

La Nazione però non pubblicò la lettera di Herzen, probabilmente o per evitarsi problemi politici o proprio per le pressioni della classe politico – religiosa. L'averlo definito con l'appellativo di "coraggioso" nella cronaca fa già capire il livello di problemi che Herzen poteva incontrare. 
Lascio ad un prossimo post i commenti su questo interessantissima risposta per non distogliere dalla dimensione storica di questo avvenimento.